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Autore: heliodor    02/08/2021    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Quella mattina si era svegliata dopo una notte tranquilla, chiedendosi se quel giorno sarebbe stato uguale a quelli prima o se sarebbe cambiato qualcosa.
Si stava quasi abituando a quella normalità, dopo dodici giorni di viaggio. Tanto ci era voluto per raggiungere le montagne che dividevano in due la regione dopo aver lasciato Charis.
Le Sentinelle, le aveva chiamate Hadena. Toralmir aveva procurato una mappa della regione dopo che Shi’Larra aveva annunciato di aver fatto un nuovo sogno profetico.
L’erudito aveva raccolto le mappe e i libri che parlavano della zona e li aveva portati alla comandante, che si era chiusa in una torre e li aveva consultati per due giorni, mentre fuori venivano preparati i carri per la partenza.
Valya aveva saputo quelle cose parlando qualche volta con Toralmir e Hadena o con Ros, anche se questi passava quasi tutto il tempo chiuso nella sua stanza a leggere.
Sospirò.
Lo sanno gli Dèi quanto è noioso, si era detto. Gli servirebbe uscire da lì o non saprà mai se è in grado di affrontare il viaggio verso le Sentinelle.
“Nome strano” aveva detto Toralmir quando era riuscito a parlargli durante una pausa del suo lavoro. “Ma azzeccato. Sono le guardie di roccia alla parte occidentale del continente. Ti sei mai chiesta perché la parte orientale è più secca e ha meno piogge, almeno in questa regione?”
Valya aveva scosso la testa. L’erudito aveva voglia di parlarne, lo capiva dal tono eccitato della voce e lei voleva informazioni, anche se doveva estrarre a fatica quello che le serviva dal fiume di parole che usava.
“I venti carichi di pioggia che soffiano da occidente vengono fermati dalle Sentinelle” le aveva spiegato Toralmir. “È per questo che questa regione del continente è così secca e arida. Solo quando i venti spirano da oriente arriva un po' di pioggia, ma si scarica quasi tutta in prossimità delle coste.”
“Non possiamo girarci attorno?” aveva chiesto all’erudito.
Lui aveva scosso la testa. “La catena è lunga seicento miglia. A sud si congiunge con la Barriera Meridionale mentre andare a settentrione ci ruberebbe troppo tempo. E potrebbero esserci i rinnegati di Hylana ad attenderci. La cosa migliore da fare è cercare di attraversare le montagne qui.” Aveva detto puntando l’indice sulla mappa.
Valya si era sporta per guardare ma aveva visto solo un piccolo segno che tagliava la catena montuosa.
“Che cos’è?”
“Passo Farnall” aveva risposto l’erudito. “È in disuso da anni perché questa regione è lontana dai commerci e tutti usano la strada che porta a settentrione. È per questo che Ferrador è diventata il centro del commercio in questa parte del continente.”
Valya non ne capiva molto ma aveva cercato di fare uno sforzo. “Che cosa si trova oltre il passo Farnall?”
“Questa è una bella domanda” aveva risposto l’erudito.
Valya si era accigliata.
“Secondo la mappa, le montagne degradano in un altopiano che dopo duecento miglia diventa una pianura. La Piana di Talmist.”
“Talmist” aveva detto Valya. “È lì che andremo?”
“Questo lo sa solo Hadena.”
Valya aveva ragionato in fretta. “Se Hylana ha tradito, allora anche Talmist potrebbe averlo fatto.”
Toralmir aveva annuito a fatica. “A questo punto, ogni ipotesi è possibile. Non abbiamo idea delle motivazioni di Hylana. Forse ha agito per contro proprio o forse ha ricevuto ordini dalla regina in persona. Nessuno può dirlo.”
“E se adesso i Talmist fossero nostri nemici?”
Toralmir l’aveva guardata perplesso. “Questo sarebbe molto spiacevole per te e me, Valya Keltel. E per il tuo amico Ros Chernin. Noi tre siamo Talmist.”
Valya aveva aperto la bocca per dire qualcosa e subito l’aveva richiusa.
“Parla pure.”
“No, niente” aveva detto. “Devo parlare con Hadena non appena ne avrò la possibilità.”
“Tutti vorranno parlare con lei quando sarà uscita dalla sua torre.”
Toralmir aveva ragione. Quando la comandante uscì, fu per comunicare che avrebbero lasciato la fortezza due giorni dopo. Significava mettersi in marcia in ritardo secondo la profezia di Shi’Larra, ma sperava di recuperare con delle marce forzate.
Valya non poteva ascoltare quello che si dicevano i soldati e i mantelli di Lormist, ma fu Toralmir a informarla.
“Non sono affatto contenti” le aveva detto l’erudito mentre visitava Ros. “Ho ascoltato i loro discorsi e molti si lamentano del fatto che dovranno marciare in territorio ostile, abbandonando una fortezza che potevano difendere. Si chiedono il perché di una simile decisione.”
