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Autore: Altair13Sirio    07/08/2021    4 recensioni
[Darling in the FranXX]
Mille anni di pace non bastano a far svanire il passato. Quando dalle profondità della terra emergono dei giganti antichi, Hachi e Nana capiscono che il futuro dell'umanità è nuovamente incerto e dovranno agire per proteggere il mondo che hanno aiutato a costruire.
Formata una squadra di nuovi Parasite, i due adulti metteranno a disposizione le loro conoscenze e la loro esperienza per guidarli verso la battaglia, ma non tutto sarà facile per la nuova squadra e i ricordi di vecchi amici ritorneranno a galla dopo tanto tempo.
"Non credo che il caso possa andare così lontano... Forse il destino... E' così e basta. E ora noi dobbiamo prenderci cura di quei ragazzi!"
Genere: Azione, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Alle sette e mezza davanti alla panetteria, questo era l’appuntamento di tutti i giorni che i ragazzi si erano dati. Mitsuru era sempre il primo ad arrivare, ma quel giorno sembrava che gli altri stessero tardando più del solito.
Guardò l’orologio con impazienza, poi diede un altro sguardo alla strada per cercare qualche segno familiare, ma non vide niente che potesse preannunciare l’arrivo dei suoi amici. Spazientito, decise di entrare e aspettarli dentro.
L’odore di pane appena sfornato inondò le narici di Mitsuru quando ebbe spostato la porta scorrevole di vetro. Il viavai della gente nella panetteria era uno spettacolo stupendo, come ogni volta: c’erano gli studenti che si affrettavano a scegliere qualcosa da portare a scuola per più tardi, persone che passate di là non erano riuscite a resistere alla tentazione di uno dei dolci esposti in vetrina e adesso faticavano a scegliere, e poi la gente dietro al bancone che correva dal retro e serviva i clienti; era lì che si trovava il suo amico Futoshi, che lo salutò con un gesto della mano quando lo vide comparire alla porta.
Un paio di studentesse passarono accanto a Mitsuru portandosi via due sacchetti di carta chiusi e lo salutarono:<< Buongiorno prof! >>
Mitsuru gli mandò un sorriso prima di avanzare verso il bancone e prendere posto a uno degli sgabelli liberi; la panetteria di Futoshi permetteva anche di consumare la propria merenda sul posto e raramente si trovava posto con tanta facilità. Ci vollero pochi secondi prima che Futoshi lo raggiungesse e si posasse al banco con il gomito chiedendogli:<< Che cosa prende oggi il mio cliente preferito? >>
Mitsuru sorrise e la mano che aveva poggiata alla guancia sprofondò verso la sua nuca. << Ancora niente, Futoshi. Sto aspettando che arrivino quegli idioti e mi ero stufato di starmene al freddo. >>
Ancora prima che finisse di parlare, una voce acuta proveniente dall’entrata sovrastò la sua e gli fece subito venire il mal di testa:<< Guarda che ti sento! E non provare a prenderti il cornetto al cioccolato che mi piace tanto! >>
Mitsuru si grattò un orecchio e assunse un’espressione seccata piena di teatralità. << Ed ecco che arriva a far baccano. >>
Zorome si sfilò la borsa dalla spalla e la tenne per qualche secondo dalla tracolla mentre lui e Goro si inoltravano all’interno della panetteria di Futoshi. << Ma guarda che seccatura! Per una volta che arrivo cinque minuti in ritardo deve mettersi a fare queste scenate… >>
<< Sono almeno quindici. >> Disse Mitsuru tenendo lo sguardo fisso davanti a sé. Zorome non lo poté vedere, ma gli era comparso un sorrisetto divertito sul volto quando aveva detto quella frase.
Il piccoletto si sedette lasciando uno spazio tra sé e Mitsuru e borbottò qualcosa di incomprensibile mentre Goro prendeva posto sulla sedia libera; anche da quando erano cresciuti, lui era rimasto sempre il più basso del gruppo e Mitsuru si divertiva un mondo a prenderlo in giro per questo.
<< Andiamo, ragazzi! >> Fece Futoshi incrociando le braccia. Non perdeva mai il suo sorriso, i battibecchi tra Zorome e Mitsuru poi erano uno spasso da vedere. << Non vorrete cominciare una giornata così bella con un litigio? >> Disse dopo essersi voltato a prendere qualcosa alle proprie spalle ed essere tornato con un piattino con sopra un cornetto alla cioccolata per Zorome, avvolto in un tovagliolo.
