CAP
41. L’amore rende stupidi.
Più
si guarda intorno, più Shinsou ha la netta sensazione che tutti siano
d’improvviso felici.
Le
coppiette sono tutte innamorate, si tengono la manina, chiacchierano, Kirishima
e Mina li ha beccati a limonare in cucina solo quella mattina, con la scusa che
erano tutti a far colazione e non pensavano li vedesse nessuno.
Jiro
passa più tempo nella stanza di Denki che nella sua.
Momo
e Todoroki sono più discreti e rispettosi l’uno dell’altra, ma si lanciano
occhiate e sorrisi che lasciano tutto dire.
Ochako
non l’ha più vista vicino a Bakugou, ma è così serena e luminosa mentre parla
con Momo e Tsuyu che deve essere per forza successo qualcosa di bello.
E
lui li odia.
Tutti.
Anche
se è colpa sua se la sua situazione è una merda. Li odia comunque.
Odia
tutto quell’amore, tutta quella felicità.
Che
cazzo. Lui con Ojiro non è ancora riuscito nemmeno a parlare. O lo ignora, o
fugge con Jiro e Shoji.
E
l’unica volta che è riuscito ad impedirgli la fuga immediata, gli ha urlato in
faccia di sparire e lasciarlo in pace. Ha urlato che era uno stronzo finché non
è apparso Bakugou all’angolo.
Bakugou.
Chi
cazzo se aspettava che l’angelo aalvatore potesse essere proprio quel
maledetto?
“Che
cazzo succede?”
“Fatti
i cazzi tuoi.”
“Difficile,
se date spettacolo senza far pagare il biglietto,” sogghigna Bakugou.
Ojiro
ne aveva approfittato, l’ha spinto via e si è defilato.
“Andiamo,
Bakugou.”
“Non
darmi ordini.”
“Allora
resta tu a litigare. Buon divertimento.”
Bakugou
si era voltato appena verso di lui, alzando le sopracciglia, “Patetico. Lo
dovresti conoscere meglio di chiunque e non l’hai capito che attaccarlo non lo
farà calmare?”
“Non
era quello che stavo facendo!”
“Invece
si. Inchiodarlo al muro non è la soluzione. Eddai, strizzacervelli, la prossima
mossa qual è, usargli contro il quirk? Così hai chiuso per sempre.”
“Io
non…”
“Tu
non un sacco di cose che poi fai comunque. E male. Lascialo in pace. Fallo
sbollire.”
“Ma
tu che cazzo ne sai? Non sono nemmeno sicuro che tu conosca il suo nome!”
“Lo
conosco. E a quanto pare non solo il suo nome, visto come ti stai comportando.
Se fossimo a Tokyo scatterebbe subito l’arresto per stalking, sai? Non gli stai
nemmeno dando il tempo di ragionare. Gli stai sempre addosso. Non è così che si
fa.”
“E
tu da quando sei esperto?”
“Non
lo sono. È pura logica, poi fai quello che ti pare, sono cazzi tuoi.”
Lo
ha lasciato lì, così, dopo avergli detto quelle cose.
E,
dannazione, Shinsou sa che ha ragione. E la cosa gli da fastidio.
E
aumenta tutto il suo odio verso quella felicità immotivata, mentre lui rode
dentro e Ojiro…lo vede che è triste. Lo vede che non è felice.
È
solo per questo che insiste.
Se
lo vedesse felice…sì, forse se ne farebbe una ragione.
Ma
non lo è.
Ha
il viso segnato di chi dorme male, a lezione si distrae facilmente.
Lo
ha visto guardarlo, ma appena è lui a farlo, se ne va. Fugge.
Sa
di essere uno stronzo. Ma è il suo stronzo e vorrebbe solo chiedergli scusa.
Non gli sta concedendo nemmeno quello.
E
fa male.
Ma
lo fa comunque, alla fine. Lo lascia sbollire, come ha detto Bakugou.
Smette
di provare a parlargli, è il primo che lascia la classe, cerca di non guardarlo
più. Di certo, non lo molesta più.
