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Autore: musa07    10/08/2021    3 recensioni
[KageHina]
"Com’è che quando capitava di esser in qualche modo sfidato, veniva sempre gabbato? Anzi, si poteva proprio dire che fosse un autogol bello e buono.
Ma quand’è che avrebbe imparato? Ah, già... mai! O perlomeno finché Hinata gli avrebbe continuato a gironzolare intorno.
Certo che anche il Capitano era tremendo quando si metteva, eh! Per non parlare di Sugawara che ti fregava sempre con quel suo volto angelico e il suo sorriso serafico. L’unico che aveva cercato di correr in qualche modo in suo aiuto era stato Asahi ma, poraccio!, combinando più danno che altro. Inutile sperare in un qualsiasi aiuto da parte di Tsukishima. Anzi, l’infame, uscendone con qualcuna delle sue solite acidate, aveva gettato ulteriore benzina sul fuoco. E ora l’alternativa era lanciare Hinata – tutto galvanizzato, ovviamente! - dalla finestra, ma non era indubbiamente una buona idea[...]
All’inizio era andata anche bene ma a mano a mano che procedevano diveniva sempre più difficile.
Tipo in quel momento. Lui si trovava praticamente in posizione “bambina dell’Esorcista che scende le scale al contrario” e Shoyo doveva in qualche modo scavalcarlo[...]"
Tobio costretto a giocare a Twister in coppia con Shoyo
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Com’è che non nessuna scemenz, ehm:
ho niente da dire?
Vabbè, ci sentiamo alla fine.

Enjoy

 

 

 

Nella vita ci sono casi in cui non è lecito aver paura

 

 

Com’è che quando capitava di esser in qualche modo sfidato, veniva sempre gabbato? Anzi, si poteva proprio dire che fosse un autogol bello e buono.
Ma quand’è che avrebbe imparato? Ah, già... mai! O perlomeno finché Hinata gli avrebbe continuato a gironzolare intorno.
Certo che anche il Capitano era tremendo quando si metteva, eh! Per non parlare di Sugawara che ti fregava sempre con quel suo volto angelico e il suo sorriso serafico. L’unico che aveva cercato di correr in qualche modo in suo aiuto era stato Asahi ma, poraccio!, combinando più danno che altro. Inutile sperare in un qualsiasi aiuto da parte di Tsukishima. Anzi, l’infame, uscendone con qualcuna delle sue solite acidate, aveva gettato ulteriore benzina sul fuoco. E ora l’alternativa era lanciare Hinata – tutto galvanizzato, ovviamente! - dalla finestra, ma non era indubbiamente una buona idea.
Ma non avrebbero dovuto esser tutti stanchi morti e sfiniti nell’ultima serata del loro ritiro?
Certo che lo erano, se lo era lui che, quando si trattava di allenarsi, era abbastanza inesauribile e bisognava staccargli la spina, figurarsi gli altri. Ma forse – forse eh, perché lui non era proprio per niente pratico e avvezzo di uscite in allegra compagnia – dipendeva proprio dal fatto che fosse l’ultima serata e allora i ragazzi, chi più chi meno, avevano piacere di tirar tardi per fare quattro chiacchiere, rilassarsi e condividere altri momenti insieme dei quali poterne conservare il ricordo. Ok che il primo ritiro che avevano fatto come squadra si conoscevano da pochissimo, quindi ovvio che certi legami – tolti i ragazzi dell’ultimo anno – si dovevano ancora consolidare ed ora, a distanza di qualche mese, i rapporti che si erano venuti a creare erano indubbiamente differenti. Ovvio che poi esser solo loro in quei quattro giorni, a differenza del traning estivo fatto con i ragazzi di altre squadre qualche settimana prima, avevano indubbiamente aiutato il tutto.
Sì, sì, tutto molto interessante certo ma lui DOVEVA andare a dormire! Il suo solito orario era già passato da un pezzo. Le altre sere gli era sempre andata bene, aveva sforato di poco rispetto al suo solito orario di stramazzamento. Certo, aveva dovuto fingere una morte apparente per evitare di continuar ad esser tramortito dalle chiacchiere di Hinata – ma dov’era il tasto “off” di quel ragazzo? - che aveva il futon a fianco al suo e si avvicinava sempre di più a lui con la scusa di poter continuare a parlare senza disturbare troppo gli altri* e per un po' lo aveva anche badato, cioè, aspetta… più che ascoltare i suoi farneticamenti erano i suoi occhi che si era perso a guardare, cogliendo per la prima volta delle leggere striature mielate in quel nocciola, forse complice anche la leggera caramellatura del volto di Shoyo data da quelle calde giornate di fine Agosto.

