Videogiochi > ARK: Survival Evolved
Segui la storia  |       
Autore: MayaPatch    05/08/2021    0 recensioni
Prima parte di una serie comprendente "Ark: Aberration", "Ark: Extinction" e "Ark: Genesis"
Aurora è una sopravvissuta che si troverà suo malgrado ad indagare tra i misteri dell'isola per scoprirne la storia nascosta e il suo scopo. Ma sta accadendo qualcosa. Quel posto sta cambiando.
Genere: Avventura, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cap 8 Ark by MayaPatch

«Non c'è più tempo.»

Sentiva il corpo leggero e il suono ovattato. Ma quella voce era limpida, calda e avvolgente, come se la sentisse dentro di sé.

«Non c'è più tempo

L’acqua in cui si era ritrovato era limpida. Si guardò le mani e poi le gambe, stava nuotando. Indossava la tuta Tek, ma non il casco. Emerse dalla pozza e riconobbe immediatamente il luogo. Guardò a destra e vide la grande barriera bluastra che divideva quella sezione da quella vulcanica. Alla sua sinistra, c'era una lunga rampa composta da filamenti metallici che conduceva ad una piattaforma rotonda.

Mentre si guardava attorno, Nick intravide qualcosa con la coda dell'occhio. Forse se lo era immaginato, ma una luce bianca era appena sparita dalla piattaforma.

« Non c'è più tempo

Nick capì che doveva dirigersi lì e, con un sospiro rassegnato, così fece. Il terminale posto al centro lo avrebbe teletrasportato in un altro luogo, un luogo che sperava di non vedere più. Ma quello era un sogno, giusto? Si rendeva conto di essere cosciente. Sentiva che tutto ciò non era reale eppure poteva fare quello che voleva. Premette il tasto rosso del terminale e attese che la bolla rossa semitrasparente si richiudesse su se stessa e lo trasportasse al livello successivo: Il ponte di Osservazione.

Era come se la ricordava: la stanza era rotonda. Ai suoi lati c'erano delle enormi finestre da dove si potevano intravedere una grotta piena di ragnatele, una montagna innevata e un vulcano. Alla parte opposta, c'era un corridoio che conduceva ad un'altra stanza. Nick non badò a quello che c'era, sapeva dove andare. Passò accanto ad una sfera ologramma che ricordava un pianeta e proseguì.

Giunse ad un ponte da cui scendevano i Fari di rifornimento. Guardò in basso e, attraverso il vetro, intravide l'Isola. Era notte e le scie dei Fari brillavano nell'oscurità.
Di fronte a lui c'era un altro ingresso. Ancora una volta, dopo aver posato lo sguardo sui fari, gli parve di aver visto una luce varcare l'ultima porta ed entrare nell'enorme stanza. Iniziò a credere di avere le allucinazioni o che qualcosa lo stesse prendendo in giro. Ma, essendo un sogno, farsi tutti quei problemi era inutile. Nei sogni poteva accadere di tutto, anche tornare in quel luogo maledetto.

Una volta attraversata la soglia, la porta dietro le sue spalle si chiuse e Nick rimase all'erta. In fondo alla stanza c'era un oggetto metallico romboidale. Dietro di esso, si estendeva una enorme vetrata che mostrava l'esterno, lo spazio e un pianeta brullo. Il ragazzo fissò l'oggetto aspettandosi che fluttuasse in aria e iniziasse a sparare raggi paralizzanti, ma non accadde nulla. Il rombo metallico rimase lì, immobile. Nick gli si avvicinò per osservarlo bene. Era stupefatto. Quello era un sogno ma, vedeva le cose in modo nitido, perfino quell'oggetto, anzi, quella creatura.
Tornò sui suoi passi e intravide nuovamente la luce, che sparì subito dopo.

«Non c'è più tempo.»

Ancora quella voce femminile. Nick sospirò, spazientito «Si può sapere chi sei? Fatti vedere! Se hai qualcosa da dire, dimmela!» esclamò, la sua voce rimbombò nella stanza.

Questa volta, la luce apparve, ma era all'esterno della vetrata. L'uomo si avvicinò e la osservò. Non era pura luce, era un Impianto bianco e azzurro, fatto dello stesso metallo del Tek, o almeno così sembrava.
Nick corrugò la fronte «Cosa sei?» chiese. Doveva rimanere calmo e arrivare al punto «Perché non c'è più tempo?»

