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Autore: elenabastet    12/08/2021    4 recensioni
André è ultimamente molto felice, Alain ha capito perché, ma anche i Soldati della Guardia presto scopriranno qualcosa di molto interessante.
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Soldati della guardia metropolitana di Parigi
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I CONSIGLI DI ANDRÉ

 

Rating: hot, poca trama, linguaggio adulto ma no sesso esplicito, confort tra i personaggi, toni da commedia.

Fandom: Lady Oscar.

Note: ambientata durante il periodo dei Soldati della Guardia, André è molto felice e vuole condividere con i suoi compagni il perché. Il personaggio del giovane Ronald lo immagino simile a Ron di Harry Potter cresciuto.

 

Era notte fonda e Alain aprì gli occhi. Sapeva che era l’ora del suo turno di metà notte, doveva fare un giro, una cosa che faceva in fondo volentieri, non riusciva a dormire profondamente da mesi e non gli spiaceva girare per quel luogo di solito chiassoso quando era silenzioso.

Gli altri suoi compagni dormivano, sembrava tutto a posto, come sempre, ed era il momento ideale per pensare alla vita che scorreva, ai fatti che capitavano malgrado tutto, a chi non c’era più e ai dolori di ogni giorno.

Prese una candela e iniziò a percorrere il corridoio, tutto era calmo, non sentiva nemmeno i topi che correvano in mezzo alle pareti. Del resto, ormai era più per abitudine che faceva quelle ronde in caserma, gli piaceva stare solo con se stesso, ogni tanto, una cosa sempre più difficile.

Ad un tratto arrivò di fronte all’alloggio del comandante Oscar, che sapeva essere in caserma. Da sotto la porta trapelava una luce, ma non c’erano rumori. Alain sapeva quanto Oscar tenesse al risparmio delle candele, per cui con circospezione aprì la porta, entrando nell’ufficio da cui si accedeva alla spartana camera da letto. Le candele dovevano essere accese vicino al letto, e cercando di non fare rumore, Alain andò a vedere che fosse tutto a posto, dietro la porta socchiusa.

Sbirciò dentro e quello che vide gli fece balzare il cuore nel petto. La comandante Oscar era sdraiata sul divano letto, e non era sola, visto che era avvinta in un abbraccio di André. Entrambi dormivano profondamente, lei con il volto vicino al collo di lui, mentre lui aveva la bocca affondata nei suoi capelli. Le braccia di Oscar cingevano una il collo di André e l’altra il suo fianco, mentre le braccia di lui la tenevano stretta tra la schiena e la vita. Anche le loro gambe erano intrecciate, un ginocchio di André in mezzo alle cosce del suo comandante. Erano vestiti, non con l’uniforme, e c’era qualcosa di disordinato nelle camicie e nelle brache, come se le avessero indossate di nuovo di fretta per fuggire al freddo notturno. Era chiaro cosa avevano fatto nelle ore precedenti, fino a non molto tempo prima.

Alain sorrise e arrossì, ritirandosi e lasciando le candele accese: era tanto che non vedeva due persone in uno stato simile di pace e gioia. Si vergognò di essere entrato e riprese il giro, pensando che avrebbe dovuto capirlo, era un po’ che André era felice, gioviale, con gli occhi che brillavano. Dalla posa e dall’abbandono, era un incontro tra due persone che stavano insieme da qualche tempo, e questo lo rese felice:

“Hai capito André il marpione?”, disse allontanandosi, “sono felice per te, e non tradirò il tuo segreto”.

 

Qualche ora dopo i soldati della guardia erano ormai svegli e stavano facendo colazione. Ogni tanto Alain pensava con tenerezza alla scena a cui aveva assistito suo malgrado, era bello che ogni tanto capitasse ancora qualcosa di bello a qualcuno nella vita.

Robert Perrier, uno dei soldati più anziani, ad un tratto disse:

“Ma quanto è felice ultimamente Grandier! A parte che mangia come un orso senza prendere un chilo, mannaggia a lui, ma poi è la gioia personificata, fa stare meglio tutti guardarlo, poverino era così triste fino ad un po’ di tempo fa...”.

“Ho notato anch’io”, disse Gerard La Salle, “si vede che alla lunga con noi sta bene”.

“Beh Grandier a me è sempre stato simpatico”, aggiunse Ronald Viry, una delle ultime reclute, che si era arruolato per sfuggire alla zia bigotta con cui era cresciuto e che aveva soffocato ogni suo alito di vita.

In quel mentre il diretto interessato, cioè André Grandier, arrivò anche lui nella sala da pranzo, con un mezzo sorriso sulle labbra.

“Buon giorno felicità”, disse La Salle, “ma come è bello vederti così felice, André”.

André arrossì leggermente: “Ma davvero vi sembro felice?”

“Cavolo”, aggiunse Perrier, “mangi come un orso, prima piluzzicavi due cose, non ingrassi, e poi sei sempre felice, canticchi, sempre che viaggi sulle nuvole, chissà qual è il tuo segreto!”

André stette un attimo zitto e si sedette. Poi sospirò e disse:

“Va bene, non ce la faccio più a tenerlo per me”.

“Tenere cosa per te?”, fece La Salle.

In un soffiò André tirò fuori dalla bocca:

“Sto con il comandante Oscar adesso.”

“Wow, ma non ci credo”, disse Perrier, “ma quindi tu e lei...”

“Sì, dormiamo insieme, e non solo”.

Gerard La Salle alzò un boccale con un po’ di birra all’indirizzo di André e disse:

“Ma che meraviglia, te credo che stai così bene… e non ingrassi!”

