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Autore: jarmione    04/08/2021    2 recensioni
Crossover con [Alice in Wonderland] e [Frozen]
Dopo essere scampato da morte certa, Jareth decide che deve trovare il modo per proteggere Sarah ed il suo popolo.
Seguendo una leggenda, decide di partire alla ricerca di Ahtohallan.
Ma sarà in grado di affrontare le risposte che troverà?
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jareth, Nuovo personaggio, Sarah
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Oggi nuovo capitolo ed il prossimo arriverà venerdì.

Poi fino alla fine di Agosto non vi rompo più.

Qui cominciano i primi intoppi per strada.

Buona lettura, a venerdì

 

 

Alla regina Elbereth quasi venne un infarto quando vide Jareth giungere alla sua dimora.

Dopo il viaggio del figlio e del marito nella terra di Thra, lei era stata costretta a tornare ad Arendelle e da allora non li aveva più visti.

Sapeva che erano stati condannati alla forca e, anche se ancora non ci credeva, era convinta fossero morti già da molto tempo.

Il messaggio della regina Mirana, in cui le chiedeva di concedere udienza ad alcuni suoi ospiti era appena giunto e non era nemmeno riuscita a rispondere.

Era sicura che degli ospiti che menzionava vi era anche Jareth di mezzo.

Quando lo vide, per un attimo credette di aver davanti un fantasma.

Se non fosse stato per il tenente Mattias, che le aveva garantito di aver davanti il vero Jareth, probabilmente lo avrebbe aggredito per essersi spacciato per suo figlio.

Si fiondò fra le braccia del Fae e lo strinse forte, con gli occhi che lasciavano sfuggire le lacrime miste fra la gioia ed il dolore provato fino a quel momento.

Jareth la strinse così forte che giurò di aver sentito qualche osso fare crack sotto le sue braccia, ma ne a lui ne alla regina importò.

Nessuno dei due ebbe bisogno di parole per esprimere la felicità che provavano nel rivedersi dopo molto tempo.

L'ultima volta che Jareth aveva stretto a se sua madre era stato il giorno della sua salita al trono e fine della storia.

Erano, decisamente, passati parecchi anni.

Dopo parecchi minuti stretti, la regina ordinò che venisse portato un pasto a suo figlio e a Kal, poi li scortò nella sala del trono.

“Madre, non mi tratterrò a lungo” disse Jareth “sto per ripartire, ma prima mi occorre il vostro aiuto”

“Dimmi solo che non stai fuggendo” si preoccupò Elbereth, ma lui la tranquillizzò scuotendo la testa.

“Non intendo fuggire al mio destino, madre” rispose “Ho solo bisogno di trovare delle risposte e mi hanno detto che potrò trovarle solo ad Arendelle e cercando Ahtohallan”

La regina Elbereth si portò una mano davanti alla bocca, come a voler soffocare un grido o bloccare le parole che stava per dire.

“Madre...?”

La donna si ricompose “Ahtohallan è un luogo pericoloso” spiegò “Molte persone sono andate alla ricerca di esso e non sono più tornate, qualcuno ha persino ipotizzato che non esista”

Jareth annuì e sospirò “Che esista o meno, devo provare a cercarlo” disse, prendendo le mani della madre fra le sue “E' l'unico modo che ho per salvare Sarah e aiutare re Mihal” le sue mani si spostarono sul volto della madre “Non voglio che voi soffriate ancora, madre, lo faccio anche per voi oltre che per me stesso”

La donna sorrise e baciò le mani del figlio “Sei coraggioso, Jareth, coraggioso quanto tuo padre” disse con un velo di tristezza nel volto.

Jareth, però, al posto che vedere la solita nostalgia negli occhi della madre, intravide qualcosa di diverso.

Vide la paura e la sentì persino tremare lievemente.

Questo non sfuggì neanche alla vista di Kal “Regina Elbereth” si avvicinò, come a volerla soccorrere “Vi prego, maestà, sedetevi” la aiutarono a sedersi e lei cercò di rassicurarli che andava tutto bene.

“Non temete, va tutto bene” cercò di tranquillizzarli, cambiando poi discorso “Il messaggio della regina Mirana diceva che eravate in tre”

“Si tratta di Alice, madre” rispose Jareth “Purtroppo ha avuto un imprevisto durante il tragitto e si è fermata all'accampamento vicino al confine”

Che si trattasse di una mezza verità Elbereth se ne accorse, ma non osò entrare nei dettagli.

Sapeva che Jareth era coinvolto, ma qualunque cosa avesse combinato sapeva essere stata fatta con coscienza.

Jareth non avrebbe mai agito contro qualcuno.

“Speriamo che non sia nulla di irreparabile” tagliò corto Elbereth “Ad ogni modo, figlio mio, ti chiedo di pensare bene a quello che fai” disse “Ahtohallan si dice essere verso nord, a parecchi giorni di viaggio e non si sa nemmeno se esiste o no”

Jareth sospirò “Andrò lo stesso, madre” asserì “Lo devo al mio regno e alla mia regina”

La donna si arrese, non poteva certamente dissuaderlo come faceva quando era piccolo.

