I
was choking in the crowd
Living my brain up in the cloud
Falling like ashes to the ground
Hoping my feelings, they would drown
Believer
Il silenzio del Diogene’s si infiltrò
nella stanza in cui ci trovavamo. Non era, però, quello pacato e sereno, a
volte annoiato, caratteristico delle altre sale dell’esclusivo club. Il nostro
era carico di tensione e preoccupazione. Potevo quasi sentire le cellule dei
cervelli dei fratelli Holmes lavorare alacremente alla ricerca di una
spiegazione e di una soluzione alla notizia che avevamo letto sul giornale.
Non che ci fosse nulla di sensazionale
in quell’annuncio di matrimonio. Era, senza ombra di dubbio, una notizia di
gossip molto appetitosa. Un miliardario che sposava un modello in ascesa attirava
la curiosità del pubblico, affascinato da quel mondo così lontano dalla
monotona vita quotidiana della maggior parte della gente. Eppure, sentivo
chiaramente che Mycroft stava evitando di parlare di qualcosa, che lo
preoccupava molto, in attesa che arrivasse il nostro ospite.
Sentii i suoi passi avvicinarsi. Erano
rapidi e decisi, come se fosse irritato.
“Signor Holmes, pensavo che avessimo
chiarito anni fa che non gradisco questo tipo di convocazioni, nemmeno da parte
di uno che si spaccia per un membro minore del governo, mentre è molto più
potente di quanto molti pensano!” Anche la sua voce era seccata. Decisamente,
non gli era piaciuto il modo perentorio in cui Mycroft gli aveva chiesto
(praticamente ordinato) di unirsi a noi.
Mi alzai e fronteggiai la porta. Vidi
la sua espressione mutare da indispettita a sorpresa in
un batter d’occhio. Gregory Lestrade aveva più capelli grigi dell’ultima volta
in cui ci eravamo visti, ma i suoi occhi erano ancora di un nocciola vivace e
brillante. Malgrado facesse prevalentemente lavoro l’’ufficio, il suo fisico
era ancora perfetto.
Senza dire una parola, fece due rapidi
passi verso di me e mi avvolse in un abbraccio caloroso, in cui potei percepire
la sua gioia, il suo affetto e il suo rimpianto. Ricambiai l’abbraccio, che si
prolungò, fino a quando una voce un po’ seccata ruppe il silenzio della stanza:
“Gary, smetti immediatamente di abbracciare mio marito in quel modo o ti dovrò
sfidare a singolar tenzone!”
Greg
mi lasciò andare, regalandomi un rapido sorriso e afferrò Sherlock,
abbracciandolo con forza: “Tu, bastardo! Ce l’hai fatta!”
Riuscii
a sopprimere un sorriso, quando notai il viso di mio marito. Era sorpreso e un
po’ imbarazzato. Non sapeva bene se ricambiare l’abbraccio o respingere Greg
con una spinta. Alla fine, optò per sollevare appena le braccia e picchiettare
sulla schiena del poliziotto, sperando che si allontanasse il prima possibile.
A
salvare Sherlock, intervenne il fratello: “Sovrintendente, spero che abbia
finito con le effusioni, perché non siamo qui per una rimpatriata goliardica.
Credo che persino lei abbia capito che John e Sherlock sono tornati a Londra
perché c’è un problema, non in gita premio.”
“Che
cosa è successo?”
Mycroft
non rispose, ma allungò il giornale a Greg, che fissò la foto con sguardo
interrogativo.
“Sebastian
Moran è un Omega,” risposi alla domanda muta.
“E
sta per sposare James Moriarty? – chiese Greg, allibito – Cazzo. Questo sì che
è un problema.” Concluse, passandosi la mano libera fra i corti capelli
brizzolati.
Un
brivido gelido mi attraversò la schiena. Che cosa stava combinando Sebastian?
Con chi si era messo? Quanto aveva raccontato riguardo all’Isola al suo
promesso sposo? E quanto era pericoloso James Moriarty, se Mycroft e Greg erano
così preoccupati?
