Last things last
By the grace of the fire and the flames
You’re the face of the future, the blood in my veins, oh-ooh
The blood in my veins, oh-ooh
Believer
La sera avvolse Londra in un abbraccio
umido e freddo. La nebbia non era mai salita del tutto e aveva offuscato la
giornata. Mi sembrava quasi che il sole non volesse illuminare il nostro mondo.
Come se sapesse già che cosa sarebbe accaduto.
Eravamo seduti in una delle auto nere
di Mycroft. Tutti e tre indossavamo uno smoking nero, con camicia bianca e
cravatta nera, come richiesto dall’invito. Avevamo stabilito che Greg non
sarebbe venuto con noi. Non volevamo che i nostri avversari sapessero quali
fossero le nostre reali forze. Greg era il nostro asso nella manica, anche se
speravamo di non dover ricorrere alla forza.
I
Moriarty non vivevano in una semplice villa. Sarebbe stata troppo poco per
loro. Il padre di James aveva sposato la figlia di una famiglia nobile decaduta.
In cambio del denaro per salvare dalla rovina le loro proprietà, Moriarty aveva
ottenuto l’accesso a corte e a tutti i circoli più esclusivi e aristocratici.
Così quella sera, la festa di fidanzamento era tenuta in un piccolo, ma
grazioso castello, nella campagna che si trovava non molto lontana da Londra.
L’arrivo
fu spettacolare. Sulle mura del castello erano stati accesi dei piccoli fuochi,
le cui fiamme bucavano la fitta coltre della nebbia, indicando il cammino agli
ospiti. Il cortile interno risplendeva di luci soffuse, per esaltare quelle
interne, che rendevano la vecchia, ma ben tenuta dimora sfavillante.
Quando
entrammo nell’atrio, erano già arrivati molti ospiti. Erano presenti politici
importanti, aristocratici prestigiosi, uomini d’affari con patrimoni milionari,
gente dello sport, dello spettacolo e della moda. Insomma, chiunque avesse
almeno un po’ di fama o potere si trovava a quella festa. I camerieri, in
livrea rossa, passavano agilmente in mezzo agli invitati, portando vassoi
carichi di cibo e di bicchieri di vino. Una piccola orchestra, composta da una
decina di musicisti, suonava una piacevole musica di sottofondo.
I
futuri sposi erano in piedi davanti alla porta del grande salone dei
ricevimenti, a stringere mani e dare il benvenuto. Osservai Sebastian e rimasi
senza fiato. Non solo per la sua indubbia bellezza. Afferrai il polso di
Sherlock e lo costrinsi ad abbassarsi, in modo che potessi parlargli
all’orecchio: “Sono Legati,” sussurrai.
Sherlock
annuì: “Me ne sono accorto. Stai attento. Moriarty e Moran, ora, sono più
pericolosi che mai,” mormorò, in tono grave.
Spostai
lo sguardo da Sebastian al suo Alfa. Non ne rimasi particolarmente colpito.
Visto mentre salutava gli invitati, James Moriarty appariva annoiato e
scostante. Non aveva concesso un sorriso a nessuno. Era più basso di ogni altro
Alfa presente nella stanza, magro e con folti capelli neri. Anche lui indossava
uno smoking nero, come tutti gli altri uomini partecipanti alla festa. Come se
si fosse sentito osservato, Moriarty spostò lo sguardo verso la fine della fila
delle mani che doveva ancora stringere.
E
ci vide.
La
sua espressione cambiò completamente e repentinamente. I suoi occhi neri
brillarono di una gioia quasi folle. Le sue labbra si stirarono in un sorriso
rapace e avido. Affrettò i saluti, accogliendo gli ospiti davanti a noi in modo
quasi scortese.
Un
brivido gelido mi attraversò tutta la schiena. Lui ci stava aspettando.
“Mycroft
Holmes! Che onore averla qui, alla mia festa. Le voci che sussurrano che non
partecipa a eventi mondani, non sono quindi vere,” esordì, con voce allegra e
suadente.
