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Autore: Brume    13/08/2021    8 recensioni
Parigi, 2017.
Oscar vive una vita tranquilla, ha un ottimo lavoro ed una certa fama, conquistata nel tempo, in campo accademico. E' una studiosa d' arte e passa la sua vita viaggiando. Dopo alcune esperienze d' amore tormentate, conosce Axel; anche questa storia non funziona ma lascia, almeno, una buona amicizia. Un mattino riceve una lettera: è Andrè, una vecchia conoscenza. Gli chiede di incontrarla...
Tutto ciò che accade in seguito a questi eventi porterà i tre protagonisti a fare un esame delle proprie vite, soprattutto Oscar ed Andrè si ritroveranno alle prese con un sentimento tormentato.
Questa storia è la mia prima AU, ambientata nel 2017. Vediamo che ne esce =)!
Aggiunta fanart ultimo capitolo =) !!! B.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAP.1 - Prologo

 

La grande libreria in legno scuro, massiccio, circonda quasi tutta la stanza che, come tutta la casa, ha i soffitti abbastanza alti.
Gli unici pertugi verso il mondo esterno sono costituiti da una porta e da due finestre che in questo momento mi danno le spalle; per il resto, tutta la stanza è occupata da libri antichi, stampe, testi moderni e ristampe di quei tomi che ora sono sottochiave in una vetrinetta.
Perfino sul parquet lucido sono poggiati, a formare nel loro equilibrio instabile piccoli grattacieli in miniatura.

Nulla di più, a parte il lampadario.
Libri, libri, libri: questo è il mio mondo ed adoro stare qui.
Fin da bambina amavo rinchiudermi in questa stanza, piuttosto che andare a lezione di nuoto o equitazione, che tra le altre cose adoro ed ho imparato da me; fin da bambina ho prediletto questa stanza ed ora, che sono adulta , le cose non sono cambiate solo che la mia permanenza nella stanza non è più dovuta alla curiosità, ma al lavoro.


Mi occupo di arte medievale.
Più precisamente, il mio campo è quello di esaminare l’ originalità delle opere; ma la cosa che amo di più nonchè quella che mi ha dato una certa  notorietà sono le mie ricerche, continue, sulla Danza Macabra e sui temi ad essa correlati, Simulacri e Trionfi.

Anche ora, in questo mattino di un giugno caldo, mi trovo rinchiusa in questa stanza e la mia scrivania, altro cimelio di una famiglia di nobile origine, è colma di libri, blocchi per gli appunti, un laptop, guanti per sfogliare i testi più vecchi ed una lente d’ ingrandimento.
Ormai, le mie giornate libere da presentazioni, verifiche ed autenticazioni e lezioni all'università le utilizzo così: facendo ciò che mi piace, raccogliendo materiale per i miei libri, analizzando foto di probabili danze macabre che si tanto in tanto spuntano come funghi. 

Sono qui dalle sette di questa mattina, ora sono le undici. Mi stiracchio, sbadiglio, stacco gli occhi dalla pagina che stavo osservando e li poso verso un orizzonte non bene definito, raddrizzando anche testa e spalle. E’ un esercizio utile che una cara amica mi ha insegnato qualche anno fa.

“Oscar, sei in casa?” sento, d'un tratto.

E’ lui, Axel; lo aspettavo ieri ma a quanto pare sarà da passato da lei, da Marie, per un saluto. Ma questi non sono fatti miei…

“Sono qui”rispondo, senza dare ulteriori specifiche.
Lui sa dove trovarmi ed infatti, dopo pochi secondi, sento i suoi passi avvicinarsi ed il parquet che scricchiola; ora vedo spuntare la sua faccia.
“Oggi non lo sopporto proprio questo caldo…” mi dice,facendo capolino dallo stipite. 

“Buongiorno anche a te, Axel” dico alzandomi, mettendo prima in stand by il pc alla mia destra.
Lo raggiungo, ci scambiamo un veloce bacio sulla guancia e poi andiamo nel salone, dove l’ aria condizionata è azionata e ci da sollievo.
“Ti aspettavo ieri. Sei passato da Marie?” gli domando.E’ più forte di me.
Prima di sedermi di fronte a lui mi verso da bere e preparo un bicchiere anche per lui.
“Si, sono passato da lei. Non la vedevo da almeno tre settimane. Prima che ci incontrassimo in quel paesino italiano ai piedi delle alpi sono stato in Austria per conto di un cliente… grazie” mi risponde prendendo il bicchiere.
“...Sei pronto per il prossimo viaggio? Jacques ti ha già informato?” gli butto li mentre sollevo i capelli, fermandoli in una coda, un gesto istintivo che fino a qualche tempo prima lo faceva letteralmente  impazzire.