Non
sa quanto durerà. Ma tanto vale provarci.
A
malincuore, Shinsou alla fine segue il consiglio di Bakugou, e smette di
insistere.
È
complicate, per lui.
È
davvero difficile, perché ogni volta che lo vede vorrebbe andare da lui.
Vorrebbe scusarsi.
Vorrebbe
che tutto tornasse come prima.
Gli
manca anche solo parlare con lui, carezzarlo, baciarlo. Gli manca tutto, e da
settimane, e adesso è finalmente tornato nel suo corpo, adesso che potrebbe
davvero…
Sospira.
È colpa sua, quindi è giusto che ne paghi le conseguenze.
Sì.
È giusto.
“Ehm…amico?”
Shinsou
alza il capo, guardando Kaminari come se nemmeno lo vedesse. “Cosa?”
“Vuoi
venire a pranzo con noi?”
Shinsou
sospira, “Non ho fame.”
“Va
bene, ma…un po’ dovresti sforzarti secondo me. Non sei venuto a cena ieri. Sono
preoccupato per te.”
“Non
c’è bisogno.”
“No
senti,” insiste Kaminari, bloccandogli il passaggio, “Sì che c’è bisogno. Ojiro
mi ha aiutato con Jirou, ma anche tu l’hai fatto e sei mio amico. E quindi c’è
bisogno. Se non vuoi vedere Ojiro, possiamo prendere qualcosa e andare
altrove.”
Shinsou
sospira di nuovo, guarda il banco di Ojiro che è già vuoto, perché si è
allontanato per primo con Shoji, per andare a pranzo. C’era anche Tokoyami.
Parlottavano strettamente e Ojiro teneva il capo chino.
“E’
lui che non vuole vedere me.”
Stavolta
è il turno di Kaminari di sospirare. “Dagli tempo. Secondo me gli manchi. È
solo che è arrabbiato.”
“Già.”
“Senti.
Io non ho sentito bene che è successo e perché stavate litigando, quindi non lo
so di chi è la colpa, però…”
“E’ mia. La colpa è mia. Ho fatto una cazzata.”
“Beh,
il fatto che tu lo sappia…penso sia positivo, no?”
“Non
cambia niente.”
Kaminari
sbuffa, gli prende lo zaino prima che Shinsou possa fare la sua mossa e si
avvia verso la porta, “Va bene, sarai depresso davanti ad un piatto caldo in
mensa. Muoviti, dai! O ti trascino, giuro!”
“Non
è che se mi prendi la borsa mi hai costretto, sai?”
“Che
palle, amico! Non è nemmeno che puoi fare, che ne so, lo sciopero della fame
finché Ojiro non si decide a parlarti? Lascialo sbollire! Gli manchi, quindi
prima o poi troveremo il modo di convincerlo ad ascoltarti! Perché ti assicuro
che vuole farlo! Ti do una mano io, lo devo a tutti e due! È anche un po’ colpa
mia se avete litigato…”
Shinsou
scuote il capo, “No, quello…era una cazzata che potevamo risolvere facilmente.”
“Beh,
ad ogni modo, ti aiuto! In qualche modo.”
Shinsou
alla fine sospira per l’ennesiva volta. Ma sorride, “Va bene.”
Non
ha fame e non ha voglia di mangiare, ma è vero che ha già saltato la cena del
giorno prima, dopo le parole di Bakugou, perché per non vederlo non è nemmeno
sceso.
Quindi,
alla fine lo segue. In fondo, basta sedersi ben lontani.
E
non disturbarlo, come gli stanno dicendo tutti.
E
sperare. Sperare che sia vero, come dice Kaminari, che tutto sommato gli serve
solo un po’ di tempo.
--
“Non
hai proprio intenzione di perdonarlo?”
“Ti
prego! Non ti ci mettere anche tu!”
“Io
non te l’ho mai chiesto.”
Ojiro
sospira, “Hai ragione. Scusa,” borbotta, “E’ che Kaminari continua a
chiedermelo, ogni volta che mi passa vicino.”
