Nona parte
Hear this voice from deep inside
It's the call of your heart
Close your eyes and you will find
The way out of the dark
Here I am (Here I am)
Will you send me an angel?
Here I am (Here I am)
In the land of the morning star…
(“Send me an angel” – Scorpions)
Dopo il piccolo equivoco nato dalla rivelazione
entusiasta di Edward alla sorella circa il suo vero rapporto con Erik (e meno
male che non era sceso in dettagli!), le cose iniziarono veramente ad
appianarsi e ad andare come meglio non si poteva sperare. Sir Richard donò a
Erik una piccola casa che distava poco più di quattro miglia dalla sua tenuta
ed era dunque abbastanza vicina ai boschi da permettere al giovane Conte di Warwick
di nascondersi nel caso fossero giunte visite impreviste e sgradite, ma anche
più prossima all’abitazione dei Pole, meno isolata e fuori mano in vista dell’inverno
imminente. Attorno alla casetta in pietra si stendevano ettari di prati verdissimi,
c’erano molti alberi da frutto e dei comodi sentieri conducevano alla tenuta di
Sir Richard, sia a piedi sia a cavallo. Era veramente un piccolo gioiello,
seppure semplice, e Erik all’inizio non voleva accettare che Sir Richard gliela
regalasse, la riteneva fin troppo bella e comoda per un semplice Capitano delle
Guardie com’era lui. Il gentiluomo, tuttavia, aveva chiuso il discorso
sottolineando che quella casa era la sua ricompensa per aver salvato e protetto
Edward, che la volesse o meno, e che comunque doveva accettarla se… beh,
insomma, se voleva offrire una dimora
al suo giovane compagno.
Ovviamente il
discorso si svolse ben lontano dalle orecchie di Maggie, che sarebbe caduta in
deliquio se avesse sentito che suo marito in persona donava a Erik una sorta di
nido d’amore per viverci con Teddy…
anche se, alla resa dei conti, le cose stavano esattamente così e andava bene a
tutti!
Erik e Edward si
trasferirono nella nuova casa a metà novembre, appena prima che iniziasse a
fare decisamente freddo e a nevicare, e il ragazzo si mostrò subito felicissimo
della nuova casa, gli piaceva tutto, le stanze piccole ma confortevoli che trasmettevano
calore, il grande camino in pietra, le finestre che lasciavano entrare i raggi
del sole, i cespugli e il muretto attorno… insomma, era al colmo della gioia e
praticamente emetteva luce propria!
“Quando arriverà la
bella stagione potremo mettere delle panche fuori, accanto ai cespugli, e
leggere fino a tardi la sera!” esclamava, ammirando ogni punto della nuova
abitazione. “Joseph potrà piantare delle rose… rose bianche, mi raccomando… e altri fiori e sarà il nostro giardino.”
Erik rise,
intenerito.
“Mi assicurerò
personalmente che le rose siano solo bianche” commentò, divertito. “E poi
vedrai come sarà bello quando, in primavera, gli alberi da frutto inizieranno a
fiorire. Tutti gli alberi che vedi là sono alberi da frutto e Sir Richard mi ha
dato il permesso di cogliere tutta la frutta che vorremo. E’ stato davvero
generoso.”
“Sì, è un uomo buono”
ammise il giovane. “All’inizio non ero per niente contento che sposasse Maggie,
sapevo che era fedele a Re Henry e poi mi ha fatto rabbia che abbiano chiamato
così anche il loro primogenito. Però adesso mi rendo conto che, per Maggie, non
poteva esserci sorte migliore. Sir Richard le vuole davvero bene, la protegge,
si prende cura di lei e del bambino ed è vero che è leale al Re, ma non così
tanto da mettere in pericolo le persone che ama. Ecco, Sir Richard è per Maggie
quello che tu sei per me!”