- Che c’è? - gli aveva chiesto Shoyo, toccandosi il volto pensando di aver qualcosa – Cosa stai guardando? -
- Niente! -
- Come “niente”? Stavi fissando qualcosa. -
- Dormi, Boke! -
- Ma che risposta sarebbe? -
- Dormi o ti ammazzo. -
- CHI E’ PER PARLA?! -
E loro due si erano fatti piccoli-piccoli - il Capitano sapeva essere veramente spaventoso quando si metteva - Shoyo in posizione fetale di fronte a lui, e che aveva eletto il suo futon migliore del proprio non si sa per quale strano mistero-misterioso.*

Ed ora eccolo lì, sopra Hinata, tutto ansante mentre aveva le braccia in trazione in uno sforzo assurdo dei muscoli per non schiacciarlo sotto il suo peso. No, niente di p0rno! Semplicemente: Twister.
Cosa ci trovasse Takeda-sensei di così divertente tanto da portare la scatola del gioco là – in formato gigante poi - era, e restava, un mistero della fede. Lui non lo trovava per niente divertente, ovviamente, ma quando qualcuno aveva proposto una sfida a coppie e lui aveva cercato di tirarsi indietro ecco che Hinata l’aveva tirato per una manica, alzando la mano per entrambi. C’aveva provato di nuovo, a non entrare nel gioco, ma poi l’infame stronz- ehm... Tsukishima l’aveva provocato come al solito e allora lui si era tirato Shoyo in un angolo ad elaborare una strategia mentre il piccoletto lo guardava con occhi scintillanti, annuendo vigorosamente anche se, con buone probabilità e Tobio ne era praticamente certo, non stava ascoltando una emerita cippa lippa e si sarebbe affidato a lui e al proprio istinto.
Avevano gettato un’occhiata all’unisono ad Ennoshita, al quale era stato affidato il compito di girare la freccetta sul tabellone che via-via avrebbe indicato quali parti del corpo e su quale colore, per poi portare lo sguardo l’uno sull’altro mentre si scaldavano in qualche modo le braccia e le gambe.
Affidati a me parevano dire i suoi occhi blu e l’altro, nuovamente, aveva annuito.

All’inizio era andata anche bene, sopratutto tenendo conto del fatto che il tabellone con i cerchi colorati era praticamente in formato maxi – e Tobio sospettava fortemente che fosse home made – e la loro accoppiata non andava ad intralciare i movimenti dei loro sfidanti, aka l'allucinante accoppiata Noya-Tanaka, e tenendo conto del fatto che sia lui che Shoyo potevano contare su di una buona flessibilità, una più che ottima coordinazione tra di loro – era il loro punto forte! - ma a mano a mano che procedevano, con i corpi sempre più intricati tra loro e l’evidente sforzo fisico al quale erano sottoposti, non perdere l’equilibrio e non appoggiare nessuna parte del corpo a terra, che non fossero mani o piedi come prevedeva il gioco, diveniva sempre più difficile.
Tipo in quel momento. Lui si trovava praticamente in posizione “bambina dell’Esorcista che scende le scale al contrario” e Shoyo doveva raggiungere il cerchio blu più vicino e disponibile con il piede sinistro e il giallo sempre con la mano sinistra, il che voleva dire scavalcarlo.
Vide Shoyo titubare per un attimo e interpretò la cosa a modo suo, non potendo minimamente intuire il motivo di quel suo tentennare.
- Appoggiati a me. - gli sussurrò appena e se non gli aveva urlato contro, al suo solito, era perché temeva in qualche modo di spaventarlo – o perforargli il timpano – e che l’altro, spaventandosi, perdesse in qualche modo la concentrazione o l’equilibrio. Aveva sussurrato anche perché, inconsciamente, aveva percepito che ora tutto intorno a loro era silenzio e tutti li stavano fissando. Era così concentrato da non accorgersi dell’occhiata che Suga lanciò a Daichi, il quale Daichi ricambiò. Quello che vide chiaramente, e non solo lui, furono le guance di Shoyo avvampare e le labbra socchiudersi, inghiottendo aria.
- Ma… ma così rischio di pesarti addosso. - sussurrando a sua volta.
- Ne ho di forza sulle braccia, lo sai. - anche lui continuò a mormorare, non riuscendo davvero a staccare gli occhi da quelli dell’altro, smarrendosi.

