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Autore: mikimac    19/08/2021    1 recensioni
L'Isola è di nuovo in pericolo. Un nemico subdolo e feroce minaccia la sicurezza degli Omega, costringendo Sherlock e John a tornare nel Mondo Esterno.
Genere: Angst, Fantasy, Omegaverse | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Mpreg
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- Questa storia fa parte della serie 'A Kind of Magic'
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Last things last

Last things last


By the grace of the fire and the flames
You’re the face of the future, the blood in my veins, oh-ooh
The blood in my veins, oh-ooh

 

Believer

 

 

La sera avvolse Londra in un abbraccio umido e freddo. La nebbia non era mai salita del tutto e aveva offuscato la giornata. Mi sembrava quasi che il sole non volesse illuminare il nostro mondo. Come se sapesse già che cosa sarebbe accaduto.

Eravamo seduti in una delle auto nere di Mycroft. Tutti e tre indossavamo uno smoking nero, con camicia bianca e cravatta nera, come richiesto dall’invito. Avevamo stabilito che Greg non sarebbe venuto con noi. Non volevamo che i nostri avversari sapessero quali fossero le nostre reali forze. Greg era il nostro asso nella manica, anche se speravamo di non dover ricorrere alla forza.

I Moriarty non vivevano in una semplice villa. Sarebbe stata troppo poco per loro. Il padre di James aveva sposato la figlia di una famiglia nobile decaduta. In cambio del denaro per salvare dalla rovina le loro proprietà, Moriarty aveva ottenuto l’accesso a corte e a tutti i circoli più esclusivi e aristocratici. Così quella sera, la festa di fidanzamento era tenuta in un piccolo, ma grazioso castello, nella campagna che si trovava non molto lontana da Londra.

L’arrivo fu spettacolare. Sulle mura del castello erano stati accesi dei piccoli fuochi, le cui fiamme bucavano la fitta coltre della nebbia, indicando il cammino agli ospiti. Il cortile interno risplendeva di luci soffuse, per esaltare quelle interne, che rendevano la vecchia, ma ben tenuta dimora sfavillante.

Quando entrammo nell’atrio, erano già arrivati molti ospiti. Erano presenti politici importanti, aristocratici prestigiosi, uomini d’affari con patrimoni milionari, gente dello sport, dello spettacolo e della moda. Insomma, chiunque avesse almeno un po’ di fama o potere si trovava a quella festa. I camerieri, in livrea rossa, passavano agilmente in mezzo agli invitati, portando vassoi carichi di cibo e di bicchieri di vino. Una piccola orchestra, composta da una decina di musicisti, suonava una piacevole musica di sottofondo.

I futuri sposi erano in piedi davanti alla porta del grande salone dei ricevimenti, a stringere mani e dare il benvenuto. Osservai Sebastian e rimasi senza fiato. Non solo per la sua indubbia bellezza. Afferrai il polso di Sherlock e lo costrinsi ad abbassarsi, in modo che potessi parlargli all’orecchio: “Sono Legati,” sussurrai.

Sherlock annuì: “Me ne sono accorto. Stai attento. Moriarty e Moran, ora, sono più pericolosi che mai,” mormorò, in tono grave.

Spostai lo sguardo da Sebastian al suo Alfa. Non ne rimasi particolarmente colpito. Visto mentre salutava gli invitati, James Moriarty appariva annoiato e scostante. Non aveva concesso un sorriso a nessuno. Era più basso di ogni altro Alfa presente nella stanza, magro e con folti capelli neri. Anche lui indossava uno smoking nero, come tutti gli altri uomini partecipanti alla festa. Come se si fosse sentito osservato, Moriarty spostò lo sguardo verso la fine della fila delle mani che doveva ancora stringere.

E ci vide.

La sua espressione cambiò completamente e repentinamente. I suoi occhi neri brillarono di una gioia quasi folle. Le sue labbra si stirarono in un sorriso rapace e avido. Affrettò i saluti, accogliendo gli ospiti davanti a noi in modo quasi scortese.

Un brivido gelido mi attraversò tutta la schiena. Lui ci stava aspettando.

