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Autore: crazyfred    13/08/2021    10 recensioni
Alessandro, 45 anni, direttore di una rivista di lifestyle. Maya, 30 anni, sua assistente personale. Borgataro lui, pariolina lei. Self made man lui, principessina viziata ma senza un soldo lei. Lavorano insieme da anni, ma un giorno, la vita di entrambi cambierà radicalmente ... ed inizieranno a guardarsi con occhi diversi. Sullo sfondo: Roma.
(dal Prologo) "Quando Alessandro l'aveva assunta, oltre al suo aspetto patinato, aveva notato la sua classe e il suo buon gusto, oltre ad una sensibilità ed intelligenza nascoste, ma scalpitanti e volenterose di venire fuori. Forse nemmeno Maya si rendeva conto, all'epoca, che razza di diamante grezzo fosse. Alex però, che nello scoprire talenti era un segugio infallibile, non se l'era fatta sfuggire."
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sotto il cielo di Roma'
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Capitolo 5



Francesco mise in moto lo scooter, lasciando Alex con un palmo di naso sul marciapiede, con il sole che del tramonto che, scendendo di traverso, lo accecava, tra le moto parcheggiate alla rinfusa e i cassonetti pieni e maleodoranti anche in quella strada elegante. Si incamminò verso la sua auto con i rumori del traffico e di un cantiere stradale d'emergenza che gli affollavano le orecchie e la testa mentre cercava di assimilare tutto quello che si erano detti. Rigirava tra le mani il biglietto da visita che l'amico gli aveva dato e, nella foga della conversazione, aveva fatto distrattamente scivolare nella giacca del vestito. Ripensava a quello che aveva fatto Claudia, non tanto per quello che aveva fatto a lui quanto per quello che aveva fatto alla loro famiglia, ai ragazzi. Se dovevano risolvere quella faccenda, era più per loro, che per loro stessi.
Affrontare le chiacchiere sulla separazione, loro due, che erano adulti, potevano farlo, ma pensare che i pettegolezzi di amici, colleghi, conoscenti e perfetti sconosciuti potessero rimbalzare su un ragazzino in piena adolescenza e su una bambina che andava ancora all'asilo era intollerabile. Non avrebbe permesso che i figli pagassero il prezzo di vivere in una società in cui una notizia riesce ad arrivare agli estranei prima ancora che ai diretti interessati, per colpa di due genitori che non riescono a parlarsi.
Per strada, fermo in coda con l'auto, il suo pensiero corse a Maya. A causa di alcune deviazioni era finito in Piazza della Repubblica e, sfilando con l'auto di fianco a Palazzo Naiadi gli tornò in mente quando l'aveva accompagnato, prima dell'estate, a ritirare un premio. Si era fatto così tanti scrupoli, ma erano infondati: alla fine si trattava una serata di lavoro per entrambi e non sarebbe stata né la prima, né l'ultima volta che l'avrebbe accompagnato. Certo, per la prima volta si sarebbe trattenuta oltre la passerella di rito, sedendo al suo fianco al tavolo, ma se lo meritava. Aveva lavorato sempre sodo per lui e nelle ultime settimane era stata fidata e discreta; non che prima non lo fosse, ma - e se ne rammaricava - lui lo aveva sempre dato per scontato. E poi, se la compagnia di una ragazza, di ottima famiglia e di bella, anzi bellissima, presenza, avesse aiutato a far salire le sue personalissime quotazioni di fronte a colleghi ed investitori … beh, tutto di guadagnato.
 
L'indomani mattina, Alex trovò la postazione della sua assistente, nell'anticamera, vuota; Maya era però nella sua stanza, a sistemare quotidiani e riviste maniacalmente sulla sua scrivania. Lui forse era un tantino ossessivo compulsivo, ma il fatto che lei lo assecondasse non lo aiutava. All'occhio dell'uomo saltava sempre, fin dal loro primo incontro, il giorno del colloquio, la sua innata eleganza: pure in jeans, riusciva ad essere sempre di classe, pur senza tralasciare mai un tocco di eccentricità. A volte era un gioiello appariscente, altre era un paio di scarpe colorate o l'acconciatura diversa. Era alta, e questo aiutava, ma non si poteva dire che non sapesse spiccare anche con poco.