La luce dell'Impianto pulsò, diventava sempre più grande e intensa e il castano dovette coprirsi gli occhi. Quando li scoprì, si ritrovò in un luogo totalmente diverso.
Si guardò attorno. Il sole splendeva con insolita intensità, faceva caldo. Subito, attirò l'attenzione la presenza di quella che probabilmente era la luna, ma era a pezzi.

Nick fece due più due. Collegò ciò che aveva visto dalla vetrata di quella stanza a quello che stava vedendo in quel luogo. Anche nello spazio, la luna era distrutta. Si passò una mano sul collo e venne colto da una strana ansia. Era sul pianeta brullo.

«Non c'è più tempo.» disse di nuovo l'Impianto. Fluttuava all'altezza del volto di Nick «Dietro di te.»

Kingtitan by MayaPatchNon capiva come mai non se ne fosse reso conto ma, quando si voltò, vide una mastodontica creatura bipede. La sua ombra era proiettata dalla parte opposta, per questo non l'aveva vista?
Le placche metalliche che le ricoprivano il corpo non permettevano di identificarne la specie, ma, probabilmente, era un rettile, a giudicare dalle zampe e dalla coda.

Tra una placca ed un'altra, c'era una sostanza violacea bioluminescente. Il volto era irriconoscibile, circondato com'era dal metallo e la sostanza luminosa.

«Oh, merda.» mormorò Nick. Non aveva mai visto una creatura così grande. Nemmeno il Titanosauro la eguagliava.
La creatura lo guardava con i suoi occhi viola e aprì le fauci. Ruggì con tale potenza da paralizzare il corpo del castano. Vide la zampa posteriore sollevarsi e dirigersi verso di lui.

«HLN-A è la chiave

Mini-HLNA Skin (Genesis Part 1) by MayaPatch

Sì svegliò di scatto e alzò le mani davanti al volto, in posizione di difesa. Quando aprì gli occhi, era nella stanza di Lex, seduto sulla sedia che si era spostata un po' e fece rumore. Si voltò a sinistra, verso il letto su cui il malato era rimasto a dormire per settimane. Nick sentì un terribile dolore al collo e non vide Lex.

«Tutto bene?» chiese il biondo appena uscito dal bagno con espressione preoccupata «Avevo bisogno di liberarmi di quella orrenda barbetta. Non c'è motivo di fare tutto questo baccano. Non sarei uscito dalla stanza.» la sua voce suonò roca.

Nick ringraziò che il casco Tek non rendesse visibile il volto, probabilmente aveva due crateri sotto gli occhi e l'espressione sconvolta. Si portò la mano sinistra al lato del collo, si era reso conto che era bloccato «Non avevo dubbi, non sei così incosciente, almeno non nei riguardi degli altri. Ma...» quel nome era rimasto impresso nella sua mente. Forse, Lex lo avrebbe preso per pazzo se glielo avesse chiesto, ma tentò ugualmente «Sai cosa è HLN-A?».

Il biondo inarcò un sopracciglio «Un ammasso di lettere a caso?».

Nick ci pensò su, in effetti non aveva mai sentito una parola simile. Forse, era lui ad aver capito male. Ad ogni modo, non doveva preoccuparsene troppo. Era stato un sogno, lucido, ma pur sempre un sogno. Forse, discutere di quelle cose con Giselle lo stava influenzando a tal punto da sognare non solo ciò che aveva vissuto ma anche qualcosa in più, come quel bestione.

«Ti sei incantato?» chiese Lex. Lo stava fissando con curiosità «Credo tu abbia bisogno di riposare.»

Il castano fece per scuotere il capo, ma la fitta al collo lo obbligò a fermarsi «Più che altro, ho bisogno che mi passi questo torcicollo.»

Lex sorrise «Beh, hai dormito nella posizione meno comoda in assoluto. Non me ne stupisco. Comunque, visto che sto molto meglio, ti consiglio davvero di andare a riposarti come si deve. E per quel torcicollo, ti consiglio Giselle, è molto brava con queste cose. Mi fece andar via un tremendo mal di schiena in tre giorni.»

«Cosa non sa fare quella donna?» scherzò Nick.

Lex diede una scrollata di spalle «Non sa suonare la chitarra.» la risata fu interrotta da una lieve tosse «E... non sa modificare le ricette del vecchio Edmy.» prese in mano uno dei fogli sul tavolo «Devo rimetterli in ordine, mi sa.»

