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Autore: willbefearless    19/08/2021    0 recensioni
Non l'aveva mai vista così.
Lei, la sua rosa, stava appassendo davanti ai suoi occhi.
E lui non aveva più energie per salvarla.
La voce di Rose Weasley tremò mentre parlava. «E che succederebbe se un Demone e un Angelo si congiungessero?»
Albus sorrise. «Tu, piccola Rose, sei qui per scoprirlo.»
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo uno


Occhi color ghiaccio.

Lunghi capelli, boccoli mossi come lava fusa, di un rosso brillante che alla luce del sole sembrava prendere vita.
Un volto dai lineamenti taglienti, in contrasto con le labbra piene, dolci, e le lentiggini che costellavano un piccolo naso all’insù e gli zigomi sporgenti.
Sull’altezza avrebbe avuto qualcosa da ridire, forse: era la più bassa della sua famiglia, raggiungendo a stento il metro e sessanta, ma Madre Natura l’aveva ricompensata donandole tutte le forme al posto giusto.
Rose Weasley sorrise al proprio riflesso allo specchio, dando gli ultimi ritocchi alla propria uniforme: la camicia perfettamente sistemata nella gonna, quest’ultima sapientemente accorciata quel tanto che bastava per mostrare un po’ di pelle candida tra l’orlo e le calze che la coprivano fino al ginocchio, il minimo che serviva per lasciare spazio all’immaginazione.
Era una delle donne più belle di Hogwarts, e ne era perfettamente consapevole, mera soddisfazione in un posto in cui “la figlia dei salvatori” non riusciva a liberarsi delle etichette che doveva portare con sé dalla nascita. Poco contava se lei, a dispetto di tutte le aspettative, era stata smistata in Serpeverde. Poco contava se c’era lei, Rose, dietro la maggior parte degli scherzi alle spese dei Grifondoro, specie se mirati a suo cugino James – che adorava, nonostante lo ritenesse un pallone gonfiato.
Niente avrebbe potuto contro quel cognome altisonante che portava con sé, Weasley, puro marchio di garanzia; ogni argomentazione crollava anche davanti alla sua media scolastica perfetta, eredità diretta della sua metà Granger.
Il suo sesto anno era alle porte, e lei, seduta in attesa nella sua stanza privata – beneficio dell’essere Prefetto – era più che pronta a renderlo un anno memorabile. Tre tocchi leggeri sulla porta le annunciarono che la sua attesa era finita. Si alzò per andare ad aprire, trovandosi davanti due figure conosciute e adorate.
“Finalmente!” sospirò contenta, aprendosi in un sorriso abbagliante.
Strinse a sé Lily e Dominique, cugine e migliori amiche, prima di invitarle ad entrare per poi richiudere la porta alle proprie spalle. Lei e Lily avrebbero potuto passare per vere e proprie sorelle: la cugina era di poco più alta e aveva gli stessi capelli fiamminghi, seppur lisci, e le stesse lentiggini; a distinguerle gli occhi color cioccolato di Lily, gli stessi della zia Ginny. Dominique, invece, era tutta sua madre: i capelli lunghi e voluminosi erano di un meraviglioso color platino, gli occhi grandi e dolci, azzurri come un cielo estivo. Una minima parte di sangue Veela scorreva anche in lei, e si vedeva.
“Pronte per il nuovo anno?” domandò la bionda, guardandosi allo specchio per aggiustare la propria cravatta dai colori di Corvonero.
Sia Rose che Lily annuirono, sorridenti. “Questo deve essere il nostro anno” sentenziò la piccola Potter, con una fiamma maliziosa negli occhi. Rose le rivolse un occhiolino, ridendo.
“Ogni anno è il nostro anno, Lily” le ricordò. Dopotutto, erano parte del clan più invidiato della scuola.
La cugina si unì alla sua ilarità, portando poi un braccio intorno alle sue spalle, l’altro volto a stringere anche Dominique, nonostante i dieci centimetri di altezza a separarle.
“Come negarlo?” fece retorica. “Quest’anno dobbiamo dare il meglio di noi, però. Ed inizieremo già stasera…”.
Dominique scambiò uno sguardo confuso con Rose, per poi rivolgersi alla più piccola tra le tre, che aveva ancora un sorriso furbetto a colorarle le labbra.
“Cosa dovrebbe succedere stasera?”
Lily sospirò teatralmente. “Stasera, mie care, c’è un festino di bentornato ad Hogwarts organizzato dai fratelli Canon. E noi sappiamo che alle loro feste, tutto può succedere”.