Gli aveva preparato anche una bottiglia di acqua leggermente frizzante - rigorosamente in vetro - con accanto una tazza fumante di caffè lungo fatto alla moka, come piaceva a lui. Alla fine aveva ceduto, forse. Alex accennò ad un mezzo sorriso compiaciuto, mentre si accomodava alla sua scrivania, ma non poteva darlo a vedere, era pur sempre il capo.
"Buongiorno! È quello vero stavolta? Niente acqua sporca americana?"
"Nn nn" la ragazza scosse la testa "caffè biologico con estratti di ginseng. Anche se continuo a non capire ... con quello che spendi per queste miscele ci paghiamo una Nespresso che fa il caffè meglio che al bar"
"Se dici un'altra volta una bestemmia simile ti licenzio"
Su poche cose Alex era intransigente come lo era per il caffè: purista della moka, non avrebbe mai rinunciato all'inconfondibile borbottio della macchinetta e a quell’inebriante aroma che si spande lentamente nell’aria, proprio come in quel momento. Lo avrebbe prima respirato e poi, poco alla volta, lo avrebbe gustato, senza zucchero e senza fretta.
"Peccato per te che non mi hai assunta solo per il caffè e mi rincorreresti in ginocchio pregando di tornare prima ancora che io esca dal parcheggio" esclamò la giovane, tirando fuori una linguaccia quasi impercettibile e sorridendogli.
Aveva ragione. Non era di certo l'unico, ma quel suo modo di rispondergli a tono era uno dei motivi per cui non riusciva a fare a meno di lei. Non amava essere contraddetto; ma stimolato, quello assolutamente sì. E Maya era una sfida continua, quasi una lotta quotidiana a dimostrare di essere l'uno migliore dell'altro, ciascuno nel proprio campo.
Lui aveva una necessità? Lei l'aveva già soddisfatta. Un compito da assegnarle? Già svolto. Lo sentiva quello sguardo che ogni tanto sbirciava dall'anticamera e si sentiva sicuro: discretamente, si prendeva cura di lui. Ma non era una balia, né un angelo custode: era semplicemente il suo braccio destro.
Aveva sentito troppe volte le chiacchiere che in ufficio giravano su Maya: snob, algida, acida e anche un po' facile - ma solo con chi aveva lo yacht a Porto Cervo e il Ferrari parcheggiato sotto casa. Ma lui se le faceva uscire da un orecchio, così velocemente come dall'altro erano entrate. Da un chirurgo si vuole che sappia operare, da un medico che sappia curare: quello che fa fuori dal suo orario di lavoro non è di alcun interesse. E questo valeva sia per Maya che per tutti gli altri suoi collaboratori.
La verità era che tante lingue biforcute che lavoravano in quella redazione avrebbero dato l'anima al diavolo per poter essere un unghia di Maya, e lei lo faceva anche senza particolare sforzo.
La ragazza fece per uscire dalla stanza ma l'uomo la fermò.
"Maya! Maya!" con una mano reggeva la tazza di caffè e con l'altra le fece cenno di avvicinarsi alla scrivania.
Da un cassetto tirò fuori una busta verde menta chiaro e l'intestazione del mittente scritta in caratteri maiuscoli dorati, eleganti.
"Cos'è?" domandò Maya, senza troppo scomporsi.
Naturalmente sapeva benissimo cos'era. Raissa della sezione eventi avrebbe seguito la serata sul posto e ne parlava da mesi. Si vociferava che tra i partecipanti ci sarebbero stati alcuni attori di Hollywood che venivano a Roma per la Festa del Cinema e ci aveva già perso il sonno. Ma, naturalmente, non poteva dare ad Alex la soddisfazione di sapere che stava aspettando la sua chiamata alle armi.
"La Gala Charity Dinner di Cinema per Roma. Mi rendo conto del poco anticipo, ma con la situazione che sai ho dovuto rivedere un po' i miei piani" spiegò Alex, serio e senza alcun cenno di debolezza. A lei che lo aveva visto nel momento di maggiore fragilità, faceva strano vedere che non faceva una piega, come se quello che era successo gli scivolasse addosso. "Comunque … avrei bisogno che mi accompagnassi e naturalmente puoi mettere tutto il necessario in nota spese."