E questo si era
capito, a dirla tutta lo aveva spiegato anche a Maggie, tanto per stare sul
sicuro! Erik era sempre imbarazzato quando la conversazione prendeva questa
piega, certo amava tantissimo Teddy ed era completamente felice adesso che
poteva averlo tutto per sé, ma una parte di lui continuava a pensare di non
meritarselo, che Edward era di stirpe reale, che avrebbe potuto vivere in un
palazzo o, quanto meno, in una grande tenuta invece che in quella modesta
casetta, per quanto carina fosse. Così, tanto per cambiare discorso, fece una
battuta.
“Ti sei arrabbiato
perché Sir Richard e Lady Margaret hanno chiamato Henry il loro bambino? Beh,
non dovresti odiarlo tanto quel nome… visto che è così che mi chiamo anch’io!”
disse, con un sorrisetto.
Edward rimase
allibito.
“Cosa? Ma… no, no,
non è così, tu ti chiami Erik e…”
“Hai ragione, in
realtà il nome Henry in norvegese diventa Henrik, ma è poi così diverso da come
mi chiamo io? Henrik, Erik… sono molto simili, non trovi?” l’uomo lo stava
chiaramente prendendo in giro, ma per Teddy quella era una questione serissima!
“Tu non ti chiami
Henrik!” insisté. “E poi non m’importa se il tuo nome è simile a quello del Re,
tu sei una persona molto diversa da lui, sei buono, sei generoso, sei sempre
premuroso con me e io ti amo, ecco!”
Ci fu un attimo di
silenzio quando entrambi si resero conto di cosa era sfuggito di bocca a Edward.
Era vero, il ragazzo aveva già detto a Erik che si stava innamorando di lui e,
di fronte a Maggie, aveva ammesso apertamente di amare il Capitano delle
Guardie. Però non lo aveva mai dichiarato così spontaneamente e tutti e due
rimasero molto turbati e imbarazzati, Erik era quasi incredulo. Si avvicinò
lentamente al giovane che lo guardava con le guance rosse e un sorriso
tenerissimo sulle labbra.
“Tu… Edward, io lo so
quanto mi vuoi bene, so che mi hai difeso anche davanti a tua sorella e che sei
felice di stare con me, però… ecco… davvero mi ami? Io non so se merito il tuo
amore, tu sei un Principe e sei ancora così giovane, forse non ti rendi conto…”
in quel momento, a dire il vero, fra i due era Erik quello che sembrava non
rendersi conto, mentre Teddy, a parte l’imbarazzo, appariva convinto e
consapevole dei suoi sentimenti, forse per la prima volta nella sua vita.
“Oh, basta con questa
storia del Principe, io non sono più nessuno, anzi, sono proprio contento di
abitare qui con te e di essere solo Teddy, spero che tutti si dimentichino di
Edward Plantagenet il prima possibile!” lo interruppe. “Ed è vero, sono giovane
e non ho per niente esperienza in queste cose, sono stato rinchiuso in prigione
fino a pochi mesi fa… però so che quello che provo per te non l’ho mai provato
prima, che con te sono felice ma non solo, perché anche con Maggie sono felice.
So che quando sei vicino a me mi sento tremare dentro, che provo delle emozioni
che non credevo neanche esistessero e le provo soltanto quando sto con te, che
quando non ci sei mi manchi tantissimo anche solo per pochi minuti, che quando
siamo insieme e tu mi baci e mi stringi e fai tutte quelle altre cose…”
Erik pensò bene di
interromperlo prima che scendesse nei dettagli, era fin troppo chiaro quello
che il ragazzo voleva dire!
“Teddy, è veramente
meraviglioso quello che mi dici e scusami se sembro sempre avere dei dubbi, non
è colpa tua, in realtà è colpa mia” confessò l’uomo, prendendo il volto del
giovane tra le mani e guardandolo con infinita dolcezza. “Sono io che non mi
sento degno di te, a volte temo che tu mi voglia bene solo perché ti ho salvato
la vita, o perché non hai conosciuto altri che me dopo la tua liberazione. La
verità è che non ho mai avuto niente di così bello e prezioso in vita mia e il
tuo amore mi sembra un sogno… ho desiderato per tanto tempo di poter vivere con
te, di poterti avere al mio fianco, di poterti stringere tra le braccia e
adesso che è tutto vero non riesco a crederci!”
