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Autore: crazy lion    08/08/2021    0 recensioni
Il 14 marzo è il White Day in Giappone, un giorno in cui i ragazzi fanno un dono alle ragazze come simbolo d'amore. Anche per Julie, allenatrice di Pokémon e capo palestra della regione di Arbora e il fidanzato Edward è così, ma quel giorno sarà ancora più speciale per i due, perché lui le chiederà di sposarla. Che cosa risponderà Julie? Come andranno le cose?
Storia stilata con Emmastory.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà degli autori che li hanno ideati. La regione di Arbora è stata inventata da Emmastory, che mi ha permesso di utilizzarla.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Nuovo personaggio, Pikachu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Pika-Love

MARZO AL CIOCCOLATO

 

Quella mattina, Julie non voleva proprio aprire gli occhi. Il tepore delle coperte era troppo invitante e la invogliava a dormire ancora. Mezz'ora dopo, qualcuno bussò alla sua stanza.
"Chi è?" chiese un'assonnata Julie.
"Sono Eva, posso entrare?"
Era anche lei un'allenatrice di Pokémon, come Julie, che però era anche la capo palestra di quella regione: Arbora.
La ragazza uscì in fretta e furia dal letto e lo rifece al meglio delle sue possibilità, poi si tolse il pigiama e si infilò una comoda tuta da ginnastica.
"Vieni" disse.
Eva entrò. La stanza era in disordine.
"Julie con i vestiti per terra? Mai vista una cosa del genere."
Dovevo metterli a lavare, mi sono caduti per sbaglio" disse raccogliendoli. "Comunque, buongiorno."
"Buongiorno dovrei dirlo io a te, vista la tua faccia. Dormito male?"
"Al contrario, benissimo, ma avrei riposato ancora. Ci sono ancora vestiti per terra?" chiese, tastando.
Era non vedente e quello era il suo unico modo di capire dove si trovavano le cose.
"No, li hai raccolti tutti."
"Bene." Andò in bagno e li mise nel cesto della roba da lavare. "Li porto in lavatrice."
Ce n'era una in comune per tutti gli allenatori di quella palestra.
"Faccio io, non vorrei rotolassi giù per le scale."
Eva aveva ragione. Se avesse perso l'equilibrio si sarebbe fatta male, e poi come avrebbe fatto a portare il cesto con due mani? Doveva per forza tenersi al corrimano e usare il bastone.
"Comunque," riprese Eva, "sai che giorno è oggi, no?"
"Il 14 marzo!" esclamò tutt'a un tratto lei.
Se n'era completamente dimenticata. Era il White Day. Il 14 febbraio, in Giappone, le ragazze fanno un dono ai ragazzi che interessano loro. Julie, innamorata e fidanzata con Edward da cinque anni, gli aveva regalato il peluche di un unicorno e del cioccolato. Ora era curiosa di scoprire cosa le avrebbe regalato lui.
"Il tuo damerino ti aspetta fuori" disse Eva scendendo le scale.
Julie fece colazione in fretta nel refettorio, poi corse a pettinarsi meglio i capelli litigando con un nodo che non voleva sciogliersi e infine andò fuori con lo zaino pieno di sfere poké. Lasciò liberi tutti i quarantasei Pokémon che aveva, in modo che si cibassero o giocassero insieme e poi si dedicò al suo fidanzato.
"Ciao!" esclamò, felice di vederlo.
"Ciao, Julie."
"È molto che aspetti? Scusa, ho dormito troppo e…"
Lui le chiuse la bocca con un bacio.
"Tranquilla, sono qui da soli cinque  minuti."
Il bacio si approfondì, le lingue si unirono e danzarono insieme. Gli unici a guardarli erano i Pokémon. La cosa metteva un po' in imbarazzo i due innamorati, ma in fondo si trattava solo di animali curiosi  del mondo umano.
"Ti ho portato de i regali" disse Edward a Julie.
Le diede una scatola di cioccolatini.
"Fondenti, i tuoi preferiti."
"Oh, grazie!"
Lei aprì la scatola e ne prese uno. Lo scartò e se lo mise in bocca.