Questo si illuminò in volto quando vide il cornetto, ma dopo che lo ebbe posato sul banco di fronte a sé, si accasciò sulla spalla di Goro e sbuffò con aria esausta. << Veramente l’ho già fatto! Miku non mi lascia respirare nemmeno per un istante, sempre ad abbaiare ordini… >> Poi imitò il latrato di un cane con una voce acuta molto simile a quella della sua ragazza, facendo ridere il gruppo.
<< Ancora problemi con l'appartamento? >> Domandò il panettiere. Sapeva che non si trattava di veri e propri litigi, ma quei racconti di Zorome e Miku erano all'ordine del giorno.
<< Nah… L'appartamento non c'entra, mi sono ricordato di pagare l'affitto in tempo questa volta… >>
Goro rise. Zorome gli lanciò un'occhiataccia, ma continuò a raccontare.
<< E' solo che adesso si è messa in testa di fare l'arredatrice di interni, e quindi appena sposto qualcosa vuole essere sicura che non rovini "l'armonia della stanza" o qualcosa del genere e finisce sempre per farmi muovere tutto quanto ed è esasperante! >> Sospirò il ragazzo spostandosi il ciuffo dall’altro lato del viso.
<< Quindi ha davvero intenzione di lasciare la scuola? >> Chiese Mitsuru, dispiaciuto al pensiero che Miku se ne andasse.
Zorome poggiò una guancia sulla mano e sbuffò. << Chissà… Ha un sacco di grilli per la testa. >> Mormorò. << Dice che prima di crescere una famiglia è necessario avere un lavoro più stabile di quello dell'insegnante. Vuole assicurarsi che i nostri figli abbiano tutto quanto a disposizione, che non gli manchi niente… >>
<< Oh, quindi ne avete parlato! >> Commentò Futoshi, contento di quella notizia. << Congratulazioni! >>
Zorome non reagì molto mentre quello lo scuoteva con entusiasmo. << Insomma… Sembra ancora un argomento tabù per lei. Dice che ha troppa paura di passare quello che ha passato Kokoro alla sua prima gravidanza… >>
Mitsuru sembrò voler dire qualcosa, ma non lo fece e rimase a guardare l'amico in silenzio.
Futoshi si mise le mani sui fianchi e indietreggiò un poco mentre il piccoletto del gruppo si ricomponeva. << Bé, almeno ne avete parlato. E' un primo passo verso la direzione giusta, e quando vi sentirete pronti si vedrà… >>
<< Mah… Forse è meglio così, quella donna non è veramente adatta a fare la madre secondo me… >> Rispose quello poggiando i gomiti al banco. << E' veramente insopportabile! Non posso riposarmi cinque minuti che mi urla dietro; oggi stavo per uscire e mi ha gridato dal bagno di tornare immediatamente indietro per mettere a posto degli asciugamano. Lei oggi dormirà tutta la mattina e io che sono già sulla porta devo perdere tempo con i suoi maledetti asciugamano! Come pensi che crescerebbero dei bambini con questo trattamento? >>
<< Di sicuro saranno ben disciplinati! >> Disse Goro sghignazzando. << E poi penso che faccia bene a tenerti al guinzaglio così; ci vuole qualcuno che non ti faccia battere la fiacca! >>
<< Ma è troppo ossessiva… Anche a scuola, non mi toglie gli occhi di dosso! >> Protestò l’altro. << Anche se scappassi su Marte, finirebbe per trovarmi. >>
Le risate di Goro e Futoshi riempirono la panetteria attirando l’attenzione di alcuni dei clienti; c'era poco viavai in quel momento, quindi il panettiere poteva anche permettersi una piccola pausa per chiacchierare con i suoi amici. Anche Zorome si unì alle risate, nonostante stesse cercando di mostrarsi seccato, ma era inutile: non ci riusciva proprio ad essere veramente arrabbiato quando pensava a Miku.
Alle risate però non si unì Mitsuru, che invece si incupì improvvisamente. Fu Goro ad accorgersene e a sfiorargli una spalla.
