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Autore: NPC_Stories    11/08/2021    1 recensioni
Una raccolta di flashfic e oneshot che attraverso una parodia quasi sempre comica di alcuni cliché letterari racconteranno frammenti di vita dei miei personaggi ricorrenti, o anche piccoli missing moments di altre storie.
Aggiornamento a random quando mi sento ispirata.
Genere: Fantasy, Parodia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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Questa storia partecipa alla challenge #IncorrectQuotes del gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction - GRUPPO NUOVO.
Prompt:
Steekaz: Am I going too far?
Plio: No, no, no. You went too far about seven hours ago. Now you're going to prison.


130 HA: Gone Horribly Right


Città extraplanare di Sigil, nei sotterranei di un edificio abbandonato

Non esistono edifici abbandonati a Sigil. O almeno, tutto esiste a Sigil, ed è tutto radunato in una città di circa 48 miglia quadrate di terreno calpestabile[1], quindi la cosa che esiste di meno a Sigil sono gli edifici abbandonati.
Steekaz ne era consapevole, ma un piccolo goblin infingardo come lui non si sarebbe lasciato fermare da un concetto aleatorio come quello di "proprietà privata". Nessuno veniva visto metter piede nella casa da almeno sette giorni, tanto bastava per dichiararla abbandonata.
"Se è abbandonata, perché siamo passati dal lucernario del seminterrato?" Gli chiese sottovoce Plio, unica altra goblin della sua squadra e sua complice nell'effrazione.
"Tutti ci avrebbero visto se avessi tentato di forzare la porta, no?" Rispose lui a denti stretti, mentre armeggiava con una delle porte interne. Il seminterrato si era rivelato essere qualcosa di più che una semplice cantina: era una sorta di laboratorio. Pieno zeppo di cassetti, scatole, piccoli scrigni, pacchetti dall'aria misteriosa, pergamene, appunti, alambicchi e tomi di magia... e quello che Steekaz e Plio stavano cercando avrebbe potuto essere ovunque. Avrebbe potuto essere una qualsiasi di quelle cose.
Quello che stavano cercando era la merce di scambio più pregiata che si potesse trovare a Sigil: una Chiave per uscire dalla città.

Sospesa nel vuoto da qualche parte nel multiverso, la città extraplanare di Sigil non aveva delle normali vie d'uscita. Non c'erano strade che conducessero fuori da quella stranissima metropoli costruita a forma di ciambella. I cittadini alzavano lo sguardo al cielo e vedevano solo altre case: il panorama stesso non sembrava lasciar sperare in una via d'uscita. A Sigil, tutto quello che esisteva era Sigil.
E poi c'erano le Chiavi. Oggetti magici - anzi, non sempre erano oggetti - che permettevano di aprire Portali o di teletrasportarsi su altri Piani.
Una chiave poteva essere qualsiasi cosa: un libro da aprire e da leggere davanti a uno specchio, un simbolo da tracciare con l'inchiostro sulla schiena di un gatto, un pugnale con cui strappare un occhio a un githyanki, una canzone da cantare al contrario, tre ricordi sconosciuti a chiunque altro, una normale chiave da inserire in una toppa che appariva solo per un minuto ogni dieci giorni... anche per un cacciatore di chiavi era impossibile sapere cosa sarebbe stata la prossima chiave che avrebbe trovato.

Steekaz e Plio erano cittadini molto atipici: loro viaggiavano spesso. Facevano parte di una società di spedizioni interplanare, la Goblal Hexploring. Si occupavano di recapitare pacchi, messaggi, e di recuperare merce e informazioni per chi poteva pagare. Steekaz in particolare accompagnava ogni spedizione, perché aveva con sé una chiave che avrebbe sempre riportato lui e il suo gruppo a Sigil. Plio, una cosetta graziosa perfino per una goblin, gli stava accanto per fornirgli protezione: nessuno maneggiava uno spadone a due mani con la maestria di Plio Largaspada, campionessa dell'Arena di Sigil.
Quel giorno però non si trovavano in missione su qualche Piano lontano, ma nella loro stessa città, e la meta che si erano prefissati era ambiziosa: recuperare una Chiave che si diceva fosse in possesso di un tiefling alchimista, un uomo dalla reputazione fosca.
Non che Steekaz e Plio fossero proprio dei chierichetti.

