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Autore: Abby_da_Edoras    15/08/2021    4 recensioni
Questa storia, che si ispira molto liberamente all'ultimo episodio della serie TV "The White Princess", mi è venuta da un sogno, praticamente ho sognato tutta questa vicenda in una notte e non ho potuto fare a meno di scriverla, quindi se vi sembra una follia (come in effetti è!) prendetevela con il mio inconscio! E' la notte della vigilia dell'esecuzione di Edward Plantagenet e Perkin Warbeck (che per me è comunque Richard). I due giovani rinchiusi nella Torre non sanno cosa li aspetta ma... ecco che un uomo riesce a penetrare nella prigione e dichiara di essere lì per liberarli. L'uomo è al servizio di Sir Richard Pole e il suo vero scopo è salvare Teddy per ragioni, diciamo, anche personali, ma entrambi i ragazzi avranno salva la vita grazie a lui. E poi... il mio delirio prosegue, non so ancora per quanti capitoli, grazie a chi vorrà seguirmi!
Non cercate il personaggio di Erik nella serie TV, nel mio sogno è stato "traslato" direttamente da Erik il Rosso di Vikings e nemmeno io so il perché!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori di The White Princess.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Edward Plantagenet / Teddy, Margaret Pole / Margaret of York
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nona parte

 

Hear this voice from deep inside
It's the call of your heart
Close your eyes and you will find
The way out of the dark

Here I am (Here I am)
Will you send me an angel?
Here I am (Here I am)
In the land of the morning star…

(“Send me an angel” – Scorpions)

 

Dopo il piccolo equivoco nato dalla rivelazione entusiasta di Edward alla sorella circa il suo vero rapporto con Erik (e meno male che non era sceso in dettagli!), le cose iniziarono veramente ad appianarsi e ad andare come meglio non si poteva sperare. Sir Richard donò a Erik una piccola casa che distava poco più di quattro miglia dalla sua tenuta ed era dunque abbastanza vicina ai boschi da permettere al giovane Conte di Warwick di nascondersi nel caso fossero giunte visite impreviste e sgradite, ma anche più prossima all’abitazione dei Pole, meno isolata e fuori mano in vista dell’inverno imminente. Attorno alla casetta in pietra si stendevano ettari di prati verdissimi, c’erano molti alberi da frutto e dei comodi sentieri conducevano alla tenuta di Sir Richard, sia a piedi sia a cavallo. Era veramente un piccolo gioiello, seppure semplice, e Erik all’inizio non voleva accettare che Sir Richard gliela regalasse, la riteneva fin troppo bella e comoda per un semplice Capitano delle Guardie com’era lui. Il gentiluomo, tuttavia, aveva chiuso il discorso sottolineando che quella casa era la sua ricompensa per aver salvato e protetto Edward, che la volesse o meno, e che comunque doveva accettarla se… beh, insomma, se voleva offrire una dimora al suo giovane compagno.

Ovviamente il discorso si svolse ben lontano dalle orecchie di Maggie, che sarebbe caduta in deliquio se avesse sentito che suo marito in persona donava a Erik una sorta di nido d’amore per viverci con Teddy… anche se, alla resa dei conti, le cose stavano esattamente così e andava bene a tutti!

Erik e Edward si trasferirono nella nuova casa a metà novembre, appena prima che iniziasse a fare decisamente freddo e a nevicare, e il ragazzo si mostrò subito felicissimo della nuova casa, gli piaceva tutto, le stanze piccole ma confortevoli che trasmettevano calore, il grande camino in pietra, le finestre che lasciavano entrare i raggi del sole, i cespugli e il muretto attorno… insomma, era al colmo della gioia e praticamente emetteva luce propria!

“Quando arriverà la bella stagione potremo mettere delle panche fuori, accanto ai cespugli, e leggere fino a tardi la sera!” esclamava, ammirando ogni punto della nuova abitazione. “Joseph potrà piantare delle rose… rose bianche, mi raccomando… e altri fiori e sarà il nostro giardino.”

Erik rise, intenerito.

