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Autore: Saruwatari_Asuka    17/08/2021    0 recensioni
"L’urlo disumano straccia il silenzio di piombo calato sull’intera sezione A della Yuuei.
Un grido che a sentirlo altrimenti avrebbe fatto accorrere una frotta di Eroi, poliziotti, giornalisti e semplici curiosi.
Bakugō Katsuki serra il pugno.
Prova il bisogno fisico di far andare in frantumi qualcosa. Qualunque cosa.
E la frustrazione devastante di non poterlo fare.
Ma c’è di peggio.
Bakugō Katsuki nel corpo di Yaoyorozu.
Se esiste un Dio, e inizia a dubitarne seriamente a questo punto, sarebbe bene gli tiri addosso un meteorite all’istante.
Perché non potrà garantire delle sue reazioni da qui in avanti."
{Storia a 4 mani. Asuka e Anya_Tara.}
{KiriMina; ShinOji; KamiJirou; TodoMomo; Kacchako; MidoMelissa}
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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CAP 41. L’amore rende stupidi.

 

 

 

Più si guarda intorno, più Shinsou ha la netta sensazione che tutti siano d’improvviso felici.

Le coppiette sono tutte innamorate, si tengono la manina, chiacchierano, Kirishima e Mina li ha beccati a limonare in cucina solo quella mattina, con la scusa che erano tutti a far colazione e non pensavano li vedesse nessuno.

Jiro passa più tempo nella stanza di Denki che nella sua.

Momo e Todoroki sono più discreti e rispettosi l’uno dell’altra, ma si lanciano occhiate e sorrisi che lasciano tutto dire.

Ochako non l’ha più vista vicino a Bakugou, ma è così serena e luminosa mentre parla con Momo e Tsuyu che deve essere per forza successo qualcosa di bello.

E lui li odia.

Tutti.

Anche se è colpa sua se la sua situazione è una merda. Li odia comunque.

Odia tutto quell’amore, tutta quella felicità.

Che cazzo. Lui con Ojiro non è ancora riuscito nemmeno a parlare. O lo ignora, o fugge con Jiro e Shoji.

E l’unica volta che è riuscito ad impedirgli la fuga immediata, gli ha urlato in faccia di sparire e lasciarlo in pace. Ha urlato che era uno stronzo finché non è apparso Bakugou all’angolo.

Bakugou.

Chi cazzo se aspettava che l’angelo aalvatore potesse essere proprio quel maledetto?

“Che cazzo succede?”

“Fatti i cazzi tuoi.”

“Difficile, se date spettacolo senza far pagare il biglietto,” sogghigna Bakugou.

Ojiro ne aveva approfittato, l’ha spinto via e si è defilato.

“Andiamo, Bakugou.”

“Non darmi ordini.”

“Allora resta tu a litigare. Buon divertimento.”

Bakugou si era voltato appena verso di lui, alzando le sopracciglia, “Patetico. Lo dovresti conoscere meglio di chiunque e non l’hai capito che attaccarlo non lo farà calmare?”

“Non era quello che stavo facendo!”

“Invece si. Inchiodarlo al muro non è la soluzione. Eddai, strizzacervelli, la prossima mossa qual è, usargli contro il quirk? Così hai chiuso per sempre.”

“Io non…”

“Tu non un sacco di cose che poi fai comunque. E male. Lascialo in pace. Fallo sbollire.”

“Ma tu che cazzo ne sai? Non sono nemmeno sicuro che tu conosca il suo nome!”

“Lo conosco. E a quanto pare non solo il suo nome, visto come ti stai comportando. Se fossimo a Tokyo scatterebbe subito l’arresto per stalking, sai? Non gli stai nemmeno dando il tempo di ragionare. Gli stai sempre addosso. Non è così che si fa.”

“E tu da quando sei esperto?”

“Non lo sono. È pura logica, poi fai quello che ti pare, sono cazzi tuoi.”

Lo ha lasciato lì, così, dopo avergli detto quelle cose.

E, dannazione, Shinsou sa che ha ragione. E la cosa gli da fastidio.

