Ricordati di me
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Capitolo 23
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Ancora
qualche blocco e sarebbero potuti uscire da lì.
Marinette acquistava ricordi su ricordi e la
lanterna che teneva stretta nella mano destra si riempiva sempre di più
lasciando ormai pochi spazi liberi.
Entrava e
usciva da quelle stanze, dai suoi cassettini della memoria, a volte con il
sorriso sulle labbra, a volte con gli occhi colmi di lacrime.
Come per
l’ultima porta chiusasi dietro di lei.
“Che c’è milady?
Ricordo triste?” Le domandò notando la sua espressione rabbuiata.
Certo che
era un brutto momento, aveva praticamente buttato il suo attuale ragazzo tra le
braccia di Kagami pur di vederlo felice.
Con lei non
sarebbe stata la stessa cosa, apparentemente non avevano niente in comune, Marinette non era brava come lei a fare le cose e
soprattutto non era forte e decisa come invece lo era Kagami.
Lei
balbettava ed era sempre distratta, sarebbe stata una palla al piede per
Adrien, se mai fosse riuscita a confessargli ciò che provava per lui e Adrien
avesse accettato lei come una possibile compagna.
“No, è…è che
mi sembri manchi qualcosa…una strana sensazione…non so spiegartelo.” Anche
quello era il motivo per cui in quel momento aveva gli occhi lucidi.
Chat Noir
notò che oltre al blocco senza porta c’erano meno di una decina ancora da
aprire e da scoprire che cosa ci potesse essere al loro interno.
Casette
colorate collocate sopra a delle scale, altre sulla cima di alberi di pesco,
messi in obliquo…se quella collocazione è frutto della mente di Marinette, una ragazza apparentemente tranquilla, non
immaginava che cosa ci potesse essere nella sua di testa.
Sogghignò
portandosi un dito sulle labbra cercando di trattenere quella risatina.
“Perché
ridi?” Sgamato subito.
Impossibile
non farlo, anche se Marinette gli stava dando le
spalle in quel momento aveva percepito l’aria vibrare in maniera strana.
Chat Noir
sospirò “Non ti si può nascondere proprio niente…comunque ridevo da solo.”
“Fa ridere
anche me…in due sarà più divertente, a meno che…” Marinette
assottigliò gli occhi in maniera sospettosa “…non stessi pensando qualcosa su
di me!”
Chat Noir
scattò come un soldatino a quella frecciatina “Ma…ma no, no, cosa vai a
pensare…” Si grattò la testa in modo imbarazzata scompigliando la chioma bionda
“…stavo solo riflettendo su come si presenterebbe la mia testa se provassi ad
entrare.”
“Sicuramente
sarebbe allestita a mo’ di circo…ne sono sicura!”
“Mi credi un
pagliaccio?” Chiese seriamente facendo scomparire il sorriso sulle sue labbra.
“No,
intendevo che sei una persona divertente e che adoro le tue battute. Sei un
ragazzo solare, che cosa ci potrebbe essere di così strano? Hai visto la mia,
contorta e piena di insidie.”
“Ho anch’io
momenti no, non credere perché sorrido sempre che dentro di me non
succeda niente, anzi…cerco sempre di mascherare il dolore…”
Marinette gli appoggiò la mano sopra la sua
“Lo sai che non me non hai bisogno di fingere niente, se vuoi ridere…ridi, se
hai bisogno di piangere…fallo. Supereremo assieme le avversità.”
Quando era
con Marinette ad Adrien non serviva rivolgerle
sorrisi finti o di circostanza come se fosse davanti un obiettivo fotografico e
mostrare al mondo quello che volevano vedere soltanto.
Con lei
poteva mettersi completamente a nudo e lasciarsi andare, non lo avrebbe
giudicato.
“Lo so, milady.”
*
Su-Han
camminava in lungo e in largo con circospezione guardandosi i piedi mentre
teneva le mani incrociate dietro la schiena.
Era
preoccupato e lo si poteva notare dalla sua espressione pensierosa.
“Cosa ti
turba?” Gli chiese lo stregone mentre cambiava la benda bianca sulla fronte di Marinette con una più fresca.