“Credici, Erik,
perché io sono qui” rispose semplicemente Edward, “e poi non è vero che tu sei
l’unico che ho incontrato in questi anni, a parte Maggie. Ho conosciuto Sir
Richard e, negli ultimi mesi, ho incontrato mio cugino Richard, il ragazzo che
era imprigionato con me, ma mica mi sono innamorato di loro! Io… sono
innamorato soltanto di te e solo con te mi sento così…”
Euforico ed
emozionato, Erik lo strinse in un abbraccio caldo e avvolgente e lo baciò,
anche per impedirgli di continuare a spiegare che cosa esattamente gli piacesse fare con lui e come si sentisse e tutte
quelle cose là che avrebbero fatto venire i capelli bianchi a Maggie! Fu un
bacio lungo e appassionato in cui Erik si perse
sulle labbra e nel sapore del suo giovane compagno, quel ragazzo così dolce e
sfortunato al quale, adesso, voleva dedicare l’intera vita. Edward gli buttò le
braccia al collo e si abbandonò felice a lui ed Erik continuò a stringerlo tra
le braccia, accarezzandolo sul viso e sui capelli e baciandolo con intensità,
lungamente e profondamente, godendo del tepore della sua pelle e del sapore
della sua bocca. Tutto ciò che contava era Edward, era la sua serenità, e l’uomo
avrebbe impegnato ogni istante della sua vita per farlo felice e ripagarlo di
tutto quello che aveva perduto.
Più
tardi, Edward era ancora in contemplazione della sua nuova casa e si divertiva
a sistemare gli oggetti e i soprammobili proprio come se fosse stata una
sposina che arredava il suo nido d’amore. E fu proprio vedendolo così intento e
gioioso che a Erik venne un’idea, qualcosa che avrebbe sicuramente sorpreso il
suo Teddy e che avrebbe acceso i suoi occhi di quella luce così meravigliosa
che lui amava tanto.
“Edward,
mi era venuta in mente una cosa che forse potrebbe farti piacere” gli disse,
fingendo che fosse una cosa da niente. “Visto che, pur essendo metà novembre, l’autunno
ci sta regalando ancora delle giornate luminose e belle, voglio portarti al Lago
Bala, domattina, per passare una giornata come se fossimo in vacanza. E’ un
posto molto bello e forse in autunno è ancora più suggestivo. Ci porteremo pane
e formaggio, acqua e passeggeremo lungo le rive del lago e ammireremo il
panorama. Che ne pensi? Così potremo vivere una giornata all’aria aperta prima
che l’inverno ci costringa a chiuderci in casa.”
Il
sorriso di Teddy illuminò l’intera casetta.
“Davvero?
Che meraviglia, certo che voglio andarci! Erik, hai sempre dei pensieri così
belli per me, io… sono tanto felice, tanto felice!”
Gli si
gettò tra le braccia con foga e Erik, commosso, lo strinse e lo baciò, pensando
che la prima parte della sua sorpresa era andata a buon fine. Sulla seconda era
ancora un po’ incerto, non sapeva come avrebbe potuto interpretarla Edward, se
avrebbe rischiato di offenderlo… ma doveva e voleva tentare.