“E gli addominali di acciaio” rifletté dentro di sé Shoyo. Ecco qual era la differenza tra loro due in quel momento, pensava. Se Tobio aveva il viso arrossato e il fiato ansante per lo sforzo, lo stesso non si poteva dire di lui, viso arrossato e fiato ansante per aver Tobio così magnificamente vicino a sé, come mai avrebbe sperato.
La maglietta nera di Kageyama, che faceva risaltare il nero dei suoi capelli e il blu magnetico dei suoi occhi, era leggermente sollevata e Shoyo davvero non ce la faceva a non far cadere l’attenzione degli occhi su quegli obliqui che sconfinavano nei pantaloncini.
Il suo respiro caldo, il suo corpo bollente, il profumo ambrato della sua pelle, che tanto aveva ben imparato a conoscere, e che gli riportava alla mente l’immagine e il ricordo di boschi freschi e riposanti.

Anche per lui trovarsi il viso di Hinata così vicino non è che gli fosse propriamente indifferente come cosa. E non solo in quel momento. Le sue labbra dischiuse, i suoi occhi che lo fissavano e che pareva gli stessero comunicando non si sa bene cosa, le labbra socchiuse… ah, sì: lo aveva già detto questo. Ma miseria schifa se non gli apparivano così morbide… Il suo corpo minuto, così flessuoso, così caldo, appoggiato al suo, sentiva un naturale istinto di abbracciarlo (sì, non che per lui l’idea di abbracciare qualcuno fosse un istinto naturale eh, sia ben chiaro! Ma con Hinata… ecco, con Hinata era indubbiamente diverso. Tutto era diverso con Shoyo).