Sembrava
avesse la febbre e il suo respiro si era fatto affannoso.
“E’ normale che stia male?”
“Si, sta
facendo uno sforzo enorme e il carico di informazioni che sta ricevendo in poco
tempo non aiuta…in pratica le si sta sovraccaricando il cervello.” Spiegò
strizzando l’acqua in eccesso dal fazzoletto nel catino che era quasi vuoto
“…però se ti può consolare là dentro non si sta accorgendo di nulla…”
“Ne sei
sicuro?”
“Guarda che
ne ho eseguite più di un centinaio di questi riti, potrò saperlo con assoluta
certezza o no?” Berciò spazientito lo stregone.
Su-Hau sussultò non aveva nessuna intenzione di mancargli di
rispetto, il guardiano non aveva esperienza in merito ed era la prima volta che
assistiva a questo tipo di rito.
Di solito
chi rinunciava ad essere guardiano della miracle box
accettava la sua condizione e non si era mai trovato a dover fare marcia
indietro, pensava che questo non fosse possibile.
Ma Marinette era giovane e Adrien era un ragazzo determinato,
non se ne sarebbe andato di lì se prima la ragazza non avrebbe riavuto indietro
quello a cui era stata costretta a rinunciare.
Non gli
importava di ritornare ad essere Lady Bug e Chat Noir, gli interessava solo che
Marinette ritornasse ad avere i suoi ricordi.
“Mi scusi!”
Esclamò facendogli una riverenza. “Posso fare una domanda?”
“Certo!”
Annuì anche con il capo.
“C’è un modo
per aprire quel cassetto senza più la sua porta?”
“Un modo c’è
sempre…”
“Chat Noir
potrebbe usare il suo cataclisma per buttare giù la parete!”
“NO!” Si
alzò in piedi urlando “NEL MODO PIU’ ASSOLUTO! Se lo facesse distruggerebbe per
sempre quel ricordo e Marinette non si sveglierebbe
mai più rimanendo intrappolata dentro in un’altra dimensione!”
Su-Han
spalancò la bocca dallo stupore.
“Quell’incosciente!”
Digrignò i denti sperando che a Chat Noir non gli venisse in mente quella
malsana idea.
*
“Senti, milady…mi
è venuta in mente un’idea geniale per aprire il blocco senza la porta…”
Chat Noir
ebbe tutta la sua attenzione dopo aver pronunciato quella frase.
“Userò il
mio cataclisma per buttare giù la parete!” Disse convinto.
Stavano
salendo delle scale in obliquo e Marinette dovette
attaccarsi forte a lui quando queste iniziarono a muoversi per spostarsi
inavvertitamente verso un’altra destinazione.
“Era il tuo
modo per dirmi di non fare niente?” Chiese in tono ironica facendo divertire Marinette che scoppiò a ridere.
“La useremo
come ultima spiaggia…non credo che distruggere una parete sia il modo migliore
per entrare, potresti provocare l’effetto contrario, ovvero disintegrare tutto
il blocco.”
“Sono sicuro
che avrai un’idea migliore della mia” Disse portandosi le mani dietro la nuca.
“Diciamo che
al momento ho la testa in confusione…però manca ancora un po'…quello lo voglio
lasciare per ultimo…chissà…” Alzò le spalle “…magari sparisce da solo.” Marinette sfoggiò il suo miglior sorriso.
Sapeva che
quel blocco non poteva sparire da solo, lo stregone era stato molto chiaro in
merito, ogni singolo ricordo doveva essere rivissuto per alimentare la lanterna
che le avrebbe permesso di uscire da lì.
*
Marinette si sentiva più leggera.
Era stato
bello ritrovare finalmente tutti i suoi ricordi perduti, rivivere quei momenti,
anche se alcuni sarebbe stato meglio cancellarli definitivamente, ma purtroppo
non aveva potuto, rendendosi conto anche delle scelte sbagliate che aveva fatto
in precedenza.
Dopo aver
ispezionato l’ultimo cassetto posto in cima ad un albero dalla chioma verde e
vaporosa, questo sparì come tutti gli altri assieme alla scala che l’aveva
portata fino lassù, e dopo qualche altro secondo anche l’arbusto.