E aumenta tutto il suo odio verso quella felicità immotivata, mentre lui rode dentro e Ojiro…lo vede che è triste. Lo vede che non è felice.

È solo per questo che insiste.

Se lo vedesse felice…sì, forse se ne farebbe una ragione.

Ma non lo è.

Ha il viso segnato di chi dorme male, a lezione si distrae facilmente.

Lo ha visto guardarlo, ma appena è lui a farlo, se ne va. Fugge.

Sa di essere uno stronzo. Ma è il suo stronzo e vorrebbe solo chiedergli scusa. Non gli sta concedendo nemmeno quello.

E fa male.

Ma lo fa comunque, alla fine. Lo lascia sbollire, come ha detto Bakugou.

Smette di provare a parlargli, è il primo che lascia la classe, cerca di non guardarlo più. Di certo, non lo molesta più.

Non sa quanto durerà. Ma tanto vale provarci.

 

A malincuore, Shinsou alla fine segue il consiglio di Bakugou, e smette di insistere.

È complicate, per lui.

È davvero difficile, perché ogni volta che lo vede vorrebbe andare da lui. Vorrebbe scusarsi.

Vorrebbe che tutto tornasse come prima.

Gli manca anche solo parlare con lui, carezzarlo, baciarlo. Gli manca tutto, e da settimane, e adesso è finalmente tornato nel suo corpo, adesso che potrebbe davvero…

Sospira. È colpa sua, quindi è giusto che ne paghi le conseguenze.

Sì. È giusto.

“Ehm…amico?”

Shinsou alza il capo, guardando Kaminari come se nemmeno lo vedesse. “Cosa?”

“Vuoi venire a pranzo con noi?”

Shinsou sospira, “Non ho fame.”

“Va bene, ma…un po’ dovresti sforzarti secondo me. Non sei venuto a cena ieri. Sono preoccupato per te.”

“Non c’è bisogno.”

“No senti,” insiste Kaminari, bloccandogli il passaggio, “Sì che c’è bisogno. Ojiro mi ha aiutato con Jirou, ma anche tu l’hai fatto e sei mio amico. E quindi c’è bisogno. Se non vuoi vedere Ojiro, possiamo prendere qualcosa e andare altrove.”

Shinsou sospira di nuovo, guarda il banco di Ojiro che è già vuoto, perché si è allontanato per primo con Shoji, per andare a pranzo. C’era anche Tokoyami. Parlottavano strettamente e Ojiro teneva il capo chino.

“E’ lui che non vuole vedere me.”

Stavolta è il turno di Kaminari di sospirare. “Dagli tempo. Secondo me gli manchi. È solo che è arrabbiato.”

“Già.”

“Senti. Io non ho sentito bene che è successo e perché stavate litigando, quindi non lo so di chi è la colpa, però…”
“E’ mia. La colpa è mia. Ho fatto una cazzata.”

“Beh, il fatto che tu lo sappia…penso sia positivo, no?”

“Non cambia niente.”

Kaminari sbuffa, gli prende lo zaino prima che Shinsou possa fare la sua mossa e si avvia verso la porta, “Va bene, sarai depresso davanti ad un piatto caldo in mensa. Muoviti, dai! O ti trascino, giuro!”

“Non è che se mi prendi la borsa mi hai costretto, sai?”

“Che palle, amico! Non è nemmeno che puoi fare, che ne so, lo sciopero della fame finché Ojiro non si decide a parlarti? Lascialo sbollire! Gli manchi, quindi prima o poi troveremo il modo di convincerlo ad ascoltarti! Perché ti assicuro che vuole farlo! Ti do una mano io, lo devo a tutti e due! È anche un po’ colpa mia se avete litigato…”

Shinsou scuote il capo, “No, quello…era una cazzata che potevamo risolvere facilmente.”

“Beh, ad ogni modo, ti aiuto! In qualche modo.”

Shinsou alla fine sospira per l’ennesiva volta. Ma sorride, “Va bene.”

Non ha fame e non ha voglia di mangiare, ma è vero che ha già saltato la cena del giorno prima, dopo le parole di Bakugou, perché per non vederlo non è nemmeno sceso.