Il castano si rese conto che Lex aveva capito che qualcuno aveva toccato quelle carte «Già. Aprendo e chiudendo la porta si sono un po' mossi. Li ho spostati per evitare che cadessero. Non sapevo ti piacesse cucinare.» se doveva lavorare sulla fiducia, doveva iniziare da subito. Lex avrebbe parlato più volentieri se avesse concentrato i discorsi su altri argomenti. Arrivare dritti al punto sarebbe stato controproducente.

Lex piegò le labbra in quello che sembrò un lieve sorriso amareggiato «Già. Non abbiamo parlato molto di queste cose. Beh, sei sempre impegnato.»

Nick non seppe interpretare il tono del giovane, ma non gli sembrò particolarmente allegro. Tirò un impercettibile sospiro «Quando starai meglio potremmo, unh, parlarne? Mi rendo conto che so davvero poco sul tuo conto e che forse è anche colpa mia.»

Il biondo lo guardò con sospetto «Dovresti decisamente riposarti. La stanchezza ti sta facendo dire cose strane, sai?»

«Non dire sciocchezze.» disse Nick «Mi rendo conto di essere stato troppo duro da quando sei qui. Sai, parlare solo di difese o controllo torrette non aiuta. Sono sempre stato in ottimi rapporti con tutti, con te non deve essere diverso. Magari, scopriamo che possiamo effettivamente andare d'accordo. Che c'è?»

Lex lo stava guardando con gli occhi sbarrati, forse per lo stupore o la perplessità, e le braccia incrociate al petto «Okay, è un tuo modo per dire che ti sei preoccupato. Ho capito. Hem...»

Calò un silenzio imbarazzante in cui i due bofonchiavano dei “Grazie” “Prego” “Figurati” fino a quando Nick non decise di uscire «Credo che seguirò il tuo consiglio per questo torcicollo. E poi, beh, penso proprio che andrò a riposare. Unh, non penso di doverti raccomandare di prendere la medicina e di non uscire dalla stanza.»

«Puoi stare tranquillo. Mi sono messo in quarantena da solo, ricorda.» Lex si era già seduto sul letto con la chitarra sulle gambe e un foglio «Se questo mal di testa va via, magari riuscirò a lavorare a questo testo.»

«Buon lavoro, allora.»

«Grazie. Buon riposo, immagino.»

Quando Nick fu fuori, si sentì sollevato, e non solo perché si era tolto da quella imbarazzante situazione. La prima cosa che fece fu indossare i suoi soliti vestiti. Fu un sollievo sentire nuovamente il vento sulla pelle e guardare il mondo con i propri occhi e non attraverso una visiera.

Camminando come un impedito, perché impossibilitato a guardarsi attorno come suo solito, attraversò il villaggio e si recò dove Giselle aveva costruito casa: sulla spiaggia, per onorare la sua passione per il mare.

Nick fu incuriosito dal design dell'abitazione: era in legno e la sua forma ricordava quella di una nave. Giselle aveva addirittura appeso delle stoffe a quelli che sembravano gli alberi per le vele. Ricordando una nave, ovviamente, anche la sua struttura generale la rispecchiava. All'esterno, c'era un terrazzo molto spazioso, collegato alla spiaggia con una rampa che Nick attraversò. Le stanze erano probabilmente al piano inferiore e si entrava da quella che sembrava la cabina del capitano.

«Nick?»

Il castano si voltò, era Aurora. Non la vedeva da circa un mese. Giselle gli aveva riferito che la rossa si era trasferita da lei perché il Jerboa di Lex era perennemente agitato. Allontanarsi era stata la scelta migliore da fare. In quel momento gli sembrò più carina del solito, con le guance rosee e i capelli rossi tirati su in uno chignon abbellito da perline colorate.

«Ehi, Aurora! Vai da qualche parte?» chiese Nick.

La ragazza arrossì leggermente «Sì, devo vedermi con Yannis. Mi sta insegnando a prendermi cura dei cavalli.»

«Oh, Yannis, lo stalliere? Amate entrambi i cavalli, in effetti, mi sembra giusto. Le passioni in comune avvicinano.» commentò Nick con un sorriso affabile.

«Sì. Senti... unh... come sta Lex? Giselle mi ha detto che è migliorato.»