“Mi assicurerò personalmente che le rose siano solo bianche” commentò, divertito. “E poi vedrai come sarà bello quando, in primavera, gli alberi da frutto inizieranno a fiorire. Tutti gli alberi che vedi là sono alberi da frutto e Sir Richard mi ha dato il permesso di cogliere tutta la frutta che vorremo. E’ stato davvero generoso.”

“Sì, è un uomo buono” ammise il giovane. “All’inizio non ero per niente contento che sposasse Maggie, sapevo che era fedele a Re Henry e poi mi ha fatto rabbia che abbiano chiamato così anche il loro primogenito. Però adesso mi rendo conto che, per Maggie, non poteva esserci sorte migliore. Sir Richard le vuole davvero bene, la protegge, si prende cura di lei e del bambino ed è vero che è leale al Re, ma non così tanto da mettere in pericolo le persone che ama. Ecco, Sir Richard è per Maggie quello che tu sei per me!”

E questo si era capito, a dirla tutta lo aveva spiegato anche a Maggie, tanto per stare sul sicuro! Erik era sempre imbarazzato quando la conversazione prendeva questa piega, certo amava tantissimo Teddy ed era completamente felice adesso che poteva averlo tutto per sé, ma una parte di lui continuava a pensare di non meritarselo, che Edward era di stirpe reale, che avrebbe potuto vivere in un palazzo o, quanto meno, in una grande tenuta invece che in quella modesta casetta, per quanto carina fosse. Così, tanto per cambiare discorso, fece una battuta.

“Ti sei arrabbiato perché Sir Richard e Lady Margaret hanno chiamato Henry il loro bambino? Beh, non dovresti odiarlo tanto quel nome… visto che è così che mi chiamo anch’io!” disse, con un sorrisetto.

Edward rimase allibito.

“Cosa? Ma… no, no, non è così, tu ti chiami Erik e…”

“Hai ragione, in realtà il nome Henry in norvegese diventa Henrik, ma è poi così diverso da come mi chiamo io? Henrik, Erik… sono molto simili, non trovi?” l’uomo lo stava chiaramente prendendo in giro, ma per Teddy quella era una questione serissima!

“Tu non ti chiami Henrik!” insisté. “E poi non m’importa se il tuo nome è simile a quello del Re, tu sei una persona molto diversa da lui, sei buono, sei generoso, sei sempre premuroso con me e io ti amo, ecco!”

Ci fu un attimo di silenzio quando entrambi si resero conto di cosa era sfuggito di bocca a Edward. Era vero, il ragazzo aveva già detto a Erik che si stava innamorando di lui e, di fronte a Maggie, aveva ammesso apertamente di amare il Capitano delle Guardie. Però non lo aveva mai dichiarato così spontaneamente e tutti e due rimasero molto turbati e imbarazzati, Erik era quasi incredulo. Si avvicinò lentamente al giovane che lo guardava con le guance rosse e un sorriso tenerissimo sulle labbra.

“Tu… Edward, io lo so quanto mi vuoi bene, so che mi hai difeso anche davanti a tua sorella e che sei felice di stare con me, però… ecco… davvero mi ami? Io non so se merito il tuo amore, tu sei un Principe e sei ancora così giovane, forse non ti rendi conto…” in quel momento, a dire il vero, fra i due era Erik quello che sembrava non rendersi conto, mentre Teddy, a parte l’imbarazzo, appariva convinto e consapevole dei suoi sentimenti, forse per la prima volta nella sua vita.

“Oh, basta con questa storia del Principe, io non sono più nessuno, anzi, sono proprio contento di abitare qui con te e di essere solo Teddy, spero che tutti si dimentichino di Edward Plantagenet il prima possibile!” lo interruppe. “Ed è vero, sono giovane e non ho per niente esperienza in queste cose, sono stato rinchiuso in prigione fino a pochi mesi fa… però so che quello che provo per te non l’ho mai provato prima, che con te sono felice ma non solo, perché anche con Maggie sono felice. So che quando sei vicino a me mi sento tremare dentro, che provo delle emozioni che non credevo neanche esistessero e le provo soltanto quando sto con te, che quando non ci sei mi manchi tantissimo anche solo per pochi minuti, che quando siamo insieme e tu mi baci e mi stringi e fai tutte quelle altre cose…”

Erik pensò bene di interromperlo prima che scendesse nei dettagli, era fin troppo chiaro quello che il ragazzo voleva dire!

