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Autore: Myriru    02/08/2021    2 recensioni
Seconda parte di Noi:questa sarà una storia un po’ particolare. Sarà ambientata nei nostri tempi, con qualche riferimento al manga/anime.
In particolare, André avrà 21 anni mentre tu, lettore, 20. Perché specifico lettore? Lo avevo già detto, sarà una storia particolare.
Genere: Erotico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il "primo" capitolo è stato già pubblicato qualche mese fa, non avevo programmato di pubblcare un secondo capitolo eppure eccoci qua.
Di nuovo, lo stesso esperimento: di nuovo il format m/n t/c (mio nome e mio cognome) ma, se volete, potete fingere che la protagonista della storia sia semplicemente Oscar. 

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«Credi che esista davvero la persona perfetta per ognuno di noi? »
«No. Semplicemente perché la perfezione non esiste »
André annuisce lentamente, bevendo un sorso della sua bottiglia d'acqua, il suo sguardo si posa su di me. Ho l'impressione che lui voglia chiedermi qualcosa, ma non oso chiederglielo. Il rumore in sottofondo della biblioteca è quasi rilassante: è un posto che ultimamente stiamo visitando spesso, per farci compagnia tra una lezione e l'altra e mi sconvolge ancora come io e lui, da semplici estranei, fossimo diventati qualcosa di più. Anche se ammetto, era appagante ma non riuscivo a ritenermi soddisfatta.
«Credo nell'amore, è un bel sentimento... ma ognuno di noi ha un lato animale, selvaggio e rude, che rende tutti imperfetti. Anche l'amore, di per sé, è un sentimento imperfetto: per amore fai pazzie, perdi coscienza di te stesso e puoi perderti completamente in esso, fino ad annullarti per quella persona solo perché la ritieni perfetta per te »
«Immagino quindi che tu non creda neppure nell'anima gemella »
Scuoto il capo, lui mi sorride appena e sfoglia qualche pagina del libro che ha davanti, senza leggerlo davvero, e muove appena la montatura degli occhiali sul naso.
«Neppure io ci credo. E poi, anche se fosse vero, non tutte le anime gemelle sono destinate ad essere insieme »
«Touché »
«Eppure... tu hai detto che credi di provare qualcosa per me »
I suoi occhi verdi mi fissano e, per un istante, ho come l'impressione che stia cercando di leggere i miei pensieri. Mi lasciava ogni volta senza fiato. Inconsciamente mi mordo il labbro inferiore e, allo stesso tempo, abbasso lo sguardo, come se non riuscissi a reggere il suo. O forse perché non voglio che lui capisca davvero i miei pensieri. Era passato un mese da quella sera, non avevamo mai parlato di quello e personalmente non avevo mai sentito l'urgenza di dover giustificare o spiegare le mie parole. Ma questo non significa che non pensavo davvero quello che ho detto.
«Sono una persona incoerente »
Dico lasciando sfuggire una piccola risata, chiudendo il tappo della penna e posandola poi nel borsello poco lontano. Sento il suo sguardo addosso ma non mi mette a disagio, al contrario sembra rilassarmi.
«Però è vero. Mi piaci molto »
«Perché? »
«Perché no? »
«Non rispondere ad una domanda con un'altra domanda t/c »
Un sorrisetto incurva le sue labbra e solo ora mi rendo conto che lui raramente sorrida. Ha sempre un'espressione stoica e non l'ho mai sentito alzare la voce contro nessuno - s'è per questo non l'ho visto neanche mai parlare con nessuno, se non con il suo coinquilino.
«Non puoi chiedere a qualcuno "perché ti piaccio?" »
«Solo non capisco cos'abbia io di tanto speciale »
«Scherzi? »
«Sono terribilmente serio »
Alzo gli occhi al cielo, lui però sembra divertito.
«André... »
«Ok, io ho lezione tra cinque minuti. Ti va se stasera facciamo un giro? Oppure se vuoi possiamo stare da me, Alain starà fuori per una settimana, quindi non ci disturberà »
Dice André mentre raccoglie tutte le sue cose sul tavolino della biblioteca, posando poi la spallina nera dello zaino sulla spalla, guardandomi negli occhi. È così dannatamente bello mentre si passa una mano tra i capelli ora sciolti.
«Va benissimo. Ti raggiungo appena finisco anche io lezione »
«Perfetto, a dopo m/n »
«A dopo... non distrarti troppo! »
«Questo non posso promettertelo »