 

Pelle d’avorio, chiarissima, priva di imperfezioni.
Gli occhi come due specchi di un verde limpido, nascosti dietro occhiali dalla montatura sottile. Mani curate e dita lunghe da pianista, altezza invidiabile camuffata spesso dalla posa un po’ ricurva che lui assumeva quando leggeva un libro – ovvero, per la maggior parte del suo tempo. Scorpius Malfoy, uno tra i più odiati della sua Casa – ed essere così tanto odiati era un record anche per un Serpeverde. Stava prestando attenzione solo parzialmente ai discorsi di Albus Severus, suo migliore amico dal primo anno, nonché unico se non si considerava Lucas Zabini, e lui non andava considerato perché era quasi costretto ad essergli amico, essendo cugini.
“Divinazione alla prima ora è una tortura vera e propria, te lo dico io, e dire che ho scelto questo corso perché pensavo fosse leggero…” stava chiosando il moro con aria afflitta, sotto lo sguardo annoiato di Scorpius che “te lo sei scelto tu” sembrava voler dire.
“Non ti lamentare, dai. Poteva andare peggio. Potevi avere Antiche Rune” provò a scherzare quest’ultimo.
Albus gli lanciò uno sguardo perplesso. “Ma io non seguo Antiche Rune” ribatté.
“Appunto.”
Scorpius raccolse la propria tracolla da terra mentre l’amico alzava gli occhi al cielo, sbuffando. I lineamenti di Albus Severus erano quasi infantili, morbidi e delicati, coronati da due occhi color smeraldo luminosissimi. Stonavano un po’ con la sua aria indolente e perennemente infastidita. “Senti, ma stasera ci sei alla festa?” gli domandò mentre uscivano dalla stanza del biondo, prefetto maschile della casa di Serpeverde grazie ai suoi buoni voti, nonostante il ragazzo non godesse di una bella popolarità.
“Cosa c’è stasera?” domandò Scorpius, un po’ aspettandosi la risposta.
“Festa di bentornato, ci vanno tutti”. 
E, con quel “tutti” marcato appena, Albus si era fatto capire alla perfezione e sapeva, ancora prima che la risposta arrivasse, che l’amico avrebbe accettato.
Perché Scorpius Malfoy aveva un punto debole dietro la sua maschera di finta freddezza, punto debole che portava splendidi occhi di ghiaccio e lunghi capelli rossi, e corrispondeva al nome di Rose Weasley. Cugina di Albus, praticamente una seconda sorella, che odiava Scorpius con tutto il cuore, mentre lui si limitava a desiderarla da lontano, ricambiando talvolta le sue sgarbatezze. 
“Ci sarò” rispose il biondo, sentendosi quasi tremare. Solo Albus era al corrente del suo segreto, quell’ombra nera che, come un demone, gli viveva all’interno, sua eterna parte oscura. Solo che neanche Albus sapeva che quell’ombra avesse una cura, sotto forma dei sorrisi di quella meravigliosa donna che era la Weasley, sempre luminosi e dolcissimi, ma mai rivolti all’unico che sarebbe anche morto per lei.

 

 

Rose arrotolò con cura la pergamena di Pozioni, sulla quale il suo tema riguardante la Felix Felicis ed eventuali effetti collaterali aveva appena finito di asciugare. Era il primo giorno scolastico e avrebbe avuto tutto il tempo di prendersela comoda, ma – come al solito – non poteva sopportare l’idea di non eccellere, quindi preferiva fare tutto per tempo.
Soddisfatta dalla sessione di studi, prese la bacchetta, facendo volare la pergamena nella propria borsa, per poi compiere un altro gesto impercettibile.
L’incantesimo non verbale che aveva appena compiuto si sarebbe materializzato sotto forma di nebbia colorata, nell’aria, fino ad arrivare a Lily, comunicandole che aveva bisogno di lei. Dopo aver scoperto quell’incantesimo le cugine avevano deciso di utilizzarlo solo in caso di emergenza, ma dopotutto la preparazione per la prima festa dell’anno poteva essere tranquillamente considerata un’emergenza, giusto?

Erano passati appena dieci minuti quando Lily si presentò trafelata nella sua stanza, della quale aveva appositamente lasciato la porta aperta.
“Rosie! È successo qualcosa? Se è stato Malfoy io giuro che…”
“Niente del genere Lils. Malfoy non ha fatto nulla” la interruppe Rose, in piedi davanti al proprio armadio. Lily inarcò un sopracciglio e la sua espressione ricordò in modo inquietante quelle della zia Ginny.
“Perché mi hai fatta correre, allora? Credevo fosse un’emergenza” replicò scocciata.
Rose annuì. “Lo è. Non so cosa mettere stasera” spiegò, un leggero broncio sul viso di porcellana. La cugina sgranò gli occhi, spalancando la bocca in un’espressione talmente teatrale da provocare una risata nella Serpeverde corrucciata.
“Non ci credo che ho corso come una matta per una cosa così!” si lamentò Lily, avvicinandosi ad una ancora ridente Rose.
“Forse ho un po’ esagerato, però ora mi aiuti?”.
Lily annuì divertita, sfoderando la bacchetta. “Facciamo in modo di renderti indimenticabile” annunciò, dando inizio alle danze.