Shoji
annuisce, comprensivo.
Comprende
davvero. Sono passati quattro giorni da quando Shinsou ha smesso di provare a
farsi ascoltare, però lo vede che lo guarda di continuo. E vede anche Ojiro che
sospira, di continuo.
Lui
è rimasto indietro, non sa che altro è successo ma sa che non è più per la
storia iniziale che Ojiro fa così. Prima, gli aveva ammesso di averlo fatto per
proteggere la psiche di Shinsou, perché convinto che non ce la potesse fare a
stare con lui se era nel corpo di un suo caro amico.
E
all’epoca l’aveva capito.
Ma
adesso è certo di essersi perso un pezzo importante.
Ma,
quando l’ha visto così abbattuto, non ha avuto il coraggio di chiedere altri
dettagli.
“Lo
sai? Quando sono tornato nel mio corpo, ero felice sul serio. Ho pensato che
finalmente potessimo parlare, che si sarebbe risolto tutto quanto e che l’avrei
tirato per le orecchie da Kaminari per sistemare tutto anche con lui, se per
caso qualcosa ancora non andava. E poi…” sospira di nuovo, Ojiro. Shoji non gli
chiede niente, non insiste.
Aspetta
che sia l’amico a parlare di nuovo, sa perfettamente che lo farà.
“E
poi Todoroki è stato così gentile da aiutarmi. E lui mi ha fatto una scenata
stupida.”
Shoji
sgrana gli occhi, “Shinsou? Di gelosia?”
“Già.
Non mi ha mai fatto pesare la mia amicizia con nessuno di voi. E adesso osa
insinuare…con Todoroki poi!”
Shoji
per un attimo rimane interdetto, facendo mente locale.
Ora
sì che è tutto chiaro. Anche l’ira di Ojiro, che non ama essere controllato in
nessun modo.
Ma
nonostante tutto, si ritrova a sorridere, “Non si è mai sentito attaccato da
noi.”
“Eh?
In che senso?”
“Io
sono un mostro, Tokoyami ha un aspetto molto particolare, idem Koda, e Sato non
è proprio il tuo tipo mi sa…”
“La
smetti di dire che sei un mostro? Shoji, non è affatto vero. Tu sei una persona
meravogliosa.”
“Ti
ringrazio,” sorride l’amico, “Ma il mio aspetto è oggettivamente…”
“…normale!”
“…terrificante.
Sii oggettivo, Ojiro.”
“Lo
sono! In questo nostro mondo non sei più strano di tanti altri. Ormai sono in
pochi a fermarsi all’aspetto, e sono in pochi ad avere un aspetta totalmente
umano. Sii tu oggettivo! Se Shinsou non si sentiva attaccato da voi perché
pensi che vi considerasse brutti, allora è più stupido e superficiale di quello
che pensavo e non lo perdonerò mai!”
“No,
no, no!” esclama subito Shoji, muovendo due mani davanti al viso e prendendo
quelle di Ojiro con altre due, “Non è quello che volevo dire! Ascoltami, okay?
Mi sono sicuramente spiegato male.”
Ojiro
stira le labbra, “Solo se ritiri quello che ti sei detto prima. Shoji, tu sei
una persona bellissima, e mi dispiace che non hai ancora trovato nessuno che ti
ami in quel modo, però anche così…”
“Non
ho bisogno di qualcuno che mi ami in quel modo con amici come te o Tokoyami,” lo
interrompe Shoji, sorridendo, “Lo so. Ti ringrazio.”
Ojiro
annuisce, stringendogli le mani e ricambiando quella stretta, “Ti voglio
bene, Shoji, lo sai. Sei il mio migliore
amico. Non mi piace sentirti parlare così, lo so che anche se ci scherzi è un
argomento che ti fa male.”
“Scusa,
Ojiro,” mormora ancora, “Però, comunque. Insomma, stavi con lui, è ovvio che il
nostro aspetto…particolare?”
“Particolare
va già meglio.”
“Bene.
Era ovvio non rientrasse nei tuoi gusti.”
