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Autore: funny1723    14/08/2021    1 recensioni
Frida Kahlo
Dal testo:
"Frida incontra la Morte per la prima volta quando ancora è solo una bambina. È nel letto, la gamba le fa male come non ha mai fatto nient'altro nella sua vita. Sua madre la guarda preoccupata, pregando santi che Frida fatica a immaginare interessati, o perfino reali. Vorrebbe dirle “Basta, non vedi che non funziona?! Lascia stare il tuo Dio e aiutami, non capisci che soffro?!”. Però alla fine non le dice niente, non potrebbe neanche volendo. La gola le brucia da quanto ha urlato. Urlerebbe sempre Frida se il dolore non la soffocasse a volte."
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
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AMORES Y DESAMORES

 

Frida incontra la Morte per la prima volta quando ancora è solo una bambina. È nel letto, la gamba le fa male come non ha mai fatto nient'altro nella sua vita. Sua madre la guarda preoccupata, pregando santi che Frida fatica a immaginare interessati, o perfino reali. Vorrebbe dirle “Basta, non vedi che non funziona?! Lascia stare il tuo Dio e aiutami, non capisci che soffro?!”. Però alla fine non le dice niente, non potrebbe neanche volendo. La gola le brucia da quanto ha urlato. Urlerebbe sempre Frida se il dolore non la soffocasse a volte.
Sua madre aspetta diversi giorni prima di chiamare il medico. La casa si riempie di donne in preghiera e presto giunge anche il prete, ma del dottore non c'è traccia. Doña Matilde non crede nella medicina, non con la stessa facilità con cui crede in Dio e questo Frida lo sa. Eppure quando si ritrova faccia a faccia con il prete anziché con il dottore, stravolta dalla febbre e lacerata dal dolore, Frida si ritrova ad odiare sua madre. La gamba le fa talmente male che vorrebbe staccarsela, così senza pensarci, semplicemente zac e la gamba non c'è più. Dopotutto niente gamba niente dolore.
Frida vede la Morte la prima volta in un angolo della sua stanza. È notte e la sofferenza è tale che non la lascia respirare. La Muerte è in piedi – le mani intrecciate in grembo – e la fissa con i suoi occhi da cadàveres. Sembra una signora elegante. Frida non ha paura. Quando la vede vorrebbe quasi mettersi a ridere; lei che ha sempre cercato di divorare la vita a bocconi enormi è costretta a morire ancora prima di averla avuta una vita che sia sua e di nessun altro? Eppure la Muerte non fa niente, non la reclama a sé. La fissa e basta.
Quando finalmente doña Matilde si decide e chiama il dottore, per la gamba di Frida è troppo tardi. La poliomielite ha già fatto danni irreparabili. Sarà zoppa a vita, il medico glielo dice senza giri di parole. La verità dopotutto non cambia se imbellettata.
Il modo in cui la guardano i suoi genitori non cambia, ma quello del resto del mondo sì. La compassione è un pesante fardello per Frida, abituata com'è ad essere una campeador. Comunque non le ci vuole molto per indurire il carattere, bastano un paio di stivaletti neri e uno sguardo truce ed ecco che è di nuovo la stessa bambina di sempre. Suo padre è fiero di lei e della caparbietà con cui prova a non zoppicare. Non glielo ha mai detto apertamente, ma non importa, Frida lo sa, lo vede. Suo padre d'altronde è come lei. Frida non sa esattamente da cosa dipenda il male del padre, non ha mai avuto modo di vederlo, però sa che è qualcosa di brutto. Doña Matilde non vuole dirle di cosa si tratta e lei si vergogna troppo per chiederlo a suo padre.