Sporgendo di poco il busto in avanti, per mantenere in qualche modo l'equilibrio e non sbilanciarsi troppo, il piccoletto fece quanto richiesto, si appoggiò di poco a lui, sul suo petto, i visi che si sfioravano, i respiri che si solleticavano, gli sguardi che si mescolavano. Appoggiandogli delicatamente la mano sinistra sulla spalla, prima di raggiungere il suo obiettivo, Shoyo si adagiò ulteriormente su di lui per poter far altrettanto con la gamba, sentendo come il corpo di Tobio, ogni suo singolo muscolo e addominale del busto e delle cosce, fosse teso allo spasmo e fremesse. Il piede andò in cerca del cerchio giusto a caso, perché di staccare gli occhi da quelli di Tobio non se ne parlava proprio anche se vedeva come l’alzatore stesse iniziando a dar segni di impazienza per il fatto che ci stesse mettendo così tanto tempo ad eseguire quella semplice manovra.
- Siediti su di me, Hinata. -
Sehhhh, alohaaaa! Ma era fuori completo?! Sedersi su di lui? Mettersi a cavalcioni su di lui praticamente? I due bacini che cozzavano l’uno sull’altro? Ma anche no, grazie! O meglio: sì, che meraviglia, ma di solito questo accadeva nei suoi sogni – e sempre più spesso ad essere onesti – non lì davanti a tutto il resto della squadra.
- Kageyama… - ci provò, non sapeva bene neanche lui a dire cosa, quasi piagnucolando.
- Hah? Cosa c’è adesso?! Sono io quello che sta sotto ti ricordo, non hai niente da lamentarti. -
Si morse il labbro inferiore e fece vagare lo sguardo e l’occhio gli cadde sulla rotondità della spalla di Tobio. Pessima scelta, indubbiamente pessima.
- Stiamo facendo notte. - eccola, la voce di Kei che si era levata beffarda, mentre se ne stava appoggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate al petto e un ghignetto sadicamente divertito.
Shoyo sospirò piano, chiudendo gli occhi e spostando con attenzione anche la mano, non prima di aver indugiato con le dita su quella rotondità e Tobio gli lanciò un’occhiata interrogativa, piegando di poco la testa di lato, come faceva sempre quando qualcosa lo lasciava perplesso e pareva rifletterci. E infine sedersi per un istante su di lui, per agevolare l’ultimo passaggio della mano al suo obiettivo. E ok, ora praticamente era spalmato addosso a Kageyama. Sarà stato questo pensiero o chissà cos’altro ma si sbilanciò. Fu questione di un solo istante ma che avrebbero potuto essere fatale per entrambi.
Fulmineo come lo era sempre nei suoi riflessi, Tobio staccò per un attimo la mano da terra e l’appoggiò sul fianco dell’altro, per fargli prendere nuovamente l’assetto, guidandolo dolcemente a riposizionarsi sopra di lui. E Shoyo si limitò a sorridergli, notando una goccia di sudore scivolargli lungo il volto e lui pensò bene di asciugarla con la punta delle dita prima di decidersi, finalmente, ad appoggiarle sul cerchio rosso.
- Perché ho come l’impressione di star violando un qualche momento di intimità tra loro due? - mormorò Daichi sovrappensiero e Koushi, al suo fianco, assentì.
Ok, ora praticamente Hinata si trovava abbarbicato sul corpo dell’alzatore, con il viso appoggiato sul suo petto e ne sentiva l’alzarsi e l’abbassarsi ritmico e, miseriaccia!, ma non aveva altro a cui pensare? A pensare a quel respiro leggermente corto in ben altri scenari? Per tentare di distrarsi, volse lo sguardo verso i loro sfidanti e caspita se erano presi in un arzigogolato pazzesco, di sicuro Tanaka avrebbe rimediato qualche lussazione non meglio precisata alla spalla e alla caviglia, stava evidentemente soffrendo ma non mollava l’osso. Solito stoico che venne però gabbato niente meno che da una falena notturna che pensò bene di andarsi a posare sul naso.
- Sto per starnutire! -
- Resisti Ryu! - al solito Noya lo incoraggiava a modo suo – Ti reggo io! -
Seh, come no. Anche con tutte le buone intenzioni del mondo il corpo minuto del libero nulla poterono sui quasi 69 chili di Tanaka che gli piombarono addosso. Schiacciandolo.
- Ma quindi… abbiamo vinto? -
- Sì, ed io sono morto. No ma grazie Shoyo per preoccuparti per me. - rise Yuu, quando riuscì a respirare nuovamente ben si intende.
- Kageyama, abbiamo vinto! - praticamente ora abbandonò tutto il peso del corpo sul suo e lui, inevitabilmente, cadde, portandoselo appresso. Istintivamente ne aveva protetto la caduta abbracciandolo per poi portarsi le braccia sul volto – arrossito per quel suo gesto - coprendolo mentre Hinata, ancora comodamente seduto su di lui, ben pensava di dimostrare il suo entusiasmo saltandogli sopra (e rischiando in più di una volta di frantumargli le palle, ma dettagli).
Era fradicio! Doveva rifarsi la doccia prima di andare a dormire.
- E adesso tutti a nann… -
Asahi in quella serata era il suo angelo custode, non c’era che dire, peccato solo che venisse brutalmente boicottato. E niente meno dall’angelo diabolico in realtà.
- Ma no dai! È ancora presto, non essere vecchio prima del tempo, Asahi. Cos’altro possiamo inventarci? - lo silenziò Suga, meditabondo battendosi un dito sulla guancia per pensare a qualche altra diavoleria.
- Beh, si potrebbe fare la sfida di andare a camminare nei boschi qui intorno, al buio. O anche in giro per il Liceo deserto. -
Ecco, ci mancava. Altra idea geniale… niente! Maledetto Tsukishima! La prossima volta che gli avrebbe alzato la palla doveva ricordarsi di decapitarlo accidentalmente. Un bel colpo assestato e via. Con la precisione da cecchino che possedeva non avrebbe dovuto essere troppo un problema. Il problema, semmai, era dimostrare che si fosse trattato di un incidente.
Ma perché quello stronzo era diventato improvvisamente così ciarliero e collaborativo? Era stato fosse posseduto? Ma soprattutto: da quando il Capitano non faceva il loro guardiano fedele? Perché aveva scelto proprio la serata più sbagliata per non fare il solito Cerbero che vegliava su di loro e la loro incolumità, sentendone in qualche modo la responsabilità? Adesso pareva essere il più entusiasta di tutti mentre aiutava Sugawara a preparare i bigliettini da pescare per veder la prima abbinata che sarebbe partita.