<< Ehi, che succede? >>
Mitsuru si mosse come un palloncino spinto dal vento e si voltò pochi istanti dopo con una espressione vuota. << Marte… >> Mormorò con lo sguardo perso nel vuoto. << Divertente. >>
Gli sguardi dei tre ex Parasite si posarono tutti sul loro vecchio compagno e fu proprio Zorome a esprimere le proprie preoccupazioni. << Ehi, ma che hai? Sei diventato bianco come un lenzuolo… >>
<< Sei sicuro di stare bene, Mitsuru? >> Gli fece eco Futoshi.
I quattro adulti rimasero in silenzio per qualche secondo, ma il tempo sembrò rallentare enormemente in quegli istanti. Fu Futoshi ad allarmarsi, dopo aver attentamente studiato l’espressione del suo amico.
<< Non sarà che Kokoro si è sentita male…?! >>
<< Kokoro non c’entra. >> Si affrettò a dire Mitsuru per rassicurarlo. << Sono io quello che ha problemi. >>
I tre amici rimasero zitti. Nessuno voleva provare a dire niente per non interpretare male le parole di Mitsuru, ma forse stavano cominciando a capire di che cosa si trattasse: lui gliene aveva parlato, dei suoi sogni ricorrenti riguardanti vecchi amici che non c’erano più. Il legame tra lui e Hiro non sarà stato sicuramente il più idilliaco all’interno della squadra, ma anche dopo aver risolto le loro divergenze, Mitsuru aveva sempre sentito di non aver mai chiarito del tutto le cose con il “ragazzo prodigio” della loro squadra.
<< Ti va di parlarne? >> Chiese infine Goro, uno sempre disponibile a dare consigli.
Mitsuru fece una smorfia continuando a guardare in basso. Non che ci fosse qualcosa di cui vergognarsi e i suoi amici già conoscevano il suo problema, ma temeva di diventare una seccatura per loro facendo così. << Sapete già di che cosa si tratta, non c'è nulla di nuovo… Mi chiedevo solo… >> Disse alzando lo sguardo con un’espressione di sconfitta in viso.
Mitsuru si interruppe e inspirò lentamente, guardando i suoi amici uno a uno; poi si portò una mano alla testa e si massaggiò una tempia, dicendo:<< Voi siete stati su Marte… L’avete visto? Com’era? >>
I ragazzi erano sorpresi; pensavano che gli avrebbe chiesto direttamente di Hiro, invece Mitsuru si ricollegò alla discussione di prima. Quando loro tre partirono per riportare Zero Two a casa, lasciando Mitsuru ad accudire Kokoro allora incinta di sua figlia Ai, ancora non sapevano che quella sarebbe stata l'ultima occasione per salutare Hiro, prima che decidesse di sparire in quel portale assieme alla sua anima gemella alla volta dello spazio, per chiudere la guerra con i VIRM una volta per tutte. Il fatto di non aver mai potuto dirgli addio era stato un peso difficile da sopportare per Mitsuru.
Goro capì perché Mitsuru volesse sapere di Marte, e cominciò a parlare:<< L’idea di essere così lontani da casa rendeva tutto molto più terrificante… Come se non bastasse il fatto che stessimo rischiando la vita in prima persona, contro dei nemici potentissimi. Però quel mondo inesplorato, così estraneo eppure in qualche modo vicino a noi, anche se non ho avuto il tempo di ammirarlo per bene, mi è sembrato bellissimo. >>
<< Bellissimo… >> Ripeté pensieroso Mitsuru. << Non sarebbe bello scoprirlo? Farlo diventare un mondo non più inesplorato, ma familiare. >>
Goro lo osservò per qualche secondo, perplesso. Poi si appoggiò quasi completamente al bancone con il braccio e guardò in alto con aria assente. << Chissà… Forse, un giorno. >>
<< Ma è un pianeta vuoto! >> Disse Zorome. << A che servirebbe farlo? >>
Goro lo incalzò:<< Non hai spirito di avventura, vecchio mio! >> Tornò a sporgersi in avanti mentre il suo amico si voltava per rivolgergli uno sguardo interrogativo. << Non deve esserci un motivo per volere andare su Marte. Lo possiamo fare per pura curiosità, o per scoprire qualcosa di più del mondo che ci ospita… Potremmo scoprire grandi cose semplicemente raccogliendo una roccia dal suolo, e già questo sarebbe un traguardo incredibile. >> Disse con quel luccichio negli occhi che lo caratterizzava; era difficile parlare di quelle cose con lui, perché non sempre riusciva a spiegarsi in modo sensato a causa della sua sete di conoscenza.