Passano diversi anni prima che scopra il perchè nessuno ama parlare della malattia di don Guillermo. Frida ha modo di vedere uno dei suoi attacchi durante una passeggiata e ne resta sconvolta. Suo padre non sembra più se stesso, si contorce come un pesce appena pescato. Frida è solo una bambina al tempo e non sa cosa deve fare per aiutarlo, così si limita ad osservare suo padre con malcelato terrore. Quando tutto passa e don Guillermo si riprende, Frida si rende conto che suo padre è imbarazzato da se stesso. Si vergogna. A lei non è mai venuto in mente di doversi imbarazzare per la sua malattia. È zoppa, prima non lo era, ma adesso lo è. Fine. Perchè mai dovrebbe scusarsi per una cosa del genere? A chi poi dovrebbe chiedere scusa esattamente? A suo padre, che è debole e piegato dalla malattia più di lei? A sua madre, che quando aveva avuto la possibilità di limitare il danno e salvarle parte della gamba si era rivolta a creature invisibili anziché chiamare aiuto? O magari a se stessa? Sì, forse deve chiedere scusa a se stessa per essersi ritrovata impossibilitata a diventare la donna che aveva sempre voluto essere.
Le scuse comunque non le riceve mai da nessuno, figurarsi da se stessa, eppure donna lo diventa lo stesso.
Il suo primo amore ha un odore forte di sudore e arance e Frida rimarrebbe ad annusarlo tutto il giorno. Le regala un ombrellino il giorno in cui incontra la Morte per la seconda volta. In parte, si potrebbe dire che è proprio per colpa di quell'ombrellino se lei e la Muerte si ritrovano di nuovo faccia a faccia. Lo ha dimenticato da qualche parte – piccola, distratta Frida – e così perde il primo autobus. Quando sale sul secondo, poco dopo, non le sembra poi una tragedia tardare un po' a cena.
Durante il viaggio non pensa a niente, si guarda attorno e cerca di capire che lavoro fanno le persone sedute attorno a lei. Sta scrutando il vestito colorato di una venditrice di fiori, quando la sua vita cambia di nuovo. Tutto succede così in fretta che quasi non si accorge di niente. L'autobus frena, si sbilancia, Frida si ritrova sospesa in aria per una manciata di secondi. Poi il palo, il terreno duro sotto la sua schiena e ovunque l'oro.
Quando rinviene dal dolore la prima cosa che sente è la gente attorno a sé che urla “ballerina” come in ammirazione di un miracolo. Frida non capisce di chi stanno parlando. Sviene di nuovo.
In ospedale le spiegano cos'è successo: l'autobus si è ribaltato e lei – che è tra i pochi sopravvissuti – è stata impalata da uno dei corrimano dall'anca alla vagina. Quando l'hanno trovata – nuda, con una gamba piegata in una posa innaturale e il corpo ricoperto di sangue e polvere d'oro – le persone hanno faticato a trattenere lo stupore. Bella e spezzata, così era apparsa ai loro occhi.
Comunque Frida non si sente affatto bella stesa nel letto d'ospedale della sua stanza, immobilizzata da strati e strati di gesso e soffocata da un dolore che non immaginava avrebbe mai potuto sopportare. La Muerte è rimasta accanto a lei tutto il tempo. Subito dopo l'incidente, Frida è certa di averne sentito le mani scheletriche sulla guancia. Ha urlato e la Morte è tornata al suo posto di spettatrice silente.
Quel giorno Frida ha realizzato due cose importanti: non sarebbe mai più stata come gli altri e soprattutto, non voleva assolutamente morire. Quando lo capisce ha diciotto anni.
Sua madre le propone di intrattenersi con la pittura senza preoccuparsi di cosa ciò implicherà. Frida ne è da subito entusiasta. Dipingere le permette di imparare a conoscersi. Non vuole più avere segreti con se stessa, vuole scavare in ogni più sordido meandro di quel suo corpo spezzato. L'arte diventa per Frida sinonimo di lotta. Grazie all'arte combatte contro il dolore, contro la rabbia, contro la stanchezza. I colori le ricordano che deve continuare a vivere per poter apprezzare ancora un campo di fiori o la lucentezza del miele. Così, mentre le sue sorelle imparano a diventare mogli, lei impara a diventare un'artista.
Il Maestro lo incontra per la prima volta con la stessa casualità con cui ha incontrato la Morte. Gli porta alcuni suoi quadri perchè le dica se può ricavarci qualcosa o se è meglio che lasci stare e lui è da subito molto colpito da quella piccola donna feroce. Diego decide che vuole avere Frida prima ancora di vedere i suoi quadri.
