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Autore: Crudelia 2_0    09/08/2021    4 recensioni
Quando Harry trova una piuma di pavone bianco nell'ufficio del professor Snape l'ultima cosa che si aspetta è scoprire un segreto che nessuno avrebbe mai immaginato. Senza sapere come, al fianco di un altalenante Draco Malfoy, si trova coinvolto in un'indagine su tempi passati, su passioni nascoste e indizi nascosti tanto bene da far dubitare della loro esistenza.
E mentre cerca di dipanare la matassa di misteri, Harry si troverà alle prese anche con i suoi sentimenti, in un modo che mai avrebbe immaginato.
| Dal testo:
«Hai strappato una piuma ai miei pavoni?», chiese, suonando indifferente.
«No, l'ho trovata nell'ufficio del professor Snape». Insieme al biglietto che conservava nella tasca, ormai spiegazzato per quante volte l'aveva aperto e letto.
«Perché eri nell'ufficio di Snape?», chiese Malfoy, circospetto.
Harry sbuffò. «Hai intenzione di farmi entrare o devo parlarti dalla porta come un venditore ambulante?».
Malfoy corrugò la fronte. Probabilmente non lo sapeva nemmeno, cos'era un venditore ambulante.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lucius Malfoy, Severus Piton | Coppie: Draco/Harry, Lucius/Severus, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Sulle orme del Principe
Prologo
 
 
 