La titubanza in cui gli fu volta quella domanda lo intenerì «Sì. Sta molto meglio. Quando mi sono svegliato, mi è venuto un colpo perché non l'ho trovato sul suo letto. Ovviamente è ancora contagioso. Ci vorrà ancora un po' per rivederlo in giro. La Mega Rabbia non è una cosa semplice e ha dei postumi.» spiegò l'uomo «Ad ogni modo, divertiti.»

Aurora arrossì di nuovo, ma con più intensità. Fece per andarsene, ma poi tornò in casa e uscì poco dopo con un foglio «Puoi consegnarglielo? È una lettera.»

Nick prese il foglio e lo fece sparire nel suo inventario e poi, sorridendo divertito, bussò alla porta della presunta cabina del capitano. Gli fu detto di entrare e fu colto dallo stupore. La cabina era semplicemente una saletta di ingresso. A sinistra, scendeva una scala che conduceva al piano sottostante. Era lì che si espandeva l'abitazione vera e propria. Ogni mobile e soprammobile richiamava il tema marino e piratesco. Un'ancora era appesa sul camino, una rete in corda copriva un muro e ad essa erano state fissate stelle marine e conchiglie. Su un tavolino, era esposto un insieme di coralli. Giselle aveva perfino incollato alcune conchiglie agli stipiti delle porte. Nel complesso non era una visione fastidiosa, tutto era in perfetta armonia. Il leader dei Difensori si fece sfuggire un “Wow” a bassa voce.

Stacco by MayaPatch


«Aurora mi ha avvertita del tuo arrivo. A cosa devo l'onore di questa tua visita?» chiese Giselle mentre usciva da quello che aveva designato come studio «Uh, che faccia.» la mancanza di riposo era evidente.

Nick allargò le braccia e sollevò le spalle «Sorpresa! E, oltre questa faccia, ho anche un terribile torcicollo.»

Non gli fece aggiungere altro perché gli intimò di sedersi su una sedia vicina «Lascia fare a me! Togliti la maglia e aspetta che prenda qualche crema adatta.»

Nick obbedì e disse «Lex mi ha consigliato di venire qui.»

«Sicuramente ti ha parlato del suo mal di schiena. Come sta?» domandò lei mentre frugava tra gli intrugli che sua madre le aveva insegnato a preparare. Ringraziava le tradizioni delle Valchirie, spesso le erano tornate utili.

«Direi decisamente meglio. Ormai può stare in piedi.»

«Mi fa molto piacer... unh...» Giselle rischiò di far cadere il vassoio con tutto l'occorrente. Pensava di aver superato il suo blocco, ma in quel momento sembrò ritornare con prepotenza. Non riusciva più a parlare. Le guance bollivano e gli occhi erano sbarrati. Aveva già visto altri ragazzi senza maglia, soprattutto Kilani che non la indossava praticamente mai. Ma la vista di quel fisico temprato e, soprattutto, quelle cicatrici la immobilizzarono.

Respirava lentamente per riprendere il controllo. Come avrebbe osato anche solo toccare con mano tutto quello?
Fu Nick a scuoterla un po' chiedendole il motivo di quel silenzio e se avesse bisogno di una mano.
Giselle deglutì silenziosamente e tirò un lungo sospiro «Tu-tutto bene. Non trovavo la- la- sì, questa qui.» sperava che il tremolio della sua voce non fosse evidente. Provò con tutta se stessa di ricordarsi che stava aiutando una persona della tribù e non Nick.

«Comunque, ho fatto uno strano sogno.» disse lui improvvisamente mentre Giselle adagiava goffamente il vassoio sul tavolo vicino.

La piratessa ringraziò l'introduzione di un nuovo argomento e, mentre si accingeva a controllare lo stato muscolare del collo, chiese «Di che si tratta? E, unh, potresti spostare i capelli? Anzi, te li lego.»

Mentre Nick raccontava quello che aveva sognato, Giselle si impegnava con tutta se stessa ad ascoltare quanto veniva detto così da distrarsi dalle vampate allo stomaco, e concentrarsi più facilmente sul suo compito. Al tatto e alla pressione, i muscoli si mostravano rigidi «Non c'è che dire. Hai dormito male o cosa?» interruppe il racconto.

«Ho dormito sulla sedia.»

Giselle si fece scappare una risata «Ora si spiega tutto. Credo che un massaggio rilassante con qualche unguento emolliente delle Valkirje sarà d'aiuto. Poi ti darò una lontra.»