Goro si spinse indietro sullo sgabello e sorrise rilassato, prima di riprendere a parlare. << E poi c’è il desiderio di spingersi oltre i limiti del possibile, sconfiggere le barriere che ci legano nelle nostre gabbie… In poche parole, compire qualcosa che dimostri che siamo veramente i padroni del nostro destino, capaci di fare grandi cose, e non solo dei semplici passeggeri della vita! >>
Zorome vide negli occhi del suo amico la stessa scintilla che avevano i suoi alunni quando si appassionavano a un argomento, e capì come mai avesse voluto viaggiare tanto una volta tornato da Marte, anni addietro; anche dopo tutto quel tempo, il suo desiderio di esplorare il mondo non si era mai spento né appagato.
Mitsuru annuì, comprendendo in parte il ragionamento di Goro; tuttavia lui pensava a qualcos’altro quando immaginava il pianeta rosso. << Ed è lì che avete visto Hiro e Zero Two per l’ultima volta, vero? >> Disse con tono grave.
Il silenzio calò sui quattro amici e gli sguardi tornarono tutti quanti su Mitsuru. Finalmente scopriva le sue carte e andava dritto al punto.
<< Bé, sì… >> Mormorò Futoshi. << Quel gigantesco portale si è aperto proprio in mezzo ai due satelliti… E loro ci sono passati attraverso. >>
Mitsuru rimase in silenzio annuendo ancora. Passarono pochi secondi prima che ricominciasse a parlare, e questa volta la sua domanda lasciò a bocca aperta i ragazzi; con l’espressione più seria che avrebbe potuto trovare, disse:<< Credete che si potrebbe riaprire? >>
Quell’idea, quel pensiero seppur inimmaginabile e impossibile, per un attimo diede i brividi ai tre ragazzi con cui stava parlando Mitsuru. Nessuno di loro aveva mai ipotizzato la riapertura del portale, e non solo per il fatto che fosse praticamente impossibile capire come funzionasse o anche solo raggiungerlo; una volta attraversato, non avevano idea di dove avrebbe potuto spedirli né di quanto tempo sarebbe passato, né se avrebbero trovato effettivamente qualcosa dall’altra parte.
Non c'era nemmeno una reale motivazione per cui fosse necessario tentare di riaprire il portale con tutta questa fretta; a parte la curiosità scientifica, tutta l'urgenza di Mitsuru non era giustificata. Non c'erano segnali di imminenti pericoli dallo spazio, né prove che i VIRM fossero sopravvissuti all'attacco finale. Nonostante ciò, Mitsuru fu contrariato dagli sguardi che gli si rivolsero.
<< Come fate ad esserne sicuri? >> Disse battendo i pugni sul banco, infiammandosi improvvisamente come se gli fosse stato già negato ciò che voleva dire. << Come fate ad essere sicuri che loro non possano essere ancora là? >>
Era come se avessero deciso già di abbandonarli, anche quando c'era la possibilità che Hiro e Zero Two fossero ancora da qualche parte nello spazio, alla ricerca di un modo per tornare. Vide gli sguardi dei suoi amici farsi colpevoli mentre elencava loro le possibilità.
<< Noi non sappiamo cosa gli sia successo veramente. Nessuno di voi ha visto come si è svolta la battaglia… Potrebbe essere che abbiano vinto e il portale si sia richiuso alle loro spalle, impedendogli di tornare a casa. E nonostante ci sia questa possibilità, voi preferite restare a fare finta di niente e comportarvi come se siano andati per sempre? >> Mitsuru li sgridò. Aveva tutto il diritto per essere arrabbiato, anche se non avrebbe potuto certo prendersela con i suoi amici per quello; anche il suo discorso non suonava del tutto insensato, nonostante i grandi interrogativi che lo rendevano un condizionale perpetuo.
Anche avendo senso, quell'idea sarebbe potuta restare solo tale. << Mi piacerebbe che fosse come dici tu, Mitsuru. >> Mormorò Goro tenendo lo sguardo basso, sorridendo mestamente. << Purtroppo, anche se fosse così, potremmo fare ben poco per loro. Le probabilità che siano ancora vivi, da qualche parte, sono bassissime, e noi non avremmo modo per aiutarli. >>
Freddo e diretto, proprio come avrebbe dovuto essere. Se Hiro e Zero Two avevano impiegato tutto quel tempo per raggiungere i VIRM attraverso il portale, non avrebbero mai potuto ripercorrere la strada al contrario senza un passaggio che accorciasse il viaggio, anche essendo nelle condizioni di intraprenderlo. Era impossibile, e Mitsuru non avrebbe fatto che torturarsi a pensare a tutte quelle cose.