"Hai scassinato tutti i cassetti e tutti i bauli del laboratorio, e le nostre lenti magiche non hanno trovato traccia di incantesimi. Se c'è una Chiave, non dovrebbe essere magica?" Si lamentò la piccola guerriera.
"Appunto, non è normale che nella casa di un alchimista non ci sia niente di magico. La cosa mi puzza. Non me ne andrò senza quella Chiave, socia. Si vocifera che possa aprire un Portale su un mondo tecnologicamente avanzato, e che sia per quello che l'alchimista Mefrigo ha tanto successo: perché ha imparato laggiù. Riesci a immaginare il potenziale guadagno?"
"Ed è per questo che vuoi espandere la nostra esplorazione al resto della casa? Se l'alchimista fosse proprio su questo Piano di cui parli, e tornasse mentre noi frughiamo fra la sua roba?"
Steekaz interruppe il suo lavoro sulla serratura della porta e fissò la compagna di misfatti per un lungo momento.
"Dici che sto andando troppo oltre?"
Plio emise un suono strozzato, a metà fra uno sbuffo e una risata trattenuta.
"No, no, no. Sei andato troppo oltre sette ore fa. A questo punto stai andando in galera."
Il goblin scassinatore le rispose con un'altra risata, parimenti senza allegria.
"E allora tanto vale" affermò, fatalista. Con un ultimo scatto del grimaldello riuscì a far scattare la serratura.
E anche la trappola a cui era collegata.

Una trappola mal congegnata scatterebbe ad altezza uomo, diciamo, dove potrebbero esserci il torso o la testa. Una trappola fatta bene, invece, tiene conto che a Sigil vivono anche creature piccine: halfling, gnomi e goblin. Un dardo di trappola che conosce il suo mestiere scatterà all'altezza di una coscia umana, sperando di colpire un'arteria, oppure la testa o la gola di una creatura di taglia minuta.
Per Steekaz non fu nessuna delle due: un ladro abile come lui aveva imparato a evitare i dardi di una trappola nel momento in cui la sentiva scattare. I suoi riflessi fulminei e il suo istinto lo portarono fuori pericolo in un lampo.
Non fu lo stesso per Plio.

"Plio! No! NO!"
Qualcuno aveva gridato, e Steekaz dopo un momento si accorse che era stato lui. Ma non aveva mai visto tanto sangue. O forse sì, ma non aveva mai avuto importanza, perché prima d'ora non era quello di Plio. Il dardo l'aveva colpita al collo e il sangue non si fermava e mentre Plio cadeva a terra Steekaz non riusciva a credere che ci fosse così tanto sangue nel corpo di un goblin.
Dopo una manciata di interminabili secondi, finalmente lo scassinatore reagì.
"Plio!" Si gettò accanto a lei, inginocchiandosi e prendendola fra le braccia. "Che faccio? Oddio. Il dardo. Se lo tolgo sanguinerà di più. Plio, puoi respirare?"
La goblin prese un respiro spezzato e cercò di annuire, ma stava perdendo troppo sangue ed era debole. Il colore stava sparendo dalle sue guance e Steekaz vide che la stava perdendo.
No, no, no. Cosa faccio?
Steekaz sfilò un braccio dalla manica della camicia e la strappò via, ricavandone abbastanza stoffa da fasciare il collo sottile di Plio. Non era un lavoro facile: voleva fermare l'emorragia ma non poteva rischiare di spingere il dardo più a fondo, e allo stesso tempo non si azzardava a sfilarlo.
Sapeva che tamponare il sangue era una misura temporanea.
Non c'erano delle pozioni di guarigione qui?
Il ladro era certo di averle viste. Erano quelle ad avergli fatto capire che qualcosa non andava: quel tipo di pozioni di solito sono magiche, ma queste non rivelavano alcuna magia davanti alle loro lenti divinatorie. Qualcosa mascherava tutto ciò che era magico nel laboratorio, oppure l'alchimista aveva trovato il modo di produrre pozioni di guarigione senza magia.
A Steekaz non interessava, gli bastava che funzionassero.