"Ma figurati non c'è problema, non prendo mai impegni durante la settimana"
Del resto, era un lunedì e, come aveva sentito in un film, il lunedì non si palesano neanche gli spacciatori di popper. No. La verità era che in realtà non aveva preso impegni proprio in attesa che lui le dicesse che doveva accompagnarlo, ma ormai quasi non ci sperava più. Era convinta che alla fine avrebbe rinunciato alla serata a causa della stronza che non era ancora tornata. Non ne poteva parlare con nessuno ma, quando ci pensava, ormai per lei la signora Bonelli era semplicemente la Stronza, con la s maiuscola. Perché ok a fare un po' i preziosi, a prendersi un attimo per capire cosa fare … ma più di un mese? E con dei figli? Era troppo pure per i suoi standard. E non lo pensava perché era una donna che doveva stare a casa a fare la mamma, anzi. Lei era più esperta di moda mare che di relazioni sentimentali, ma non ci voleva un genio a capire che una storia d'amore, che sia appena nata o duri da vent'anni, non si gestisce in solitaria, e forse era anche per quello che, fino a quel momento, Maya era rimasta praticamente single. Perché non era pronta a condividere un peso del genere con nessuno.
"E poi il solito completo scuro andrà benissimo, non ho bisogno di grandi spese" dichiarò.
Al massimo, se proprio insisteva, avrebbe approfittato per una visita dal parrucchiere e avrebbe comprato delle scarpe nuove, ma non ne avrebbe abusato. Le note spesa le inviava lei alla contabilità e solo lei sapeva le frecciate e le occhiatacce che doveva sorbirsi ogni volta che metteva qualcosa di strano sotto la voce spese di rappresentanza.
"No no, forse non ci siamo capiti. Non devi venire con me per il red carpet, mi devi proprio accompagnare all'evento. Sarai la mia plus one."
"Ah"
Maya era proprio sicura di aver perso un battito. La sua plus one? Aveva sentito bene?
"Non guardarmi così, Maya, è lavoro" esclamò Alex, senza scomporsi.
Maya non poté far altro che arrossire. Era brava a nascondere le sue emozioni generalmente, ma solo perché era brava a tenere il controllo su ciò che la circondava, anche calcolando ogni singola eventualità. Erano i contropiedi inaspettati a fregarla. Probabilmente, pensò, lo stava squadrando come se le avesse fatto chissà quale proposta indecente
"È una cena importante, ed è un'ottima opportunità anche per te. Chissà … magari dopo questa cena mi lasci e te ne vai a lavorare ad Hollywood"
Avrebbe voluto dirgli che lei da Roma non schiodava, ce l'aveva troppo nel sangue per pensare di andare altrove. Viaggiare sì … una settimana, quindici giorni … ma poi sentiva sempre forte il bisogno di tornare a casa. Ma uno come Alex non l'avrebbe mai capita, pensò. Era troppo un uomo di mondo per non sentirsi stretta addosso anche una metropoli come Roma.
"Sì sì non lo metto in dubbio" rispose Maya, tirando fuori una risatina isterica a quell'affermazione "è solo che non me lo aspettavo … sinceramente. Perché?"
"Perché avevo questo biglietto e visto che chiaramente la mia signora moglie non verrà non volevo mandarlo indietro con quello che mi è costato, né sprecarlo…" Maya lo scrutò, interdetta. "Fai conto che è un premio per quello che hai fatto in questi anni e in particolare in quest'ultimo periodo. Per la tua discrezione, soprattutto."
"Ho fatto solo il mio lavoro. Un'assistente personale non può non essere discreta"
"Ma io ti voglio ringraziare comunque. Te lo meriti. Davvero." le disse, spingendo sul tavolo il biglietto più vicino a lei.
Con quei chiari di luna, Maya avrebbe preferito un vero premio produzione o un aumento dello stipendio, ma a caval donato non si guarda in bocca, se lo sarebbe fatto bastare. Era tanta roba e i suoi amici avrebbero rosicato. Poteva anche vedere il bicchiere mezzo pieno e scorgere una doppia soddisfazione per lei che annaspava e aveva dovuto smettere di uscire con gli amici inventandosi che, puntualmente e molto casualmente, rientrava tardi dal lavoro proprio quando dovevano andare a cena fuori e che non ce la faceva. Al massimo vi raggiungo dopo, e così risparmiava dai 30 a 50 Euro a settimana. Già si immaginava Chuck Bass che avrebbe voluto tutti i dettagli visto che era un socialite, ma il biglietto per la serata se lo poteva scordare.