«Cos... cosa?»

«Le lontre hanno una pelliccia morbida e calda, quindi te ne do una da tenere attorno al collo. Sì, potresti usare anche una sciarpa con lana di Ovis. ma non è così efficace.»

Nick sollevò le spalle «Okay. Sei tu l'esperta qui.»

«Comunque, continua. Hai visto questa bestia enorme e poi?» lo incalzò per aiutarla a concentrarsi anche se il racconto non andò avanti a lungo. Nick iniziò a farsi domande e a parlare senza freni.

«Insomma, ci sono così tante coincidenze. Sono in questo posto da quindici anni ormai, non mi è mai capitata una cosa simile. Per di più, è stato un sogno lucido. Quella specie di rombo volante che mi dice che non c'è più tempo. Per cosa? E la parola HLN-A, che non ho mai sentito? Vogliamo parlarne? Aia...»

Giselle gli aveva raddrizzato la testa che lui aveva girato di scatto ed era rimasta immobile «HLN-A?» non era possibile che avesse fatto un sogno in cui appariva il nome del robottino trovato da Kilani.

«Sì. Non so cosa significhi. Unh, tutto a posto?»

La ragazza annuì anche se sapeva di non poter essere vista «È successo qualcosa quando hai sentito questa parola?» chiese.

«No. Ho sentito dire che è la chiave.»

Giselle riprese a massaggiare e pensò. Nick probabilmente aveva ragione. Inizialmente non aveva compreso l'importanza di tenere sotto osservazione Lex e Aurora. Capiva la curiosità e la voglia di scoprire, ma Nick aveva i suoi motivi per preoccuparsi, soprattutto dopo quello che era successo alla sua precedente tribù. Per questo lei aveva scelto di appoggiarlo. Ma ora qualcosa stava effettivamente cambiando. Prima i pilastri, poi Kilani trova HLN-A e Nick fa un sogno che la nomina «Credo di sapere qualcosa su questa HLN-A.» disse improvvisamente. Doveva metterlo al corrente del ritrovamento. «Solo che... solo che ti dirò tutto, no, ti mostrerò tutto a patto che ti riposi. Non penso tu possa reggere tanto. Insomma, bisogna essere lucidi.»

Nick tentò di girare la testa ma Giselle lo bloccò non appena intuì le sue intenzioni «Dopo che ti sarai riposato. Non voglio scuse.»

Nick sospirò rumorosamente «A quanto pare usi la stessa tattica anche con me.»

Giselle ghignò «È un ricatto a fin di bene. Davvero, per una cosa del genere conviene che ti riposi. Forse sei l'unico che potrebbe capirci qualcosa.»

Per il resto della seduta, i due parlarono di Lex. Giselle apprezzò il goffo tentativo di Nick, era pur sempre un modo per avvicinarsi . Tergiversare faceva sì che il biondo non si insospettisse. Scoprire cosa aveva combinato per ridursi in quello stato era importante, ma lo era altrettanto porre le basi per un rapporto di fiducia.

«Ok, finito. Hem... vado a prenderti una lontra. Sai, è stata addestrata appositamente.» disse Giselle mentre si allontanava «Tu, unh, puoi ricoprirti. Dopo una bella dormita, ti sentirai meglio, Gli unguenti che ho utilizzato hanno un profumo rilassante. Credo che un paio di giorni siano più che sufficienti.». Sapeva che quel paio di giorni le sarebbe costato tutto il suo autocontrollo, ma Nick non poteva rimanere in quelle condizioni troppo a lungo. Se i Teschi Rossi avessero attaccato, non sarebbe stato in grado di intervenire. Si recò nella piccola piscina, che aveva dedicato alle lontre, e ne prese una dal morbido pelo marrone chiaro.

Una volta da Nick, la lontra salì sulla sua spalla e si accoccolò. Lui le accarezzò la testa. Giselle sorrise, soddisfatta «Non ti resta che riposare e rimetterti in sesto. Ehi, dove credi di andare?» esclamò nel vedere Nick congedarsi per uscire «Conoscendoti, non lo faresti.». Lo guidò in quella che era la stanza degli ospiti. Non era molto grande, ma aveva un letto confortevole, una scrivania e un armadio, oltre che il bagno in camera «Dormirai qui.»