Solo Ronald era perplesso:

“Cioè, sta insieme alla bellissima comandante Oscar e dorme insieme, e poi? Rende felici fare questo?”

“Senti, ragazzino”, disse Gerard, “adesso non stai più con quella bigotta di tua zia, e devi sapere che ci sono tante cose che rendono le persone felici...”

André provò simpatia per quel giovanissimo che era stato oppresso per anni e ringraziò che sua nonna, anche se lo prendeva a mestolate, non fosse mai stata una che gli impedisse di conoscere la vita e i suoi aspetti. Poi la sua scelta di aspettare Oscar e il suo amore in silenzio era stata appunto sua e non il frutto di bigottismo e repressione. Forse dare qualche spunto al povero Ronald non era male.

“Non pensavo che averla tra le mie braccia sarebbe stato tanto bello e appagante, mi immaginavo cosa le avrei fatto io, ma non che a lei piacesse così tanto e come ricambiasse. Quando sono tutt’uno con lei, con lei che mi stringe e non mi lascia andare, mi sento rinascere. “

Robert Perrier scosse la testa e disse:

“Sono anni che non faccio l’amore con mia moglie, la prossima licenza mi butto, promesso, ormai i figli sono grandi, voglio stare di nuovo con lei..”

Claude Mirelle, un altro soldato non più giovanissimo, sbottò:

“Bisogna che io mi dichiari alla vedova Joubert che ha il banco di frutta a Les Halles, sono anni che mi fa gli occhi dolci, qui bisogna che mi butti, e al diavolo cosa ne pensano gli altri!”

André continuò:

“Baciare ogni angolo di lei è comunque la cosa che amo di più. E anche a lei piace molto..”

“Ecco una cosa che dovrei provare a fare con la mia Simone”, disse La Salle, “solo che è timida, fuori dalla faccia non c’è storia a darle baci...”

“Non devi avere fretta, ma devi pian piano farlo ogni volta”, rispose André, “dopo starete entrambi meglio”.

“Io continuo a capirci poco”, intervenne Ronald.

“Ti faremo un disegno o ti presteremo da leggere L’Organt di Saint Just e magari qualcos’altro”, disse a quel punto Alain, onestamente era dispiaciuto per il ragazzo ma se era tonto non poteva pretendere di scoprire l’abc della vita, “comunque direi che anche il nostro André ha una carriera di autore di storie che migliorano la vita della gente”.

“Non ho questa pretesa, solo quella di essere felice con Oscar”, rispose André, “grazie di avermi ascoltato, non ditele niente”.

“Muti come tombe”, disse Gerard, “e non stancarti troppo”.

“Non c’è pericolo”, disse allora André, sospirando di soddisfazione.

Alain si avvicinò ad un tratto ad André e gli sussurrò:

“Chiudete meglio la porta la notte… sono entrato in ufficio e vi ho visto mentre dormivate. Eravate bellissimi”.

“Oh grazie. Beh la prossima volta porta Ronald, magari capisce...” e scoppiò in una risata.

“Poveraccio, mi sa che è un caso disperato”, rispose Alain.

“E cosa avrei dovuto dire io? Dai, non esistono casi disperati...”

Il sabato successivo Robert Perrier arrivò a casa: sua moglie Catherine stava impastando la farina china sul tavolo, lui la abbracciò da dietro ed iniziò a baciarla sul collo. Lei non protestò e in breve tempo i due coniugi si amarono sul piano di legno colmo di farina, per poi passare il resto della giornata a letto abbracciati.

Claude si avvicinò alla vedova al mercato e le disse:

“Signora, voglia accettare i miei omaggi e il mio invito ad uscire insieme questo pomeriggio”. In realtà, quel pomeriggio si chiusero nella stanza di lei a due passi da Les Halles e non ne uscirono praticamente fin quando lui non decise di andare alla parrocchia per chiedere le tempistiche per le nozze.

Gerard La Salle si strinse a Simone in libera uscita ed iniziò a scendere con le labbra sul collo di lei. Lei protestò inizialmente, lui non si fermò e in breve tempo il giovane soldato scoprì man mano un modo nuovo per rendere felice la sua bella, molto gradito da lei, soprattutto quando le labbra di lui scesero più in basso su Simone, come gli aveva indicato André. In seguito, decise lui di cimentarsi in storielle piccanti da pubblicare sotto falso nome.

Ronald si fece una cultura con L’Organt e altre pubblicazioni, tra cui quelle del collega La Salle, e non fece più domande imbarazzanti a nessuno, meno che mai al povero André. Un bel giorno si accorse di una certa Jeannette, che bazzicava vicino alla caserma dove raccoglieva stracci e scoprì che certe cose era meglio farle che leggerle.

Una notte, mentre André cullava Oscar tra le braccia dopo averla amata, le accennò che aveva detto qualcosa su di loro agli altri commilitoni:

“Sai, volevo dividere la nostra felicità con loro. E direi che stanno tutti meglio, adesso”.

“André, l’importante è non perdere il loro rispetto, sai come ho faticato a mantenerlo”.

“Credo ti rispettino ancora più di prima, e poi credi, anche loro hanno le loro cose a cui pensare” e le chiuse la bocca con un bacio. “Anche il povero Ronald, che sta recuperando il tempo perso, pensa altrimenti che sciagura per tutti”.

“Hai ragione, André”, disse Oscar abbracciandolo e posando il volto sul petto di lui, il posto migliore dove voleva stare.

  
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