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Autore: Aagainst    03/08/2021    2 recensioni
Dal sesto capitolo:
“I miei vecchi quaderni sono ancora riposti negli scaffali, come se il tempo non fosse mai passato. Ne prendo uno a caso e lo apro. Lo sfoglio, il cuore in gola. I testi di vecchie canzoni che nemmeno ricordavo di aver scritto mi travolgono, senza alcuna pietà. Ripenso a ciò che mi ha detto Bellamy qualche giorno fa. Ho perso la mia musica. Ho perso la mia casa. E, anche se mi sembrano così vicine, non sono mai state più lontane. “
Sono passati sei anni da quando Clarke ha lasciato Polis per inseguire il suo sogno e diventare cantante e quattro da quando ha tagliato definitivamente i rapporti con chiunque appartenesse al suo passato. Costretta dal suo manager a tornare a casa dopo l’ennesima bravata, ritroverà la sua vecchia vita ad attenderla, tra cui due occhi verdi carichi di domande.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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21.

 

There's no one I can run to
And nothing I could ever do
I'm nowhere if I'm here
Without you
(Ashes Remain-Without You)

 

 

“Serataccia?” mi chiede Roan. Sono all’Azgeda con Raven, Anya, Jasper Monty e Bellamy. Lexa non c’è, è al lavoro. Scuoto il capo. Non voglio nemmeno pensare a cosa starà subendo in questo momento.

“Già. Scusa, è che…”

“È per lei, vero?”. Spalanco la bocca, sconvolta.

“E tu come… Cioè…”. Roan scoppia a ridere, divertito dalla mia reazione. 

“Clarke, non prenderla male, ma è evidente che in quella testolina che ti ritrovi non c’è spazio se non per Lexa. E, onestamente, ti capisco. Sono molto preoccupato anche io, lo siamo tutti.”. Bevo un sorso del whisky che ho ordinato e poso il bicchiere sul bancone. Stranamente, è ancora mezzo pieno. 

“Ho saputo che le avevi proposto di lavorare qui.” dico. Roan sospira, malinconico.

“Sì, mi sembrava l’unica cosa da fare. Ho sperato fino all’ultimo che accettasse, quel McReary non mi è mai piaciuto. È venuto qui due anni fa e da allora si comporta come se potesse avere sempre tutto ciò che vuole. Ha perfino provato a comprarmi il locale, ma ho rifiutato. Quello come minimo ricicla denaro, altroché.”

“E le autorità locali? Chi è lo sceriffo adesso?” chiedo.

“Pike, ha preso lui il posto del vecchio Mac. È un borioso e un idiota e McReary lo tiene in pugno.”. Ascolto, incredula. “Sono cambiate tante cose da quando hai lasciato questa città, Griffin.”. Mi lascio sfuggire uno sbuffo e finisco il mio bicchiere di whisky. Mi mordo il labbro, cercando di ricacciare indietro le lacrime. 

“Non fartene una colpa, non avresti potuto farci nulla.”

“Non è vero.” ribatto. “Avrei potuto restare e aiutarla, avrei…”

“Griffin, smettila.” mi interrompe Roan. “Ormai quel che è successo, è successo. Non so che cosa ti abbia spinta a sparire, ma di sicuro deve essere successo qualcosa di grosso. Non vivere nel rimpianto, non ha senso. Tu sei qui ora e puoi esserci per lei adesso.”. Sospiro. È esattamente quello che mi ha detto mia madre. Mi volto. Alle mie spalle, i miei amici se la ridono, chiacchierando fra loro. Raven e Anya sono appartate in un angolo, poco partecipi in realtà di quella che sembra una conversazione piuttosto animata. Sorrido. Sono felice per Raven, merita una persona come Anya al suo fianco. Mi giro nuovamente verso il bancone, pensierosa. Giochicchio col bicchiere ormai vuoto, attenta a non farlo cadere per terra. Già, una persona al proprio fianco è forse quello che tutti meriteremmo. Anche Lexa. Soprattutto Lexa. Sospiro. So cosa voglio, eppure è così difficile ammetterlo. 

“Grazie Roan.” dico, porgendogli dei soldi. Lui mi guarda un po’ confuso, ma poi mi fa un cenno col capo. Gli sorrido un’ultima volta, poi raggiungo Bellamy, Jasper e Monty. 

“Ehi, voi tre!” li chiamo. 

“Clarke, finalmente ci degni della tua presenza.” mi prende in giro Monty. 

“Sempre simpatico come al solito.” rispondo. “Avrei bisogno di un favore.”

“Di cosa stai parlando?” mi chiede Bellamy, sorpreso. Mi passo una mano sul volto, un po’ indecisa sul da farmi. No, nessun passo indietro. Li guardo, decisa.

“Ho bisogno che mi accompagniate in un posto.”.

