FANFIC PARTECIPANTE A INCHIOSTRODISTELLECHALLENGE INDETTA DAL GRUPPO STARDUSTWAY
 
Prompt: Catene
Fandom: Saint Seiya
Autore: PerseoeAndromeda
Titolo: Il dolore di un maestro
Personaggi: Shun e Albion
Genere: introspettivo, angst
Rating: giallo
 

IL DOLORE DI UN MAESTRO

 
Il mare fu il primo a riconoscerlo.
Davanti agli occhi di Albion, l’oceano sollevò flutti e vortici verso il cielo, obbedendo a una volontà misteriosa…
La volontà di chi aveva saputo incantarlo con un potere che superava ogni aspettativa.
«Il santo di Andromeda» mormorò Albion.
Poco dopo il ragazzo uscì dal mare, esausto, si lasciò cadere sulla sponda, mentre la cloth di Andromeda rivestiva il suo corpo, fiera corazza, che riluceva su un fisico esausto, ridandogli nuovo vigore.
Albion lo guardava con fierezza, ma il suo cuore era greve: non osava ammetterlo neanche a se stesso, avrebbe dovuto essere felice, orgoglioso maestro.
E certamente lo era.
Eppure…
«Sensei».
Giunse la voce del nuovo saint eletto, quella voce che da sempre era come un canto, quasi essa stessa nascesse dal fondo del mare: ma adesso, in quel canto vi era qualcosa di nuovo.
Shun era ancora un ragazzo…
E al tempo stesso era diventato uomo.
Si apprestava a crescere come tale, si apprestava a tornare nel mondo, dove ogni residuo di infanzia sarebbe stato, irrimediabilmente, distrutto.
Era la voce di chi sapeva.
La voce di un bambino che non aveva mai potuto permettersi di essere tale e in essa vi erano tante sfumature, diverse, antitetiche, parte di quella complessità straordinaria che era l’animo puro del nuovo sacro guerriero di Andromeda.
Albion si riscosse, lo vide camminare verso di lui e, per un attimo, rimase stranito: quella figura… era il suo Shun?
Il suo piccolo Shun che non voleva lottare, che finiva sempre a terra, che tanto spesso aveva dovuto raccogliere tra le braccia, stremato, in seguito ai massacranti addestramenti che faticava a reggere?
La cloth si accendeva con i bagliori del sole, modellava la sua figura conferendole connotati surreali, androgini, quasi l’anima stessa della principessa Andromeda fosse calata dentro di lui, fusa con quella di Shun, per dare vita a qualcosa di nuovo.
Una pagina che si voltava.
Il cuore di Albion si strinse, ancora.
Il volto di Shun sorrideva.
Il sorriso di un bambino che diventava il sorriso di una creatura incantata.
Vi era tanta saggezza in quello sguardo, in quegli occhi nei quali si era riversato l’oceano, una consapevolezza e quel sorriso non era felice.
Era intenso, era bello, era sincero…
Ma non felice.
«Grazie, sensei».
Gli occhi di Albion scesero in basso, laddove tintinnavano le catene, avvolte intorno agli avambracci del nuovo guerriero.
Quelle erano le sue armi.
Era crudele… le catene erano il simbolo di salvezza e di condanna.
Aveva spezzato le catene che lo imprigionavano alla pietra del sacrificio, grazie a un potere straordinario e impensabile, senza confini.
E quelle catene, ora, erano lì, come spire che non lasciavano scampo, lo tenevano legato a una prigionia ancor più impietosa.
«Non sarei mai arrivato a questo punto, se non fosse stato per voi».
E continuava a sorridere, in quel modo che faceva male.
Albion scosse il capo:
«Mi ringrazi per averti guidato verso ciò che ti farà soffrire e, forse, ti condurrà alla morte?».
Il sorriso sul volto di Shun scomparve per qualche istante, ma poi tornò, ancora più intenso, sotto gli occhi grandi e lucidi:
«Mi avete guidato lungo la strada che mi permetterà di ritrovare chi amo».