 
Non è che Harry avesse deciso di andare a trovare Malfoy nella sua grande casa troppo elegante e leggermente inquietante.  
Ci aveva pensato intensamente: si era sentito come in una di quelle illustrazioni babbane dove l'uomo che deve prendere la decisione se ne sta con sguardo confuso ad ascoltare le voci dell'angelo e del diavolo che gli stanno sulla spalla. Solo che lui aveva sentito quella di Ron — che gli diceva di chiudere il tutto in una scatola, serrare il lucchetto a doppia mandata, buttarlo in mezzo al mare e gettare la chiave il più lontano possibile per poi dimenticarsene — e quella di Hermione, la ragione fatta a persona. 
Ovviamente aveva vinto la seconda. 
Non che avesse consultato gli amici, non ne aveva bisogno. Inoltre avrebbe dovuto far vedere loro ciò che aveva visto lui e, davvero, non ne aveva alcuna intenzione. Probabilmente non avrebbe dimenticato quelle immagini neanche in una vita intera. 
Temporeggiò ancora un po', cambiando il peso da un piede all'altro. 
Raccolse coraggio e bussò all'enorme portone con un pugno. Aveva i palmi sudati, se li asciugò uno per volta sui pantaloni. 
La pesante porta di legno si aprì subito, come se qualcuno fosse rimasto ad aspettare che Harry bussasse. Il pensiero lo inquietò.  
Harry guardò in basso per trovare l'elfo domestico più vecchio che avesse mai visto. Ciuffi bianchi come cotone gli spuntavano dalle orecchie e dalla testa. Aveva le dita fasciate, ma il gonnellino era lindo e senza grinze. 
L'elfo lo squadrò dalla testa ai piedi due volte, ed Harry si sentì a disagio nelle sue scarpe da ginnastica con la suola bassa, i jeans sbiaditi e un maglione che aveva il solo pregio di essere caldo. In un angolo della mente si chiese se gli elfi, per lavorare nel maniero, dovessero essere snob. 
L'altra parte della mente lo maledì per essere andato in quel luogo. 
«Sì?», chiese l'elfo la voce roca e tremula, ma — Harry non mancò di notarlo — giudicante e scocciata. 
«Vorrei vedere Draco Malfoy», rispose, e notò con soddisfazione la fermezza della sua voce. 
L'elfo analizzò ancora una volta il suo aspetto. «Padron Draco è occupato», sancì. 
Harry esitò, indeciso. Se non l'avesse incontrato non sarebbe più tornato, lo sapeva. 
«Guarda, devo —» 
«Potter». Harry alzò lo sguardo e si trovò davanti gli occhi gelidi di Malfoy. «Che vuoi?» 
«Che cortesia. È così che tratti i tuoi ospiti, Malfoy?», chiese beffardo. Subito se ne pentì: era andato lì con le migliori intenzioni. Era troppo facile ricadere nei vecchi schemi con Malfoy, forse perché era insopportabile. 
Draco chinò lo sguardo sulle sue mani. 
«Hai strappato una piuma ai miei pavoni?», chiese, suonando indifferente. 
Harry si guardò le mani, fra cui stringeva la lunga penna di una coda di pavone. Era bianchissima, lunga quasi quanto il suo braccio, e pareva brillare di luce propria anche in quel pomeriggio grigio e nuvoloso. 
«No, l'ho trovata nell'ufficio del professor Snape». Insieme al biglietto che conservava nella tasca, ormai spiegazzato per quante volte l'aveva aperto e letto. 
«Perché eri nell'ufficio di Snape?», chiese Malfoy, circospetto. 
Harry sbuffò. «Hai intenzione di farmi entrare o devo parlarti dalla porta come un venditore ambulante?». 
Malfoy corrugò la fronte. Probabilmente non lo sapeva nemmeno, cos'era un venditore ambulante. 
«D'accordo, vieni», disse, spostandosi dalla porta. «Che scocciatura». 
Harry alzò gli occhi al cielo, ma lo seguì in fretta. Draco si stava dirigendo a grandi passi verso una porta quasi nascosta, come se avesse fretta di concludere l'intera faccenda. 
Forse era così. 
«Desiderate qualcosa da bere, padron Draco?», domandò l'elfo alle loro spalle. Harry si era quasi dimenticato di lui. 
«No», rispose Malfoy, secco, prima di scomparire nella stanza. 
Harry lo seguì svelto con il timore che iniziasse a camminare per corridoi infiniti con l'intento di farlo perdere, invece si trovò in una stanzetta rotonda, coperta da cima a fondo da libri tranne per la parete occupata da un grande camino dove bruciava un fuoco pigro. C'erano una scrivania con una sola sedia e due poltrone di velluto che sembravano calde e comode, ma Malfoy si piazzò al centro della stanza a braccia conserte e si limitò ad alzare un sopracciglio. 
«Allora?», lo sollecitò. 
Harry si frugò in tasca e ne trasse il biglietto. Meglio andare dritto al sodo, pensò. Se Malfoy aveva tanta fretta di sbarazzarsi di lui l'avrebbe accontentato, non era come se lui morisse dalla voglia di stare lì. 
Gli consegnò il biglietto e lo guardò leggerlo con un cipiglio che si faceva sempre più profondo. Harry conosceva a memoria la scritta nel biglietto, aveva passato la notte a rigirarselo tra le mani. 
Era un semplice foglio di carta piegato in due. Per Lucius, diceva la scritta sulla parte anteriore. Aprendolo si leggeva una sola frase vergata con la calligrafia stretta e obliqua di quello che era stato il loro professore. Così finalmente saprai, diceva. 