 

________________

 

“Clarke, non ti avremmo mai dato un passaggio se avessimo capito dove volevi andare.” 

“Jasper, ho bisogno di vederla. Ho bisogno di sapere che sta bene.”.

“Tu hai bisogno di non immischiarti, Clarke.” replica Bellamy. 

“E cosa dovrei fare?” rispondo piccata. “Voltarle le spalle di nuovo? Non farò lo stesso errore di quattro anni fa, non un’altra volta.”. Jasper sospira, mentre Bellamy e Monty si scambiano un’occhiata perplessa. 

“Che vuoi dire?” mi chiede il primo, confuso. Mi passo una mano fra i capelli. Mi mordo il labbro, spaventata da quello che sta succedendo. I miei amici mi fissano, in attesa di una risposta che non so come dare loro.

“Io… Io non…” esordisco, cercando in Jasper una qualche forma di aiuto che, però, non arriva. Sono con le spalle al muro e non so davvero come comportarmi. Vuotare il sacco? Sono davvero pronta a farlo? No, non ce la faccio. Non ci riesco, non ho la forza di guardare in faccia gli errori che ho commesso. Li temo, ne sono terrorizzata. 

“Clarke…” mi richiama Monty. Scuoto il capo e prendo un respiro profondo. 

“Quattro anni fa sono successe delle… Delle cose.”

“Quali cose, esattamente?” Bellamy mi esorta a parlare. Jasper mi stringe la mano e mi sorride.

“Andrà tutto bene, te lo prometto.” mi sussurra. Sospiro. No, non ce la faccio.

“Io non… Io non posso dirlo.” mormoro. Posso leggere la delusione sui volti di Bellamy e Monty e non posso dar loro torto. 

“Riguarda Lexa.” dichiaro. “Io ho fatto una cosa e… Non sono sparita perché ho smesso di tenere a voi e a lei. Al contrario, ho deciso di tagliare i ponti per proteggervi, tutti quanti.”

“Proteggerci? E da cosa?” mi chiede Monty. Sospiro.

“Da me.” rispondo. “Soprattutto lei. E invece è anche colpa mia se ora…”. Bellamy non mi lascia finire e mi stringe a sé. 

“Quello che sta succedendo a Lexa non è una tua responsabilità. Lei ha fatto le sue scelte Clarke.”

“Ma io avrei dovuto essere qui ad aiutarla!” ribatto. “E ho bisogno di farlo ora.” asserisco poi, uscendo dall’auto. 

“Clarke!” mi richiama Monty, invano. Mi dirigo di gran lena all’entrata del locale di McReary. Dall’esterno sembra uno di quei postacci notturni squallidi e frequentati da gente decisamente poco raccomandabile e, quando entro, trovo conferma dei miei sospetti. Mi guardo intorno, alla disperata ricerca di Lexa. Sono circondata da un branco di persone senz’anima, tutte alla ricerca di una sola, unica cosa: lo sballo. Non sono poi molto diverse da quello che ero io fino a qualche settimana fa. 

“Clarke, vieni fuori.” mi supplica Bellamy, prendendomi per un polso. Mi divincolo, furiosa. Non capisce, come sempre. Non può. 

“Bell, lasciami fare!” sbotto. Fa un passo indietro, sconfitto. Non mi ferma, si limita a sospirare. Continuo a cercare, pregando di trovarla al più presto. La musica è assordante e vengo abbordata più volte da soggetti di sesso maschile ben poco raccomandabili. E infine, dopo aver girato per il locale diverse volte, la vedo. È intenta a servire due clienti e uno dei due la sta visibilmente molestando. Stringo i pugni e non ci penso due volte. A nulla valgono i richiami di Monty, Bellamy e Jasper. Mi avvento su quel verme e lo spingo via, frapponendomi fra lui e Lexa.

“Lasciala in pace!” urlo, mentre gli sferro un bel dritto sul naso. Lo vedo crollare a terra come un birillo, probabilmente è ubriaco marcio.

“Clarke?” esclama Lexa, sorpresa di vedermi lì. 

“Te la farò pagare, sgualdrina.” biascica intanto l’uomo a terra. 

“Certo, come no. Ti conviene rimanere per terra a strisciare come il verme che sei, bastardo!” replico, assestandogli un calcio sulle parti basse.

“Clarke, che ci fai qui?” mi chiede Lexa, tirandomi indietro. 

“Ti porto via. Vieni con me.” rispondo, prendendola per mano. Lei si libera della mia presa e si ferma. La osservo, preoccupata. 

“No Clarke, non posso.”

“Lexa, ti pr-…”

“Bene, bene, che abbiamo qui? Woods, che succede?”. Mi volto. Un uomo alto, dallo sguardo feroce e l’aria viscida si avvicina a noi, minaccioso.