“Come
avrete letto dal giornale, Moriarty appartiene a una famiglia molto ricca. –
spiegò Greg – Possiedono banche, terre e diverse abitazioni, in giro per il
mondo. Il fatto è che nessuno sa bene da dove provenga la ricchezza dei Moriarty.
Sono comparsi dal nulla, una ventina di anni fa. Si dice che siano coinvolti
con la criminalità organizzata. Anzi, si vocifera che James Moriarty sia la mente
che si nasconde dietro a diverse imprese criminale.”
“È
un uomo pericoloso, quindi,” sospirai, avvilito.
“Molto.
Sono anni che lo teniamo d’occhio, sperando che faccia una mossa falsa –
intervenne Mycroft – Purtroppo, è molto intelligente. Se riusciamo a
individuare qualcuno che potrebbe incastrarlo o collegarlo a qualche reato,
viene eliminato o sparisce nel nulla.”
“Stai
perdendo colpi o diventando pigro, fratello. Un tempo, non ti saresti lasciato
sfuggire una minaccia alla Corona, in questo modo.” Sogghignò Sherlock.
“Non
è facile riuscire a fare condannare qualcuno che sa coprire così bene le
proprie tracce. – ribatté Mycroft, in modo piccato – Io ho delle regole da
seguire. Uomini come James Moriarty si nascondono nelle zona d’ombra lasciate
dalla legge. Di persona non è coinvolto in nessun reato, in nessun atto
criminale. Lui è la mente. E intrappolare una mente è un’impresa difficile.”
“Che
cosa può volere da Sebastian?” Domandai, temendo la risposta.
“Vuole
gli Omega. – rispose Sherlock, in tono deciso – Deve essere stato lui a
spingere Sebastian a chiedere di abbattere la barriera. Non oso pensare a che
cosa potrebbe fare un uomo come Moriarty, se mettesse le mani sugli Omega.”
Un
silenzio opprimente cadde nella stanza. Tutte le idee che mi venivano in mente
non portavano a nulla di buono per noi Omega.
“Quanto
è affidabile questa barriera che protegge l’Isola?” Domandò Mycroft, in tono
pratico.
“Molto.
I nostri maghi la monitorano in continuazione, in modo da essere sicuri che non
possa cadere e rivelare la nostra presenza al Mondo Esterno,” risposi.
“Se,
però, venisse sabotata dall’interno…” mormorò Sherlock.
“Nessun
Omega metterebbe in pericolo la nostra sicurezza, danneggiando la barriera,”
ribattei, in tono deciso.
Sherlock
prese in mano il giornale e mi mostrò la foto: “Come fai a esserne così sicuro?
Sebastian ha già tentato di farla abbattere. Ora che sa che il Consiglio non
voterà mai a suo favore, chi ti dice che non provi a sabotarla dall’interno?”
Non
potevo credere che qualcuno potesse tradirci e consegnarci agli Alfa: “Anche
lui ha dei figli. Non penso che li voglia vedere mentre vengono messi all’asta
e venduti al miglior offerente!” Sbottai, caparbio.
Sherlock
si avvicinò a me e mi prese le mani, portandosele alle labbra: “L’amore è una
cosa strana. Può portare le persone a fare l’impensabile. Se davvero questo
Moriarty è un genio del male, può avere convinto Sebastian che la cosa migliore
per gli Omega sia uscire allo scoperto. Una volta abbattuta la barriera e
svelata l’Isola al Mondo Esterno, qualsiasi cosa accadesse, Moriarty potrebbe
dire a Seb che non è stata colpa sua, che era in buona fede, che pensava che
gli Alfa fossero diventati migliori. E, intanto, gli Omega sarebbero indifesi e
alla mercé di chiunque voglia sfruttare i loro poteri.”
