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Autore: Sappho    03/08/2021    2 recensioni
Lilith fissò la schiena di Severus che si allontanava. Non appena erano emersi dal camino di uno dei salotti privati di casa Malfoy la sua mano aveva lasciato la presa sulla vita della strega e si era scostato da lei.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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(Novembre, 2004)

 

Lilith fissò la schiena di Severus che si allontanava. Non appena erano emersi dal camino di uno dei salotti privati di casa Malfoy la sua mano aveva lasciato la presa sulla vita della strega e si era scostato da lei. Gli lanciò con uno sguardo cupo.

“Se ne pentirà sicuramente più tardi”

Si voltò in direzione della voce. Alla sua destra Draco fissava anche lui il professore che ora era impegnato in una conversazione con suo padre. 

“Non è colpa sua” mormorò lei “non vuole dare motivo di scandalo”

Il cugino non commentò. Davanti a loro i due uomini erano usciti per dirigersi nel salone principale dove si sarebbe tenuta la cena. Draco allungò il suo braccio a Lilith perché lo afferrasse.


 

La sala da pranzo era già affollata quando vi entrarono. Alcuni degli invitati avevano già iniziato a sedersi, come la preside McGranitt che chiacchierava con Augusta Paciock ed altri membri del consiglio scolastico. Lilith la salutò con un cenno del capo. Dall’altra parte della sala sua zia indicava al Primo Ministro i cambiamenti che erano stati fatti all’interno della casa, Kingsley ascoltava apparentemente interessato. Al suo fianco, la sua vice - a cui Lilith era sicura si stesse in realtà rivolgendo Narcissa - sembrava non essere in grado di smettere di fissare il pavimento di fronte al camino in marmo nero. Inclinò la testa verso quella di Draco.

“Tuo padre ha una ragione particolare per voler intimidire Hermione?”

Il cugino, che la stava conducendo verso il lato del tavolo dove si era già seduta sua moglie Astoria, si fermò e lanciò un’occhiata alla Grifondoro.

“Credo che l’idea fosse quella di cercare di farla sentire a suo agio, vuole assicurare la sua posizione. Non sembra stia funzionando vero?”

“Decisamente no. Lasciale quell’espressione sconvolta sul viso ancora due minuti e sicuramente la signora Paciock andrà a chiederle se si sente male”

“E lei le racconterà quanto è stata gentile ed accogliente zia Bella quando lei e i due i due idioti si sono fatti catturare”

Finse di ignorare l’occhiata severa di Lilith a quelle parole e le lanciò uno sguardo implorante.

“Pensi di poter fare qualcosa?”

“Andrò a parlarle. Cercherò di distrarla”

Draco annuì.

“Ti tengo un posto”

“Mi dovrai più di un posto decente a tavola Draco”

Il rientro di Lucius nella società magica era ancora traballante. Sopratutto se si considerava la rapidità con cui, dopo il termine della sua condanna, era riuscito a riprendere il posto nel consiglio di Hogwarts. Draco lo aveva definito un capriccio del padre quando, qualche settimana prima, ne avevano discusso nel salotto della casa a Little Hangleton. Lilith ricordava di aver visto Severus serrare strettamente la mandibola a quelle parole. Il mago era convinto che fosse stata una mossa troppo azzardata e lei non poteva dargli torto: un singolo passo falso e lo zio non avrebbe affossato solamente sé stesso ma anche il figlio e tutti i suoi sforzi distaccarsi dal suo passato da Mangiamorte.

“Hermione”

La ragazza si voltò verso di lei.

“Oh ciao, ci sei anche tu”

Lilith si spostò verso il tavolo sperando che l’altra strega la seguisse. Quando lo fece dovette trattenersi dal sospirare per il sollievo.