 

Rose si guardò allo specchio.
Su consiglio della cugina, aveva indossato un paio di shorts neri a vita alta che la fasciavano alla perfezione, risaltando le cosce magre fasciate da calze a rete larga e il sedere tondo. Un top argentato a fascia, dalle spalline sottili, lasciava in bella vista le clavicole sporgenti e il collo lungo, risaltato ancora di più dalla coda alta nella quale la rossa aveva legato i capelli, lasciando solo un paio di ciocche libere di ricaderle davanti al volto sapientemente truccato.
Gli occhi chiari erano messi in risalto da una linea di eyeliner nero che li faceva sembrare più lunghi e ancora più brillanti, se possibile; le labbra erano colorite da uno strato di rossetto bordeaux, piene ed invitanti come petali di rose.
Aveva deciso di non strafare, per cui – anziché i tacchi che le aveva consigliato Lily – aveva indossato un paio di anfibi.
Rose sorrise radiante. La figura che lo specchio le rimandava era senz’altro di una ragazza sexy e, soprattutto, felice e spensierata come non si sentiva mai quando era lontana da Hogwarts. Dopo aver preso una borsa nera, nella quale portare la bacchetta ed una pozione post-sbronza per ogni evenienza, si diresse verso la sala comune dei Serpeverde.
Lily era tornata nella sua torre dei Grifondoro e Dominique sarebbe arrivata al party più tardi, giacché era da quel pomeriggio che era scomparsa con il fidanzato del mese – un Corvonero di un anno più grande e dai tratti orientali per il quale molte donne avrebbero fatto carte false, che la bionda aveva saputo abilmente attrarre con uno dei suoi sorrisi suadenti.
La prima cosa che notò da lontano era una figura allampanata dagli scompigliatissimi capelli neri: cercando di essere silenziosa, Rose arrivò alle spalle del cugino, per poi
“Albus!” esclamare felice, saltandogli sulle spalle, rischiando di scivolare per il balzo che il bruno fece.
“Rose, cazzo, mi hai fatto prendere un colpo” sbottò il cugino, anche se stava sorridendo.
La rossa ridacchiò, stringendolo ancora un po’ prima di scivolare per terra. “Mi sei mancato anche tu” sorrise. In realtà i due non si vedevano soltanto dalla sera prima, quando si erano separati dopo il viaggio in treno insieme, ma – dopo un’estate intera passata insieme – Rose si sentiva quasi dipendente dalla presenza del cugino, con il quale aveva un rapporto ancora più stretto, se possibile, di quello che correva tra lei, Lily Luna e Dominique.
“Allora, andiamo?” gli chiese, dopo aver constatato con uno sguardo che il ragazzo si era decisamente messo in tiro per la serata.
Albus annuì. “Sì, sto solo aspettando…” iniziò a dire, ma fu interrotto dalla voce infastidita di Rose che “E lui che ci fa qui?” sbottava, il che poteva significare solo una cosa.
Scorpius affiancò Albus, alzando gli occhi al cielo. “Non credermi tanto felice di vederti, Weasley” contraccambiò con disdegno, ed Albus si chiese mentalmente quanto gli costasse mentire così. Il bruno sospirò, guardando la cugina con aria supplicante.
“Potete dimenticare la vostra faida solo per stasera, e pensare a divertirvi?”
Rose arricciò le labbra . “Ci vediamo lì” replicò soltanto, per poi marciare via spedita.
Albus sbuffò infastidito. Quando voleva, la cugina sapeva essere estremamente drammatica, e per quanto la adorasse riteneva che a volte esagerasse davvero troppo.
“Beh, direi che è andata bene” scherzò poi con una risatina, e Scorpius quasi sorrise, ma non prima che l’amico riuscisse a intravedere l’espressione ferita che – per un attimo – era balenata nei suoi occhi mentre guardava Rose andare via.
Scorpius avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, e lei neanche lo sapeva. Se per mantenere la pace mentale della Weasley doveva continuare quel teatrino e fingere di odiarla, allora lo avrebbe fatto: tutto, pur di non turbare la donna che amava ormai da dieci anni.

  
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