Quindi, alla fine lo segue. In fondo, basta sedersi ben lontani.

E non disturbarlo, come gli stanno dicendo tutti.

E sperare. Sperare che sia vero, come dice Kaminari, che tutto sommato gli serve solo un po’ di tempo.

 

--

 

“Non hai proprio intenzione di perdonarlo?”

“Ti prego! Non ti ci mettere anche tu!”

“Io non te l’ho mai chiesto.”

Ojiro sospira, “Hai ragione. Scusa,” borbotta, “E’ che Kaminari continua a chiedermelo, ogni volta che mi passa vicino.”

Shoji annuisce, comprensivo.

Comprende davvero. Sono passati quattro giorni da quando Shinsou ha smesso di provare a farsi ascoltare, però lo vede che lo guarda di continuo. E vede anche Ojiro che sospira, di continuo.

Lui è rimasto indietro, non sa che altro è successo ma sa che non è più per la storia iniziale che Ojiro fa così. Prima, gli aveva ammesso di averlo fatto per proteggere la psiche di Shinsou, perché convinto che non ce la potesse fare a stare con lui se era nel corpo di un suo caro amico.

E all’epoca l’aveva capito.

Ma adesso è certo di essersi perso un pezzo importante.

Ma, quando l’ha visto così abbattuto, non ha avuto il coraggio di chiedere altri dettagli.

“Lo sai? Quando sono tornato nel mio corpo, ero felice sul serio. Ho pensato che finalmente potessimo parlare, che si sarebbe risolto tutto quanto e che l’avrei tirato per le orecchie da Kaminari per sistemare tutto anche con lui, se per caso qualcosa ancora non andava. E poi…” sospira di nuovo, Ojiro. Shoji non gli chiede niente, non insiste.

Aspetta che sia l’amico a parlare di nuovo, sa perfettamente che lo farà.

“E poi Todoroki è stato così gentile da aiutarmi. E lui mi ha fatto una scenata stupida.”

Shoji sgrana gli occhi, “Shinsou? Di gelosia?”

“Già. Non mi ha mai fatto pesare la mia amicizia con nessuno di voi. E adesso osa insinuare…con Todoroki poi!”

Shoji per un attimo rimane interdetto, facendo mente locale.

Ora sì che è tutto chiaro. Anche l’ira di Ojiro, che non ama essere controllato in nessun modo.

Ma nonostante tutto, si ritrova a sorridere, “Non si è mai sentito attaccato da noi.”

“Eh? In che senso?”

“Io sono un mostro, Tokoyami ha un aspetto molto particolare, idem Koda, e Sato non è proprio il tuo tipo mi sa…”

“La smetti di dire che sei un mostro? Shoji, non è affatto vero. Tu sei una persona meravogliosa.”

“Ti ringrazio,” sorride l’amico, “Ma il mio aspetto è oggettivamente…”

“…normale!”

“…terrificante. Sii oggettivo, Ojiro.”

“Lo sono! In questo nostro mondo non sei più strano di tanti altri. Ormai sono in pochi a fermarsi all’aspetto, e sono in pochi ad avere un aspetta totalmente umano. Sii tu oggettivo! Se Shinsou non si sentiva attaccato da voi perché pensi che vi considerasse brutti, allora è più stupido e superficiale di quello che pensavo e non lo perdonerò mai!”

“No, no, no!” esclama subito Shoji, muovendo due mani davanti al viso e prendendo quelle di Ojiro con altre due, “Non è quello che volevo dire! Ascoltami, okay? Mi sono sicuramente spiegato male.”

Ojiro stira le labbra, “Solo se ritiri quello che ti sei detto prima. Shoji, tu sei una persona bellissima, e mi dispiace che non hai ancora trovato nessuno che ti ami in quel modo, però anche così…”

“Non ho bisogno di qualcuno che mi ami in quel modo con amici come te o Tokoyami,” lo interrompe Shoji, sorridendo, “Lo so. Ti ringrazio.”

