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Autore: Ghostclimber    10/08/2021    2 recensioni
Gokudera ha passato due mesi in Italia nel vano tentativo di dimenticare il Decimo.
Ora è di ritorno, e dovrà decidere se continuare a fingere o guardare in faccia la realtà.
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Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa necessaria: I-Pin ha fatto leggere a Lambo un sacco di shojo manga.

Spoiler: da grande, Lambo comincerà a disegnare doujinshi.

 


 

Her heart speaks to me: says the room the room the room
beneath her dress, and I suppose it beats for me,
like a hammering moon pulling tides through her chest.

 

 

Shitopi fissò Gokudera per venti minuti buoni, poi scoppiò a ridere.

“Che diavolo hai da ridere, dannazione?” sbraitò Gokudera. Shitopi non rispose, troppo impegnata a non morire soffocata dalle proprie risate.

“Sei... sei... sembri un coglione!”

“MA VAFFANCULO!” senza attendere ulteriori commenti, Gokudera uscì dal parco giochi e si chiese cos'avrebbe dovuto fare adesso.

Quella sera, lui e Tsuna sarebbero usciti per il loro primo appuntamento. Tralasciando il fatto che l'idea di andare a mangiare al TakeSushi, approfittando dello sconto che il signor Yamamoto faceva a tutti gli amici di suo figlio, gli sembrava stupida e banale e scontata, non sapeva come vestirsi. Aveva pensato che, se proprio dovevano andare a fare i poveracci solo perché lui guadagnava pochi spiccioli, almeno avrebbe potuto vestirsi da gran figo e sperare che Tsuna gli rivolgesse quel suo meraviglioso sguardo a metà tra la gioia e l'orgoglio che ogni tanto gli riservava. Tuttavia, la reazione di Shitopi, che aveva chiamato per un consulto, lo faceva dubitare parecchio. Tentò di dirsi che una che va in giro pelata con una frangetta che sembra uno scopino per gli angoli non era esattamente un fashion boss, ma non riuscì a convincersene.

Lo specchio della vetrina di un negozio di abiti gli diede un'idea: si sarebbe scattato una foto e l'avrebbe mandata a Viola per chiederle un parere. Così fece, poi si mise in attesa di una risposta.

Un'ora dopo, fu costretto a concludere che l'amica era impegnata. Oppure era svenuta per le risate, il che sarebbe stato persino peggio.

Consultò la rubrica del cellulare, nella speranza di trovare ispirazione; in effetti, trovò subito un numero che sarebbe stato l'ideale sin dal principio, ma ci mise così tanto a costringersi a chiamare che il telefono andò in standby per inutilizzo una dozzina di volte.

Infine chiuse gli occhi, premette il tasto verde, e sempre con gli occhi serrati disse: “Ho bisogno di una mano, sei libera?”

 

Un quarto d'ora dopo, Haru Miura gli stava aprendo la porta di casa propria. Stava per salutare, ma la voce le si bloccò in gola; lo squadrò da capo a piedi con aria quasi schifata, sbatté le palpebre come per cercare di schiarirsi la visuale, infine decretò: “No.”

“Che c'è che non va?”

“Sembri un cantante grunge scampato ad un tornado e finito poi nell'armadio di un metallaro. Vieni dentro, prima che le rose nel giardino muoiano al vederti.” Gokudera entrò, le braccia conserte e sul viso un broncio che, pensò Haru, avrebbe senz'altro fatto sciogliere Tsuna... sempre se fosse riuscito ad ignorare l'accozzaglia malefica di vestiti che Gokudera si era messo addosso.

Le ci vollero quasi due ore, e fu costretta a sottoporre Gokudera ad una sorta di waterboarding improvvisato per lavargli i capelli che per qualche motivo aveva impiastricciato col gel, ma alla fine il suo amico era diventato un vero splendore: capelli puliti, acconciati alla solita maniera ma molto più morbidi del solito grazie ad una maschera idratante, camicia nera aperta su una maglietta rosso scuro, jeans slavati e strappati tenuti su da una cintura borchiata.

“Dove diavolo hai trovato questi vestiti?” chiese Gokudera, ancora troppo orgoglioso per ammettere che la soluzione di Haru era di gran lunga migliore della sua.

“Mentre tu eri impegnato a morire dietro a Tsuna, ho attraversato una fase un po' strana.” rispose Haru, senza entrare nel dettaglio. Si stava facendo tardi, e non era proprio il momento di far presente ad Hayato che lei aveva militato per ben due anni in un gruppo metal insieme a Bianchi. Avrebbe fatto troppe domande, sarebbe arrivato in ritardo da Tsuna e avrebbe dato la colpa a lei, perché era un ragazzo tanto caro e tanto simpatico, ma quando c'era di mezzo Tsuna era anche uno dei peggiori stronzi della storia.