Nick sembrò voler ribattere, ma l'espressione della ragazza era decisa «Unh, grazie. Immagino di non avere scelta.» ridacchiò, visibilmente imbarazzato.

Una volta che fu in camera, Giselle chiuse la porta dopo aver augurato buon riposo. Vi si appoggiò di schiena e mormorò «Ho bisogno di una doccia fredda, no, ghiacciata.» e, intanto, sventolava la mano sulla faccia per farsi aria.

Stacco by MayaPatch

Da quando era arrivata in quel posto, Aurora aveva sentito una certa affinità con i cavalli, animali placidi e tranquilli. La gentilezza dimostrata nei loro riguardi era ricambiata con altrettanta fiducia e affetto. Ormai, l'Equus che aveva salvato era guarito e la ragazza passava molto tempo in sua compagnia cavalcando per il prato esterno al villaggio.
Durante quel mese, i Difensori avevano espanso le mura e distribuito più torrette. Così Aurora poteva portare i cavalli al pascolo all'esterno senza rischiare di incappare in brutte situazioni. D'altro canto, i Teschi Rossi sembravano spariti. Aurora non riusciva a capire il grado di pericolosità di quella tribù. Nick non ne sembrava preoccupato, piuttosto, si direbbe infastidito. Dopo l'attacco, le difese erano state migliorate e, ormai, i campi di forza tek proteggevano il villaggio stabilmente. Ma nient'altro era stato fatto. Anche Jenny si era quasi ripresa, ma avrebbe dovuto fare un po’ di fisioterapia. Sophie era stata categorica: doveva riposare ancora e pazientare.

Quanto a lei, Aurora si stava prendendo cura delle creature di Lex, acquatiche incluse, e passava molto tempo con gli equus della tribù. Ad occuparsi di questi ultimi era Yannis, ragazzo dai capelli neri e gli occhi castani. Aurora lo aveva intravisto quando era andata a chiamare Lex su richiesta di Nick. Passando molto tempo lì, era inevitabile per Aurora incontrarlo, stringere amicizia e farsi insegnare come accudire i cavalli. Lo riteneva un ragazzo paziente e amorevole e sapeva sempre come reagire a seconda della situazione. A volte, faceva battute stupide, ma lei apprezzava questa capacità di saper scherzare e quindi sorrideva. Vedendosi ormai tutti i giorni, i due si erano avvicinati e Aurora poteva dire di provare una certa simpatia per lui.

Quel giorno, si sarebbero incontrati in spiaggia ma Yannis le aveva detto di avere una sorpresa. Su suggerimento di Giselle, Aurora si era preparata come poteva. La piratessa le aveva detto che per Yannis era un appuntamento e, infatti, il ragazzo non aveva menzionato i cavalli. Quello era il suo giorno libero e aveva invitato la rossa a fare una passeggiata al lato opposto della spiaggia.

Aurora era un po' agitata, non aveva mai incontrato nessuno per un appuntamento. Ma le sue preoccupazioni svanirono quando vide Yannis ad aspettarla con un braccio dietro la schiena e la mano destra che la salutava. Le veniva incontro con un grande sorriso.

La ragazza salutò con un timido “Ciao” e Yannis le mostrò quello che aveva nascosto dietro la schiena «Un mazzo di fiori per il fiore più bello.»

«Oh, hem, grazie.» rispose Aurora arrossendo e annusò il profumo delicato dei fiori.

«E non è tutto.» le disse Yannis con un sorriso e prendendola per mano. La accompagnò poco lontano sulla spiaggia, in un punto dove era adagiato un lenzuolo sulla sabbia e un cesto per il cibo «Spero che non ti dispiaccia mangiare qualcosa di buono, accompagnata dal rilassante suono delle onde.» aiutò la ragazza a sedersi e frugò nel cestino «Anche se... il piatto forte sono io!» esclamò facendole l'occhiolino con espressione sorniona.

Aurora sorrise divertita, sarebbe stata una giornata piacevole.

\\\\\\\\\\\\\\\\

Oh! Capitolo finito! Sì, ci ho messo praticamente un anno, vi chiedo scusa! Ma, ormai, quando sono sotto stress da esami, non riesco a fare più niente! Spero vivamente che il prossimo capitolo venga fuori molto prima. In realtà, ne sono quasi sicura visto che so cosa scrivere heheheh
Beh, alla prossima allora!


  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > ARK: Survival Evolved / Vai alla pagina dell'autore: MayaPatch