Avrebbe voluto accettare senza battere ciglio, ma sapeva che la situazione era ben più complessa di come lui la faceva sembrare.
"Non pensi che sia un problema? Per tutta la tua situazione?" domandò.
"Perché?" chiese allora lui.
"Perché tutti si aspettano che tu vada con tua moglie" disse e istintivamente le venne da abbassare la voce e guardarsi intorno.
Sapeva che non c'era nessuno, ma meglio non rischiare.
"Cosa si direbbe se ti vedessero accompagnato da me? Tutto quello che hai fatto per tenere la cosa nascosta sarebbe vanificato, non credi?"
"Figurati … tanto ormai …" Alex spinse indietro la sedia girevole per alzarsi ed andare a chiudere le tende alle sue spalle.
"Che significa? Guarda che io sono stata una tomba. Ti faccio solo un nome: Alice. Con lei ci si mettono cinque minuti a sapere tutti i pettegolezzi della redazione, ma non ho nemmeno provato a sondare il terreno per paura che potesse sospettare qualcosa"
"No ma che vai a pensare?!" tornato alla scrivania, rimase in piedi.
Era un tipo con tante piccole abitudini e strane manie. Una di quelle era leggere i giornali stando in piedi. Prese il Messaggero e iniziò a sfogliarlo. Difficile dire se leggesse o meno. Ma che ne poteva sapere Maya: magari aveva una memoria fotografica oppure una lettura a velocità supersonica. Chi era lei per giudicare.
"Lo so che tu non c'entri" chiarì "ma la moglie di un editore conosciuto che non si vede in giro per un po' dà di che parlare nei luoghi che frequenta … a questo punto non mi sorprenderebbe se la notizia fosse arrivata anche qui. Anzi, ne sono quasi sicuro …"
Claudia e la moglie di Stefano frequentavano lo stesso parrucchiere a Prati e si incontravano praticamente tutte le settimane. Dopo un mese di assenza, anche la persona più discreta - e la moglie di Stefano non lo era - avrebbe iniziato a fare domande.
"Comunque … non mi interessa quello che ha da dire la gente. Per noi è lavoro. Che parlino" non poteva dirle che, in fondo, attirare l'attenzione era pubblicità gratuita per la loro rivista, anche perché rispettava e apprezzava la sua integrità. Alla faccia delle chiacchiere degli invidiosi. "Se serve a farti stare più tranquilla posso chiamare gli organizzatori e farti fare un invito nominale anziché essere semplicemente la mia accompagnatrice. Con quello che costano i biglietti e la donazione che farò è il minimo che possono fare …"
Era una stupidaggine e forse non aveva molto senso, ma Maya ci teneva a fare le cose per bene. Già non era in splendidi rapporti con la redazione, si fosse saputo in giro che lei ed Alex avrebbero fatto coppia per il gala di beneficenza, le avrebbero direttamente cucito la lettera scarlatta addosso. E anche se si ripeteva di fregarsene, lei era fatta così: non riusciva a non dipendere dal giudizio degli altri.
"Ti ringrazio" disse, prendendo il biglietto tra le mani, finalmente "prometto che non ti farò sfigurare"
"Non ne dubito."

Il resto della giornata Maya lo passò straordinariamente di buon umore. Alex si era confinato nel suo ufficio per una call con Los Angeles: stava mettendo a segno un grosso colpo per la loro rivista e preferiva gestire le trattative e i preparativi personalmente.