Il
mattino dopo, dunque, partirono di buon’ora per giungere al Lago Bala in tempo
per goderne appieno. Le giornate, infatti, erano già molto più brevi e Erik
voleva sfruttare tutta la luce del giorno per permettere a Teddy di ammirare il
lago in tutta la sua bellezza. Era una giornata freddina, ma limpidissima e il
lago brillava alla luce del sole, riflettendo sulla sua superficie i mille
incantati colori della tavolozza autunnale, dal giallo al rosso al marrone. Era
uno spettacolo che toglieva il fiato e Erik era felice di vedere Edward
incantato da tanta meraviglia, quasi frastornato per la gioia di respirare aria
frizzante e pulita, di sentirsi parte di una natura perfetta, di incamerare
nella memoria più immagini possibili del lago con tutte le sfaccettature di
colore, dei boschi e delle colline attorno, dei prati e di tutte le magie che l’autunno
regalava a quel luogo. I due passeggiarono lungo le sponde del lago per lunghi
momenti, in silenzio, assaporando la gioia di essere insieme in un mondo che sembrava
fatato… poi arrivò il momento che Erik aveva programmato. L’uomo aveva disteso
un mantello sul prato perché lui e Edward potessero sedersi a mangiare davanti
al lago, ma prima di mangiare c’era una cosa che voleva fare. Guardò ancora una
volta il volto arrossato, sorridente e luminoso del ragazzo, sentendosi
intimidito come un bambinetto al suo primo amore, poi si fece forza e prese una
mano di Edward.
“Erik,
sono così felice che tu mi abbia portato qui, è tutto così meraviglioso, hai
visto i colori del lago? E quelle colline laggiù, e i boschi e…” cominciò a
dire il giovane, eccitato da tante novità e bellezze, e l’uomo dovette
interromperlo perché altrimenti non sarebbe mai arrivato a dirgli quello che
voleva.
“Edward,
sono veramente contento che questo posto ti piaccia, volevo che fosse speciale
per te perché… ecco, adesso noi viviamo insieme e io volevo chiederti se tu…
beh, se tu vuoi sposarmi” buttò fuori Erik, tutto d’un fiato per non perdere il
coraggio.
Edward lo
guardò perplesso.
“Sposarti?
Ma…” mormorò. “Erik, io ti sposerei anche qui, adesso, ma non possiamo farlo,
lo sai che gli uomini non si possono sposare, no?
Il
ragazzo aveva l’aria di chi spiega cose ovvie a un deficiente ed era anche
piuttosto sorpreso perché, in genere, era lui quello che passava per poco sveglio. *
“Lo so
benissimo, purtroppo, ma in fondo a noi non importa perché possiamo farlo lo
stesso in modo simbolico, sempre se tu lo vuoi, naturalmente. Lo so che sono
soltanto un Capitano delle Guardie e che non potrei mai neanche sognare di
sposare un giovane come te, così delicato e dolce e di stirpe regale, ma… ma se
tu accetti di sposarmi, Edward, io sarò al tuo servizio per tutta la mia vita,
ti proteggerò, ti renderò felice ogni istante, sarai davvero il mio Principe”
disse con passione Erik, stringendo teneramente la mano di Teddy e guardandolo negli
occhi, perdendosi nel suo sguardo limpido e pulito come la superficie del lago.
“Io…
certo che ti voglio sposare, Erik, io voglio essere tutto tuo, voglio vivere
per sempre con te, te l’ho detto tante volte e l’ho detto anche a Maggie!”
rispose con fin troppo entusiasmo il ragazzo. Già, Erik immaginò che la storia
del matrimonio simbolico avrebbe
provato il sistema nervoso della povera Lady Margaret… ma lui e Edward si
amavano e questa era solo la logica conseguenza del loro amore. “Però cosa
dobbiamo fare, visto che non possiamo sposarci davvero?”
Allora
Erik prese un bracciale che portava sempre, un braccialetto che aveva fin da
quando era bambino e che gli avevano donato i suoi genitori, in Norvegia. Era il
ricordo più caro che aveva, un pezzo del suo cuore, e adesso lo avrebbe messo
al polso di colui che possedeva l’intero suo cuore. Infilò il bracciale al
polso sinistro di Edward, che lo fissava incantato.