<< Mitsuru, dobbiamo accettare che i nostri amici si sono sacrificai perché noi potessimo continuare a vivere. Quando sono partiti sapevano quanto fossero scarse le loro probabilità di sopravvivenza, eppure non ci hanno pensato neanche un minuto. >> Continuò alzando una mano per interrompere i tentativi di protesta dell’amico. << Lo hanno fatto perché noi potessimo avere una possibilità per andare avanti. Ci hanno salutato, sapendo che non sarebbero tornati. >>
Mitsuru sbatté con più forza le mani sul bancone, il volto contratto in una smorfia rabbiosa. Futoshi e Zorome sobbalzarono per lo spavento e temettero che i loro amici fossero a un passo dall’arrivare alle mani, ma Goro era tranquillo.
<< E a te sta bene così? >> Chiese il primo dei due, ringhiando.
Goro rimase impassibile e parlò con voce ferma. << Sì. Perché grazie a loro adesso ho una famiglia, posso vivere libero e tramandare a qualcuno la storia del loro gesto. Anche tu gli devi molto, anche di più di me. >>
Il viso di Mitsuru, attraversato dalla rabbia, lasciò spazio rapidamente allo sconforto. Sapeva che Goro aveva ragione, ma proprio perché doveva moltissimo a Hiro non riusciva a trovare pace.
Alla fine le braccia di Mitsuru cedettero e lui si sedette pesantemente sullo sgabello da cui si era sporto; alzò le mani di fronte alla faccia e le pressò sopra agli occhi, salendo lentamente sulla fronte e passando le dita in mezzo ai suoi capelli, che spettinò. Solitamente Mitsuru teneva moltissimo a mostrarsi ordinato, ma non esitò neanche un attimo a lasciarsi andare a quel gesto di esasperazione, e quando ebbe respirato a fondo, chiese:<< Vuol dire che dovrei arrendermi? >>
I tre amici si scambiarono degli sguardi esitanti mentre lui attendeva una risposta. Alla fine fu di nuovo il più saggio tra loro a rispondere:<< So che sembrerà scontato, ma… E’ quello che vorrebbero loro. >>
Lo sguardo di Mitsuru si fissò sul soffitto con orrore quando sentì quelle parole. Gli si tagliò il fiato, come se Goro gli avesse appena dato un pugno nello stomaco; eppure, nonostante fosse deluso da quel risultato, Mitsuru si sentì un po' più leggero.
<< Se non fosse stato per permettere a noi che eravamo rimasti indietro… A tutti quelli che avevano affidato le proprie vite alle loro mani, per quale motivo avrebbero dovuto sacrificarsi così? >> Disse Zorome, cercando uno spazio in cui mettere il proprio pensiero e aiutare così il suo amico ad accettare quella cosa.
L’espressione di Mitsuru si fece sempre più affranta. Non era pronto a lasciare andare il ricordo di Hiro; com'era possibile che i suoi amici lo avessero accettato così facilmente?
<< Sai, Mitsuru… Quando Hiro e Zero Two ci lasciarono per entrare nel portale, sentì nelle loro voci la rassegnazione. >> Mormorò Goro con nostalgia nella voce. << Non era una rassegnazione piena di rimpianti, ma serena… Loro avevano già accettato di andare fino in fondo per tutti noi. Sapevano come sarebbe andata a finire, eppure ci lasciarono con un sorriso e la promessa di tornare il prima possibile, perché se anche solo ci fosse stata una piccolissima speranza di tornare qui, loro ci avrebbero sicuramente provato. >>
<< E noi non dovremmo fare lo stesso, pur essendoci solo una possibilità su un milione che possano ancora essere lì? >> Tornò all'attacco Mitsuru, ripresosi dallo sconforto di quella situazione. Continuavano a ripetere gli stessi concetti usando parole diverse, quella conversazione aveva raggiunto un punto morto e lui si stava alterando; Goro, invece, cercava ancora di ragionare con lui.