Il giovane goblin non avrebbe saputo dire quanto tempo impiegò per ritrovare le pozioni che credeva di aver visto in mezzo a tutte quelle cianfrusaglie: secondo lui, secoli. Ma in realtà fu meno di un minuto, per fortuna. Quando tornò da Plio, la fasciatura improvvisata era già inzuppata di sangue fresco.
Forza, amore.
Steekaz sollevò delicatamente la goblin svenuta, stappò la prima boccetta e la avvicinò alle labbra della guerriera. Un po' di liquido chiaro cadde all'interno della sua bocca socchiusa, ma lei non fece atto di poter deglutire.
Oh no. Oh no no no. Sarà troppo tardi? No! Maledizione, non dovevo spostarmi. Quel dardo era per me.
Steekaz Scostò la fasciatura sul collo di Plio. Fino a un momento fa non avrebbe rischiato, ma ormai lei stava morendo, e non aveva più niente da perdere. Lasciò cadere una goccia di pozione di guarigione direttamente sulla ferita, e fu sollevato di sentirla sfrigolare leggermente. Un angolo della ferita si era richiuso? Troppo difficile dirlo, sotto il sangue.
Si sistemò meglio la compagna fra le braccia, poi con la mano libera sfilò delicatamente il dardo dal collo mentre con l'altra mano fu lesto a versare altra pozione sulla ferita, contrastando un nuovo, debole fiotto di sangue che cercava di uscire. Con suo immenso sollievo, la ferita si richiuse quasi subito. Questo voleva dire una cosa importantissima: Plio era viva, perché la magia di guarigione non funziona sui cadaveri.
Viva, ma ancora debolissima. La ferita ormai era chiusa, ma lei aveva perso molto sangue ed era ancora svenuta. Non sembrava in grado di inghiottire un'altra fiala di pozione, che l'avrebbe rimessa in forze.
Steekaz fu costretto a rimanere lì con lei per ore, mentre il sangue si seccava sul pavimento e Plio lottava fra la vita e la morte, ma lui non sapeva onestamente che altro fare. Uscire a cercare aiuto avrebbe voluto dire lasciarla sola, e lui non poteva farlo, non poteva.

Alla fine, alcune ore dopo, finalmente la sentì deglutire e tossicchiare. Le sollevò di nuovo la testa e provò a farle bere un po' di pozione di cura: questa volta, lei riuscì a inghiottirne un po' prima di tossire, ma poi cercò ancora la pozione, per istinto. Lui l'aiutò a finire la fiala.
Finalmente un po' di colore tornò sulle guance della goblin, che da grige che erano assunsero di nuovo una vaga, adorabile tinta verde pastello.
"Plio!" Steekaz le passò un braccio dietro le spalle e la aiutò a mettersi seduta. "Mi dispiace, socia, mi dispiace tantissimo. Dovevo stare più attento!"
La guerriera emise una sorta di sospiro, forse stanco, forse esasperato oppure soltanto dolorante. Indicò un'altra fiala di pozione.
"Oh! Ma certo!"
Steekaz provò a imboccarla di nuovo, ma stavolta lei gli strappò la boccetta dalle mani e bevve da sola. Tossicchiò, e infine parlò.
"Steekaz, sei proprio un imb... hmf"
Non concluse mai la frase perché lui l'aveva baciata di slancio.
Quella era la prima volta in cui il ladruncolo si azzardava ad esternare i suoi sentimenti, e la donna diventò di un verde ancora più acceso, che è quello che fanno i goblin della sua razza al posto di arrossire.
Mise le mani sulle spalle del collega e lo allontanò con uno strattone.
"Scusa" mormorò lui, con un sorriso incerto, stiracchiato al massimo possibile per coprire il disagio e l'orrore di chi realizza che cosa ha appena fatto. "Sono andato troppo oltre?"
Plio gli rivolse un sorrisetto acido di chi, invece, cerca di coprire qualcos'altro. Lo afferrò per il colletto e gli tirò una sonora testata sul naso.
"Sì." Rispose, mentre Steekaz si portava una mano al naso. Gli aveva causato un'epistassi e lui stava gocciolando sangue sulla camicia. "Non provarci mai più senza il mio consenso! Non sono una preda, chiaro?" ringhiò.
Il ladro sobbalzò. Era vero, di solito fra goblin le relazioni interpersonali erano una questione di potere, di forza e debolezza. Lui però non pensava così a Plio. Lui era un goblin di città, era civilizzato.
"Fcufa" si pulì distrattamente il sangue dalla faccia e scrollò la mano. "Non era mia intenfione..."
Ma Plio non scoprì mai cosa non fosse sua intenzione, perché nel momento in cui il sangue di Steekaz toccò il pavimento, mischiandosi con quello di Plio, la pietra sotto i loro piedi divenne inconsistente e scomparve.
I due goblin capitombolarono di sotto, nell'oscurità, verso l'ignoto di un nuovo mondo. Perché a volte una Chiave è un oggetto, una parola, o una sequenza di gesti. Questa volta la Chiave era il sangue di due innamorati, versato entro il perimetro di quella casa.



**********
Steekaz e Plio erano già comparsi nella storia Weapon, ambientata circa un anno prima.
Il trope di oggi è Gone Horribly Right, quando ottieni quello che vuoi ma non va affatto come volevi.

A proposito, vi piacciono le Incorrect Quotes? Ne trovate altre qui: https://incorrect-quotes-generator.neocities.org

Note:
[1] Se mai qualcuno si fosse preso la cura di fare i calcoli, cosa che non aveva molto senso perché la Signora del Dolore, incontestabile sovrana di Sigil, aveva il potere di modificare le dimensioni della città a suo piacimento.
   
 
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