“Questo è
un regalo dei miei genitori, l’unico ricordo che ho di loro e della mia patria,
ma adesso la mia casa e la mia famiglia sei tu, Edward, per questo voglio che
sia tu a portarlo” gli disse. Ora la sua voce era più pacata, seria, e il suo
sguardo penetrava il giovane fino in fondo all’anima. “Se vorrai portare questo
bracciale sarà come se fossimo davvero sposati, anche più di quanto non lo
siano le coppie nobili che si sposano per motivi di alleanze politiche. Tu
sarai la mia casa e io sarò la tua, le nostre vite saranno intrecciate per
sempre come i nodi di questo bracciale.”
“Io… io
non me lo toglierò mai, Erik” sussurrò appena Edward, sopraffatto dall’emozione,
dalla gioia, dal tremore e da qualcosa che gli toglieva il respiro e gli faceva
venire voglia di piangere e di gridare di felicità allo stesso tempo. “Voglio
essere per sempre intrecciato a te…”
Sì, beh,
detta così suonava un po’ male, ma era il principio che contava, no?
“Farò
qualsiasi cosa per difenderti, per renderti felice, per te sono pronto a
uccidere, a morire, a sfidare Re Henry, ad attraversare gli oceani e le
montagne per portarti in salvo… ti amo tantissimo, Teddy, sei la mia vita, il
mio sangue, il mio respiro” disse ancora Erik, con intensità e solennità come
una vera promessa matrimoniale.
“Anche tu
sei tutto per me e non ti lascerò mai” rispose Edward, con gli occhi lucidi,
emozionato e tremante. “Sei il mio mondo, la mia luce, la mia guida, il mio
cuore e il mio tutto! E d’ora in poi non sono più Edward Plantagenet, quel
povero ragazzo sfortunato non esiste più, io sono soltanto Teddy Olsson!”
Il che
poteva anche essere un buon modo per allontanare le minacce e gli intrighi
della corte inglese… a chi poteva interessare un tizio che si chiamava Teddy Olsson e che rinunciava così
disinvoltamente a qualsiasi pretesa, ambizione e titolo nobiliare?
Erik
prese Teddy tra le braccia e lo baciò di nuovo, il loro primo bacio da sposati, un bacio lungo, dolcissimo e
infinito, un bacio che li fece perdere l’uno sulle labbra dell’altro, nella
tenerezza del loro amore puro e immenso che leniva tutte le ferite, che
cancellava tutto il male e che li univa in un perfetto universo di luce, calore
e felicità.
Era il 21
novembre del 1499. **
Fine nona parte
Ho attraversato deserti per te
Ho valicato montagne per te
Ed ho versato il mio sangue perché
Ho combattuto e sfidato nemici più forti di me
Ho attraversato le fiamme per te
Buie foreste soltanto per te
Ed ho sfidato le ire dei re
Pur di tenerti per sempre con me…
(“Frasi nel fuoco” – Nomadi)
* Secondo alcuni storici il giovane Edward
Plantagenet aveva un lieve ritardo mentale. Sono andata a informarmi sulla
questione e pare che non sia affatto così, questa opinione si basa sulle frasi
di uno storico dell’epoca, tale Edward Hall, il quale però precisò che Edward
risultava “intellettualmente limitato” proprio perché fu tenuto in prigione, in
un isolamento quasi totale, per anni, partendo da quando ne aveva soltanto
dieci. Ho l’ardire di pensare che, se fosse stato liberato e avesse avuto
accanto persone che si occupassero di lui, Teddy avrebbe potuto pian piano
riacquistare buona parte delle sue capacità e della sua personalità.
** Ho scelto questa data non a caso. Il 21
novembre 1499 Edward Plantagenet fu processato e condannato a morte per
tradimento e decapitato una settimana dopo nel cortile della Torre di Londra.
Ho voluto che, nella mia storia, ciò che per Teddy è stato l’inizio della fine
fosse invece l’inizio della sua nuova vita felice accanto a Erik. Per la
cronaca, il Lago Bala esiste davvero in Galles e ho visto delle foto bellissime
scattate proprio in autunno.