“Non
sempre le voci di corridoio sono fonte di verità. Ogni tanto, anche a me piace
divertirmi. – ribatté Mycroft, con un sorriso amichevole, che non raggiunse gli
occhi – Soprattutto stasera. Mio fratello Sherlock e suo marito John sono
tornati a Londra, dopo una lunga assenza, e portarli a questa festa mi è
sembrato un diversivo piacevole.”
James
ci studiò come uno scienziato studia un pezzo raro e prezioso della propria
materia, appena venuto in suo possesso: “Ho sentito parlare di voi. È un onore
avervi fra i miei ospiti. Mi dispiace solo non potervi dedicare il tempo che
meritereste, ma sapete com’è… non posso trascurare i miei doveri di padrone di
casa. Però, vi posso garantire che presto avremo un piacevole incontro a
quattro. Vero, Sebastian?”
Gli
occhi verdi di Seb cercarono i miei. Mi sfidavano a biasimarlo o a criticare la
sua scelta. Io provavo solo una immensa pena per lui. Ero stato fortunato.
Sherlock era un Alfa meraviglioso, con nessuna mira di potere. James era il suo
opposto e Sebastian lo avrebbe scoperto molto presto. Speravo solo che non
dovesse pagare un prezzo troppo alto, per il suo errore. O che non dovessimo
pagarlo tutti.
“Vi
conoscete?” Domandò James, in tono malizioso, notando lo sguardo che Seb ed io
ci eravamo scambiati.
“John
ed io ci conosciamo da molto tempo,” rispose Sebastian, in tono secco.
“Oh,
ma che meeeravigliosa coincidenza! – esultò James, sfregandosi le mani – Vai
pure a parlare con il tuo amico, caro. Immagino che abbiate molte cose da
dirvi. Rimango io qui, a ricevere i nostri invitati.”
Sebastian
annuì e si voltò verso un corridoio, lungo e stretto, non particolarmente
illuminato, che conduceva a un’ala del castello non interessata dalla festa. Io
feci un cenno a Sherlock e seguii il mio vecchio amico. Camminammo per alcuni
minuti in silenzio, fino a raggiungere una terrazza, che si affacciava sul
giardino interno. A differenza dell’ingresso, non una luce illuminava
l’esterno. Le piante erano avvolte dalla nebbia, che le rendeva spettrali
testimoni del nostro incontro.
Sebastian
arrivò al centro della terrazza e si voltò verso di me: “So che cosa tu mi
voglia dire, John. Perché lo hai già capito, vero?” Esordì, in tono combattivo.
Sospirai:
“Seb, io non sono il nemico…”
“Ti
ho fatto una domanda.”
“Sì.
So che ti sei Legato a Moriarty…”
“Si
chiama James. Anche lui verrà sull’Isola, come Sherlock.”
Scossi
la testa: “Credi davvero che la Barriera gli permetterà di passare? Lo hai
guardato bene? Ti sei informato sulla sua famiglia?”
“Io
lo amo,” sibilò Seb.
“Lo
so. Lo spero. Perché stai mettendo in pericolo tutti gli Omega, non solo te o me. Tutti. Compresi i tuoi figli…”
“Non
mettere in mezzo i miei figli!” Sbottò Seb, facendo un minaccioso passo verso
di me. Io non indietreggiai. Non avevo paura di lui. Ero solo incredulo,
incapace di capire come avesse potuto non vedere la vera natura di James
Moriarty.
“Non
sto parlando di loro per minacciarti o ricattarti. Sto solo cercando di farti comprendere
che rendere l’Isola accessibile a tutti gli Alfa metterebbe in pericolo tutti
noi Omega, inclusi i tuoi figli.”
“Tu
non capisci, John. – sussurrò Seb – Gli Alfa non sono un pericolo per noi. Sono
il nostro naturale completamento. Noi non dovremmo vivere in esilio sull’Isola,
lontani da tutti. Noi siamo parte integrante di questo mondo e dovremmo godere
di tutti i privilegi che avremmo se…”
“Non
avremmo privilegi. – lo interruppi, un po’ irritato – Conosci la storia, sai
perché siamo stati costretti a isolarci.”