“Non avrei mai immaginato che mi sarei ritrovata a una cena qui”

“C’è sempre una prima volta” le sorrise “Draco in realtà è solito invitare il Ministro ad una cena in primavera, quindi era solo questione di tempo da quando hai avuto il tuo incarico”

“Lo so… me lo ha fatto sapere quando è venuto di persona a consegnare gli inviti nell’ufficio di Kingsley. Ma è comunque strano, sai meno di dieci anni fa qui era- ”

“Un covo di Mangiamorte?”

Hermione sorrise imbarazzata e un leggero rossore le tinse le guance.

“Non era quello che volevo dire”

“Ma è quello che hai pensato. Non preoccuparti” tornò a guardare la zia che stava gentilmente accompagnando il Ministro al tavolo “bisogna comunque dire che Narcissa si è data da fare per rimuovere tutto quello che ricordava quel periodo dalla casa… credo che ne avessero bisogno anche lei e Draco”

“E il signor Malfoy?”

“Anche Lucius” 

Sorprendentemente anche per lei stessa ne era davvero convinta. In quello stesso momento lo zio richiamò l’attenzione degli ospiti sulla cena che stava per essere servita. Prima che potesse chiederle di andare con lei vicino al gruppetto di Serpeverde che si erano riuniti accanto a Draco ed Astoria, Hermione si diresse con passo sicuro verso il posto libero tra Kingsley e Minerva e si sedette.

“Signorina Granger- ”

“È Weasley” lo corresse immediatamente lei.

“Come vuoi” sollevò un sopracciglio e non ci volle molto perché la giovane strega si dibattesse sotto al suo sguardo muovendosi a disagio sulla sedia, un riflesso automatico che durava dai giorni di scuola “ma sei seduta al mio posto”

Lilith, che si era appena seduta accanto a Daphne, alzò lo sguardo. Hermione sollevò in aria il mento.

“Sono piuttosto sicura che questo sia, in effetti, il mio posto”

“Avanti Severus” si intromise Minerva “ci sono ancora dei posti liberi e sono piuttosto sicura che potrai fare delle ottime conversazioni anche se non ti siedi accanto a me”

“Sono il tuo vice Minerva”

“Ne sono consapevole. Abbiamo tutto il tempo ad Hogwarts per discutere delle questioni che riguardano la scuola” gli lanciò uno sguardo non molto diverso dalle occhiate penetranti di Silente “per questo insisto che stasera tu socializzi con qualcun altro che sia diverso da me”

Il mago lanciò un’occhiata lungo al tavolo e incrociò lo sguardo di Lilith accanto a cui era rimasto l’ormai ultimo posto libero. La sua espressione si indurì come se fosse infastidito all’idea che lei stesse ascoltando la discussione e Lilith immediatamente voltò la testa fingendosi interessata a quello che Blaise Zabini stava dicendo ad Astoria.

“Sinceramente non riesco a vedere qualcuno che potrebbe rendere interessante la conversazione” 

Aveva parlato a voce piuttosto alta, la mano di Lilith si strinse per un impercettibile momento attorno al tovagliolo ma non tornò a voltarsi mentre, di fronte a lei, Draco fissava Severus con un’espressione di collera sul viso.

“Fai un favore a tutti signora Weasley e alzati dal mio posto”

Per un momento sembrò che Hermione, che non sapeva cosa ribattere, cercasse una qualche forma di supporto da Minerva ma la preside era impegnata a fissare Piton con un’espressione di puro disappunto, le labbra tanto strette tra loro da essere ridotte ad una sottilissima linea bianca. Il professore però stava ignorando la preside e continuava a fissare la strega più giovane attendendo, le braccia incrociate davanti al petto, che facesse come le aveva detto. In breve Hermione dovette ammettere la sconfitta ed alzarsi cedendogli il posto.

“Se fossi stato io probabilmente a questo punto mi ritroverei completamente privato di qualsiasi possibilità di generare eredi” 

Il sussurro rabbioso di Draco non era poi tanto un sussurro a giudicare dalle espressioni di sua moglie e dei suoi amici, anche Hermione, che stava prendendo posto accanto a Lilith, la fissò incuriosita.