A lei, dopo aver sbrigato alcune telefonate per conto del boss, non restava molto da fare, se non controllare le mail e rispondere al telefono, così iniziò a pensare al gala e a come si sarebbe presentata, ma soprattutto a cosa Alex si aspettava da lei. Sì, era una sorta di premio e, sì, aveva messo in chiaro che si trattava di lavoro, ma Maya sapeva che sarebbe stata una situazione fuori dall'ordinario. Quando lo aveva accompagnato a qualche evento prima di quel momento era stato sempre per gestire le domande che i colleghi gli avrebbero fatto durante le premiazioni e aiutarlo a districarsi tra gli ospiti; oppure, semplicemente, per tenere compagnia a sua moglie mentre lui parlava di affari: quest'ultima circostanza la temeva come la peste, ma era pagata per fare anche quello e se lo faceva andare bene. Ma stavolta era diverso: il suo nome sarebbe stato comparso sulla lista degli ospiti, probabilmente sarebbero arrivati separatamente, ma quello non era un sushi in pausa pranzo o una cena aziendale. Lui sarebbe stato l'unica persona che conosceva in tutta la location e  con cui avrebbe probabilmente trascorso tutta la serata.
"C'è posta per te!"
Alice entrò nell'anticamera con la sua proverbiale vitalità e un tono di voce più alto del necessario. Maya le fece segno di tacere, ricordandole che Alex era nell'altra stanza, anche se la porta era chiusa.
"Ops … comunque non è veramente posta per te" chiarì, posando alcune lettere sulla scrivania della collega e lanciandole un occhiolino divertito e complice. Pensava di essere simpatica.
"Ovviamente" confermò lei, gli occhi al cielo.
Le firmò la ricevuta sul tablet con il solito scarabocchio più in fretta che poteva, sperando di levarsela di torno, ma era più facile a dirsi che a farsi con Alice. Ci doveva essere qualcos'altro.
"Che c'è Alice?"
"Ehm sì, Maya" esordì la ragazza, terrorizzata come se dovesse chiedere alla prof di greco zitella e acida di mandarla in bagno nel bel mezzo della versione "ti ricordi che Simone sta per diventare papà?"
Ah già. Uno dei giornalisti della sezione sport. Le piaceva che da loro non si parlasse solo di calcio e Simone era uno di quelli che si impegnava veramente tanto a far conoscere tutti gli sport possibili ai loro lettori. Lo rispettava, ma nulla di più. Alla fine rimaneva un tizio in maglione acrilico e camicia comprati al centro commerciale, berretto di lana in testa pure il 15 di Agosto a coprire un'attaccatura dei capelli sempre più alta, che snocciolava dati e statistiche sportive come fossero la tabellina del 2. Alquanto ossessivo compulsivo per i suoi gusti.
"E quindi?"
"Stiamo facendo una colletta per prendere qualcosa dalla lista baby come regalo dal giornale"
Ah ecco. Era una questione di soldi. Questo era al quarto o quinto figlio, aveva perso il conto, e loro si dovevano svenare ogni volta.
"Per le nascite quanto mettiamo?" chiese Maya, prendendo la borsa dal guardaroba e poggiandola sul tavolo energicamente, rimarcando il suo dissenso.
Non sarebbe stato quell'obolo a mandarla in bancarotta ma perché essere carini e gentili quando ci si può distinguere facendo la voce fuori dal coro e anche un po' la cagacazzi. Lo riconosceva: era un po' una drama queen e le piaceva pure.
"10 per i compleanni, 20 per le nascite e 50 per i matrimoni" le ricordò Alice.
Era un vero e proprio tariffario.
"Per fortuna che oggi convivono tutti e siamo in flessione nascite" commentò sarcastica e Alice rise.
Solo che per Maya non era affatto una battuta; un po' le dispiaceva essere una stronza ma non riusciva ad evitarlo, le usciva naturale.
Come al solito la sua borsa aveva il potere di nascondere quello che al mattino lei disponeva con ordine certosino. Persino un portafogli appariscente e coloratissimo che le aveva regalato sua sorella - Lavinia e la sua fissa con i regali pratici - con la cattedrale di San Basilio di Mosca era capace di volatilizzarsi. Dopo aver rovistato per un po' riuscì a tirarlo fuori ma, mentre prendeva i soldi da dare ad Alice, la borsa, che era stata poggiata troppo in bilico sulla scrivania, capitombolò a terra portando con sé le sigarette e le mentine, alcune ricevute della posta, un catalogo Sephora, i soliti volantini che trovava sul parabrezza dell'auto e che a differenza degli altri non stracciava mai a terra, i fazzoletti e … l'invito al gala. Ma, prima che Maya se ne rendesse conto, Alice lo aveva già raccolto ed esaminato per bene.