"Buoni. Dove li hai comprati?"
"Nela pasticceria migliore della città."
"Ti saranno costati una fortuna!"
"Non importa, farei di tutto per te."
"Lo sai che ti amerei anche se non mi facessi regali, vero?"
"Ma certo."
La voce di Edward era così dolce. Era sempre gentile con lei e, da quando stavano insieme, non avevano quasi mai litigato.
Pikachu si avvicinò, curioso, e volle annusare la scatola di cioccolatini. Julie l'aveva salvato trovandolo ferito nella foresta, ma grazie alle cure dell'Infermiera Joy al centro Pokémon era guarito e stava bene. Ne prese uno in bocca, ancora incartato, e si allontanò.
"Dove andrà?" chiese Edward. "Non vorrà mangiarlo con la carta, poi starà male."
Lo portò a una femmina di Pikachu, che si differenziava da lui per avere la punta della coda a forma di cuore e non di fulmine. Le diede il cioccolatino, lei lo annusò e imitò la padrona, che ne aveva appena ricevuti dal suo ragazzo, scartandolo e mangiandolo, poi fece un verso come per ringraziare. L'allenatrice della Pikachu l'accarezzò, attenta a non rovinare il fiore rosa che le aveva messo sull'orecchio, poi si avvicinò a Julie.
"Grazie per quello che ha fatto il tuo Pikachu per la mia" le disse, sorridendo.
"L'ha fatto con il cuore" rispose Julie.
"Io sono Emma" si presentò questa.
Julie non poteva saperlo, ma per colore di occhi e capelli era uguale a Eva: marroni i primi, neri i secondi.
"Julie, molto piacere."
"Beh, vi lascio soli e torno dal mio lui. Sono stata molto felice di conoscerti. Buona giornata!"
Dopo averla salutata, lei ed Edward si concentrarono ancora su loro stessi.
"E mi hai fatto altri regali?" chiese la ragazza.
"Un altro."
Le porse una scatolina dove dentro c'era un anello d'oro.
Edward si inginocchiò.
"Julie, stiamo insieme da anni e io ti amo. Per questo vorrei che i nostri destini e le nostre vite  rimanessero legati per sempre. Mi vuoi sposare?"
Lei sorrise, con il cuore che scoppiava di gioia. Mai, mai si sarebbe aspettata un regalo simile.
"Sì! Sì, lo voglio!" esclamò, abbracciandolo e baciandolo.
I Pokémon di Julie fecero ognuno il loro verso, come se avessero capito cosa stava succedendo e fossero felici per loro. Eevee portò a ognuno dei fidanzati una baccarancia da mangiare, un frutto di colore blu. Loro ne assaporarono il gusto aspro ma anche dolce al contempo e poi, uno a uno, finirono la scatola di cioccolatini.
"Li abbiamo mangiati tutti!" esclamò Julie e risero insieme.
"Tranquilla, ho ancora la cioccolata che mi hai regalato  tu."
"Basta, non ne posso più di cioccolatini per oggi" decretò lei.
I due fidanzati fecero una passeggiata nella foresta e poi, nella stanza di Julie, si coccolarono sul letto. Quel 14 marzo al cioccolato era stato fantastico e la ragazza non vedeva l'ora di sposarsi.
Qualche mese dopo, all'inizio di un giugno pieno di sole, arrivò il giorno tanto atteso. Julie se ne stava in piedi nella sua stanza, davanti allo specchio e con Eva e la madre al seguito. Il padre c'era, ma sarebbe arrivato soltanto dopo.
"Julie, cara, l'abito ti sta benissimo" commentò Lisbeth, la madre, mentre le sistemava una ciocca bionda e ribelle.
"Grazie, mamma" rispose appena lei, con una piccola lacrima a solcarle il viso.
"Via ora, non vorrai rovinare il trucco!" commentò, esagerando con la voce per farla ridere. Fortunatamente, lo stratagemma funzionò, e la ragazza si calmò subito. Felice, fece un giro su se stessa, evidenziando i pizzi e i merletti che decoravano l'abito bianco.
