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Autore: throughtsun    17/08/2021    1 recensioni
Vorrei poter riuscire a godere del vento nei capelli mentre sto guidando senza che questi mi si appiccichino in faccia per il sudore. Le cose non sono veramente mai come te le immagini, e nonostante io lo sappia non credo di riuscire a perdonare a me stessa l’incredibile differenza tra chi credevo sarei stata a ventidue anni e chi sono in realtà.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A lungo andare continuare a parlare delle stesse cose senza sosta diventa estenuante. Così come scriverle. Per questo mi sa che ho smesso di scrivere tanto spesso, spesso quanto prima, persino la mia voce scritta comincia a infastidirmi, parlo sempre allo stesso modo e metto le virgole sempre negli stessi punti. Quando passa così tanto tempo dall’ultima volta che ho scritto i miei pensieri è sempre un momento importante, sembra carico di significato, sembra contenere un’importanza diversa, chissà che capolavoro verrà fuori, dopo tutto questo pensare. Come il lievito negli impasti lasciati a riposare per ore e giorni. Molto più deludente di così, però, senza contare che il ragionamento è fallace alla radice, perché se non scrivo non è perché più aspetto meglio mi viene, ma perché non ho voglia, non mi sopporto, non so cosa dire, non serve a niente, dove lo scrivo? Lo scrivo a mano? E lo tengo nel mio diario? E a che serve? Mi annoia solo il pensiero di rileggermi. Ma dire le cose non è come scriverle.

In questi giorni sto pensando molto al modo in cui le cose non cambiano soltanto perché è passato sufficiente tempo affinché esse cambino. Sto pensando molto al modo in cui tutto è rimasto fisso, a B********, nella mia vita a B********, tutti i miei confini sono rimasti fissi al punto in cui li avevo lasciati e avevo smesso di sfidarli. Non sono mai stata una grande temeraria, mai stata una grande ribelle, una gran provocatrice, ma c’è stata una breve parentesi rabbiosa e superba in cui mi sentivo così più grande di tutto e di tutti che niente sembrava potermi spaventare e i limiti che non superavo rimanevano intatti perché glielo concedevo io, perché non avevo voglia di prendermi la briga di spezzarli. I frutti di tutto quel laborioso combattere compaiono adesso, adesso che sono stanca, tanti anni dopo, e che combattere mi sembra la cosa più stupida che una persona possa pensare di fare. Non ho voglia di discuterci, con i miei limiti, non ho voglia di metterli in discussione, e contemporaneamente ho la sensazione che abbiano preso ad avanzare nella mia direzione senza lasciarmi possibilità di fuga: mi sembra si avvicinino. Invidio sempre di più le persone libere, che si vogliono bene, i capelli sciolti e il sedere scoperto nelle fotografie. Secondo me c’è tantissima libertà nel mostrare il proprio sedere nelle fotografie scattate d’estate, hanno un significato molto diverso dai sederi invernali. Ma io una foto del mio sedere non la scatterei mai, figurarsi pubblicarla, poi. Non è questo che mi interessa, non desidero trovarmi ad un punto della mia vita in cui sono libera abbastanza da pubblicare foto del mio sedere, e nonostante ciò invidio molto chi è capace di farlo. Invidio moltissime persone ultimamente. Per esempio, il fare sicuro di Ludovica quando guida, e quando parla, quando entra in un bar o un negozio e si fa più dritta e cammina in modo un po’ diverso ma non tanto da renderla ridicola, e se c’è lei puoi sentirti un po’ più serena perché tanto lo sai che un modo si trova. Mi piacerebbe moltissimo essere così. Oggi mi sono messa a pulire la cucina e un po’ mi sono sentita così. Mentre parlavo da sola mi sono detta: significa sentirsi adulti, Nicole, ti vuoi finalmente sentire adulta. Non so perché ho aggiunto «finalmente», nella mia testa, perché non ricordo di aver mai desiderato di rimanere bambina o adolescente per sempre; ho scoperto però che sono un po’ regressiva, e che alcune tappe tipicamente associate all’adultità, come guidare, come lavorare, non mi piacciono granché, e mi causano moltissima ansia. Mi piace pensare che posso essere fiduciosa e contare sul fatto che quando arriverà il momento sarò capace di costruirmi un falso Sé [sto pensando moltissimo anche ai falsi Sé di Winnicott] abbastanza adulto da permettermi di entrare nei bar con la schiena dritta e chiedere un caffè macchiato con ghiaccio o qualche altro ordine elaborato che adesso mi secca domandare. Mi metterò alla guida, dicevo, un domani, e starò con una mano sola sul volante, come fa Ludovica, e magari riuscirò persino a godermi il panorama, come faccio quando viaggio da passeggera, e riesco ad apprezzare le campagne e le strade sperdute. Adesso non ci riesco, sono troppo concentrata sul tragitto, sulle marce da cambiare, e sul finestrino che fischia talmente forte da coprire il rumore dello stereo bluetooth che si sforza di strillare le canzoni palliative che decido di riprodurre per farmi coraggio. Però le cose non cambiano soltanto perché è passato abbastanza tempo da lasciarti pensare, ragionevolmente, che sia arrivato il momento per loro di cambiare. Le battaglie che non ho combattuto sono rimaste incompiute e quelle che ho avuto la forza di intraprendere adesso mi lasciano le conquiste che non sono del tutto sicura avrò la capacità di mantenere intatte. Vorrei che non fosse sempre tutto una questione di forza, di battaglie e di conquiste. Vorrei poter riuscire a godere del vento nei capelli mentre sto guidando senza che questi mi si appiccichino in faccia per il sudore. Le cose non sono veramente mai come te le immagini, e nonostante io lo sappia non credo di riuscire a perdonare a me stessa l’incredibile differenza tra chi credevo sarei stata a ventidue anni e chi sono in realtà. Non sono tutta una delusione, per la me adolescente, ci sono un paio di cose che so fare bene, come pulire la cucina, e dare buoni consigli, e riuscire a rassicurare la mia coinquilina quando si preoccupa e si spaventa per le cose da adulti, come le bollette o i turni delle pulizie. Ma non so guidare senza tremare e sudare, non so uscire di casa per comprare le sigarette anche se non c’è nessuno a cui tenerle nascoste, non so essere spontanea, e sicuramente non so essere rassicurante per me stessa quanto Ludovica lo è per me. Chissà se Ludovica è rassicurante per se stessa, però. Magari anche quello di Ludovica è un elaboratissimo falso Sé che fa tutte le faccende adulte al posto suo, e la vera Ludovica è nascosta da qualche parte dentro di lei, come Alastor Moody in Harry Potter e il Calice di Fuoco, che se ne sta sul fondo di un baule che discende fino alle profondità del castello, o di se stesso, dipende dai punti di vista.