"MAYA ALBERICI!!!"
Ad Alice non interessavano le raccomandazioni a fare piano. Se doveva urlare la sua sorpresa c'era un solo volume da usare: fortissimo.
"Ma è un invito al gala di Cinema per Roma?"
"Perché cos'altro ti sembra?" strappandole il biglietto dalle mani e riponendolo con delicatezza di nuovo nella borsa.  
La ragazza si sistemò meglio gli occhialoni neri da nerd, come faceva sempre quando si lanciava nei suoi interrogatori.
"E perché ne hai uno?"
Maya sbuffò.
"Forse perché sono stata invitata?!"
"E da chi?"
"Secondo te?" disse con un leggero cenno del capo verso l'ufficio di Alessandro, con una punta di autocompiacimento malcelato.
"Ma allora è vero quello che si dice …" commentò Alice, piegandosi sulla scrivania e sporgendosi minacciosamente verso Maya con fare inquisitorio.
Aveva toccato un nervo scoperto: nella testa della ragazza, se qualcuno avesse controllato, avrebbero notato un allarme rosso scattato con tanto di lampeggiante e sirena rumorosissima. Per dissimulare, Maya tornò a sedere con calma e nonchalance alla sua scrivania, dopo aver raccolto tutte le sue cose. Si guardò intorno come se dovesse raccontare o ricevere un segreto di stato e, in particolare, facendo finta di badare se Alessandro potesse sentirle o meno.
"Perché? Che si dice?"
"Che sua moglie se n'è andata con un altro prima delle vacanze e non è ancora tornata. E lui è rimasto solo con i figli."
"Ma chi le va dicendo queste cazzate? Anzi, non me lo dire. Lo immagino da sola."
Doveva esserci per forza lo zampino di Lisa o peggio ancora di Stefano; i riguardi nei loro confronti non bastavano mai, ma riuscivano comunque a metterglielo in quel posto. Per inciso a lei non risultava nemmeno ci fosse un altro e Alex non aveva avuto alcun motivo per nasconderle quel dettaglio o mentirle.
"Non è così? E com'è?" rimbeccò Alice.
Maya le diede la versione ufficiale, quella che Alessandro aveva ideato per i suoi figli e per la sua famiglia, per il momento poteva bastare. Poi avrebbero trovato insieme la migliore exit strategy. Una cosa era certa: non si poteva andare avanti così ancora per molto.
"Se lo dici tu … " Alice non se la stava bevendo manco per cavolo, ma Maya non avrebbe ceduto e lei non avrebbe insistito perché l'anticamera dell'ufficio del capo non era certo il luogo ideale per controbattere.
"Certo che lo dico io … sono la sua assistente personale, se non lo so io, chi dovrebbe saperlo?"
"Ummm…va bene…e perché di tante persone che ci sono qua dentro avrebbe deciso di portare proprio te?"
Perché io sono io e voi non siete un cazzo. Quella risposta le era balenata in testa ma saggiamente preferì contare fino a 10 prima di proferire parola.
"Cosa vuoi insinuare?" le domandò.
Maya lo sapeva bene, lo aveva capito immediatamente, ma voleva capire se aveva il coraggio di dirglielo in faccia.
"Insinuare? Io? Cosa? Assolutamente nulla" balbettò Alice, vaga ed impacciata. "Senza offesa" continuò la giovane - ma lo stai facendo, pensò Maya "ma ci sono molte persone qui che avrebbero diritto a quell'invito più di te"
Aveva una bella faccia tosta, a quanto pareva, Maya non se l'aspettava.
"Tipo?" domandò, lo sguardo inquisitore e sospettoso.
"Tipo Raissa che si occupa di eventi. O qualcuno dei ragazzi che stanno alla sezione Cinema"
Senza battere ciglio, Maya le spiegò che Alex aveva definito quell'invito un premio per i suoi anni di lavoro al suo fianco.
"Qualcosa di buono devo averlo combinato, non ti pare?"
Non nascondeva di andarne molto orgogliosa. E il fatto che la preferisse a qualcuno che aveva maggiori credenziali di lei era uno smacco clamoroso di cui andare fieri.