<< Se avessimo gli strumenti per cercarli, per raggiungere anche solo Marte e provare a riaprire quel portale, allora sì e io sarei il primo ad appoggiare questa idea. >> Lo sguardo grave del loro vecchio caposquadra. << Ma nelle nostre condizioni possiamo fare ben poco. E poi ognuno di noi ha le sue responsabilità, delle vite da mantenere… Non è più come quando eravamo dei Bambini. >>
Mitsuru pensò a Kokoro, a quanto fosse fragile in quel momento, e ai loro bambini. Cosa avrebbe fatto lei se il marito avrebbe deciso di partire per cercare Hiro? Molto probabilmente, conoscendola, lo avrebbe appoggiato e potendo sarebbe partita con lui in quel viaggio impossibile. Ma quanto avrebbe sofferto veramente? Soffriva già così tanto per la sua condizione, e quanta di quella sofferenza era causata dai continui dubbi di Mitsuru, che si riflettevano su di lei? Perché lei era la sua cura, il suo riparo… Tutto quello che poteva turbarlo, lei era capace di mandarlo via. Ma doveva essere onesto con sé stesso e ammettere che ci fosse un limite a quanto una persona sola, per quanto buona come la sua Kokoro, potesse sopportare.
<< Ho capito, Goro. >> Disse Mitsuru nascondendo la faccia tra le mani. << Ho capito… So che è assurdo, e so che avete ragione voi… >> Mormorò tremando. Sentì il bisogno di piangere e lottò con tutto sé stesso per non scoppiare in lacrime di fronte ai suoi amici. << Ma non riesco a fare a meno di pensarci. Il modo in cui urlava nel mio sogno, il modo in cui mi chiamava… Mi ha fatto sentire come se io lo avessi abbandonato. >>
<< Non è così. >> Disse Futoshi allungando una mano e posandola sulla spalla dell’amico. Gli rivolse un sorriso rassicurante, uno dei sorrisi morbidi di quel suo faccione tondo con cui di solito accoglieva i clienti alla panetteria, facendoli sentire come se fossero a casa. Anche Mitsuru si sentì a casa per un momento, e poté capire anche perché; in fondo erano sempre stati una grande famiglia. << Non possiamo sapere come siano andate le cose laggiù nello spazio, ma quello che possiamo fare è continuare a vivere la vita migliore che possiamo, per non sprecare il sacrifico di Hiro e Zero Two! >>
Un piattino con sopra un cornetto al cioccolato scivolò sul banco e si fermò di fronte a Mitsuru; Zorome distolse lo sguardo e facendo finta di niente borbottò:<< Ti serve più che a me. E vedi di farti passare questa depressione, o non sarà più divertente prenderti in giro! >>
Mitsuru fissò il piatto con sopra il cornetto ancora caldo preparato da Futoshi e sbatté le palpebre allibito; se Zorome aveva rinunciato alla sua preziosa colazione, significava che doveva essergli sembrato veramente penoso. Sorrise tristemente quando si rese conto che forse non sarebbe mai riuscito a rivedere Hiro, ma almeno avrebbe sempre avuto al suo fianco degli amici così.
La colazione del gruppo fu breve: avevano già impiegato parecchio tempo a parlare del suo sogno e quindi dovettero sbrigarsi per potersi dirigere tutti a lavoro. Lui e Zorome erano diretti a scuola, mentre Goro doveva raggiungere il suo studio a un quarto d'ora di cammino da lì, e Futoshi doveva tornare a occuparsi dei clienti; a quell'ora arrivava la seconda ondata di studenti, i ritardatari che non volevano rinunciare alla colazione anche a costo di essere sgridati a lezione. Nonostante la fretta, tutti e quattro riuscirono a godersi qualche minuto di spensieratezza come vecchi amici.
<< Mitsuru! >> Mentre era sulla porta, l'insegnante sentì la voce del suo amico Futoshi chiamarlo dal fondo della sala e si voltò per sentire cosa volesse dirgli.
<< Oggi pomeriggio pensavo di andare a visitare la tomba di Ikuno. Ti va di venire con me? >>
Nonostante stesse ancora sorridendo, Mitsuru vide la nostalgia negli occhi di Futoshi. Non sapeva esattamente perché glielo avesse detto, ma sentì che sarebbe stato giusto accettare l'invito.
<< Allora ti aspetto. >> Lo salutò Futoshi ammiccando, prima di tornare sul retro a impastare il pane.
Mitsuru tornò a voltarsi e uscì finalmente dalla panetteria. Sì, una visita alla sua vecchia partner forse lo avrebbe aiutato.
   
 
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