“In realtà no” mi risponde posando il bicchiere vuoto sul tavolo in cristallo davanti a sé, senza mai distogliere lo sguardo da ciò che sto facendo.
Credo voglia dirmi qualcosa.
“...Oscar, senti...non abbiamo mai parlato di-” fa per dire.
Io lo blocco: per me è un discorso chiuso ma forse e meglio rimarcare il tutto. Non voglio più parlare di questa storia.
 

“ Axel, ti prego. E’ un capitolo chiuso. Ti sei innamorato di un’ altra donna e per quanto questo mi abbia fatto soffrire, ho imparato con molto sforzo ad accettarlo” rispondo; mi allungo verso di lui e poso la mia mano sulla sua.
Mi guarda, sorride, è quasi sollevato; riprendere un discorso qualsiasi è quasi difficile per lui ora, immerso ancora nei suoi sensi di colpa.
Ci penso io a sbloccare la situazione. 

“...Dunque, pare che tra un paio di giorni si debba partire per Vienna e da li poi per Budapest. Dovremmo verificare  alcune tavole di un paio di pittori locali per così dire...minori del tardo quattrocento. Staremo via una settimana, poi credo mi prenderò del riposo” gli dico.

Lui mi chiede alcune specifiche tecniche, mi domanda dove alloggeremo e quale sarà il compenso: è sempre stato negato per queste cose, del resto lavoriamo insieme da un decennio e di queste faccende me ne sono sempre occupata io. 

Mi alzo,  recupero dei depliant e la stampa di una mail arrivata la sera precedente e glieli passo poi mi avvio verso la cucina.
“Grazie” dice cominciando a scorrere il tutto e borbottare tra sè.
“Ti fermi a pranzo?” chiedo. Sono in piedi davanti a lui.
Lui alza lo sguardo dai fogli  che tiene in mano; si slaccia il colletto della camicie e poi ne arrotola le maniche.

“Volentieri” mi risponde alzandosi “ ...però ti do una mano. Cosa prepariamo?” chiede.
“Stamattina presto sono uscita e ho acquistato  un bel taglio di carne, vorrei farne un arrosto, semplice, con qualche aroma. E magari delle patate al forno ed una salsa di mirtilli” rispondo.
Axel sorride, pare un bambino davanti alla cioccolata.

“I miei piatti preferiti! “ esclama; si alza ed insieme andiamo in cucina. La sua mano ed il  suo braccio mi cingono all’ improvviso la vita ed io,  imbarazzata, mi sposto: sono passati due anni da allora, da quando ci siamo lasciati, ma il mio corpo reagisce ancora al suo tocco.
Credo che capisca perchè subito fa un sorriso di circostanza, si stacca  e poi mi supera lungo il piccolo corridoio, girando a destra nella cucina.
“Libri anche qui?” mi domanda ridendo osservando il tavolo colmo di testi.
Romanzi storici, per lo più.
“Tanto quel tavolo non lo uso mai, a me al massimo basta un angolo” rispondo facendo spallucce e  aprendo lo sportello dove tengo le patate.
“Tieni, inizia a pelare” gli dico posando il sacco tra le sue braccia “ io inizio a preparare la carne”.

“Agli ordini, capo” mi risponde facendo il gesto di mettersi sull'attenti; sorrido, e vado oltre.

Mi mancano questi momenti insieme.Tantissimo...ma non posso di certo lamentarmi: siamo comunque riusciti a mantenere una amicizia ed una complicità che io non mi sarei mai sognata.
 

Mentre cuoce l'arrosto, io e Axel decidiamo di uscire nel piccolo giardino.

“E’ bello, qui. Mi è sempre piaciuto” dice sorseggiando il vino rosso che abbiamo aperto per accompagnare il pranzo “ è così...quieto, calmo. Eppure non siamo molto distanti  dalla città…”.

Mi guardo in giro. Osservo il prato davanti a me, le siepi di photinia che ne delineano il perimetro e i cespugli di rose bianche e rosse disseminati qua e la; guardo le piante aromatiche , il piccolo orto che ho ricavato, l’ oleandro bianco che abbiamo piantato insieme.
“...é il mio mondo e ringrazierò sempre i miei genitori per avermelo donato” rispondo “ qui...è tutto così magico” dico.

Axel sorride.
“E’ vero. Forse è per questo che amavo fermarmi da te….perchè trovavo la pace...oltre che la tua compagnia. ovvio! ” dice.
“Axel…non  ricominciare!” sottolineo ancora una volta. Prendo il calice di vino e ne bevo un sorso.