“SONO
TRASCORSI MILLENNI, JOHN! – urlò Seb, allargando le braccia, esasperato – Le
Guerre del Dominio risalgono alla notte dei tempi. Per Alfa e Beta non sono
nemmeno storia, ma leggenda. Non puoi dare il beneficio del dubbio agli Alfa?
Perché non possono essere migliorati? Perché non possono semplicemente amarci,
senza pensare di sfruttare i nostri poteri per aumentare il loro,” concluse, in
tono accorato.
“Perché
io ho vissuto abbastanza in questo mondo per vederli all’opera e ti posso
assicurare che non sono cambiati. – risposi, in tono pacato – Non parlo solo
dello scontro con Magnussen, che sarebbe già abbastanza esemplificativo. Io mi
riferisco agli Alfa in generale. Sono prepotenti, dominatori ed egoisti.”
“Solo
Sherlock è un Alfa senza ambizioni di potere e affidabile? Hai trovato l’unica
mosca bianca in mezzo a tanti Alfa infidi e menzogneri?” Ribatté Seb, con
sarcasmo.
“No.
So che ce ne sono altri. Però ne basta uno. Ne basta uno, che usi i nostri
poteri nel modo sbagliato, e sarà la fine per tutti.”
Ci
guardammo negli occhi. Le mie ultime parole galleggiavano fra noi, quasi si
stessero combattendo, per stabilire chi di noi avesse ragione. La musica della
festa era un lontano sottofondo alla notte nebbiosa e cupa. L’umidità mi stava
penetrando sotto la pelle, facendomi sentire gelido e rigido.
“Per
fortuna, non tutti gli Omega la pensano come te, John. – riprese Seb, con una
voce bassa e profonda – Per fortuna, non tutti gli Omega vogliono ancora
seguire la guida di Severus McGranitt. È giunto il tempo del cambiamento, John.
Speravo che tu avresti condiviso e approvato il mio operato, proprio perché hai
trovato il tuo Alfa. Stando così le cose, dovrai adattarti a ciò che accadrà,
come tutti coloro che non condividono il nostro desiderio di progresso.”
“Che…
che cosa vuoi dire, Seb? Che cosa hai fatto?” Il terrore si stava impadronendo
di me.
“Quello
che andava fatto, John. La Barriera è stata abbattuta. James ed io andremo
all’Isola e daremo un passaggio verso il Mondo Esterno a chiunque voglia unirsi
a noi.”
“Come
è stato possibile? La Barriera non può essere abbattuta dagli Alfa! Non con i
loro limitati poteri!”
“Infatti,
è stata abbattuta dall’interno. Non sono l’unico Omega stanco di questa
situazione. Altri Omega vogliono trovare il loro Alfa, Legarsi a lui e vivere
come avremmo sempre dovuto fare: liberi e completi.”
Ero
incredulo. Esterrefatto. Terrorizzato.
Se
la Barriera era davvero caduta, l’Isola era visibile a tutti i satelliti che
circondavano la Terra. La nostra non era più una casa sicura. I miei figli
erano in pericolo. Dovevo raggiungerli, metterli al sicuro… ma come?
Sentii
dei passi dietro di me. Qualcuno stava arrivando di corsa. Mi voltai di scatto
e riconobbi Sherlock e Mycroft. Dalle loro espressioni capii che doveva essere
successo qualcosa di grave anche alla festa.
“Devo
lasciarti, John. Il mio sposo mi attende. Faremo il primo giro dell’Isola
tenendoci mano nella mano. Con la nostra presenza, sarà un mondo migliore.”
Mi
voltai per ribattere a Seb, ma lui svanì nel nulla. Dove prima si trovava
Moran, c’era solo nebbia.
“Anche
Moriarty è sparito nello stesso modo,” mi informò Sherlock, appena mi
raggiunse.
“La
Barriera è stata abbattuta. – mormorai, sconvolto – L’Isola è visibile al mondo
intero. Per gli Omega è la fine.”
Angolo dell’autrice
E
adesso cominciano i veri guai. Non si può biasimare Sebastian. Lui è veramente
innamorato di James e ha piena fiducia in lui. Si potrà dire lo stesso del
nostro caro Moriarty? Chissà…
Grazie
a chi stia leggendo il racconto.
A
giovedì prossimo.
Ciao.