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Autore: Sia_    03/08/2021    4 recensioni
A Maqry | Charlie/Tonks
“Sono ventiquattr’ore in più all’anno, lo sai?”
Ride.
“Ti andrebbe se le passassi qui con te?”
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Weasley, Nimphadora Tonks | Coppie: Charlie/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
- Questa storia fa parte della serie 'Cromatiche atmosfere'
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Una volta ogni quattro anni

A Maqry, che mi supporta e sopporta fin troppo.

Ti auguro un compleanno pieno di gelati e risate. 

Ti aspetto in Sala Comune per dei festeggiamenti coi botti!

 

“Ogni quattro anni c’è un giorno in più a febbraio, Charlie.” Tonks dà una spallata all’amico e lo guarda mentre perde l’equilibrio sulla panchina in pietra. Pensa, con le labbra arricciate, che è buffo nei movimenti, ma rimane sempre più saldo di lei: è la sua ancora di appoggio quando mette male il piede nella Foresta Proibita e rischia di cadere giù per la fiancata di una collina.

Il giovane si pulisce i palmi e si rimette dritto. “So come funzionano gli anni bisestili” le risponde con uno sbuffo che si trasforma in condensa e si rende presto irriconoscibile contro il cielo bianco di fine inverno. 

“Sono ventiquattr’ore in più all’anno, lo sai?” La ragazza incrocia le braccia al petto e inclina il naso verso destra con fare puramente accusatorio. “E non ho intenzione di…” si ammutolisce, mentre la presa della sua posa si fa meno intensa e perde una manciata di quel coraggio che l’ha spinta ad iniziare a parlare. Perché non lo riesce a capire da solo? Tra i due, è Charlie che sa trovare le parole.

Charlie in verità ha capito, l’ha visto nella sfumatura bluastra degli occhi di Dora, nel suo sorriso e nei suoi piccoli saltelli per i corridoi della scuola. L’ha visto nel modo in cui gli ha allungato la mano e l’ha costretto ad accelerare il passo perché proprio non riusciva a star ferma. “Ventiquattro ore, eh? E senti, ti andrebbe di passarle con me?” Si piega verso di lei, tirandole una gomitata con il braccio destro.

“Tutte?” Tonks puntella le mani sulle sue ginocchia e si fa più dritta sulla seduta, “Allora potremmo saltare la colazione e andare ad esplorare la stanza del quinto piano che abbiamo scoperto insieme ieri e poi potremmo andare a fare un giro al campo da Quidditch e volare sul Lago Nero e voliamo anche se piove, non accetto lamentele.” 

Charlie si mette a ridere e si passa una mano sul petto, accarezzando il giubbotto spesso di lana, “No, tutte no, cosa direbbero i professori se ci trovassero fuori dai dormitori in piena notte?”

Tonks si mette in piedi e ride anche lei, rimettendosi a saltellare sui piedi dalla gioia, “Allora il più possibile, Charlie, non intendo sprecare nemmeno un secondo di domani.” Non lo dice ad alta voce, con le guance rosse che sono rosse per l’imbarazzo e non per il pieno freddo di febbraio, che non vuole sprecare neanche un secondo di quel giorno perché quel giorno lo passeranno insieme. Con te, Charlie, non ha senso lasciar scappare attimi preziosi

Tonks fissa incuriosita la schiena di Charlie, infilato in un vecchio armadio impolverato, “Che guardi?” domanda, appoggiata ad un banco logoro. 

“Ci sono un paio di piume spennate qua dentro, che brutta sorte, poverine.” Sorride, mentre ne prende una tra le mani e gliela mostra come un trofeo da caccia. 

“Affascinante” commenta Tonks lapidaria, avvicinandosi con una spinta e lanciando lo sguardo sotto il braccio alzato di Charlie, alla ricerca di qualche scomparto segreto o di una pozione andata a male. “Questa stanza è una fregatura, non c’è niente di divertente.” Conclude imbronciata quando s’accorge che oltre a quelle due piume e un quaderno non resta che una boccetta di vetro sbeccata. 

Charlie scoppia in una risata contenuta e pulisce i polpastrelli sul maglione che gli ha cucito mamma quell’inverno. “Che ti aspettavi? Non è mica la Stanza delle Necessità.” 

“Sì, ma…” Tonks incrocia le braccia al petto e alza il viso per fissare tesa il ragazzo. Non è divertente se la stanza in cui ha deciso di portarlo per confessare i suoi sentimenti è così noiosa, brutta, puzzolente, piena di polvere e anche antipatica. 

Ma?” Charlie si piega verso di lei e le sposta un ciuffo di capelli rosa cicca dalla fronte. 

Tonks si mordicchia il labbro e poi fa cadere le mani lungo i fianchi, “Vuoi davvero che te lo dica?” domanda, mentre le sue iridi si muovono impercettibilmente prima a destra e poi a sinistra. “Sei tu quello buono in queste cose” sbotta imbarazzata. 