“Mycroft Holmes! Che onore averla qui, alla mia festa. Le voci che sussurrano che non partecipa a eventi mondani, non sono quindi vere,” esordì, con voce allegra e suadente.

“Non sempre le voci di corridoio sono fonte di verità. Ogni tanto, anche a me piace divertirmi. – ribatté Mycroft, con un sorriso amichevole, che non raggiunse gli occhi – Soprattutto stasera. Mio fratello Sherlock e suo marito John sono tornati a Londra, dopo una lunga assenza, e portarli a questa festa mi è sembrato un diversivo piacevole.”

James ci studiò come uno scienziato studia un pezzo raro e prezioso della propria materia, appena venuto in suo possesso: “Ho sentito parlare di voi. È un onore avervi fra i miei ospiti. Mi dispiace solo non potervi dedicare il tempo che meritereste, ma sapete com’è… non posso trascurare i miei doveri di padrone di casa. Però, vi posso garantire che presto avremo un piacevole incontro a quattro. Vero, Sebastian?”

Gli occhi verdi di Seb cercarono i miei. Mi sfidavano a biasimarlo o a criticare la sua scelta. Io provavo solo una immensa pena per lui. Ero stato fortunato. Sherlock era un Alfa meraviglioso, con nessuna mira di potere. James era il suo opposto e Sebastian lo avrebbe scoperto molto presto. Speravo solo che non dovesse pagare un prezzo troppo alto, per il suo errore. O che non dovessimo pagarlo tutti.

“Vi conoscete?” Domandò James, in tono malizioso, notando lo sguardo che Seb ed io ci eravamo scambiati.

“John ed io ci conosciamo da molto tempo,” rispose Sebastian, in tono secco.

“Oh, ma che meeeravigliosa coincidenza! – esultò James, sfregandosi le mani – Vai pure a parlare con il tuo amico, caro. Immagino che abbiate molte cose da dirvi. Rimango io qui, a ricevere i nostri invitati.”

 

Sebastian annuì e si voltò verso un corridoio, lungo e stretto, non particolarmente illuminato, che conduceva a un’ala del castello non interessata dalla festa. Io feci un cenno a Sherlock e seguii il mio vecchio amico. Camminammo per alcuni minuti in silenzio, fino a raggiungere una terrazza, che si affacciava sul giardino interno. A differenza dell’ingresso, non una luce illuminava l’esterno. Le piante erano avvolte dalla nebbia, che le rendeva spettrali testimoni del nostro incontro.

Sebastian arrivò al centro della terrazza e si voltò verso di me: “So che cosa tu mi voglia dire, John. Perché lo hai già capito, vero?” Esordì, in tono combattivo.

Sospirai: “Seb, io non sono il nemico…”

“Ti ho fatto una domanda.”

“Sì. So che ti sei Legato a Moriarty…”

“Si chiama James. Anche lui verrà sull’Isola, come Sherlock.”

Scossi la testa: “Credi davvero che la Barriera gli permetterà di passare? Lo hai guardato bene? Ti sei informato sulla sua famiglia?”

“Io lo amo,” sibilò Seb.

“Lo so. Lo spero. Perché stai mettendo in pericolo tutti gli Omega, non solo te o me. Tutti. Compresi i tuoi figli…”

“Non mettere in mezzo i miei figli!” Sbottò Seb, facendo un minaccioso passo verso di me. Io non indietreggiai. Non avevo paura di lui. Ero solo incredulo, incapace di capire come avesse potuto non vedere la vera natura di James Moriarty.

“Non sto parlando di loro per minacciarti o ricattarti. Sto solo cercando di farti comprendere che rendere l’Isola accessibile a tutti gli Alfa metterebbe in pericolo tutti noi Omega, inclusi i tuoi figli.”

“Tu non capisci, John. – sussurrò Seb – Gli Alfa non sono un pericolo per noi. Sono il nostro naturale completamento. Noi non dovremmo vivere in esilio sull’Isola, lontani da tutti. Noi siamo parte integrante di questo mondo e dovremmo godere di tutti i privilegi che avremmo se…”

“Non avremmo privilegi. – lo interruppi, un po’ irritato – Conosci la storia, sai perché siamo stati costretti a isolarci.”