“Non è niente, lei è… Se ne stava andando.” si affretta a dire Lexa. Ha lo sguardo terrorizzato, non l’ho mai vista così. 

“Oh, so chi è lei signorina Griffin. È un onore averla nel mio locale. Gradisce qualcosa?” mi chiede, un orribile ghigno dipinto sul volto.

“Sì signor McReary, che Lexa possa venire con me.”

“Clarke…” protesta timidamente lei, ma le faccio cenno di restare in silenzio.

“Ho paura che ciò non sia possibile.” risponde McReary. “Perché non si siede ad un tavolo e si rilassa? Le faccio portare qualcosa da bere. Offre la casa.”

“Da lei non accetterei nemmeno un bicchiere d’acqua, signor McReary.” ribatto, acida. L’uomo mi scoppia a ridere in faccia, quasi divertito dalla mia sfrontatezza. 

“Sa, forse dovrebbe prendere esempio dai suoi amici e avviarsi all’uscita.” afferma. 

“Non se ne parla, non senza Lexa.” 

“Clarke, ti prego.” mi supplica lei, ma io non la ascolto. Ho bisogno di portarla fuori da qui. 

“Lei non molla, vero signorina Griffin? Se non se ne va, sarò costretto a chiamare la polizia. Non che per lei sia una novità, no?”. Stringo i pugni, cercando di trattenermi dal tirargli un pugno. Devo pensare a Lexa ora, non al mio orgoglio ferito. 

“Ho i soldi.”. McReary sgrana gli occhi, mentre Monty cerca di trascinarmi all’uscita.

“Ce ne stiamo andando, non si preoccupi.”

“Lasciami, Monty!” mi libero. “Ho i soldi.” ripeto. Infilo le mani in tasca e ne estraggo un libretto degli assegni. Lexa mi guarda allibita, mentre McReary non esita ad allungarmi una penna. Compilo un assegno, lo firmo e glielo consegno.  McReary sogghigna, compiaciuto. 

“Clarke…” protesta Lexa, ma continuo ad ignorarla. La capisco, la sto trattando come un oggetto di scambio, ma è l’unico modo che ho per salvarla e portarla via da lì.

“La ringrazio di cuore, signorina Griffin.” dice McReary. “A presto, Woods.”. Vedo Lexa deglutire, mentre si sfila il grembiule e lo consegna ad un altro cameriere. La prendo per il polso e, senza perdere tempo, la trascino all’uscita. Cerco di condurla all’auto, ma lei si divincola e mi spinge via. È infuriata, glielo leggo negli occhi. Bellamy, Jasper e Monty fanno per avvicinarsi a noi, ma faccio cenno loro di stare fermi.

“A nostra discolpa, è stata una sua idea.”

“Grazie Jas.” 

“Siete… Io non so nemmeno cosa dire!” ribatte Lexa, adirata. “Ho perso il lavoro grazie a voi quattro!”

“Hai perso l’occasione di finire di nuovo al pronto soccorso, Lex.” replico io. Lo schiaffo mi fa piuttosto male, lo ammetto. Mi massaggio la guancia, mentre osservo Lexa scoppiare in un pianto disperato. Bellamy ci raggiunge, ma lei lo respinge.

“Lex…” mormoro, accogliendola fra le mie braccia. Stranamente, non mi manda via. Anzi, affonda il viso nell’incavo del mio collo, stringendosi alla mia maglia. 

“Andiamo a casa?” le propongo. Lei annuisce, senza dire una parola. Mi volto verso Bellamy e gli faccio un cenno col capo. Mi aiuta a portala in macchina e la facciamo accomodare fra me e Jasper. Sospiro, mentre lei appoggia la testa sulla mia spalla. Jasper e io ci scambiamo un’occhiata di intesa. Poi, Bellamy mette in moto e partiamo.

 

________________

 

Ho accompagnato Lexa a casa sua. Le ho chiesto se non avesse preferito fermarsi da mia madre, ma ha risposto di no. So che si vergogna, so che si sente un fallimento, ma vorrei che capisse di non esserlo. È il mondo ad essere crudele e spietato, non lei ad essere un errore. L’aiuto a raggiungere la camera e a sedersi sul letto. Le sorrido, con tenerezza.  I lividi sono ormai scomparsi quasi del tutto, anche i segni sul viso non si vedono praticamente più. La scruto. I suoi occhi sono così penetranti, anche se carichi di tristezza. È bellissima, vorrei se ne rendesse conto. 

“Perché?” mi chiede, all’improvviso. “Perché sei venuta al locale stanotte? Perché non ti sei fatta gli affari tuoi?”

“Lex…”

Lex un corno, Clarke! Che cosa pensavi di fare? Non sono un oggetto di scambio!” urla. 

“Lo so bene che non lo sei.” dichiaro.