Ok, quella sera qualcosa doveva essere indubbiamente contro di lui, non era possibile.
Di nuovo in accoppiata con Hinata e i primi a dover partire. Il sorrisetto ammiccante che gli aveva dedicato il Vice-Capitano quando aveva estratto dalle sue mani il foglietto con il segno rosso avrebbe dovuto in qualche modo insospettirlo ma era troppo sconsolato e stanco per proferire alcunché ed ecco perché si fece letteralmente trascinare via da Hinata, che aveva l’entusiasmo level 9000 come al suo solito, mentre faceva ciao-ciao con la manina a Daichi e Suga che stavano facendo altrettanto, mentre si lanciavano l’ennesima occhiata della serata.
Dunque, vediamo: com’è che si poneva fine a quell’ennesimo strazio? Chi restava per più tempo nel bosco, poteva essere?

- Ohy, boke? - si fermò per voltarsi per chiedergli conferma e Hinata andò a planargli sulla schiena.
- C-cosa Kags? -
E lui inarcò un sopracciglio. Kags? Vabbè dai, poteva anche concederglielo, oltretutto la sua urgenza era indubbiamente un’altra in quel momento che insultarlo per aver in qualche modo coniato un nomignolo per lui. Gli faceva anche piacere in qualche modo.
- Come si vince a ‘sta merd-ehy, cosa c’è? - allarmato gli prese il volto tra le mani sollevando verso il suo. Hinata era praticamente color cadavere andante con brio.
Ma non ottenne nessuna risposta perché un suono sordo e cupo, come di un ramo spezzato, si erse vicinissimo a loro e una coppia di gufi si levò in volo sopra le loro teste emettendo il loro verso. Verso seguito a ruota da Shoyo.
- Ma cosa urli?! - lo redarguì più bruscamente di quello che avrebbe voluto, ma capperi: gli aveva fatto prendere un colpo.
- È perché ho paura! - gli confessò l’altro, senza vergogna alcuna, ridacchiando di se stesso quando si accorse che era solamente una coppia di gufi. Con Kageyama sentiva di potersi mettere a nudo in ogni sua sfaccettatura. Era la prima volta che gli capitava di potersi sentir così libero con qualcuno. Che poi quel qualcuno fosse anche il ragazzo per il quale si era preso una cotta spaventosa era tutto un altro discorso.
- E allora perché hai voluto giocare, Hinata boke?! - ma non ci aveva messo la solita veemenza, semplicemente era preoccupato per lui, seriamente.
- Non volevo che Tsukishima pensasse che avevo paura. Mi avrebbe dato il tormento da qui all’eternità. - spiegò, poggiandogli le mani sulle sue, che ancora gli tenevano il volto. E cazzo se Tobio non sentì una scarica elettrica inchiodargli il corpo.
Alzò gli occhi al cielo sospirando anche se doveva convenire che i timori dell’altro erano più che giustificati in effetti.
- Ed inoltre… - proseguì Shoyo, ora con rinnovato coraggio.
- Ed inoltre...? - gli fece eco lui - Dai, sentiamo la cagata del secolo. - si permise di prenderlo in giro, visto che pareva essersi in qualche modo calmato, mentre faceva scivolare via le mani dal suo volto anche se gli era parso che le mani di Shoyo avessero cercato di trattenere le sue.
- Volevo restare da solo con te. -
- Eh…? -
- Eh? Chi ha parlato? -
- Tu, idiota! -
- Ah sì? -
- Ma vedi un po' te! - ribatté lui, incrociando le braccia al petto, quasi in una posizione di protezione nel momento in cui una folata di vento aveva fatto ondeggiare le foglie sui rami per poi appoggiarsi delicata sui loro volti.
- Dai, andiamo avanti? - proseguì Shoyo, buttando fuori l’aria sconsolato e cercando di proseguire nel cammino ma lui, con la sua indubbia superiorità fisica, gli bloccò il passaggio, prendendolo per un polso.
- Sì, tu a parlare di sicuro. Che cosa intendevi con “volevo restare da solo con te”? - doveva capire! Uno razionale come era lui non poteva restare senza una risposta.
- Quello che ho detto. Su, è una frase semplice, Bakeyama, ce la puoi fare. Verbo, soggetto e complemento. -
- Ohy! - indubbiamente più minaccioso di quello che avrebbe voluto vedendo lo sguardo perso ma in qualche modo fiducioso di Shoyo ma lui, in quel momento, non era indubbiamente da meno in merito a confusione mentale che le parole dell’altro gli avevano procurato.
- Uffiiiii, Kags! Ma perché devi rendere tutto così difficile? - era quasi una richiesta d’aiuto disperata ma che lui non riuscì a cogliere perché stava andando in confusione totale.
- Io?! Ti ricordo che sei stato tu quello che se n’è uscito con una sparata del genere e adesso non vuole spiegarmi. -
- Non è una sparata! - e lo vide volgere lo sguardo altrove, forse arrabbiato come mai gli era capitato di vederlo prima di allora.
- Ehy… - addolcì il tono, inevitabilmente, prendendogli nuovamente il volto tra le mani per far incrociare di nuovo i loro sguardi.
Shoyo parve opporgli in qualche modo resistenza, continuando a tener fisso lo sguardo oltre la sua spalla in modo ostinato.
- Hinata, per favore… sto solo cercando di capire. Non voglio farti star male, né prenderti in giro. Di me ti puoi fidare, lo sai. - sussurrò appena mentre abbassava il volto verso il suo. E quel tono e quelle sue parole parvero convincere l’altro che, quasi timidamente, riportò gli occhi sui suoi. Non sapeva neanche lui che cosa aspettarsi in quel momento, se non che aveva la salivazione a zero, il cuore che pareva esplodergli in petto e altre cose indubbiamente molto poco allegre.