Lo riaccompagnò alla porta, e nell'ingresso Gokudera colse la propria immagine in una specchiera. Aprì la bocca come un pesce rosso per una mezza dozzina di volta, poi disse: “E va bene, lo ammetto, così è molto meglio. Grazie, Haru.”

“Sei in moto, stasera?”

“Ehm, sì, perché?”

“Occhio, potrebbe diluviare.”

“MA CHE RAZZA DI...!”

“SCHERZO, scemotto.” Haru lo prese per le spalle e lo guardò negli occhi: “Sbaglio o sono la vostra fan numero uno?” lo sguardo di Gokudera si addolcì. Era vero, in effetti: quando Tsuna, circa cinque anni prima, aveva cominciato ad uscire con Kyoko, lui e Haru si erano ritrovati a piangersi addosso a vicenda. Non era durata molto, in effetti, un po' perché Haru si era presto resa conto che la sua altro non era che una cottarella adolescenziale, un po' perché Gokudera era troppo un duro per mettersi a fare il piagnone, ma soprattutto perché in effetti Tsuna e Kyoko erano rimasti insieme per poco meno di quattro ore.

“Grazie davvero.”

“Non ripeterlo che se no diluvia. Vai e fallo tuo!” Gokudera arrossì, boccheggiò e dovette appoggiarsi allo stipite; si riprese solo quando Haru rise, per darle un'altra volta della stronza.

Pensando che ormai lo conosceva davvero bene, Haru lo guardò allontanarsi lungo il vialetto e salire a bordo della sua motocicletta.

 

Gokudera accostò di fronte a casa Sawada in perfetto orario, cioè con un quarto d'ora abbondante di anticipo. La porta si spalancò all'istante e Tsuna uscì correndo, ancora più bello del solito con una camicia azzurrina al posto della solita felpa.

“Hayato kun!” esclamò Tsuna, poi si bloccò a metà del vialetto, la bocca aperta: “Wow...” aggiunse.

“De... Tsuna, sei... sei... woah.” dalla soglia, Reborn ottenne il titolo mondiale di miglior roteatore di occhi, ma Gokudera lo ignorò.

Tsuna si avvicinò un passettino alla volta, mentre Gokudera smontava dalla moto, poi alzò le braccia e gli prese il viso tra le mani. Doveva essere così l'ambiente in paradiso, non poteva essere altrimenti. Anzi, si corresse Gokudera quando le labbra di Tsuna si posarono sulle sue, così.

Si baciarono fin quando dalla soglia non venne la voce sarcastica di Reborn: “Eeeee... Guinness World Record di apnea!” da qualche parte in giardino, Lambo ridacchiò, e a Gokudera fu evitata la tentazione di menare Reborn, visto che il killer si era già gettato all'inseguimento del ragazzino.

“Che scemo...” disse teneramente Tsuna, e di colpo Gokudera realizzò che tutte le prese in giro del mondo non sarebbero mai riuscite a rovinare la meraviglia che c'era tra loro.

“Andiamo? Se arriviamo troppo presto facciamo due passi.” propose Gokudera.

“Oh, sì, per favore, è tutto il giorno che Reborn è una piaga.” rispose Tsuna. Gokudera prese un secondo casco dal sottosella e lo aiutò a indossarlo, poi salì a cavalcioni della moto. Quando Tsuna montò dietro di lui, Gokudera dovette fare lo sforzo cosciente di non pensare a quali parti dei loro corpi erano a contatto, sebbene divise dai vestiti. Si mise ostentatamente ad immaginare un ippopotamo blu cobalto, e finalmente poté mettere in moto in sicurezza.

 

Tempo di sedersi al tavolino che avevano riservato e ogni cosa cessò di avere importanza.

Passarono tutta la serata a chiacchierare come mai avevano fatto, passando da argomenti leggeri a questioni importanti senza soluzione di continuità, senza nemmeno rendersi conto del tempo che passava. Quando il TakeSushi si svuotò, risalirono a bordo della moto di Gokudera e tornarono a casa Sawada, buia e silenziosa dopo la mezzanotte.

Gokudera lanciò un'occhiata all'orologio della cucina e bisbigliò: “Dovremo tenere d'occhio l'ora, il parcheggio chiude alle due.” Tsuna esitò.

“Beh, se il tempo ci scappa dalle mani puoi sempre restare qui a dormire.” disse infine, a voce così bassa che Gokudera ci mise un attimo a riconnettere i neuroni necessari a capirlo.

“Decimo, non vorrei disturbare!” ribatté.