“Teddy, è veramente meraviglioso quello che mi dici e scusami se sembro sempre avere dei dubbi, non è colpa tua, in realtà è colpa mia” confessò l’uomo, prendendo il volto del giovane tra le mani e guardandolo con infinita dolcezza. “Sono io che non mi sento degno di te, a volte temo che tu mi voglia bene solo perché ti ho salvato la vita, o perché non hai conosciuto altri che me dopo la tua liberazione. La verità è che non ho mai avuto niente di così bello e prezioso in vita mia e il tuo amore mi sembra un sogno… ho desiderato per tanto tempo di poter vivere con te, di poterti avere al mio fianco, di poterti stringere tra le braccia e adesso che è tutto vero non riesco a crederci!”

“Credici, Erik, perché io sono qui” rispose semplicemente Edward, “e poi non è vero che tu sei l’unico che ho incontrato in questi anni, a parte Maggie. Ho conosciuto Sir Richard e, negli ultimi mesi, ho incontrato mio cugino Richard, il ragazzo che era imprigionato con me, ma mica mi sono innamorato di loro! Io… sono innamorato soltanto di te e solo con te mi sento così…”

Euforico ed emozionato, Erik lo strinse in un abbraccio caldo e avvolgente e lo baciò, anche per impedirgli di continuare a spiegare che cosa esattamente gli piacesse fare con lui e come si sentisse e tutte quelle cose là che avrebbero fatto venire i capelli bianchi a Maggie! Fu un bacio lungo e appassionato in cui Erik si perse sulle labbra e nel sapore del suo giovane compagno, quel ragazzo così dolce e sfortunato al quale, adesso, voleva dedicare l’intera vita. Edward gli buttò le braccia al collo e si abbandonò felice a lui ed Erik continuò a stringerlo tra le braccia, accarezzandolo sul viso e sui capelli e baciandolo con intensità, lungamente e profondamente, godendo del tepore della sua pelle e del sapore della sua bocca. Tutto ciò che contava era Edward, era la sua serenità, e l’uomo avrebbe impegnato ogni istante della sua vita per farlo felice e ripagarlo di tutto quello che aveva perduto.

Più tardi, Edward era ancora in contemplazione della sua nuova casa e si divertiva a sistemare gli oggetti e i soprammobili proprio come se fosse stata una sposina che arredava il suo nido d’amore. E fu proprio vedendolo così intento e gioioso che a Erik venne un’idea, qualcosa che avrebbe sicuramente sorpreso il suo Teddy e che avrebbe acceso i suoi occhi di quella luce così meravigliosa che lui amava tanto.

“Edward, mi era venuta in mente una cosa che forse potrebbe farti piacere” gli disse, fingendo che fosse una cosa da niente. “Visto che, pur essendo metà novembre, l’autunno ci sta regalando ancora delle giornate luminose e belle, voglio portarti al Lago Bala, domattina, per passare una giornata come se fossimo in vacanza. E’ un posto molto bello e forse in autunno è ancora più suggestivo. Ci porteremo pane e formaggio, acqua e passeggeremo lungo le rive del lago e ammireremo il panorama. Che ne pensi? Così potremo vivere una giornata all’aria aperta prima che l’inverno ci costringa a chiuderci in casa.”

Il sorriso di Teddy illuminò l’intera casetta.

“Davvero? Che meraviglia, certo che voglio andarci! Erik, hai sempre dei pensieri così belli per me, io… sono tanto felice, tanto felice!”

Gli si gettò tra le braccia con foga e Erik, commosso, lo strinse e lo baciò, pensando che la prima parte della sua sorpresa era andata a buon fine. Sulla seconda era ancora un po’ incerto, non sapeva come avrebbe potuto interpretarla Edward, se avrebbe rischiato di offenderlo… ma doveva e voleva tentare.