Ormai era un uomo ed un re e come tale si stava comportando.

“Il tenente Mattias ti accompagnerà fino all'ultimo accampamento” Elbereth, presa da un impeto materno, strinse forte Jareth “Ti prego, figlio mio, fai attenzione”

“Lo farò, madre” la strinse forte e poi decise di ritirarsi nelle sue stanze, lasciando la madre e Kal soli.

“Maestà, perdonate la libertà, ma non sembravate convinta” azzardò Kal, vedendo Elbereth annuire.

“No, Kal e non lo sarò mai” rispose “Devo chiederti un favore”

Kal si inchinò rispettosamente “Qualunque cosa, per voi, altezza”

“Si tratta re Jasper, il padre di Jareth”

 

*****

 

“E' tutto qui, quello che siete riusciti a fare!?” sbottò Iracebeth, al culmine della rabbia.

Persino le sue guardie, le carte da gioco, tremarono nell'udire quell'esclamazione.

I cinque notai, fatti chiamare apposta, si inchinavano terrorizzati “Vostra altezza, queste decisioni non possono spettare ad un sovrano o al popolo” si giustificarono “Bisogna rivolgersi agli Urskeks e non è facile raggiungere la terra di Thra in questo momento”

“Idioti!” urlò la donna, indicandoli con il dito come farebbe una bambina viziata che vuole un giocattolo che nessuno le da “Verrete decapitati tutti! Tagliategli la testaaaaaaa!”

gridò a gran voce, mentre i poveri notai venivano portati via con la forza dal due e dal tre di quadri.

Quelle grida si sentirono fino alle prigioni, dove chi vi era già rinchiuso tremò visibilmente.

“Le teste, sta iniziando a tagliare teste!” il leprotto iniziò a dare i numeri, correndo per tutta la cella e arrivando persino a sbattere la testa contro al muro, come se volesse passarci attraverso.

Il risultato fu che iniziò a vedere le stelle e cadde a terra.

“Adesso capite perché non fido del cappellaio?” borbottò Mihal, più rivolto a se stesso che a Mirana, la quale iniziava ad essere davvero preoccupata.

“Speriamo che ce la facciano tutti quanti” mormorò la regina, chiudendo gli occhi e mandando una preghiera ai suoi amici.

 

*****

 

A Jareth era stato detto che il viaggio per Athohallan sarebbe stato lungo.

Viaggiare verso il nord non era affatto semplice a causa dei continui cambiamenti di clima.

Il tenente Mattias non possedeva poteri e Jareth non poteva usare i suoi.

Kal faceva di tutto per rendere il viaggio meno pesante, ma anche lui aveva tutto limitato in quanto era solo un servitore.

Era comunque bravo a cavarsela in ogni situazione e questo era utile la notte, quando si fermavano e accendevano il fuoco per scaldarsi.

A parte il tenente Mattias, che ogni tanto si concedeva di chiudere gli occhi esausto, Jareth e Kal non riuscivano a fare più di un'ora di sonno.

Entrambi erano preoccupati e non avevano idea di ciò che li attendeva.

Jareth, poi, aveva il pensiero di Sarah e Alice fisso nella testa.

Alice l'aveva lasciata all'accampamento e non era più andato a riprenderla.

Voleva proteggerla e proteggere quella povera creatura ancora non nata, cosa che avrebbe dovuto fare il cappellaio a prescindere dal fatto che lo sapesse o meno.

Prima di partire, però, si era assicurato che fosse fuori pericolo e che la nebbia non l'avesse indebolita troppo.

E Sarah...per lei il pensiero era maggiore.

L'aveva proprio abbandonata e non aveva idea se era ancora nel Sottomondo oppure era andata via e non voleva più vederlo.

Ma il motivo era sempre lo stesso, lo aveva fatto per proteggerla oltre che prendere tempo per evitare di essere messo alla forca.

Si guardò la mano e osservò l'anello che aveva al dito, era l'unico oggetto che gli avevano permesso di tenere prima di eseguire la sentenza.

L'unico legame che aveva ancora con Sarah.

Era sua moglie, la sua donna, la sua regina.

Il gesto che Jareth aveva compiuto nei suoi confronti lo rendeva indegno di essere un re e, di fatti, più volte si era pentito.

Ma sapeva di non avere altra scelta.

Il suo pensiero, ora, era quello di raggiungere il nord senza intoppi.

Quando giunsero all'ultimo accampamento, il tenente Mattias fu costretto a fermarsi.

“Non posso proseguire oltre, maestà” confessò “A me e ai Northuldri non è concesso raggiungere la baia”

Jareth annuì “Capisco, è stato per me un onore avervi al mio fianco, tenente” sorrise Jareth, stringendo la mano di Mattias.

“L'onore è stato mio, maestà” rispose l'uomo “Anche se per poco e per motivi non così piacevoli”

Jareth rise “Avrò modo di sdebitarmi se tutto va come previsto” anche se, ben sapeva, nulla sarebbe andato come previsto.