Quando si sposano doña Matilde riesce a stento a trattenere la rabbia. Sua figlia l'ha umiliata ancora una volta. Frida però sembra felice, non le importa se sua madre non è d'accordo o se Diego ha già due matrimoni alle spalle e vent'anni più di lei. Lo ama e soprattutto lo stima.
Diego diventa per lei amante, amico e maestro. La prima cosa che le insegna è a non sottovalutare mai la propria arte; perchè se l'arte è verità allora svalutandola si finisce per svalutare se stessi e i propri valori. La seconda cosa che le insegna è ad essere egoista. Diego ama l'arte come Frida ama Diego e ama Frida solo poco più di quanto non ami la schiera infinita di donne che passano per il suo letto. Diego è ingordo. Vuole tutto e lo vuole per se stesso, senza sensi di colpa o giustificazioni, è ciò che vuole avere, quindi è ciò che ha. Semplice. Eppure Frida la seconda lezione fatica ad impararla all'inizio.
Col passare degli anni le cose diventano più semplici. È facile accettare un tradimento quando non hai le forze per contrastarlo e Frida di non avere le forze se ne assicura ogni mattina, quando con impazienza estrae la boccetta di narcotici dal suo comodino. Diego le da e le toglie ogni cosa; tutto tranne il dolore. La sofferenza resta con Frida costantemente.
La terza volta che vede la Morte comunque Diego non è con lei. Succede in America, a Detroit, in quell'appartamento freddo e scuro che Frida non riesce a chiamare casa. Diego è da qualche parte a dipingere o a bere o a dormire con l'ennesima amante e Frida è da sola. La stanza è buia quando si sveglia. Sente che qualcosa non va ancora prima di aprire gli occhi. Quando cerca di mettersi a sedere vede il sangue e capisce. Quello è il suo primo aborto. Il primo di tanti. Frida urla, si dispera, inveisce contro il dio di sua madre e contro Diego. Poi più niente.
In ospedale è calma, misurata, svuotata da ogni emozione. Chiede colori e pennello come prima cosa appena si sveglia. La Morte la guarda dai piedi del letto; Frida ne respira l'odore simile all'etere. Dipingere la morte di suo figlio non la fa stare meglio, ma non sa che altro fare e così sospira e aspetta che il colore si asciughi sulla tela.
A Diego di avere figli non importa, ne ha già due lui dopotutto, ma per Frida è questione di vita o di morte. Il Maestro le ha rubato i suoi anni migliori, privandola dell'amore di cui aveva bisogno. Un figlio per Frida è l'unica possibilità di avere una parte di Diego che sia finalmente solo sua e di nessun altro. Diego dentro di lei, in lei, creato da lei.
Eppure figli non ne può avere, il medico è stato chiaro. Trentadue interventi, una gamba prossima alla cancrena e un busto diverso al giorno. Frida non riesce ad accettare che l'unica cosa che è in grado di partorire sia il dolore. Non si sente più una campeador.
La quarta volta che vede la Muerte non ha paura. Sa perchè è lì, sa che questa volta è diverso. Frida sa cosa deve fare da giorni ormai e finalmente ha le forze per farlo. Sua sorella, Caterina, la verrà a svegliare di lì a pochi minuti, ma quando entrerà nella sua stanza dopo aver attraversato i corridoi della sua amata Casa Azul, Frida non sarà più lì ad attenderla.
Caterina, tu sei stata il mio più grande dolore, e finalmente ora io sarò il tuo.
A quarantasette anni, Frida ha deciso che no può più sopportare altro dolore. I narcotici sono caldi tra le sue mani. È debole, ma sa di essere in grado di fare un ultimo sforzo ora che finalmente ha imparato la seconda lezione di Diego. Adesso sa di poter essere anche lei egoista. La siringa non le fa male, dopo ventinove anni di iniezioni ormai è abituata alla sensazione dell'ago sotto la pelle.
La Muerte la guarda senza obbiettare, sa che la sua non è una resa. Frida decide semplicemente che è arrivato il momento di congedarsi dal suo corpo; quel corpo spezzato e malato che è stato per lei dolore e prigione. Mentre la sua coscienza lascia il corpo, Frida sorride alla Morte e la Morte sorride a lei. Si capiscono subito.
Supongo que porque hemos sido mejores amigas siempre.

   
 
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