“Con chi parli?” chiese Tsuna, guardandosi in giro. Gokudera arrossì e il viso di Tsuna si rilassò: “Scherzi a parte. Non è assolutamente un disturbo, anzi. Mi... mi farebbe piacere.” fu il turno di Tsuna di arrossire, ma Gokudera riuscì a mantenere il suo primato quando si rese conto delle implicazioni nascoste nella sua frase.

“Hayato, posso... posso dirti una cosa?” chiese Tsuna.

“Certo!” rispose Gokudera, un po' ansioso.

“Io... oh, cielo, come faccio a dirlo... ecco, io... al diavolo. Hayato kun, ho tantissima voglia di baciarti e farti le coccole!”

“Non potrei chiedere di più dalla vita.” rispose Gokudera. La sincerità e il trasporto nel suo tono di voce erano così evidenti che Tsuna lo prese per mano, lo trascinò in salotto e lo spinse a sedersi sul divano. Si sedette poi di fianco a lui e allungò timidamente il viso per farsi baciare.

Gokudera acconsentì senza esitazione, e presto furono l'uno tra le braccia dell'altro, ad esplorarsi a vicenda con gentilezza e cura, e la temperatura nella stanza sembrò aumentare esponenzialmente ogni secondo che passava.

Quando Tsuna si mise a cavalcioni delle gambe di Gokudera e si spinse contro di lui, premendo la propria erezione contro la sua, tuttavia, il Guardiano della Tempesta si riscosse: “Tsuna!” soffiò.

“Che c'è? Non ti va?” chiese Tsuna, la voce roca per i baci e languida di passione.

“Ce... certo che mi va, ma... forse è meglio... insomma, siamo in salotto e... e oh, porca puttana, sono le due e mezza!”

“Allora uniamo l'utile al dilettevole... andiamo in camera mia?”

“Io...” Tsuna si spinse indietro appena appena e si sedette sulle sue ginocchia, un po' deluso.

“Non è che non voglio, Tsuna, è che...”

“Non ti piaccio abbastanza?”

“Ma che dici! Mi piaci da impazzire! È... è proprio questo.”

“Non capisco cosa intendi.” ammise Tsuna.

“Io... io ho fatto delle ricerche e...”

“Hayato, le ho fatte anch'io, ma non siamo obbligati a fare proprio tutto! Potremmo... potremmo anche solo coccolarci un po', ecco.”

“Non sono sicuro che...”

“Ti prego, Hayato. Resta con me, stanotte.” Gokudera esitò ancora. Una vocina rauca e assonnata venne dalla soglia del salotto: “Gna, Bakadera, cos'altro vuoi?”

“Lambo!” soffiò Tsuna, “Dovresti essere a dormire!”

“La persona che ami ti chiede di restare con lui e tu fai lo scemo?” proseguì Lambo, come se Tsuna non avesse nemmeno fiatato.

“Stai... stai buttando via la tua fortuna e io ti odio!” sbottò Lambo. In men che non si dica, Tsuna e Gokudera si fiondarono su di lui. Lo braccarono, Gokudera lo prese in braccio e si portò il suo visino contro il petto, così che gli improvvisi singhiozzi che avevano cominciato a scuoterlo non svegliassero tutta la casa. Tsuna rivolse a Gokudera un cenno del capo e lo condusse sulla veranda. Faceva ormai freddo, ma almeno avrebbero potuto parlare a voce un po' più alta: sussurrare paroline dolci a un bambino in lacrime era un'impresa decisamente disperata. Tsuna prese una coperta che Nana aveva piazzato sul dondolo, visto che da qualche tempo amava starsene lì seduta nonostante il freddo, e la usò per coprire tutti e tre.

“Lambo, adesso basta...” disse Gokudera, scostando i capelli sudati dalla fronte del ragazzino. Crescendo, i suoi riccioli stretti si erano allargati, e cominciavano a ricordare molto la chioma mossa del Lambo adolescente. Lambo si agitò tra le sue braccia e piantò di nuovo la fronte contro il suo petto. Gokudera aggiunse: “Resterò, va bene? Hai ragione, ho una gran fortuna e non ho intenzione di buttarla via.”

“Hayato, ma che gli prende?” bisbigliò Tsuna. Gokudera scosse il capo, cullando appena appena Lambo con un lieve rollio delle gambe. Poco a poco, il ragazzino si riaddormentò, un pollice ficcato in bocca come quando era piccolo.

“Non lo so, Tsuna, ma...” Gokudera esitò.

“Non ne farò parola con nessuno.” disse Tsuna.

“Sto cominciando davvero ad essere preoccupato per lui.” ammise Gokudera. Tsuna accarezzò i capelli di Lambo e sussurrò: “Lo riportiamo in camera?”