Anche le guance di Charlie si colorano di un tenue rossore e lui è costretto a dare un colpo di tosse con la gola per trovare il coraggio di andare avanti, “Ti ho chiesto di uscire, non basta?” chiede a bassa voce, tornando dritto e infilando le mani nelle tasche. “Che poi, io sarei quello buono? Se fossi buono questa cosa sarebbe successa molto tempo prima.” 

“Davvero?” I capelli di Tonks diventano di una leggera sfumatura rosastra e lei torna a sorridere pimpante, “Quindi ti piaccio da tanto? Perché sicuramente tu mi piaci da tanto, Charlie, da tantissimo.” Ammette, tornando a saltellare sui piedi e allontanando la polvere del pavimento dai suoi stivaletti neri. 

Il ragazzo sbatte gli occhi e il rossore adesso raggiunge le sue orecchie, “Io, beh…” 

Beh?” Tonks si alza sulle punte e strofina il naso contro quello di Charlie, divertita dal suo improvviso mutismo.

Tonks l’ha sempre saputo. O l’ha sempre messo in conto. È anche per quello che aveva deciso di confessare il suo amore l’unico giorno che si presenta ogni quattro anni. Così da pensarci meno nel caso… nel caso la Romania fosse stata troppo. Troppo lontana, troppo cattiva, troppo antipatica. 

Non hanno retto il colpo, a poco sono bastati i tocchi leggeri di Charlie sulla sua pelle, i baci davanti ad una Passaporta o davanti allo sbuffare di un treno pronto a partire. E davvero, non importerà mai più, non fino a che un giorno si sveglierà e s’accorgerà che il mondo ha regalato a quell’anno altre ventiquattro ore di tempo. Le userà tutte per pensare a quello che sarebbe potuto essere. 

Charlie la guarda, mentre lei si alza in punta di piedi e si avvicina al suo volto. È così vicina, così viva e così vera che non fa più paura pensare che ha deciso di partire per la Romania alla fine dell’anno scolastico. Farà paura quando lei tornerà ancorata a terra e si renderà conto che ogni volta sarà così, ogni volta sarà un allontanarsi. Ma ora non ci pensa, toglie le mani dalle tasche e le prende il viso per scendere a rubarle le labbra. È un battito d’ala, un singhiozzo di Ginny, una risata di Fred e George. 

Adesso a Tonks quella stanza sembra meno antipatica, meno buia. Sorride contro di lui e approfondisce il bacio, spingendosi un po’ più in alto con i suoi stivaletti neri. Quando finalmente si lasciano per cercare aria, la fronte di Dora scivola contro il viso di Charlie e si appoggia al suo petto. Le braccia di Charlie vengono a stringerla e le accarezzano i capelli corti sul collo. 

Charlie ce l’ha sempre in testa, anche quando non s’impegna per farcela entrare. Le viene in mente dalle piccole sfumature dei fiori in primavera, dal colore del tramonto, dalle squame dei draghi. E fa male, avercela lì continuamente. 

Fa male nei primi giorni di maggio, quando non riesce proprio a trovare il coraggio di mettere un piede davanti all’altro per andare a parlarle. Sa che i suoi fratelli ci vanno, dopo aver detto qualcosa a Fred, ma lui non li segue mai e se ne sta seduto su una panchina bagnata. Ci torna solo una volta ogni quattro anni, picchiettando la suola della scarpa contro il lato di marmo della sua tomba. 

“Ogni quattro anni c’è un giorno in più a febbraio, Dora” sussurra, piegandosi sulle ginocchia e lanciando gli occhi sulla piccola foto che accompagna il suo nome. Non ci trova Tonks, non davvero e non fino in fondo. Però intravede il ricordo del loro primo bacio e della sua voce, sempre uguale, che gli dice che adesso che è fatta, che finalmente stanno insieme, devono andare a volare sul Lago Nero, anche se fuori diluvia. “Sono ventiquattr’ore in più all’anno, lo sai?” 

Ride. 

“Ti andrebbe se le passassi qui con te?”

 


Angolo autrice:

È da un sacco che non scrivo qualche riga in fondo alle mie storie, ma è solo perché non so cosa metterci. Arrivo qui e non ho più parole per dire altro, visto che ho paura che anche le parole prima non siano adatte a niente. 

Spero che invece queste parole possano essere adatte a dirti, Maqry, quanto sono contenta di averti conosciuta. So che non ti piacciono le cose troppo lacrimose e infatti adesso la smetto ti dilungarmi. Ti mando un abbraccione stretto stretto. Grazie per avermi fatto incontrare Charlie/Tonks e scusa – dicono che sia triste, questa storia – per il finale. So che non è proprio quello che doveva uscire, ma è uscito questo e sono andata con il flow. Ancora auguri compagna di sclerate notturne!

E grazie a tutti quelli che sono arrivati in fondo, ve se ama,

Sia

 
   
 
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