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«Hai pranzato? Non te l'ho chiesto prima in biblioteca »
«Non avevo fame »
Lascio cadere lo zaino vicino al divano, trattenendo uno sbadiglio. Erano le sei e mezza, il mio caro professore aveva pensato di allungare la lezione di una mezz'oretta ed ero esausta. Era stata una giornata piena. Mi guardo un po' in giro, le uniche volte che ero venuta a casa di André avevo passato il salotto e la cucina di fretta per raggiungere la sua stanza e conosco appena il suo coinquilino. Lui ne parla sempre bene, sono amici da quand'erano piccoli.
Lo stile era davvero essenziale, si capiva subito che in quella casa vivevano due ragazzi studenti universitari, ma l'insieme era gradevole alla vista.
«Non puoi dimenticare di mangiare »
«E tu non dovresti dimenticarti di bere. L'acqua ha tanti benefici »
«Io bevo. Ho scaricato anche una di quelle applicazioni che ti ricordano di bere »
Cerco di soffocare una risata e lui mi da un leggero pugno sul braccio ma sorride anche lui.
«Addirittura? »
«Patetico, non è vero? »
«Se ti aiuta no, non è patetico. Almeno ha senso. Il mio orologio mi ricorda di respirare »
Dico indicando il mio orologio digitale e lui sospira, scuotendo il capo.
«Dai siediti, ti preparo qualcosa »
«No, davvero. Non ho fame »
«M/n... »
Alzo gli occhi al cielo. Abbiamo forse "litigato" per un paio di minuti sul cibo.
«Uffa, hai vinto! Sei contento? »
Lui mi guarda soddisfatto mentre apre il frigorifero nella cucina e lo osservo cucinare - osservo perché lui ha bocciato ogni mia proposta di aiuto, dicendo che io ero l'ospite e che dovevo solo rilassarmi - mentre raccontava la sua giornata, e di quanto fosse effettivamente stancante la vita universitaria.
«Sei bravo a cucinare »
«É una semplice omelette... »
«Ho bruciato pentole per molto meno »
Appena abbiamo finito di mangiare mi sono offerta per lavare almeno i piatti e André, seppur con un'iniziale riluttanza, mi lasciò fare e subito dopo ci sedemmo sul divano, cercando qualcosa da vedere in televisione. Lentamente, mentre i canali del televisore passavano davanti ai nostri occhi rapidamente, sento il suo capo posarsi sulle mie cosce, ma il suo sguardo era sempre fisso sullo schermo e da una parte ne fui grata, perché sicuramente il mio volto era in fiamme.
Non me ne rendo neppure conto, che le mie dita iniziano lentamente ad accarezzargli i capelli, pettinando i riccioli scuri e avvolgendoli intorno al dito, noto un piccolo sorriso increspargli le labbra.
«Così mi farai addormentare... »
«Allora la smetto »
«Nooo è rilassante »
Rido appena, tornando poi ad accarezzargli il capo e questa volta lui mi guarda in viso, togliendosi gli occhiali e posandoli sul tavolino poco lontano dal divano.
«Mi piacciono i tuoi occhi »
«Lo dici spesso »
«Lo so. E sei così alto... »
«1,90 »
«Per questo mi piace abbracciarti »
«Ti piacciono molte cose di me »
«È vero »
«Anche tu mi piaci, molto »
«Oh? »
«Lo so che può sembrare strano ma posso baciarti? »
Lo dice alzandosi dalle mie gambe e ora i nostri occhi sono alla stessa altezza, sento il cuore battere all'impazzata nel mio petto e sembra sul punto di esplodere.
Annuisco piano, incapace di formulare alcuna parola e le mie braccia circondano il suo collo, le sue labbra sfiorano appena le mie. Sento le farfalle nello stomaco, avevo immaginato mille e mille volte come sarebbe stato e se mai ci sarebbe stato un bacio tra di noi e... ammetto che quello che sto provando ora non è spiegabile. Le sue labbra erano così morbide e ne ero diventata già dipendente.
Un sospiro sfugge dalle mie labbra appena lui mi fa sedere sulle sue gambe e le sue mani si posano sui miei fianchi. André sembra saper perfettamente cosa fare, le sue labbra si spostarono sul mio collo, lasciando una scia di baci fino alla clavicola, le mani sotto la mia felpa a contatto con la mia pelle nuda, e poi mi guarda, senza dire nulla e io poso la fronte sulla sua, cercando di riprendere fiato.
Quello che ora provavo per lui era travolgente, faceva quasi male.

   
 
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