“Sì, è meglio, prima che prenda freddo.” insieme si incamminarono in punta di piedi verso la stanza che Nana aveva approntato per i bambini. Il motivo per cui Reborn avesse acconsentito a restare con loro invece di dormire con Bianchi era ancora ignoto a Tsuna.

Gokudera si chinò sul letto di Lambo e cercò di depositarcelo, ma il bambino cominciò a lamentarsi nel sonno e si aggrappò alla maglietta di Gokudera.

“Portatevelo via, per l'amor del cielo.” mugugnò Reborn, mezzo addormentato, “È tutta la notte che si lagna, non lo sopporto più.” Tsuna si bloccò, ancora chino sul letto di Lambo insieme a Gokudera.

“Hayato, porta Lambo in camera nostra, stanotte dorme con noi.” disse a bassa voce. Avvertì un movimento alla propria sinistra, qualcosa come un ragazzino un po' troppo spocchioso che si metteva seduto nel letto.

Gokudera uscì dalla stanza e Tsuna fu lesto a ghermire Reborn per la giacca del pigiama. Lo trascinò fuori, lo scaraventò in bagno ed entrò con lui, poi si chiuse la porta alle spalle.

“Dame Tsuna, che diavolo ti prende?”

“Primo, piantala con quel “Dame Tsuna”. Secondo, tu adesso ti fai un bell'esame di coscienza e mi dici cosa cazzo hai contro Lambo.”

“È un rompicoglioni.” rispose Reborn, mettendo su un broncio da manuale.

“Anche tu. Ma se dovesse mai venirti un incubo, se mai io ti dovessi sentire che ti lamenti nel sonno, non farei lo scocciato, mi preoccuperei.”

“Questo perché sei una mammoletta.”

“No, Reborn.” il tono di Tsuna era così definitivo che Reborn alzò il viso verso di lui, attonito. Tsuna era dannatamente serio, e proseguì: “Non sono una mammoletta. Sono un essere umano decente. Non so cos'abbia Lambo, ma quel ragazzino sta male. E se proprio non hai voglia di sopportarlo, sei autorizzato ad alzare il culo, venirmi a chiamare e dirmi di portarmelo via.” Reborn distolse lo sguardo da Tsuna; per un istante, sembrò sul punto di dire qualcosa, ma parve ripensarci.

Tsuna si voltò per andarsene, e Reborn disse a voce molto bassa: “Hai ragione. Lo so, tu hai ragione e io ho torto. Un giorno ti spiegherò perché in alcuni casi la mia capacità di giudizio va a quel paese. Promesso.” Tsuna, che non si era voltato a guardarlo, mantenne gli occhi sulla maniglia della porta, stretta nella sua mano.

“Va bene.” sibilò, poi uscì senza aggiungere altro.

Si diresse verso la propria stanza da letto, e vi trovò Gokudera, seduto sul letto, con ancora Lambo abbarbicato addosso: “Non vuole mollarmi.” disse il ragazzo.

“Lascialo a me, cambiati. Poi te lo passo.” Gokudera si alzò e passò Lambo tra le braccia di Tsuna, poi chiese: “Va tutto bene?”

“Ah, niente di che, probabilmente morirò stanotte. Ho fatto il culo a Reborn.”

“Ti difenderò.”

“Ci conto.” Tsuna sorrise, girandosi con delicatezza per concedergli un po' di privacy.

“Ehm... Tsuna.” chiamò Gokudera.

“Sì?”

“Io... non ho pensato a portarmi un cambio di vestiti.” ammise Gokudera.

“Primo cassetto.” disse Tsuna. Il cuore gli accelerò al pensiero che Gokudera avrebbe indossato uno dei suoi pigiami: per fortuna aveva sviluppato l'abitudine di indossarne di enormi.

Sentì Gokudera aprire e chiudere il cassetto, qualche vago fruscio, poi: “Sono pronto. Passami pure Lambo.” Tsuna eseguì e cercò il proprio pigiama sotto al cuscino.

“Sembra che Lambo ci abbia tolti dall'imbarazzo, eh?” chiese Tsuna.

“Già. Dubito che si staccherà tanto facilmente.” Tsuna si avvicinò a Gokudera e accarezzò la testa di Lambo; prese un respiro profondo e disse: “Andiamo a letto, Hayato.”

Si sdraiarono lentamente, un po' per non far svegliare Lambo e un po' perché tutto sembrava loro così bello da assumere caratteri di sogno.

Quando si furono coricati, con il sederino di Lambo incastrato sotto allo sterno di Tsuna e la sua testa conficcata nella clavicola di Gokudera, le luci spente e solo i loro respiri ad occupare il silenzio, Tsuna disse: “Non vorrei essere precipitoso, ma...” esitò.

“Dimmi.” lo incitò Gokudera.

“Hayato kun, io ti amo.”

 
   
 
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