Ojiro annuisce, stringendogli le mani e ricambiando quella stretta, “Ti voglio bene,  Shoji, lo sai. Sei il mio migliore amico. Non mi piace sentirti parlare così, lo so che anche se ci scherzi è un argomento che ti fa male.”

“Scusa, Ojiro,” mormora ancora, “Però, comunque. Insomma, stavi con lui, è ovvio che il nostro aspetto…particolare?”

“Particolare va già meglio.”

“Bene. Era ovvio non rientrasse nei tuoi gusti.”

“Nemmeno Todoroki. Che poi è etero, quindi…”

“Ma hanno un carattere molto simile.”

“Solo superficialmente.”

“E sono due bei ragazzi.”

“Sì ma in modo diverso.”

“Non credo che Shinsou sia in gradi di fare tutte queste diversificazioni in questo momento. Gli manchi e si sente attaccato da qualsiasi cosa. Scommetto che se entrasse adesso se la prenderebbe anche con me, perché ti sto tenendo le mani.”

“Sarebbe davvero stupido.”

“L’amore non rende stupidi?”

Ojiro stira le labbra, “Ma perché dovrei stare con una persona che…che…”

“Non devi,” lo interrompe Shoji, comprensivo, “Ma eri così felice quando stavi con lui, ti si illuminavano gli occhi ogni volta che lo guardavi, e lui è sempre stato così accorto con te, no? E adesso invece sei sempre triste. Quindi, è vero che non devi. Ma vuoi o no?”

Ojiro non risponde, abbassa invece gli occhi, che si fanno lucidi.

È vero e lo sa. Gli manca, o non lo guarderebbe di nascosto, non piangerebbe. Però è arrabbiato.

È così arrabbiato…è normale che lo sia, no? Tutto quello che ha fatto nell’ultimo periodo è imperdonabile.

Tutto.

Eppure…gli manca così tanto.

“Lo ascolterò.”

“Bravo.”

 

--

 

Si presenta quindi da lui, la sera dopo.

Poteva andarci subito dopo la conversazione di Shoji, era anche già una settimana che lo faceva penare senza rivolgergli neanche un’occhiata  -o, meglio, senza farsi vedere.

Tutta quella situazione era folle.

Bussa con forza, di modo che non avrebbe potuto ignorarlo in nessun modo. Non che pensasse che potesse davvero ignorarlo. O volesse farlo.

Quando la porta si apre, Shinsou ha un’espressione infastidita e irritata che, però, sparisce immediatamente quando vede che è lui, sostituito da sorpresa e…ansia forse? Preoccupazione? O forse un pelo di speranza?

“Mas-…Ojiro. Scusa. Cosa…?”

Ojiro scuote il capo, “Non fa niente. Posso?”

“Certo.”

Gli fa spazio e Ojiro si infila subito nella sua stanza, poi chiude lui la porta. Come se fosse il padrone di casa. Come se non fosse cambiato nulla.

“Ti ascolto,” gli dice solo Ojiro. Non aggiunge altro e per un lungo istante Shinsou rimane in silenzio.

Ojiro l’ha evitato per giorni.

E adesso è lì. Forse, tutto sommato, deve ringraziare Kaminari per averlo distratto in quei due giorni e avergli impedito di tartassare Ojiro, e di dargli un attimo di tregua.

Quand’è che è diventato così, poi? Non lo è mai stato e pensava che non si sarebbe mai ritrovato in una simile situazione, e invece Ojiro lo fa uscire di testa.

Non è mai stato così geloso, ma da quando Ojiro l’ha lasciato ha visto in tutto e tutti una minaccia.

“Quando mi hai lasciato sono andato fuori di testa, okay? Vedevo una minaccia in chiunque.”

“In Todoroki.”

“Sì. Non solo lui. Mi rendo perfettamente conto che sia una follia, ma non controllavo i miei pensieri. So che Todoroki voleva solo aiutare, non ha fatto altro che cercare di aiutare chiunque da quando è iniziata questa storia, anche male a volte,” sospira, “Ma ci ha provato. Io no. Non abbastanza. All’inizio pensavo fosse semplice, non mi interessava dove fossi, purché fossi tu. Però…poi mi hai mollato. Ero arrabbiato anche io e ho iniziato a sragionare.”