"Ha ragione, stai d'incanto" fece sapere Eva, rimasta in silenzio fino a quel momento.
"Chu!" azzardò qualcun altro, un simpatico topolino giallo dalla coda a saetta.
Restando in silenzio, invece, Espeon fissò il piccolo Pokémon per qualche istante, e concentrato, lo sollevò in aria con un misto di grazia, maestria e indifferenza. A quanto sembrava, abilità psichiche come quella facevano comodo, specie quando qualcuno si intrometteva in un momento come quello. Confuso, il Pikachu si massaggiò la testa con la punta della coda, poi, come se nulla fosse accaduto, tornò a ridacchiare.
"Pika pi…" fece, con una sorta di sorriso stampato sul muso, le gote rosse ad accentuarlo.
"Anche tu hai trovato una bella amichetta, eh, topolino?" gli chiese Lisbeth, abbassandosi per accarezzarlo.
E ancora una volta, imbarazzato, il piccolo Pokémon si grattò la testa con la coda. Era vero, ma non voleva certo dirlo. In breve, però, Julie fu pronta, e dopo essersi fatta ammirare anche dal padre, Lucien, finalmente uscì. Il viaggio verso la chiesa le apparve infinito, ma alla fine l'auto si fermò, e quando scese non le restò che entrare e percorrere la navata. Camminando, però, notò qualcosa, un verso fin troppo conosciuto. Quello di un Pikachu, chiaro, ma diverso dal suo. Ovvio era che non potesse vederla, ma al solo pensiero, sorrise. Sempre al suo fianco, Eva lasciò che il topolino di Julie si avvicinasse alla piccola compagna anche durante la cerimonia, che i due passarono tenendosi strette le zampe e intrecciando l'una all'altra le code diverse eppure uguali. A quanto sembrava, l'amore era davvero ovunque, quel giorno, e rendeva felici sia umani che Pokémon.
La campanella suonò e tutti si alzarono in piedi, poi si risedettero.
"Siamo qui riuniti oggi," iniziò il prete, "per celebrare l'unione di due giovani: Julie ed Edward, che dopo tanti anni insieme hanno deciso di coronare il loro sogno d'amore davanti a Dio."
Dopo le preghiere, le letture e la lettura del Vangelo venne la predica del Parroco, e infine il momento tanto atteso.
"Julie, vuoi tu prendere Edward come tuo legittimo sposo, e promettergli di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, finché morte non vi separi?"
"Lo voglio" disse.
La sua voce risuonò forte e chiara, anche se rotta dall'emozione del momento.
La stessa domanda venne rivolta a Edward, ma al maschile, e anche lui rispose:
"Lo voglio."
I due si scambiarono gli anelli.
"Julie," disse Edward, "accetta questo anello come simbolo del mio amore e della mia fedeltà."
Lei fece lo stesso, ripetendo le medesime parole.
"E ora, per il potere che mi è stato conferito, io vi dichiaro marito e moglie" disse il Parroco.
Si levò un misto di applausi e versi, mentre il prete diceva:
"Può baciare la sposa"
e i due si univano e si abbracciavano forte.
Una volta a casa, o meglio, nel refettorio della palestra, i due trovarono una tavola imbandita.
"E questa?" chiese Julie.
"L'abbiamo preparata io e tuo padre" disse Lisbeth. "Sedetevi, vi serviamo noi."
Gli umani si accomodarono, compresa Eva, testimone di nozze di Julie, e i Pokémon aspettarono la loro razione di baccarance. Dopodiché, i genitori degli sposi servirono ogni tipo di cibo: arrosti e brasati con verdure lesse e patate al forno, diverse zuppe e pani di tutte le fatture.
Dopodiché, spreparato tutto e tolto il tavolo, il refettorio si trasformò in una pista da ballo. Edward portò a ballare la sua principessa e, alla fine di un Walzer suonato da un'orchestrina, tutti applaudirono. Fu uno dei giorni più belli della vita dei due, e quando la sera andarono ad abitare in una casa vicino alla palestra – avevano deciso così per avere un posto tutto loro – e fecero l'amore, fu il momento più bello e magico di tutti.
   
 
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