“Non sanno della profezia di Shi’Larra?” aveva domandato Ros.
Toralmir aveva scosso la testa. “Hadena ha saggiamente deciso di non rivelare la cosa. Ovviamente nemmeno voi dovreste dire niente. Forse è stato un errore da parte mia mettervi a parte della cosa, ma in fondo condividete la torre con la divinatrice e sarebbe stato difficile tenervi all’oscuro senza destare sospetti.”
“Puoi fidarti di noi” aveva detto Ros guardandola.
Valya aveva annuito con vigore. “È vero. Non diremo niente.”
“Lo so. Sarebbe contro il vostro stesso interesse. Se questo piano si rivelasse sbagliato, i primi a subirne le conseguenze saremmo noi Talmist. Dopo la morte di Keathana e quella della maggior parte dei comandanti, le nostre vite dipendono dalla benevolenza dei Lormist. Tenetelo bene a mente.” Aveva guardato Ros. “La tua ferita è quasi del tutto guarita, non so se più per merito mio o della presenza di questa cara ragazza.”
Valya era arrossita.
Ros invece aveva guardato verso la porta. “Ora se non vi spiace vorrei riposare. Ho ancora qualche capogiro anche se come dici sono guarito.”
Toralmir aveva annuito e si era alzato. “Io vi saluto. Se ci saranno delle novità vi terrò informati.”
Dopo essere uscito Valya si era seduta sulla sedia lasciata vuota dall’erudito.
“È preoccupato” aveva detto Ros. “Anche se non lo conosco bene come Ofor, so che ha paura.”
“Del viaggio?”
Ros aveva scosso la testa. “Di quello che potrebbe succederci se la profezia di Shi’Larra si rivelasse sbagliata, anche di poco. Potremmo essere tutti in pericolo.”
“Ma lei ha sempre previsto il futuro” aveva detto. “Credi che potrebbe essersi sbagliata?”
In quel momento Valya aveva sperato che Ros le rispondesse di sì, che l’indovina poteva sbagliare. Quello le avrebbe donato una speranza per lei e Zane.
Se Shi’Larra si sbagliasse su questa profezia, si era detta, potrebbe sbagliarsi anche su quella di testa di Leone e dell’Aquila. Forse non dovranno combattere fino a che uno dei due non morirà. Forse non ci sarà bisogno che accada perché una strage venga impedita.
“Non lo so Valya. Ma sto cercando di scoprirlo.”
“Come?”
“Studiandola.”
Lei si accigliò. “Lo sta già facendo Toralmir.”
“Lui cerca di interpretare i sogni di Shi’Larra. Io voglio capire da dove provengono.”
“Sarà un potere come tanti” aveva disposto. “Come quello nella mia spada.”
“La tua spada” aveva detto Ros come se stesse pensando ad altro. “Quello di Shi’Larra non è un potere come gli altri. Vedere il futuro è qualcosa che non dovrebbe essere concesso a nessuno. La tua spada ti rende solo più forte e veloce.”
“Solo?” aveva fatto lei offesa.
“E ti protegge dagli incantesimi.”
“Solo se è rivolta dalla parte giusta.”
“È comunque qualcosa che riusciamo a comprendere. A gestire, in qualche modo” aveva detto lui come se stesse compiendo uno sforzo enorme per formulare quel pensiero. “Sono certo che se potessi studiarla a fondo o se potesse farlo Toralmir o qualsiasi altro erudito, riusciremmo a comprendere i sogni di Shi’Larra. Almeno la loro provenienza.”
“Parlavi di un demone.”
“Quamara, sì. Ma c’è dell’altro.”
“Cosa?”
“Ancora non posso parlartene. Prima devo essere sicuro. E devo imparare delle cose.”
“Ti piacciono i misteri” aveva detto Valya.
“A te no?”
Aveva scosso la testa. “Ora ti lascio solo a pensare e studiare Shi’Larra, ma cerca di non concentrarti troppo. Devi essere pronto per la partenza, tra due giorni.”
Ros l’aveva salutata con un cenno della testa.
Valya era uscita dalla stanza e poi dalla torre. Hadena aveva acconsentito a concederle qualche passeggiata ogni tanto a patto che non lasciasse il cortile interno e non si allontanasse dalla torre.
Valya faceva il giro del maschio centrale e poi rientrava, ma quel giorno era inquieta e voleva parlare con la comandante.
Per questo era andata da lei decisa a farsi ricevere. Era arrivata davanti alla porta del suo studio, dal quale era uscita solo poche volte in quegli ultimi giorni in cui stava pianificando la marcia verso le Sentinelle e aveva atteso che ne uscisse.
Era quasi buio quando la strega aveva fatto capolino sulla soglia per chiedere qualcosa a uno dei soldati. Aveva atteso che scambiasse due parole prima di farsi avanti.
“Sei tu” aveva detto Hadena. Aveva l’aria stanca e i capelli sfatti, come se avesse dormito poco o per niente.