“SONO TRASCORSI MILLENNI, JOHN! – urlò Seb, allargando le braccia, esasperato – Le Guerre del Dominio risalgono alla notte dei tempi. Per Alfa e Beta non sono nemmeno storia, ma leggenda. Non puoi dare il beneficio del dubbio agli Alfa? Perché non possono essere migliorati? Perché non possono semplicemente amarci, senza pensare di sfruttare i nostri poteri per aumentare il loro,” concluse, in tono accorato.

“Perché io ho vissuto abbastanza in questo mondo per vederli all’opera e ti posso assicurare che non sono cambiati. – risposi, in tono pacato – Non parlo solo dello scontro con Magnussen, che sarebbe già abbastanza esemplificativo. Io mi riferisco agli Alfa in generale. Sono prepotenti, dominatori ed egoisti.”

“Solo Sherlock è un Alfa senza ambizioni di potere e affidabile? Hai trovato l’unica mosca bianca in mezzo a tanti Alfa infidi e menzogneri?” Ribatté Seb, con sarcasmo.

“No. So che ce ne sono altri. Però ne basta uno. Ne basta uno, che usi i nostri poteri nel modo sbagliato, e sarà la fine per tutti.”

Ci guardammo negli occhi. Le mie ultime parole galleggiavano fra noi, quasi si stessero combattendo, per stabilire chi di noi avesse ragione. La musica della festa era un lontano sottofondo alla notte nebbiosa e cupa. L’umidità mi stava penetrando sotto la pelle, facendomi sentire gelido e rigido.

“Per fortuna, non tutti gli Omega la pensano come te, John. – riprese Seb, con una voce bassa e profonda – Per fortuna, non tutti gli Omega vogliono ancora seguire la guida di Severus McGranitt. È giunto il tempo del cambiamento, John. Speravo che tu avresti condiviso e approvato il mio operato, proprio perché hai trovato il tuo Alfa. Stando così le cose, dovrai adattarti a ciò che accadrà, come tutti coloro che non condividono il nostro desiderio di progresso.”

“Che… che cosa vuoi dire, Seb? Che cosa hai fatto?” Il terrore si stava impadronendo di me.

“Quello che andava fatto, John. La Barriera è stata abbattuta. James ed io andremo all’Isola e daremo un passaggio verso il Mondo Esterno a chiunque voglia unirsi a noi.”

“Come è stato possibile? La Barriera non può essere abbattuta dagli Alfa! Non con i loro limitati poteri!”

“Infatti, è stata abbattuta dall’interno. Non sono l’unico Omega stanco di questa situazione. Altri Omega vogliono trovare il loro Alfa, Legarsi a lui e vivere come avremmo sempre dovuto fare: liberi e completi.”

Ero incredulo. Esterrefatto. Terrorizzato.

Se la Barriera era davvero caduta, l’Isola era visibile a tutti i satelliti che circondavano la Terra. La nostra non era più una casa sicura. I miei figli erano in pericolo. Dovevo raggiungerli, metterli al sicuro… ma come?

Sentii dei passi dietro di me. Qualcuno stava arrivando di corsa. Mi voltai di scatto e riconobbi Sherlock e Mycroft. Dalle loro espressioni capii che doveva essere successo qualcosa di grave anche alla festa.

“Devo lasciarti, John. Il mio sposo mi attende. Faremo il primo giro dell’Isola tenendoci mano nella mano. Con la nostra presenza, sarà un mondo migliore.”

Mi voltai per ribattere a Seb, ma lui svanì nel nulla. Dove prima si trovava Moran, c’era solo nebbia.

“Anche Moriarty è sparito nello stesso modo,” mi informò Sherlock, appena mi raggiunse.

“La Barriera è stata abbattuta. – mormorai, sconvolto – L’Isola è visibile al mondo intero. Per gli Omega è la fine.”

 

 

 

 

Angolo dell’autrice

 

E adesso cominciano i veri guai. Non si può biasimare Sebastian. Lui è veramente innamorato di James e ha piena fiducia in lui. Si potrà dire lo stesso del nostro caro Moriarty? Chissà…

 

Grazie a chi stia leggendo il racconto.

A giovedì prossimo.

 

Ciao.

   
 
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