Il mattino dopo, dunque, partirono di buon’ora per giungere al Lago Bala in tempo per goderne appieno. Le giornate, infatti, erano già molto più brevi e Erik voleva sfruttare tutta la luce del giorno per permettere a Teddy di ammirare il lago in tutta la sua bellezza. Era una giornata freddina, ma limpidissima e il lago brillava alla luce del sole, riflettendo sulla sua superficie i mille incantati colori della tavolozza autunnale, dal giallo al rosso al marrone. Era uno spettacolo che toglieva il fiato e Erik era felice di vedere Edward incantato da tanta meraviglia, quasi frastornato per la gioia di respirare aria frizzante e pulita, di sentirsi parte di una natura perfetta, di incamerare nella memoria più immagini possibili del lago con tutte le sfaccettature di colore, dei boschi e delle colline attorno, dei prati e di tutte le magie che l’autunno regalava a quel luogo. I due passeggiarono lungo le sponde del lago per lunghi momenti, in silenzio, assaporando la gioia di essere insieme in un mondo che sembrava fatato… poi arrivò il momento che Erik aveva programmato. L’uomo aveva disteso un mantello sul prato perché lui e Edward potessero sedersi a mangiare davanti al lago, ma prima di mangiare c’era una cosa che voleva fare. Guardò ancora una volta il volto arrossato, sorridente e luminoso del ragazzo, sentendosi intimidito come un bambinetto al suo primo amore, poi si fece forza e prese una mano di Edward.

“Erik, sono così felice che tu mi abbia portato qui, è tutto così meraviglioso, hai visto i colori del lago? E quelle colline laggiù, e i boschi e…” cominciò a dire il giovane, eccitato da tante novità e bellezze, e l’uomo dovette interromperlo perché altrimenti non sarebbe mai arrivato a dirgli quello che voleva.

“Edward, sono veramente contento che questo posto ti piaccia, volevo che fosse speciale per te perché… ecco, adesso noi viviamo insieme e io volevo chiederti se tu… beh, se tu vuoi sposarmi” buttò fuori Erik, tutto d’un fiato per non perdere il coraggio.

Edward lo guardò perplesso.

“Sposarti? Ma…” mormorò. “Erik, io ti sposerei anche qui, adesso, ma non possiamo farlo, lo sai che gli uomini non si possono sposare, no?

Il ragazzo aveva l’aria di chi spiega cose ovvie a un deficiente ed era anche piuttosto sorpreso perché, in genere, era lui quello che passava per poco sveglio. *

“Lo so benissimo, purtroppo, ma in fondo a noi non importa perché possiamo farlo lo stesso in modo simbolico, sempre se tu lo vuoi, naturalmente. Lo so che sono soltanto un Capitano delle Guardie e che non potrei mai neanche sognare di sposare un giovane come te, così delicato e dolce e di stirpe regale, ma… ma se tu accetti di sposarmi, Edward, io sarò al tuo servizio per tutta la mia vita, ti proteggerò, ti renderò felice ogni istante, sarai davvero il mio Principe” disse con passione Erik, stringendo teneramente la mano di Teddy e guardandolo negli occhi, perdendosi nel suo sguardo limpido e pulito come la superficie del lago.

“Io… certo che ti voglio sposare, Erik, io voglio essere tutto tuo, voglio vivere per sempre con te, te l’ho detto tante volte e l’ho detto anche a Maggie!” rispose con fin troppo entusiasmo il ragazzo. Già, Erik immaginò che la storia del matrimonio simbolico avrebbe provato il sistema nervoso della povera Lady Margaret… ma lui e Edward si amavano e questa era solo la logica conseguenza del loro amore. “Però cosa dobbiamo fare, visto che non possiamo sposarci davvero?”

Allora Erik prese un bracciale che portava sempre, un braccialetto che aveva fin da quando era bambino e che gli avevano donato i suoi genitori, in Norvegia. Era il ricordo più caro che aveva, un pezzo del suo cuore, e adesso lo avrebbe messo al polso di colui che possedeva l’intero suo cuore. Infilò il bracciale al polso sinistro di Edward, che lo fissava incantato.