Ojiro scuote il capo, “L’ho fatto perché…” abbassa gli occhi, “L’ho fatto perché pensavo che per te fosse troppo. Kaminari è tuo amico, stavate facendo pace in quel momento, e se fossi rimasto nel suo corpo come avresti fatto? Eri così giù che ho pensato fosse meglio allontanarsi per qualche giorno.”

Shinsou sgrana gli occhi, a quelle parole.

Certo, come aveva fatto a non pensarci? Se non fosse scappato a casa dai suoi genitori quel weekend, forse avrebbe visto che Ojiro era triste e amareggiato tanto quanto lui e forse avrebbe capito che c’era qualcosa sotto, che non l’aveva lasciato solo perché deluso da lui.

Che stupido.

“Mi sarebbe passata. Ero solo deluso dagli eventi.”

“Anche io ero deluso e tu me lo facevi pesare.”

“Mi dispiace. Davvero. Io non…sono stato un pessimo compagno e una pessima persona. Lo so. Mi sentivo…schiacciato da tutto quello che stava succedendo e in colpa perché diavolo, tra tutti voi sono l’ultimo che dovrebbe sentirsi così, e lo so. Lo so, però…”

“Come hai potuto pensare,” lo interrompe Ojiro, con la voce gracchiante e tremante, “Che non mi potesse più importare niente dopo così poco tempo, o che…o che non ti amassi più!”

“Io non…non credevo davvero…tu ti comportavi in modo strano con Todoroki! E pure lui…”

“Perché mi aveva colto di sorpresa, va bene? Mi sono svegliato nel mio corpo e c’era lui, ero in tremendo imbarazzo! Ma lui stava solo aiutando Bakugou! E poi scappando da Momo, perché è più idiota di te, dannazione! Ma almeno lui ha avuto il coraggio di andare da lei a parlare e a chiarirsi, almeno lui in questa situazione ha provato ad aiutare come poteva tutti quelli che poteva!”

“Io ho provato a parlarti…”

“Non dare la colpa a me!” gracchia Ojiro, asciugandosi velocemente la guancia, “Quando sei venuto ti ho fatto parlare e tu mi hai puntato il dito contro!” urla.

“Hai…hai ragione…”

“Non mi serve avere ragione!” sbotta, prima di scoppiare a piangere, così forte che quei singhiozzi scuotono anche Shinsou, quando lo abbraccia.

Adesso non ha la scusa degli ormoni fuori posto di Jiro, né altro.

Però, comunque non riesce a smettere.

La rabbia, la frustrazione, e anche il sollievo adesso, è l’unico modo in cui riesce a tirarli fuori.

Non si allontana nemmeno da quell’abbraccio. Potrebbe, ne avrebbe tutto il diritto. Avrebbe il diritto di prenderlo a codate in quel momento. Ma non lo fa.

Perché ha bisogno di quell’abbraccio, da settimane lo brama.

E anche se è arrabbiato, è anche terribilmente innamorato.

“Scusa, Mashi, mi dispiace tanto.”

“Spero…spero di averti fatto male.”

Shinsou sorride, “Sì. Un bel po’.”

Ojiro tira su col naso, stringendoglisi contro, “Bene.”

“Mi dispiace tanto.”

“Sono ancora arrabbiato.”

“Okay.”

“Molto.”

“Lo capisco.”

“Hai fatto pace con Kaminari?”

“Ho passato gli ultimo due giorni con lui, credo di sì.”

“Ti perdono, ma se sbagli di nuovo ti picchio e ti scarico.”

Shinsou ride piano, “Okay.”

“Non ridere. Sono serio.”

“Va bene. È giusto.”

“Sei uno stupido idiota.”

“Hai ragione. Mi dispiace.”

Ojiro scuote il capo “…mi lasci adesso?”

“No. Aspetto di abbracciarti da settimane. Su questo non patteggio.”

Stavolta Ojiro sorride, ricambia l’abbraccio e sospira, ma di sollievo.

In fondo, aspetta anche lui da settimane.

 

   
 
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