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Autore: selenvphilia    05/08/2021    0 recensioni
“Kyojuro…io voglio vivere…per restare con te…” glielo aveva mormorato fra le lacrime mentre ogni suo respiro sembrava essere l’ultimo. Sapeva che non avrebbe mai potuto dimenticare quelle parole, il modo in cui agonizzante aveva implorato per continuare a vivere. “Kyojuro. Grazie. Addio”.
una piccola one-shot nata dall'ascolto di "homura" cantata da lisa, un testo che si potrebbe definire a metà tra la personificazione stessa della canzone ed il contesto in cui simili parole potrebbero essere nate.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kyoujurou Rengoku
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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«Homura…» ardeva. Qualcosa dentro il suo petto bruciava, divorando ogni sentimento razionale e sensato. Non era il suo solito ed avvincente ottimismo, quel fuoco era tutt’altro: disperazione.
«Homura…» chiamò ancora, nel silenzio struggente della notte.
Il vento soffiava fiacco fra gli alberi, la luna illuminava a malapena la zona ed ogni cosa sembrava così monotona che Rengoku non riuscì nemmeno a pensare potesse trattarsi di un incubo. Le sue gambe si mossero senza preavviso e si ritrovò ad un passo dal viso pallido e candido della fanciulla. Piano una mano le sfiorò la gota nivea, le dita scivolarono senza difficoltà sulla pelle gelida ed il ragazzo rabbrividì nell’animo, eppure nemmeno quel freddo diede sollievo all’ardere incontrollato all’interno del suo petto.
«Fin dall’inizio non ho mai capito nulla di te. Eppure hai sempre avuto ragione: l’anima è come una fiamma, terribilmente instabile e distruttiva».
La sua esistenza sembrò fermarsi in quell’istante che pareva eterno, un’immagine bella e maledetta di due amanti al culmine del loro sentimento. Rengoku sentiva la gola bruciare, secca, scartavetrata e solo allora si rese conto che le sue urla squarciavano la quiete della foresta in quella notte invernale. Il gelo della neve non lo toccava così come la freddezza del vento; il mondo non esisteva più, c’erano solo lui, quella fanciulla dalla giovinezza ora perpetua e la signora nera.
Ad un certo punto le gambe cedettero e si ritrovò in ginocchio, ai piedi del gigantesco pino. Anche in quella posizione non chinò il capo, gli occhi si rifiutavano di muovere lo sguardo dalla fanciulla. Nonostante la morte fosse scesa su di lei, nulla di Homura sembrava essere cambiato – forse perché aveva sempre avuto una bellezza ultraterrena, Rengoku gliel’aveva detto tantissime volte.
Perché sei dovuta andare via?
Era spaventato, terrorizzato. Lui che aveva iniziato a vivere così intensamente solo per restare al suo fianco come avrebbe fatto adesso ad andare avanti senza voltarsi indietro?
Mi sento solo, è doloroso.
Ci volle davvero tanto coraggio per socchiudere gli occhi e prendere un respiro profondo, l’odore ferroso e stagnante di sangue gli invase velocemente le narici e per poco Rengoku riuscì a trattenere un conato di vomito. Allungò le mani con decisione solo quando la sua mente riuscì a realizzare di star per toccare quello che ora era solo un cadavere; Homura era morta, illudersi oltre gli avrebbe solo straziato maggiormente il cuore. Lo capì in fretta, forse più velocemente di quando aveva mai fatto in tutta la sua vita: quegli occhi non si sarebbero mai più aperti, il torace non si sarebbe mai più rigonfiato per riempirsi d’aria e le labbra non si sarebbero mai più contratte nel leggero sorriso che gli illuminava le giornate.
Cosa dovrei fare ora in questo mondo dove tu non esisti più?
Anche se lo sapeva bene che quella non era più la donna che amava ma un contenitore vuoto ed esangue, Rengoku la strinse comunque a se. Continuava a chiedersi cosa sarebbe potuto accadere se quella sera fosse tornato prima. Continuava a chiedersi se lui ed Homura avrebbero cenato, chiacchierato e fatto l’amore fino a tarda notte come ogni giorno. Continuava a chiedersi se sarebbe stato capace di salvarla. Ma la verità non lasciava scampo a quei dubbi ed il corpo che giaceva fra le sue braccia ne era la prova lampante.
Kyojuro…io voglio vivere…per restare con te…” glielo aveva mormorato fra le lacrime mentre ogni suo respiro sembrava essere l’ultimo. Sapeva che non avrebbe mai potuto dimenticare quelle parole, il modo in cui agonizzante aveva implorato per continuare a vivere. “Kyojuro. Grazie. Addio”.
Lei che aveva sempre messo in dubbio ogni cosa, dalla bontà umana alla crudeltà dei demoni aveva finito per essere follemente amata da un umano e barbaramente uccisa da un demone. In una sola notte Rengoku capì quanto potesse essere doloroso amare, ma non si pentì di nulla mentre il suo cuore naufragava nell’amara accettazione della solitudine.
   
 
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