Vorrei trascrivere più spesso i miei pensieri. Forse è un po’ arrogante da dire, ma alcuni mi sembrano proprio importanti, mi sembra che la mia testa sappia collegare le cose in modi che hanno senso, che anzi amplificano il senso che gli eventi hanno da soli, tragga conclusioni silenziose che poi mi dimentico o che mi sembra di dimenticare. Forse è un po’ autocelebrativo. Dove li scriverei questi pensieri? Che cosa strana. Magari potrei scrivere di più e basta e accettare che ho una voce fastidiosa anche quando pensa, perché costruisco le frasi in modo irritante, secondo me.

Mentre scrivevo questa pagina e mezzo ho ricevuto tre chiamate, ciascuna a distanza di 10 minuti dalla precedente. Ogni volta che faccio qualcosa e ricevo una telefonata o un messaggio nel frattempo mi emoziono molto, mi sembra sia il modo del mondo di premiarmi, di dirmi che sto facendo qualcosa di buono, proprio quando smetto di aspettarmi le chiamate e i messaggi degli altri loro cominciano a pensarmi. Non so che cosa ci sia di così positivo in un pensiero così, perché io penso moltissimo ai messaggi e alle chiamate degli altri, e mi piace molto quando mi cercano, il che deve significare che quindi loro a me non pensano mai, se la mia filosofia fosse veritiera. Lo so che non lo è, ma ciononostante mi piace molto vedere queste attenzioni come dei premi quando decido di dedicarmi un po’ di più a me stessa.
 

  
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