“Io ti saluto.”
“Che vuoi? Non dovresti stare nella tua torre, al sicuro?”
“Ho fatto come mi avevi detto e ho passeggiato per il cortile interno.”
“Questo però non è il cortile interno.”
“La torre centrale fa parte di esso, quindi è come se lo fosse, giusto?”
Hadena aveva sbuffato. “Ribatterai a tutto quello che ti dirò, Valya Keltel?”
“Vorrei solo parlarti. Da sola. Ho atteso paziente per giorni prima di farmi avanti.”
“Che cosa vuoi?”
Valya aveva alzato la testa verso lo studio.
La strega l’aveva invitata a entrare e poi richiuso la porta alle sue spalle. Lo studio era occupato da una libreria e un’ampia scrivania sulla quale erano sparse cartigli, mappe e anche un paio di libri aperti a pagine a caso. La parete opposta era occupata da una finestra che dava sull’esterno.
“Sii rapida” aveva detto Hadena. “Ho parecchio da fare e non posso perdere tempo con te.”
“Non ci metterò molto. Io non vengo con voi.”
Hadena l’aveva guardata di traverso. “E dove vorresti andare?”
“Da nessuna parte. Resterò qui.”
“Questa fortezza brucerà quando ce ne andremo.”
“Intendevo che resterò nelle vicinanze.” Valya ci aveva pensato bene prima di farle quella proposta. “Una tenda e un cavallo con delle scorte è tutto quello che chiedo.”
Hadena l’aveva fissata interdetta. “Anche se acconsentissi e di sicuro non lo farò, perché vorresti farlo? Tra poco qui ci saranno solo rovine e rinnegati. È con loro che vuoi stare?”
Aveva scosso la testa. “Aspetterò.”
“Cosa?”
“Il ritorno di Zane.”
Aveva riflettuto a lungo e quella le sembrava la cosa giusta da fare. Avrebbe atteso il ritorno di Zane e poi avrebbe proseguito con lui e il comandante Aramil.
Hadena aveva sbuffato. “Non ti darò il permesso.”
“Ma è la cosa giusta da fare. Devi lasciare qualcuno in attesa del ritorno di Zane e del comandante Stanner. Altrimenti non sapranno che siamo diretti alle Sentinelle.”
“Chi ti ha detto che andremo lì?”
Valya era arrossita. “Ne ho sentito parlare. Sai, dormo nella stessa torre di Shi’Larra.”
“Ordinerò di farti chiudere nella tua stanza se non la smetterai di spiarci.”
“Non vi ho spiati.”
“Valya” aveva detto con impazienza. “Capisco quello che provi. Dico sul serio.”
“Quello che provo?”
“Il tuo attaccamento per il figlio di Aramil.”
Valya era arrossita. “Non è quello il motivo.”
“Ma è un motivo, ammettilo.”
Valya era rimasta in silenzio.
“Io farei lo stesso, ma sono più vecchia ed esperta di te” aveva proseguito Hadena. “Anche io correrei dal mio amato, se sapessi che fosse in pericolo e se avessi trent’anni di meno. Ma sarebbe una grossa sciocchezza.”
“Qualcuno deve avvertire Zane e il comandante.”
“Aramil Stanner sa cosa fare. Non è il nostro comandante per un capriccio o un caso. Se c’è una persona che può sopravvivere lì fuori, quello è lui. E riuscirà a scoprire dove siamo andati leggendo le tracce che troverà. Ne lasceremo qualcuna e ci assicureremo che riescano a trovarle soltanto loro. Inoltre, c’è una questione a cui non hai pensato.”
“Quale?” le aveva domandato.
“Cosa succederebbe se i rinnegati arrivassero per primi? Le loro pattuglie li precederanno di qualche giorno e tu sei da sola. Ti ucciderebbero o forse ti catturerebbero. E quello sarebbe l’inizio dei tuoi guai e dei nostri.”
“Sarei solo io a rischiare” aveva dichiarato con orgoglio.
“Saresti una prigioniera che sa dove siamo diretti. L’unico vantaggio che abbiamo sull’orda è che loro non sanno dove ci siamo davvero diretti. Prima di procedere in una direzione, dovranno assicurarsi con le loro pattuglie che siamo andati da quella parte. E ci vorranno giorni. Noi li sfrutteremo per raggiungere le Sentinelle e superare il passo Farnall. I tempi sono stretti e non possiamo permetterci un solo errore, né un giorno di ritardo.”
Valya aveva scosso la testa. “Non avevo pensato a questo.”
Hadena aveva annuito grave. “C’è anche un altro motivo per cui non posso lasciarti qui. Tu ci servi, Valya Keltel. Saber ha ragione quando dice che la tua spada è un’arma preziosa e io non voglio rinunciarci. Sei una parte essenziale della nostra armata ed è mio dovere tenerti al sicuro, per quanto possibile.”


 
  
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