“Cosa c’è che non va con te? Se riesce a privarti del tuo carattere comincio a pensare che forse sia meglio per te che tu non abbia a che fare con lui” 

Se Lilith aveva finto di ignorare la prima frase del cugino l’ultima implicazione le fece sollevare la testa e lanciargli uno sguardo arrabbiato.

“Forse preferisco risolvere le mie questioni in privato”

“No. Lui lo preferisce e tu continui ad assecondarlo. Lui vuole fingere che non vi conosciate neppure e tu glielo lasci fare. Avanti Lilith, qui dentro praticamente tutti sanno di voi due” 

La strega lanciò uno sguardo attorno al tavolo. Minerva, Hermione, entrambe le sorelle Greengrass, Blaise, Theodore, Draco e probabilmente anche Narcissa sicuramente lo sapevano. Erano quasi la metà. Quando tornò a guardare il cugino per un momento sembrò che stesse per parlare di nuovo  ma qualcosa nello sguardo di Lilith lo fece fermare. 

“Essere condiscendente con qualsiasi cosa lui voglia non gli impedirà di andarsene quando inizierà a pensare di non essere abbastanza per te” le disse abbassando la voce.

“Lo so”

Si costrinse ad afferrare la forchetta e fingere di prestare attenzione al cibo che era comparso nel suo piatto. Draco la osservò per un momento prima di fare lo stesso.

La cena trascorse tranquilla e, in breve, quello che era successo venne dimenticato dai giovani che si ritrovarono a chiacchierare del più e del meno mentre le portate si susseguivano sulla tavola.  Anche Hermione, che all’inizio era rimasta un po’ isolata dal gruppo, riuscì ad inserirsi finendo con il parlare amichevolmente assieme ai Serpeverde. Soltanto Lilith partecipò distrattamente, non si accorse neppure delle occhiate che le lanciavano di tanto in tanto Draco e la zia.


 

Molti dei partecipanti alla cena se ne erano già andati. Era piuttosto sicura di aver visto Hermione sgattaiolare fuori dalla porta quasi subito dopo la fine della cena, quando era stata certa che il Primo Ministro non avrebbe più avuto bisogno di lei. Narcissa, da perfetta padrona di casa, aveva invitato gli ospiti rimanenti a spostarsi nel salotto e proseguire lì la serata. Obbedienti e in piccoli gruppetti i maghi e le streghe si erano mossi e in quel momento si godevano l’atmosfera tranquilla chiacchierando tra loro mentre sorseggiavano del vino o qualcosa di più forte.

“Giochi anche tu?”

Doveva essere la seconda volta che Blaise glielo chiedeva. Si costrinse a riscuotersi.

“A cosa?”

“Poker” rispose Daphne “siamo io, Blaise, Draco e Theo. Ti aggiungi a noi?”

Scosse la testa. Severus stava ancora parlando con Lucius, un bicchiere di whiskey incendiario in una mano, forse avrebbe potuto provare a raggiungerlo. Prima che potesse muoversi una mano le circondò il polso facendola fermare.

“Lascia che il mago si accorga della tua assenza” sussurrò nel suo orecchio Theodore Nott “potrebbe persino ingelosirsi”

Il primo istinto di Lilith era stato quello di strapparsi dalla presa del ragazzo ma le sue parole la fermarono. 

“Geloso di te? Non è poco credibile?” le sue labbra si erano involontariamente incurvate in un sorriso. 

“Ah certi dettagli si tende a dimenticarli” Lilith avrebbe voluto ribattere che difficilmente era possibile dimenticare il fatto che lui fosse ufficialmente fidanzato con Charlie Weasley, non dopo il loro monumentale coming out il mese precedente, ma non ne ebbe il tempo “Vieni con me, contro tuo cugino e Daphne mi serve un portafortuna”

Si lasciò trascinare verso i divanetti. Astoria aveva già iniziato a mescolare le carte e in poco tempo Lilith si ritrovò seduta al fianco di Theo mentre i giocatori iniziavano a puntare i primi galeoni. Si era accoccolata rannicchiandosi sul divano, Draco le aveva allungato un calice di vino elfico poco prima e Theo teneva le carte appoggiandosi con il gomito sulle sue ginocchia così che le bastava allungarsi appena verso di lui per vedere la sua mano.