Shoyo trattenne il respiro mentre, fattosi coraggio da quello sguardo, da quel tono, da quelle parole, sollevò una mano fino alla guancia di Tobio, spostando poi delicatamente la punta delle dita fino a sfiorarla.
E fu solo in quel momento, in cui Hinata lo stava accarezzando morbidamente, che Tobio si rese conto con sorprendente lucidità che era una cosa che avrebbe voluto che l’altro facesse da chissà quanto tempo, ma che chissà per quale strana congiunzione cosmica aveva cacciato indietro fin nelle viscere più profonde, prima ancora che il pensiero arrivasse al subconscio per poi irrompere prepotente nel conscio e sconvolgere la mente. Intendiamoci, non lo sconvolgeva il volersi bene, l’amore tra due ragazzi ma il fatto che LUI potesse essere in grado di provare quel genere di sensazioni. Ok, che qualcosa di diverso dal solito lo agitasse quando ultimamente si trovava Hinata a ronzargli intorno era indubbio, ma da qui a pensare che fosse… una cotta? Un innamoramento? Poco importava darli una definizione, era qualcosa di bello punto.

- Tu… tu mi piaci Kageyama… - preferì suffragare ogni dubbio Shoyo, reso coraggioso dal fatto che non lo aveva ancora scaraventato oltre la troposfera.
– E dammi una buona ragione per non continuare a parlare… - continuò in un soffio, mentre gli leggeva nel suo sguardo gli stessi pensieri confusi ma felici a loro modo, con le dita che gli scivolarono lungo le spalle, poi giù su quelle braccia che tante volte avevano alzato per lui e, mai come allora, si assicurò ad esse.
- I-io… - ok, non stava andando in panico, non stava andando in panico, non stava andando in panico - cred... (si corresse) anche tu mi piaci… -
E, oh Santi Numi, ma cos’era quello sguardo nel volto dell’altro che era il ritratto della felicità pura e del sollievo?
- Kags non devi dirmelo per farmi un favore. -
- Hah?! Ti sembro tipo che fa piaceri o favori agli altri?! -
E la risata di Shoyo che seguì queste sue parole gli esplose in petto per poi rifarsi incredibilmente serio e gli si stava offrendo, gli occhi chiusi, il volto proteso verso il suo, le labbra schiuse. Morbide, tumide…
Cazzocazzocazzoooooo! Cosa doveva fare? Ok, sapeva cosa doveva fare ma non come doveva fare. E se lui si fosse rivelato un disastro? Un incapace?
Ma, come molto spesso accadeva, fu Hinata a dargli in qualche modo il la. Si sollevò sulle punte dei piedi e impacciato come non mai appoggiò le labbra sulle sue, forse con troppa foga, tanto che rischiarono di sbilanciarsi e cadere se non fosse stato che Tobio gli appoggiò le mani sui fianchi, rispondendo a quel bacio in modo altrettanto impacciato.
Alla fine, non si sa chi dei due sentì per primo le labbra dell’altro aprirsi in un sorriso mentre piccoli baci leggeri continuavano a colmare la distanza, mentre si abbracciavano stretti-stretti, quasi per paura di perdersi in quelle sensazioni.
A vederlo da fuori, poteva apparire né più né meno come uno scenario tra due liceali impacciati al loro primo bacio, ma quanta emozione nel cuore di entrambi.