“Questo è un regalo dei miei genitori, l’unico ricordo che ho di loro e della mia patria, ma adesso la mia casa e la mia famiglia sei tu, Edward, per questo voglio che sia tu a portarlo” gli disse. Ora la sua voce era più pacata, seria, e il suo sguardo penetrava il giovane fino in fondo all’anima. “Se vorrai portare questo bracciale sarà come se fossimo davvero sposati, anche più di quanto non lo siano le coppie nobili che si sposano per motivi di alleanze politiche. Tu sarai la mia casa e io sarò la tua, le nostre vite saranno intrecciate per sempre come i nodi di questo bracciale.”

“Io… io non me lo toglierò mai, Erik” sussurrò appena Edward, sopraffatto dall’emozione, dalla gioia, dal tremore e da qualcosa che gli toglieva il respiro e gli faceva venire voglia di piangere e di gridare di felicità allo stesso tempo. “Voglio essere per sempre intrecciato a te…”

Sì, beh, detta così suonava un po’ male, ma era il principio che contava, no?

“Farò qualsiasi cosa per difenderti, per renderti felice, per te sono pronto a uccidere, a morire, a sfidare Re Henry, ad attraversare gli oceani e le montagne per portarti in salvo… ti amo tantissimo, Teddy, sei la mia vita, il mio sangue, il mio respiro” disse ancora Erik, con intensità e solennità come una vera promessa matrimoniale.

“Anche tu sei tutto per me e non ti lascerò mai” rispose Edward, con gli occhi lucidi, emozionato e tremante. “Sei il mio mondo, la mia luce, la mia guida, il mio cuore e il mio tutto! E d’ora in poi non sono più Edward Plantagenet, quel povero ragazzo sfortunato non esiste più, io sono soltanto Teddy Olsson!”

Il che poteva anche essere un buon modo per allontanare le minacce e gli intrighi della corte inglese… a chi poteva interessare un tizio che si chiamava Teddy Olsson e che rinunciava così disinvoltamente a qualsiasi pretesa, ambizione e titolo nobiliare?

Erik prese Teddy tra le braccia e lo baciò di nuovo, il loro primo bacio da sposati, un bacio lungo, dolcissimo e infinito, un bacio che li fece perdere l’uno sulle labbra dell’altro, nella tenerezza del loro amore puro e immenso che leniva tutte le ferite, che cancellava tutto il male e che li univa in un perfetto universo di luce, calore e felicità.

Era il 21 novembre del 1499. **

Fine nona parte

 

Ho attraversato deserti per te
Ho valicato montagne per te
Ed ho versato il mio sangue perché
Ho combattuto e sfidato nemici più forti di me

Ho attraversato le fiamme per te
Buie foreste soltanto per te
Ed ho sfidato le ire dei re
Pur di tenerti per sempre con me…

(“Frasi nel fuoco” – Nomadi)

 

 

* Secondo alcuni storici il giovane Edward Plantagenet aveva un lieve ritardo mentale. Sono andata a informarmi sulla questione e pare che non sia affatto così, questa opinione si basa sulle frasi di uno storico dell’epoca, tale Edward Hall, il quale però precisò che Edward risultava “intellettualmente limitato” proprio perché fu tenuto in prigione, in un isolamento quasi totale, per anni, partendo da quando ne aveva soltanto dieci. Ho l’ardire di pensare che, se fosse stato liberato e avesse avuto accanto persone che si occupassero di lui, Teddy avrebbe potuto pian piano riacquistare buona parte delle sue capacità e della sua personalità.

** Ho scelto questa data non a caso. Il 21 novembre 1499 Edward Plantagenet fu processato e condannato a morte per tradimento e decapitato una settimana dopo nel cortile della Torre di Londra. Ho voluto che, nella mia storia, ciò che per Teddy è stato l’inizio della fine fosse invece l’inizio della sua nuova vita felice accanto a Erik. Per la cronaca, il Lago Bala esiste davvero in Galles e ho visto delle foto bellissime scattate proprio in autunno.

 

 

 

 

   
 
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