Harry non aveva idea di cosa volesse dire, ma l'aveva trovato al centro esatto della scrivania, come se Snape avesse voluto che qualcuno lo trovasse e lo consegnasse a Lucius Malfoy. Forse il professore sapeva a cosa stava andando incontro e aveva voluto lasciare qualcosa al suo amico, sospettava Harry. Tuttavia, lui sarebbe stato più chiaro, a situazione inversa, se avesse dovuto lasciare delle ultime parole al suo migliore amico. 
Si immaginò a fare la stessa cosa con Ron. Probabilmente l'avrebbe maledetto, morto o no. 
Malfoy si rigirò il biglietto tra le mani, come se ci fosse scritto altro. Poi riflesse la frase un paio di volte. La labbra si muovevano, ma non ne usciva nessun suono. 
Alzò la testa di scatto. «Cosa vuol dire?», chiese, quasi con rabbia. 
Harry si strinse nelle spalle, a disagio. Se Malfoy era sconvolto per il biglietto non osava immaginare quando avrebbe visto il resto. 
«Hai trovato tu il biglietto, no?» 
«Ed era sulla scrivania, proprio al centro. Guarda, non è colpa mia se Snape era così enigmatico», rispose, già esasperato. Sentiva il mal di testa crescere fra le tempie. 
Malfoy girò ancora il biglietto fra le lunghe dita. Era accigliato, ma sembrava più confuso che arrabbiato, ora. 
«E la piuma?», chiese dopo qualche attimo di silenzio. 
Harry gliela porse in silenzio con un vago senso di anticipazione allo stomaco, ma Malfoy non lo degnò di un'occhiata. Andò verso la scrivania, stirò il biglietto quasi con riverenza e poi lo infilò con cura tra le pagine di uno spesso quaderno di cuoio. 
Poi camminò nella sua direzione e, giunto di fronte, gli sfilò la piuma dalle mani con una delicatezza di cui Harry non l'aveva mai creduto capace. 
«È dei nostri pavoni», sussurrò, contemplandola. «Ricordo quel giorno: era il trentesimo compleanno di Severus», iniziò con tono calmo e distante, perso in un tempo lontano. «Mio padre l'aveva scelta personalmente dal pavone più bello e gli aveva fatto un incantesimo che ora non ricordo. Severus era imbarazzato e non voleva accettarla, diceva che non aveva modo di usare un oggetto così bello. Mio padre gli disse che poteva usarlo per firmare i voti più brutti. Lo ricordo perché l'anno dopo sono andato ad Hogwarts e mi sono sempre chiesto se l'avesse mai usata». Percorse la piuma da un'estremità all'altra con la punta dei polpastrelli, una carezza delicata. «Probabilmente no», concluse. Aveva gli occhi velati di un sentimento che Harry si accorse, con sconcerto, di riconoscere come affetto. 
Distolse lo sguardo e si schiarì la gola. 
Non voleva i dettagli dell'infanzia felice di Malfoy, non voleva i retroscena sul regalo eccentrico di Lucius Malfoy per il suo ex professore. Non voleva niente di tutto quello e all'improvviso si odiò per essersi presentato al maniero, e odiò Malfoy, che mai gli aveva rivolto una parola se non gentile quantomeno disinteressata e adesso gli faceva quelle confessioni. 
Se Malfoy si era accorto del suo disagio ne era indifferente. 
I secondi si allungarono fra loro in silenzio. Da qualche parte un orologio a pendolo battè l'ora. 
«Cosa devo farne di questa?», chiese finalmente Malfoy. Sembrava parlasse con se stesso, eppure Harry si sentì tirato in causa. 
Si avvicinò a Malfoy, portandosi al suo fianco. Senza sapere come affrontare la situazione, decise ancora una volta di andare al punto senza preamboli. Indicò la parte più alta della piuma, dove diventava curva e tonda e vaporosa, facendo attenzione a non toccarla perché non aveva alcuna intenzione di ripetere l'esperienza. 
«Guarda, se tocchi qui —» 
Ma Harry avrebbe dovuto saperlo che Malfoy era un bambino viziato e non poteva aspettare un secondo di più: si mosse di scatto per toccare il centro con un dito ed Harry, senza sapere come, si trovò sotto le dita la consistenza quasi impalpabile della piuma. 
Come gli era successo anni prima con il diario di Riddle e come gli era successo il pomeriggio precedente con la piuma, si sentì afferrare da sopra l'ombelico e trascinare in avanti. 
Con un sospiro rassegnato, sapendo cosa lo aspettava, Harry precipitò nella piuma e si preparò a rivivere quello che ancora non sapeva se fosse un ricordo, un desiderio o un'illusione.  
 
 
 


 
Note: ed ecco qui il prologo! Doveva essere più lungo, ma ho deciso di interromperlo qui per renderlo più breve — come un prologo dovrebbe essere. E anche perché non volevo svelare subito cosa c'è nella piuma, lo confesso! 
In realtà sono piuttosto emozionata a pubblicare questa storia, nella mia mente è abbastanza chiara, ma spero di non fare un pastrocchio. Qualsiasi opinione è ben accetta: IC, OOC? Non ho mai trattato Draco, altra confessione. 
Non so quando arriverà il prossimo capitolo, spero tra una settimana ma non garantisco. 
Un grazie a chi è arrivato fin qui e un grande abbraccio, 
Crudelia  
 
   
 
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