Sapevo
che aveva ragione. Scossi la testa, per allontanare quel terribile pensiero, ma
sapevo che l’ipotesi di Sherlock era tutto fuorché infondata. Noi due eravamo
la prova vivente di che cosa potesse fare l’amore.
“Ho
bisogno di conoscere la posizione dell’Isola, almeno in modo approssimativo. –
intervenne Mycroft – Farò controllare la zona dai nostri satelliti e ordinerò
che mi avvisino, se dovesse accadere qualcosa di anomalo.”
Ero
riluttante a rispondere. Per quanto mi fidassi dei padri dei miei figli, erano
pur sempre una minaccia per la sicurezza dell’Isola.
“Tu
sai che noi non faremmo mai nulla per mettere in pericolo i nostri figli. –
aggiunse Greg – Ti abbiamo aiutato anche quando Magnussen ti ha catturato, per
il loro bene. Intanto che escogitiamo un modo per capire che cosa stia
succedendo, non farà male a nessuno controllare la zona. Non è necessario che i
controllori sappiano che cosa stanno guardando. Lo sapremo solo noi.”
Sherlock
mi fissò negli occhi. Dovevo fidarmi. Eravamo lì per quello. Riferii a Mycroft
le coordinate dell’Isola.
Mentre
Mycroft comunicava con la sua assistente, Greg mi sorrise: “Come sta mio
figlio?”
Sorrisi
al pensiero dei miei figli. Li amavo tutti e tre, come provavo un profondo affetto
per i loro padri. Mycroft era il padre del mio primogenito, mentre Greg lo era
del secondo. Erano stati concepiti durante le mie missioni nel Mondo Esterno.
Dovevo contribuire a salvare la razza degli Omega. Ero stato fortunato. Avevo
trovato due partner fantastici. E poi avevo conosciuto Sherlock.
“Sia
Mycroft sia Gregory sono bambini svegli e intelligenti. – rispose mio marito – Myc
è riservato e portato per le materie scientifiche, mentre Greg è vivace e
curioso. Sono dei fratelli maggiori bravissimi per nostro figlio Will.”
“Così
vi siete sposati e avete avuto un bambino. – constatò Greg, senza riuscire a
nascondere una leggera nota di rammarico nella voce – Sono contento per voi.”
“Grazie,
Greg. Sei sempre un caro amico.” Mormorai.
“Anthea
organizzerà la sorveglianza. Quale sarà la nostra prossima mossa?” Domandò
Mycroft, tornando a unirsi a noi.
“Andrò
a parlare con Sebastian. – risposi, in un tono che non ammetteva repliche –
Devo capire fino a che punto siamo in pericolo e riferirlo a Severus. Solo allora
potremo decidere che cosa fare.”
Sherlock
si sfregò le mani: “Bene! Credo che andremo a un ricevimento di fidanzamento. Sarà
divertente. Immagino che tu possa procurarci gli inviti, fratello. Oppure non
sei così potente come hai cercato di farmi credere per anni?”
“Gli
inviti sono in arrivo. Cerca di ricordarti che siamo a caccia di informazioni,
fratello caro. Non provocare Moriarty o Moran. Non vogliamo che mettano in atto
il loro piano, quando non abbiamo ancora predisposto una contromossa.”
“Non
preoccuparti, Myc, so benissimo come ci si comporti a questi noiosissimi eventi
sociali. Non avrai motivo per lamentarti di me,” ribatté Sherlock, strizzando l’occhio
al fratello in modo sbarazzino.
Era
bello osservare i due fratelli Holmes mentre si punzecchiavano. Era il loro
modo strano e originale di dimostrare l’affetto che provavano l’uno per l’altro.
In
quel momento, mi sentivo bene, circondato da alcune delle persone più
importanti della mia vita.
Fu
l’ultimo momento sereno, prima dell’inizio della fine.
Angolo dell’autrice
Mycroft
e Greg non potevano mancare. Che cosa è una storia di Sherlock senza di loro?
Grazie
a chi stia leggendo il racconto.
A
giovedì prossimo.
Ciao.