Marinette cadde tra le braccia di Chat Noir.
“Hai messo
su peso, milady!”
Di tutta
risposta ricevette un colpo col suo bastone argentato.
“Ahio! Che male!” Si lamentò lui tenendosi la parte lesa.
“Così
impari, gattino”
“Scusami,
non lo farò mai più.”
Il tutto era
una tecnica per distrarla dalla loro prossima tappa. L’ultima tappa quella con
la U maiuscola.
Osservarono
quella lanterna ormai piena, le rimaneva solo un minuscolo spazio libero.
Pulsava come
se stesse aspettando l’ultima sfera per sprigionare la sua energia.
“Sai…è
davvero inquietante quella…cosa” La indicò con un dito artigliato.
“Questa…cosa…ci
farà uscire da qui.”
“Parla per te,
a me basta usare il kawatama!”
“Vorresti
dire che mi lasceresti qui da sola?”
“Intendo che
se anche tu dovessi rimanere intrappolata qui, io rimarrei al tuo fianco, non
posso immaginare una vita senza di te, Marinette.”
Per la prima volta da quando erano là dentro l’aveva chiamata per nome
riempiendo il cuore della sua ragazza che gli buttò letteralmente le braccia al
collo impossessandosi avidamente delle sue labbra.
“Ti amo,
Adrien” Nonostante la maschera di Chat Noir, Marinette
non aveva resistito a non chiamarlo per nome.
Durante quel
viaggio, la corvina si era resa conto di quanto amore avesse per lui, un amore
che traspariva dalle pagine del suo diario, ma rivivere quei momenti non era di
certo la stessa cosa che leggerli in poche righe scritte anche di fretta.
“Ti amo anch’io,
Marinette.”
L’abbraccio
che si scambiarono sembrava quasi interminabile e nessuno dei due accennava a
staccarsi per primo.
“Lo dovremo
fare prima o poi!” Gli sussurrò all’orecchio facendogli venire la pelle d’oca
intendendo ben altro.
“C-cosa?”
Voleva esserne sicuro.
“Cercare un
modo per aprire quel blocco di cemento bianco ruvido.” Si staccò di
controvoglia da lui e con circospezione lo circumnavigò cercando di trovare
qualcosa di utile per buttare giù quel muro invalicabile.
Un vento
forte li investì all’improvviso facendogli chiudere gli occhi.
Marinette lì aprì a fatica e vide un vortice
poco lontano risucchiare il bianco di quel luogo lasciando al suo posto solo il
nero.
“Fatti
venire un’idea, milady e alla svelta, se il blocco viene risucchiato, non
potrai più uscire.” Disse Chat Noir balzando sopra il blocco per osservare
meglio la scena.
Marinette si stava spremendo le meningi
ripercorrendo mentalmente i ricordi appena vissuti mettendoli a confronto con
le pagine del diario.
“Presto, Marinette! O userò il mio cataclisma sulle pareti” La
incitò.
“Distruggeresti
tutto!”
“Ho un’idea,
tu eri la portatrice del miraculous della creazione,
prova a ricreare la porta che è andata perduta.”
“Non ho più
i miei poteri, non posso!”
Chat Noir le
mise le mani artigliate sopra le spalle “Cercalo dentro di te quel potere!”
Marinette annuì e provò a disegnare una porta
delineando un profilo sulla parete.
“Non
funziona così…”
“Marinette…hai una vaga idea di quale ricordo manchi?”
“Ci stavo
pensando…ma è difficile così sotto pressione!” Marinette
si stava per far travolgere dalle sue emozioni.
“Una volta
mi hai fatto una domanda…chi fosse Chat Blanc…tra i tuoi ricordi lo hai
visto per caso?”
“N-no, non
mi pare…” Balbettò cercando quell’unica frase apparsa nel suo diario in merito.
“Occhi color
ghiaccio, vestito di bianco candido e sguardo letale…”
Una porta si
materializzò all’istante quando a Marinette venne in
mente quella frase.
La ragazza la
aprì e senza pensarci due volte prese Chat Noir per un polso e lo trascinò lì
dentro prima che il blocco venisse risucchiato dal nulla.
*
Continua