“...Oscar, è vero. Non sto rimpiangendo nulla, sto dicendo una pura e semplice verità” mi risponde.
Mi osserva, i suoi occhi grigi sembrano scavarmi dentro.
So che è sincero; se solo non fosse arrivata lei...
“...Con Marie...come va?” gli chiedo.
Il viso si illumina, i suoi occhi anche.
“Credo le domanderò di sposarmi, prima della fine dell’anno” risponde. Tutto questo mi spiazza ed a momenti sputo i cracker ed il formaggio che sto sgranocchiando.

“Addirittura? Caspita, ti ha proprio stregato!” dico.

Lui si fa serio.

“Non so cosa sia,Oscar, ma...credo sia così: quella ragazza mi ha stravolto, in tutti i sensi. Non te lo so spiegare, ma è bellissimo. Non fraintendere, ti prego: anche con te mi trovavo bene ma forse...forse ”

“...forse non era amore, non quello vero, anche se a noi pareva così” rispondo finendo la frase.
Mi prende la mano.
Sono un pò stranita, forse gelosa? 

“Sono davvero felice per te” rispondo; sono sincera, anche se un pò scossa; lui forse capisce fatto sta che si alza, mi prende anche l'altra  mano e mi trascina a sè, abbracciandomi forte.

“ Mi auguro che anche tu possa trovare un amore così, Oscar. Perchè te lo meriti” mi sussurra in un orecchio , al contempo mimando i passi di un lento che forse lui solo sente ; mi appoggio alla sua spalla e lo seguo in questa danza appena accennata, con i miei piedi scalzi tra 

l’ erba  un pò umida.

“Chissà…” sussurro, solamente e mi tornano alla mente i  nostri momenti felici.
Quando l’ ho conosciuto ero appena uscito da una storia tormentata e mi sembrò di avere trovato l'uomo della mia vita; ma le cose andarono diversamente ed eccoci qui, comunque amici, ma pronti a prendere strade diverse.

“Vado a controllare l’ arrosto” gli dico. La situazione per me si sta facendo pesante.

“Va bene” risponde lasciandomi andare “ ti raggiungo tra un attimo, mi stanno chiamando” dice facendo cenno allo smartphone che sta suonando.
Rientro in casa e do subito un'occhiata al forno ed alle patate: credo che tra una decina di minuti siano pronti quindi apparecchio la tavola. Scelgo il servizio buono, che recuperai tempo fa in un mercatino sulle coste bretoni; è semplice, finemente decorato di azzurro. Anche per i bicchieri uso dei pezzi speciali...li sistemo con cura, sopra tovagliette di lino chiaro.
“Caspita, pare una rivista” mi dice rientrando.
“Questa è per te. Mi sono permessa di ritirarla io, spero non ti dispiaccia” dice porgendomi una piccola busta gialla.
Mi pulisco le mani in un tovagliolo di carta, guardo Axel e poi la busta.
“Per favore, dai un'occhiata al tutto. E’ quasi pronto, ho già spento il forno ma non vorrei che comunque si bruciasse qualcosa”. Lui annuisce ed io mi allontano giusto un pò.
La lettera non ha un mittente ma solo il mio indirizzo. Proviene da lontano, dalla Grecia.
La apro.

Devo guardare quella calligrafia parecchie volte, perchè non credo ai miei occhi.Sono sorpresa e Axel lo nota.

“Tutto bene?” mi chiede, preoccupato, porgendomi una sedia.
“...SSi...credo…” rispondo. 

“Chi ti scrive? Noie?” mi domanda, ancora.

“....Andrè. E’ una lettera di Andrè” rispondo; poi, inizio a leggerla.

Atene, 28 maggio 2017

 

Sarai sorpresa, credo, leggendo questa mia.
Mi ero ripromesso che mai e poi mai ti avrei disturbata e che ti avrei lasciata in pace ma...non ci riesco, Oscar. Mi sei mancata tantissimo, in questi tredici anni di distanza.

So che prossimamente sarai a Vienna per qualche giorno; l’ ho letto online, sei una persona famosa ormai… ebbene, anche io sarò a Vienna , per affari. Mi chiedo….ti va di vederci? Sarebbe molto importante, per me.

Ti lascio il mio numero di cellulare e la mia mail, per sentirci in modo più ...veloce. Qualunque cosa tu decida di fare, ti prego in ogni caso di farmelo sapere.

Tuo , Andrè.

 

Chiudo quella lettera, mi guardo in giro; ho bisogno di prendere aria.
“Faccio due passi in giardino, poi torno e...mangiamo, ok?” dico ad Axel.

“....chi è? Cosa succede?” domanda, serio.

“Nessuno. E’ solo Andrè” rispondo, tornando in giardino , sconvolta.
 

 


 

   
 
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