A dispetto del suo ruolo di portafortuna il mago aveva già perso metà dei suoi galeoni.

“Concentrati sulla partita ragazza. Non posso lasciare che Daph mi spenni un’altra volta”

Draco era già uscito dal gioco e aveva trascinato Astoria a sedersi sulle sue gambe ed era impegnato a baciarle il collo tra i capelli mentre osservava la partita. Blaise aveva un’espressione di tranquilla resa mentre Daphne sedeva impassibile, un mucchio di galeoni accumulati sul tavolo davanti a lei a testimoniare quanto buone erano state le sue carte fino a quel momento.

Nessuno di loro aveva visto Lucius e Severus avvicinarsi. Fu Draco ad accorgersene per primo e si allontanò velocemente da Astoria.

“Volete unirvi?”

“Io sono qui solo per uno di questi” Lucius si chinò ad afferrare un sigaro dalla scatola aperta sul tavolo “Severus tu potresti giocare”

Il suo sguardo era fisso sul braccio di Theodore sulle gambe di Lilith. Il giovane mago se ne accorse subito.

“Temo che Lilith sia impegnata come mio portafortuna questa sera. Non ho dubbi che ne possiamo trovare uno anche per te professore”

Le labbra di Piton si piegarono in una smorfia di puro disgusto.

“Non ce ne sarà bisogno. Non ho intenzione di partecipare ai vostri giochi infantili” 

Non aveva staccato gli occhi da quelli di Lilith mentre parlava e se ne andò a grandi passi senza aspettare Lucius che era ancora impegnato ad accendersi il sigaro. Come se fosse stata scottata si staccò da Theo mentre Draco si alzava in piedi per seguire il padrino fermandolo prima che potesse arrivare a metà della sala. Intravide i due maghi che iniziavano a gesticolare e le numerose occhiate che arrivavano nella sua direzione mentre discutevano. Senza riuscire a rimanere nella sala un momento di più balzò in piedi e si precipitò verso la terrazza che dava sul giardino.


 

Aveva ricominciato lentamente a respirare. Nonostante fosse all’aperto e la neve stesse ricoprendo il giardino di un silenzioso manto bianco non faceva freddo. Lilith si strinse ugualmente tra le braccia e si avvicinò al parapetto. I suoni dall’interno arrivavano smorzati. Chiuse gli occhi desiderando di potersi estraniare ancora di più, desiderando di potersene andare dalla casa senza conseguenze - non per lei ma per lui.

Si era immediatamente accorta di non essere più sola quando, per un istante, sentì le chiacchiere degli ospiti di Villa Malfoy come se si trovasse all’interno del salotto. Poi la porta della terrazza si richiuse e, se non vi si fosse concentrata, avrebbe potuto non sentire i passi che si avvicinavano e si fermavano dietro di lei.

“Minerva, Narcissa e ora anche Draco si sono premurati di venirmi a dire quanto il mio comportamento di questa sera sia stato deprecabile”

Lilith non rispose rimanendo voltata a guardare il giardino illuminato dalle luci provenienti dalla casa. 

Le posò le mani sulle braccia, non sopra le spalle - sapeva che lei lo odiava -, e gliele strofinò appena.

“Dovresti rientrare. Congelerai qui fuori”

“Non essere assurdo Severus. Narcissa ha fatto un ottimo lavoro con gli incantesimi” sollevò un momento la testa per guardare sopra di sé “la neve non riesce neppure a raggiungere il terreno, sembra di essere ancora in casa”

Nessuno dei due parlò per un po’.

“Hai detto loro che dovrebbero farsi gli affari propri?”