Sapeva che non c'era via di fuga dalla morte e se non giungeva per cause naturali qualcuno avrebbe provveduto prima.

Era una promessa che non poteva mantenere.

“Tenente, dovete farmi un promessa” aggiunse Jareth, giusto per sua sicurezza

“Qualunque cosa”

“Se dovesse accadermi qualcosa, vi chiedo di restare vicino alla regina Elbereth e alla mia regina” disse “E che riportiate la mia amica Alice a casa”

Non era un bella promessa, Mattias si rese conto che c'era qualcosa di più sotto.

Il suo ruolo, però, lo costringeva ad obbedire senza poter chiedere spiegazioni o implorarlo del contrario.

“Ogni vostra parola è legge...maestà” rispose con un inchino il tenente e Jareth fu grato di non essere stato tempestato di domande.

Dopo essersi rifocillati e riposati qualche ora, Kal e Jareth ripartirono in direzione della baia.

 

*****

 

I giorni passarono e Sarah voleva solo prendere e tornare a casa.

Quel viaggio nell'Underground si era rivelato un fallimento al solo pensiero e il solo fatto che dovevano percorrere strade secondarie la faceva innervosire ulteriormente.

Nella sua pazzia, Tarrant aveva fatto di tutto per rendere quel viaggio il più tranquillo possibile e non far preoccupare Sarah.

Alice aveva riferito a Tarant qualcosa in merito al loro di viaggio, ma non abbastanza da permettergli di dire a Sarah i dettagli salienti.

Anche lei sapeva che, se messo alle strette, il cappellaio avrebbe confessato e quindi si era trattenuta dal dirgli tutto.

Sarah, di fatti, presa da un impeto di rabbia, una sera lo aveva messo alle strette facendogli mille domandò e non ottenendo alcun tipo di risposta.

Tarrant l’aveva capita e non aveva mai osato biasimarla.

“Sarah, guarda!” il cappellaio, dopo giorni di viaggio, finalmente indicò qualcosa in lontananza “Siamo arrivati!”

Non molto lontano vi era un castello interamente circondato da alberi dai colori autunnali...o meglio, così credevano.

In realtà quelle che da lontano sembravano foglie mosse dal vento, in realtà erano fiamme.

“Qualcosa mi dice che chiunque viva qui non soffre il freddo” commentò Tarrant, sistemandosi il suo amato cappello da esploratore, indossato apposta per il viaggio.

“Siamo nel regno dei re Baelfire” precisò Sarah, osservandosi attorno meravigliata.

Kal una volta le aveva spiegato che i regni dell'Underground richiamano molto l'elemento da cui traggono la loro energia.

Infatti, i colori caratteristici del regno in questione erano variabili da rosso a giallo.

Vennero entrambi ridestati dai loro pensieri quando i cavalli iniziarono ad innervosirsi.

“Woho, calmi, buonini” cercò di calmarli invano il cappellaio.

“Tarrant, guarda!” Sarah indicò verso gli alberi in fiamme.

Delle strane figure, alte e nere si stavano avvicinando a gran velocità.

Erano degli esseri completamente rocciosi le cui venature erano percorse da lava incandescente.

I cavalli si imbizzarrirono ancora di più, tanto che i due vennero sbalzati a terra e Tarrant batté la testa perdendo i sensi, mentre i due cavalli fuggirono terrorizzati.

Gli esseri di roccia non fecero neanche una piega nei confronti dei due equini, ma si limitarono a raccogliere Tarrant da terra e prendere Sarah.

Sarah si accorse che, nonostante emanassero un calore immenso, erano freddi al tocco.

Ma non aveva tempo di pensare a quella caratteristica in quanto li stavano portando verso il castello.

“Tarrant!” tentò di chiamarlo, ma lui non si svegliava “Tarrant!”

 

*****

 

“Maestà, guardate” Kal indicò un punto non tanto distante da loro.

Erano giunti alla baia, potevano sentire il mare ed il vento gelido che esso portava con se.

Dietro ad un duna, potevano intravedere l'albero maestro di una nave e la sua bandiera, ormai ridotta uno straccio, che ancora sventolava.

Anche se ridotta a brandelli, era ancora visibile lo stemma riportato su di essa.

Una corona d'argento che circondava una foglia elfica.

“Maestà, ma quello non è un vascello elfico?” Giunti in cima alla duna, lo spettacolo che si mostrò ai loro occhi era a dir poco agghiacciante.

L'intera nave era completamente distrutta dalle onde e ancorata, per pure miracolo, agli scogli lì vicino.

Entrambi sperarono di non trovare corpi o scheletri al suo interno.

“Ma che ci fa una nave elfica ad Arendelle?” chiese Kal “Non era proibito agli elfi recarsi in queste terre?”

“Infatti” confermò Jareth, osservando meglio i resti del veliero, restando di stucco quando riuscì ad intravedere le lettere, ormai sbiadite, del nome.

“E...eu...limene...” lesse Kal “Eulimene?” Jareth non rispose, ma Kal capì di aver letto bene

“Significa buon porto, buon approdo” mormorò Jareth “Quello è il vascello di re Jasper”

  
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