- Dite che ce l’abbiamo fatta? -
- Direi di sì, missione compiuta. -
E i tre famigerati – accovacciati dietro ad un cespuglio – si scambiarono un piccolo high-five silenzioso. Mamma mia se non era stata una mission impossible!
Si erano mantenuti a debita distanza per non violare in alcun modo la privacy degli altri due; ok, erano preoccupati per la storia d’amore dei loro deliziosi kohai e avevano voluto dar loro in qualche modo una spintarella ma non volevano assolutamente esser tre spioni voyeuristi.
- Certo che ti sei affidato un sacco alla fortuna, eh Suga, con l’estrazione dei bigliettini per l’accoppiamento di questa sfida nel bosco? - se ne uscì Daichi, sedendosi sull'erba fresca.
- Nahhh – proruppe l’alzatore, allargando il sorriso e spostando lo sguardo ora sull’uno ora sull’altro – Li avevo colorati tutti con il rosso, non avete notato che ho fatto scegliere per primi ad Hinata e Kageyama? -
E come spalancarono gli occhi gli altri due, perpliti.
- Suga sei… - iniziò Daichi, cercando il termine migliore.
- … terrificante. - concluse per lui Asahi, che si trovava alle loro spalle e tutti e tre scoppiarono a ridere cercando, al contempo, di zittire gli altri due per non farsi miseramente sgamare.
- Ok Asahi, ora puoi anche smettere di produrre suoni inquietanti per creare in qualche modo l’atmosfera. -
- Ehm, ragazzi... io non sto facendo niente… -
E gli altri due si voltarono al rallentatore, prima verso l’amico, poi – tutti e tre – verso il punto più scuro di quella selva, dal quale proveniva quel sinistro suono.

- Te l’ho detto, Yamaguchi, che ci sarebbe stato da divertirsi. - sghignazzò Kei, continuando a spezzar piccoli rametti trovati a terra e usando una foglia per fischiare e simulare il rumore del vento, e vedendo i suoi tre senpai darsi alla macchia, urlando.

 

FINE

 

 

E niente, quando ho avuto la folgorazione del twister ho fissato per un istante il vuoto con questa espressione intelligentissima (taci che ero a casa in quel momento) ad attendere che mi si palesasse quale ship usare. La KageHina è stata la prima, da come si evince da tale ff, ma devo essere sincera che ho pensato che sarebbe divertente vederle tutte approcciarsi a questo gioco, quindi boh… potrei anche riapparire magicamente. *si immagina la KuroOi che fa Twister in giro per ogni angolo della casa. E non solo*

Poi vabbè, si sono aggiunte cose a mano a mano che scrivevo – l’ambientazione del ritiro, la sfida del camminare nel bosco buio, la DaiSuga, più special guest star il santo Asahi, che spinge in qualche modo perché ‘sti due testoni rimangano da soli e si dichiarino in qualche modo, Tsukky che tormenta Tobio e lo stuzzica e divenendo così involontariamente la causa della KageHina che fa cose – capirai che novità, voglio dire, che i personaggi facciano quello che vogliono.

Mi piacerebbe scrivere una seconda parte, con il primo appuntamento tra loro, i primi approcci; la KageHina mi ispira tanto di quel fluff superverde/giallo sbiadito poracci!^///^

 

 

*l’ingenuità di Tobio mi uccide
*l’ingenuità di Tobio mi uccide parte seconda

   
 
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