"E comunque è un gala di beneficenza" ribadì "Raissa sarà sul red carpet ed evidentemente Alex ritiene che al suo fianco ci sia bisogno di qualcuno che sappia stare nel bel mondo invece di una penna raccatta scoop. È incredibile che dobbiate mettere in discussione pure le sue decisioni solo perché ha preferito me, la segretaria - perché lo so che mi chiamano così … senza offesa, a voi"
Anni di leccate di piedi, per poi pugnalarlo alle spalle alla prima occasione utile, e lui premia una che con il lavoro della rivista non c'entrava nulla. Maya sapeva benissimo come lavoravano quelle teste e le associazioni che facevano. Di sicuro, appena Alice avrebbe riportato la notizia, avrebbero ricamato sulle voci che circolavano e su questo nuovo dettaglio, facendo l'inevitabile 2+2.
"Ma che c'entro io?"
La faccia come il culo.
"Appena ti ho detto che vado con lui al gala subito mi hai chiesto perché"
"Ma era per fare conversazione! Lo sai come sono fatta …"
"E non mi piace come sei fatta … sempre lì a farti i fatti degli altri, a supporre … mettiti nei panni di quelli di cui spettegoli una buona volta. Prova ad immaginare come ci si sente"
Alice si alzò dal tavolo, accigliata e risentita da quelle parole. Maya aveva esagerato? Forse. Era pentita? Ma neanche per sogno. A tutto c'è un limite e quando si sta in un gruppo ancora di più. Il rispetto degli altri non è una cosa che si perde quando si acquista confidenza. E se Alice pensava di essere amica di Maya, beh pensava male. Erano colleghe, era diverso.
"Fai come se non ti avessi detto niente, Maya, tranquilla … però c'hanno ragione a ditte che sei permalosa"
"Permalosa?" Maya si lasciò andare ad un sorrisetto nervoso "Devi vedere quanno so' incazzata … vai vai!" la liquidò, indicandole l'uscita.
Fortuna volle che Alessandro le chiese di mettersi in contatto con lo studio della fotografa Ilaria Orsini per organizzare un photoshoot e trovò così il modo perfetto per calmarsi e far passare la rabbia che le era montata. Quando la chiamavano snob, influencer da quattro soldi, principessa sul pisello o cose simili lei stava al gioco perché alla fine era un po' tutte queste cose: viziata, piena di sé, pretenziosa e un tantino arrogante, ci si riconosceva in tutti quegli aggettivi e in tanti altri ancora. Ma raccomandata o mantenuta proprio no. E ammetteva anche che, quando proclamava, tracotante, che lei avrebbe sposato un uomo ricco e avrebbe lasciato il lavoro per fare la signora, probabilmente aveva praticamente gettato con le sue mani la benzina sul fuoco dei pettegolezzi. Ma tra il dire e il fare c'era di mezzo il mare e la realtà era che in quelle sue stesse parola più passava il tempo e meno ci si riconosceva. Forse a vent'anni uno crede che la vita sia come un film, con una trama prestabilita, ma a trenta ci si sveglia e ci si accorge che i piani sono un lusso che nessuno può permettersi.


 

Eccomi qui per il nostro appuntamento del venerdì. Alex propone a Maya di andare al gala e con un po' di reticenza la ragazza finisce con accettare l'invito. Alla fine si tratta di lavoro. Ma ben presto tastiamo con mano il perché dei suoi dubbi.
Forse il litigio tra le colleghe vi sembrerà uscire dal nulla, ma io cerco di presentare dei personaggi che siano il meno stereotipati possibili e quindi con dei lati buoni e cattivi, con luci ed ombre. E comunque tensioni tra colleghi sono all'ordine del giorno, quindi perché stupirsi. Vedremo se le ragazze riusciranno a riconciliarsi.
Ringrazio tutti voi per essere sempre così numerosi e chiedo scusa se non riesco a rispondere a tutte le recensioni. Con quest capitolo "Contro ogni ragionevole previsione" va in vacanza per una settimana, ci ritroveremo qui a fine mese, il 27 di Agosto. 
A presto e buone vacanze a tutti,
Fred ^_^
   
 
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