“Mi conosci… ” fece uno sbuffo, era quasi sicura che gli angoli della sua bocca si fossero sollevati in un sorriso “Dovresti sapere anche che quello che ho detto durante la cena non corrisponde con quello che penso”

Lilith sapeva che probabilmente si aspettava che lei invece trovasse qualche scusa al suo comportamento di poco prima con Nott. Ma non lo avrebbe fatto. Invece, se ne stette ferma, continuando a fissare di fronte a sé mentre era consapevole della presenza immobile di Piton dietro di lei. Persino le sue mani sulle sue braccia si erano fermate in una stretta morbida che increspava appena il tessuto del vestito che indossava.

“Parla con me Lilith, per favore”

Non rispose subito, rimanendo in silenzio fino a quando non lo sentì avvicinarsi ancora di più a lei e non fu sicura che stesse per parlarle di nuovo.

“Io non posso, non riesco a- ” si interruppe, chiuse gli occhi e sospirò, poi si voltò per affrontarlo “Posso capire le tue ragioni, riesco a capire quello che pensi ma- ”

“Cosa vorresti? Che ce ne andassimo in giro per Hogwarts o alle cene come una coppia di adolescenti in preda agli ormoni?” il disgusto grondava dalle sue parole.

“No!” arrossì violentemente “Semplicemente vorrei che non continuassi a comportanti come se dovessi essere pronto a lasciarmi andare in qualsiasi momento… come se ignorarmi al di fuori dei nostri alloggi al castello o lontano da Little Hangleton facesse in modo che io non sia niente per te! Questo è troppo! È… è insopportabile! Sono qui, per Salazar! Non credi che sarei stata capace di andarmene se avessi voluto? Non pensi che lo avresti saputo se avessi pensato che non eri abbastanza? Odio dovermi far andare bene che tu possa decidere cosa è meglio per me e dover far finta che tu non esista quando vorrei soltanto passare una serata in cui ci sia anche tu con me”

“Lilith… ” 

Non si era neppure accorta che aveva iniziato a piangere fino a quando lui non aveva sollevato le mani per spazzarle via le lacrime che le rigavano le guance.

“Non lo hai mai detto prima, perché?”

“Io… non mi avresti forse detto che se stavano così le cose sarebbe stato meglio lasciar perdere? Non volevo darti la scusa perfetta”

La tirò contro di sé avvolgendola con le braccia e appoggiando il mento sopra la sua testa.

“Era quello che ti avrei detto” ammise “mi stupisco costantemente che tu non sia ancora fuggita urlando. Potresti avere un uomo migliore di me Lilith”

“Non voglio e non ne ho bisogno, so perfettamente fare le mie scelte da sola Severus” sospirò, poi cercò di allontanarsi ma lui la trattenne “mi dispiace, sono così egoista, tu sei terribilmente riservato e probabilmente- ”

“Smettila” la interruppe “smettila di supporre cose, strega. Guardami”

Aspettò che tirasse su la testa.

“Scusami, mi sono comportato come se sapessi cosa era meglio per te pensando di proteggerti e proteggere me stesso”

“Non me ne sto andando, non finché non sarai tu a chiedermelo”

Osservò per un momento il viso di Lilith, come se stesse cercando anche solo la minima traccia di una menzogna.

“Sai che non te lo chiederò mai vero?” la sua voce graffiata era appena più forte delle fusa di un gatto.

Lei annuì.

“Molto bene allora” si voltò ad osservare le finestre illuminate della casa “credo che dovremmo tornare alla festa di Lucius prima che tutti notino la nostra assenza”

Fece un mezzo passo di lato perché Lilith potesse affiancarlo e appoggiò la mano sulla sua schiena, le dita che appena le sfioravano il fianco. 

Non la scostò quando furono rientrati e neppure quando Lucius, che aveva finto di non vedere fino a quel momento, dovette essere fermato da Draco prima che potesse estrarre la bacchetta contro uno dei suoi più vecchi amici in un impeto di possessività nei confronti della nipote.

   
 
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