“Nemmeno
Todoroki. Che poi è etero, quindi…”
“Ma
hanno un carattere molto simile.”
“Solo
superficialmente.”
“E
sono due bei ragazzi.”
“Sì
ma in modo diverso.”
“Non
credo che Shinsou sia in gradi di fare tutte queste diversificazioni in questo
momento. Gli manchi e si sente attaccato da qualsiasi cosa. Scommetto che se
entrasse adesso se la prenderebbe anche con me, perché ti sto tenendo le mani.”
“Sarebbe
davvero stupido.”
“L’amore
non rende stupidi?”
Ojiro
stira le labbra, “Ma perché dovrei stare con una persona che…che…”
“Non
devi,” lo interrompe Shoji, comprensivo, “Ma eri così felice quando stavi con
lui, ti si illuminavano gli occhi ogni volta che lo guardavi, e lui è sempre
stato così accorto con te, no? E adesso invece sei sempre triste. Quindi, è
vero che non devi. Ma vuoi o no?”
Ojiro
non risponde, abbassa invece gli occhi, che si fanno lucidi.
È
vero e lo sa. Gli manca, o non lo guarderebbe di nascosto, non piangerebbe.
Però è arrabbiato.
È
così arrabbiato…è normale che lo sia, no? Tutto quello che ha fatto nell’ultimo
periodo è imperdonabile.
Tutto.
Eppure…gli
manca così tanto.
“Lo
ascolterò.”
“Bravo.”
--
Si
presenta quindi da lui, la sera dopo.
Poteva
andarci subito dopo la conversazione di Shoji, era anche già una settimana che
lo faceva penare senza rivolgergli neanche un’occhiata -o, meglio, senza farsi vedere.
Tutta
quella situazione era folle.
Bussa
con forza, di modo che non avrebbe potuto ignorarlo in nessun modo. Non che
pensasse che potesse davvero ignorarlo. O volesse farlo.
Quando
la porta si apre, Shinsou ha un’espressione infastidita e irritata che, però,
sparisce immediatamente quando vede che è lui, sostituito da sorpresa e…ansia
forse? Preoccupazione? O forse un pelo di speranza?
“Mas-…Ojiro.
Scusa. Cosa…?”
Ojiro
scuote il capo, “Non fa niente. Posso?”
“Certo.”
Gli
fa spazio e Ojiro si infila subito nella sua stanza, poi chiude lui la porta.
Come se fosse il padrone di casa. Come se non fosse cambiato nulla.
“Ti
ascolto,” gli dice solo Ojiro. Non aggiunge altro e per un lungo istante
Shinsou rimane in silenzio.
Ojiro
l’ha evitato per giorni.
E
adesso è lì. Forse, tutto sommato, deve ringraziare Kaminari per averlo
distratto in quei due giorni e avergli impedito di tartassare Ojiro, e di
dargli un attimo di tregua.
Quand’è
che è diventato così, poi? Non lo è mai stato e pensava che non si sarebbe mai
ritrovato in una simile situazione, e invece Ojiro lo fa uscire di testa.
Non
è mai stato così geloso, ma da quando Ojiro l’ha lasciato ha visto in tutto e
tutti una minaccia.
“Quando
mi hai lasciato sono andato fuori di testa, okay? Vedevo una minaccia in
chiunque.”
“In
Todoroki.”
“Sì.
Non solo lui. Mi rendo perfettamente conto che sia una follia, ma non
controllavo i miei pensieri. So che Todoroki voleva solo aiutare, non ha fatto
altro che cercare di aiutare chiunque da quando è iniziata questa storia, anche
male a volte,” sospira, “Ma ci ha provato. Io no. Non abbastanza. All’inizio
pensavo fosse semplice, non mi interessava dove fossi, purché fossi tu.
Però…poi mi hai mollato. Ero arrabbiato anche io e ho iniziato a sragionare.”