“E allora cos’era quell’assegno? Clarke, tu hai pagato per me! Tu mi hai comprata!”. È di nuovo sull’orlo del pianto. “Perché, Clarke? Perché?”

“Perché non posso perdere anche te!”. Lexa alza il capo e sgrana gli occhi. Mi fissa, confusa. 

“Clarke, cosa…”. Deglutisco. Prendo un respiro profondo e mi chino alla sua altezza. Le circondo il volto con le mani e lascio che i nostri sguardi si incontrino, per l’ennesima volta. Il suo verde mi sta chiedendo una risposta e io non posso tirarmi indietro, non questa volta. Chino il capo, ma lei mi costringe a rialzarlo. I ruoli si sono invertiti, ora sono io ad avere bisogno di lei. In realtà, è sempre stato così. Sospiro.

“Clarke, se è per tuo padre io…”

“Non è per quello. O, almeno, non solo.”. Mi passo una mano fra i capelli, cercando di ricacciare indietro le lacrime. “Hollywood è così diversa da Polis. Quando sono arrivata a Los Angeles, ero convinta di poter ricominciare da capo, di avere il mondo ai miei piedi. Ero solo un’illusa.”

“Clarke…”

“No, lasciami proseguire. Non avevo amici, Lex. E quando quattro anni fa vi… Ti ho tagliata fuori dalla mia vita, io sono rimasta sola. A parte Raven e Murphy, il mio agente, non avevo nessun altro.” spiego. “Due anni fa, ho conosciuto un ragazzo. Suonava la chitarra, ci siamo incontrati per la prima volta ad un mio set acustico. La produzione l’aveva messo a lavorare per me, anche se il suo sogno era incidere un album tutto suo. Scriveva delle canzoni magnifiche, Lex.”

“Come si chiamava?” mi chiede.

“Wells, Wells Jaha. In breve tempo siamo diventati molto amici. Vedi, lui era diverso. Mi ricordava te e gli altri. Era semplice, una dote rara a Hollywood. Avevamo grandi progetti, volevamo scrivere e registrare un album assieme. Abbiamo composto qualche canzone, ma non abbiamo fatto in tempo ad entrare in studio.”. Ho un nodo in gola, mi sto trattenendo dal piangere.

“Che cosa è successo?” mi domanda Lexa, intuendo che deve essere capitato qualcosa di grave. Respiro profondamente. Sto davvero per dirlo ad alta voce. Sto davvero per lasciarlo andare per sempre. 

“Wells è… Lui è…”. Lexa mi prende la mano fra le sue e mi sorride. 

“Clarke, sono qui.” mi sussurra. Annuisco.

“Lui è morto.” dico infine in un sospiro. “Stavamo tornando a casa a piedi e io ho insistito per prendere una scorciatoia. Una ragazzina ha provato a borseggiarmi e lui si è messo in mezzo. Ricordo solo di essere caduta per terra, i medici mi hanno spiegato che devo aver sbattuto la testa sull’asfalto. Quando mi sono risvegliata, Wells era immobile, ricoperto di sangue. Lightbourne ha insabbiato l’accaduto, ma io non riesco a fingere che non sia successo nulla. Da quella sera, ho completamente perso il gusto della vita, Lex. Non trovo più un senso in nulla e ho smesso di sperare in un nuovo inizio.”. Lexa mi carezza con delicatezza la guancia, asciugando le mie lacrime con il pollice. 

“Io non immaginavo… Mi dispiace.” mormora. 

“Non è colpa tua.” dico.

“Nemmeno tua.” ribatte lei e io vorrei poterlo credere. Lo desidero davvero così tanto. Mi fa sedere accanto a lei e io mi accoccolo al suo petto. Alzo lo sguardo. I nostri occhi si incontrano di nuovo. C’è qualcosa di nuovo in me, un’urgenza nuova che non avevo mai provato prima. 

“Lex…” sussurro. Mi guarda, curiosa. 

“Forse voglio ancora sperare in un nuovo inizio.” dico. Non le lascio il tempo di reagire. Non le lascio spazio per pensare. Le mie labbra sono sulle sue, così desiderate. Dopo qualche istante di incertezza, la sento rispondere al bacio e mi sento sollevata. Forse domani ce ne pentiremo, ma per ora sono certa che è questo quello di cui entrambe abbiamo bisogno. Sì, la speranza che una vita per noi sia possibile. Ecco di cosa abbiamo bisogno.





Angolo dell'autrice

Eccoci qua. Allora, finalmente si scoprono un paio di cose, in primis cosa è successo un anno prima e perché durante l'anno si è gettata via e, in secondo luogo, perché quattro anni prima ha tagliato i rapporti con tutti. E poi, si sono lasciate andare, finalmente, a ciò che provano l'una per l'altra.
Spero vi sia piaciuto, grazie mille per le recensioni e per leggere questa storia.

Alla prossima!
   
 
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