Ojiro
scuote il capo, “L’ho fatto perché…” abbassa gli occhi, “L’ho fatto perché
pensavo che per te fosse troppo. Kaminari è tuo amico, stavate facendo pace in
quel momento, e se fossi rimasto nel suo corpo come avresti fatto? Eri così giù
che ho pensato fosse meglio allontanarsi per qualche giorno.”
Shinsou
sgrana gli occhi, a quelle parole.
Certo,
come aveva fatto a non pensarci? Se non fosse scappato a casa dai suoi genitori
quel weekend, forse avrebbe visto che Ojiro era triste e amareggiato tanto
quanto lui e forse avrebbe capito che c’era qualcosa sotto, che non l’aveva
lasciato solo perché deluso da lui.
Che
stupido.
“Mi
sarebbe passata. Ero solo deluso dagli eventi.”
“Anche
io ero deluso e tu me lo facevi pesare.”
“Mi
dispiace. Davvero. Io non…sono stato un pessimo compagno e una pessima persona.
Lo so. Mi sentivo…schiacciato da tutto quello che stava succedendo e in colpa
perché diavolo, tra tutti voi sono l’ultimo che dovrebbe sentirsi così, e lo
so. Lo so, però…”
“Come
hai potuto pensare,” lo interrompe Ojiro, con la voce gracchiante e tremante,
“Che non mi potesse più importare niente dopo così poco tempo, o che…o che non
ti amassi più!”
“Io
non…non credevo davvero…tu ti comportavi in modo strano con Todoroki! E pure
lui…”
“Perché
mi aveva colto di sorpresa, va bene? Mi sono svegliato nel mio corpo e c’era
lui, ero in tremendo imbarazzo! Ma lui stava solo aiutando Bakugou! E poi
scappando da Momo, perché è più idiota di te, dannazione! Ma almeno lui ha
avuto il coraggio di andare da lei a parlare e a chiarirsi, almeno lui in
questa situazione ha provato ad aiutare come poteva tutti quelli che poteva!”
“Io
ho provato a parlarti…”
“Non
dare la colpa a me!” gracchia Ojiro, asciugandosi velocemente la guancia,
“Quando sei venuto ti ho fatto parlare e tu mi hai puntato il dito contro!”
urla.
“Hai…hai
ragione…”
“Non
mi serve avere ragione!” sbotta, prima di scoppiare a piangere, così forte che
quei singhiozzi scuotono anche Shinsou, quando lo abbraccia.
Adesso
non ha la scusa degli ormoni fuori posto di Jiro, né altro.
Però,
comunque non riesce a smettere.
La
rabbia, la frustrazione, e anche il sollievo adesso, è l’unico modo in cui
riesce a tirarli fuori.
Non
si allontana nemmeno da quell’abbraccio. Potrebbe, ne avrebbe tutto il diritto.
Avrebbe il diritto di prenderlo a codate in quel momento. Ma non lo fa.
Perché
ha bisogno di quell’abbraccio, da settimane lo brama.
E
anche se è arrabbiato, è anche terribilmente innamorato.
“Scusa,
Mashi, mi dispiace tanto.”
“Spero…spero
di averti fatto male.”
Shinsou
sorride, “Sì. Un bel po’.”
Ojiro
tira su col naso, stringendoglisi contro, “Bene.”
“Mi
dispiace tanto.”
“Sono
ancora arrabbiato.”
“Okay.”
“Molto.”
“Lo
capisco.”
“Hai
fatto pace con Kaminari?”
“Ho
passato gli ultimo due giorni con lui, credo di sì.”
“Ti
perdono, ma se sbagli di nuovo ti picchio e ti scarico.”
Shinsou
ride piano, “Okay.”
“Non
ridere. Sono serio.”
“Va
bene. È giusto.”
“Sei
uno stupido idiota.”
“Hai
ragione. Mi dispiace.”
Ojiro
scuote il capo “…mi lasci adesso?”
“No.
Aspetto di abbracciarti da settimane. Su questo non patteggio.”
Stavolta
Ojiro sorride, ricambia l’abbraccio e sospira, ma di sollievo.
In
fondo, aspetta anche lui da settimane.