CAPITOLO X
La notte era ormai calata su di loro da un pezzo, mentre
Gandalf cercava le parole giuste per far sì che le porte di Moria si aprissero
alla Compagnia. Eruannie sbuffava dalla sua pipa, mentre con lo sguardo perso
si domandava perché il suo drago ci stesse impiegando così tanto per
raggiungere suo fratello, in volo ci avrebbe impiegato molto meno di quanto ci
avevano messo loro a piedi a coprire la stessa distanza. I suoni ovattati di
sassi che si infrangono sulla superficie del Sirannon attirarono la sua
attenzione. Distolse lo sguardo da un punto imprecisato e si focalizzò sul
volto di Boromir il quale venne subito rimproverato da Aragorn. Alzò gli occhi
al cielo e tornò a impegnarsi nel ritrovare mentalmente il legame con il drago.
<< Come si dice amici in elfico?>> la voce di
Frodo la distolse ancora una volta da quel compito assai snervante. Sospirò
sbuffando un’altra nuvola di fumo chiaro e rispose senza nemmeno rendersene
conto.
<< Mellon>> la sua voce e quella di Gandalf si
mischiarono in quella semplice parola. La guerriera rise debolmente,
figuriamoci se i nani si fossero scelti una cosa elfica come parola segreta. Ma
il suono roco che produssero le porte schiudendosi per poco non la fece
soffocare con il fumo. Tossì aggrottando la fronte e si alzò di scatto dal suo
posto, mentre gli altri membri della Compagnia si preparavano ad entrare nella
miniera. Gimli l’affiancò con un grosso sorriso stampato in faccia.
<< Balin…>> sussurrò scambiandosi un’occhiata
con la guerriera, che si affrettò a ricambiare il sorriso mentre si caricava in
spalla la sua sacca e le armi.
<< E il giovane Ori insieme a Oin!>> esclamò
contenta. Non stava più nella pelle, finalmente avrebbe potuto rivedere i suoi
vecchi amici. Fino a quel momento non aveva realizzato quanto le fossero
mancati effettivamente. Mise una mano sulla spalla di Gimli e insieme varcarono
l’ingresso di Moria, con una grande gioia nel cuore.
“Cosa pensi di trovare qui, guerriera?” la voce del Nemico
le penetrò nella mente come il rombo di un tuono. Pensò che ormai doveva
essersi abituata a quella continua invasione da parte di Sauron, ma ogni volta
la coglieva sempre alla sprovvista, rendendola quasi debole a confronto.
“Morte!” all’udire questa parola abbassò istintivamente gli
occhi al suolo, inciampando in uno scheletro. Indossava l’armatura dei nani di
Erebor e imbracciava un’ascia possente, ma la freccia nel suo cranio non era
per niente nanica.
<< Goblin>> la voce di Legolas le giunse limpida
alle orecchie. Si voltò verso Gimli, il quale aveva iniziato a borbottare
parole incomprensibili. Imprecò in Khudzul e afferrò il nano per la manica
della casacca. Non voleva nemmeno pensare a cosa ne era stato di Balin e dei
due fratelli, dovevano uscire di lì al più presto prima di fare la loro stessa
fine. Boromir urlava di dirigersi verso la Breccia di Rohan, mentre nella mente
di Eruannie si susseguivano immagini di morte e distruzione se solo si fossero
avvicinati a Isengard.
Un grido alle sue spalle la fece concentrare sulla
situazione, mentre vide il corpo di Frodo che veniva trascinato via da loro da
un gigantesco tentacolo.
<< Frodo!>> il grido disperato di Sam costrinse
Eruannie a mettere in atto un piano di salvataggio più che improvvisato.
Scagliò Gimli all’interno delle mura di Moria, mentre ringhiava al resto della
Compagnia di rimanere dove si trovavano. Raggiunse Sam e si ritrovò sorpresa
dal vedere che lo hobbit aveva pugnalato il mostro ad un tentacolo. Quello,
sorpreso quanto la guerriera e mezzo dolorante, lasciò andare il mezz’uomo che
cadde nelle acque putride del Sirannon. La guerriera si tuffò nell’acqua fredda
e oscura e recuperò velocemente lo hobbit. Ne uscirono entrambi zuppi, ma si
affrettarono a ripararsi all’interno delle mura, mentre l’Osservatore
dell’acqua si vendicava distruggendo la loro unica via d’uscita, lasciandoli al
buio di Khazad-dûm.
<< Stai bene?>> chiese l’Elfa, abbassandosi un
poco per guardare Frodo negli occhi. Quello annuì e rabbrividì tremando per il
freddo. La guerriera lo abbracciò cercando di trasmettergli quanto più calore
possibile, mentre il mezz’uomo affondava il volto tra i capelli profumati della
compagna. Nonostante avessero fatto il bagno nell’acqua putrida, notò con
sorpresa che la guerriera era rimasta impeccabile nella sua bellezza.
<< Ora fate silenzio, sono tre giorni di cammino per
arrivare dall’altra parte e cose ben peggiori dimorano nelle profondità di Khazad-dûm>>
la voce di Gandalf fece rimettere in marcia la Compagnia, mentre Eruannie
avvertì la mano di Legolas sulla propria spalla. La guerriera si rialzò e
rivolse un rapido sorriso a Frodo, il quale si affrettò a raggiungere i suoi
cugini.
<< Mi dispiace, Ann>> l’Elfa annuì perdendosi
per qualche istante a fissare gli occhi azzurri del principe. Ormai la sua
speranza di trovare rifugio alla corte di Balin stava scemando rapidamente.
Poi, una forte fitta alla spalla ferita la fece piegare in
due per il dolore. Avvertiva come un fuoco bruciarle la carne, mentre un dolore
lancinante la costrinse ad aggrapparsi alla casacca dell’elfo per non urlare.
Legolas la guardò preoccupato e si affrettò a controllare la
ferita. Era come se qualcuno vi avesse applicato un ferro incandescente.
Sorresse la guerriera e l’aiutò a raggiungere il suolo in modo che fosse più
comoda.
Un ringhio inferocito e rabbioso si insinuò nella mente di
Eruannie, mentre intravide un grande fuoco che avvolgeva Ûr-thalion.
“Ûr! Lasciatelo stare!” urlò disperata, sperando di poterlo
raggiungere.
“Non sei solo, sono con te”
“Lo so” dopo giorni di silenzio, finalmente il drago si
degnava di risponderle. Questo riempì il cuore di Eruannie di gioia e ringraziò
i Valar per averlo protetto.
Gli occhi le si riempirono di lacrime, mentre sentiva le
braccia di Legolas che la stringevano. Si accoccolò contro il suo petto e
inspirò profondamente, lasciando che il profumo dell’elfo la inebriasse.
Senza pensarci due volte, si diede una leggera spinta e fece
combaciare le labbra con quelle di lui. Legolas rimase a dir poco sorpreso da
quel contatto, ma si riprese dopo poco iniziando a ricambiare il gesto. Fece
correre una mano dietro alla nuca della guerriera e attirò di più a sé il suo
volto.
L’unica volta che aveva potuto bearsi di tale contatto la
guerriera era preda del Sonno Eterno e si ricordò che le sensazioni provate non
erano state per niente come se le era sempre immaginate.
Quella volta però, nell’oscurità di Khazad-dûm circondati
dagli scheletri di nani e Goblin, un miscuglio di sensazioni si fece strada
dentro di lui. La testa gli girava in un modo assurdamente appagante, mentre la
voglia di approfondire ulteriormente quel contatto si impossessava
completamente della sua anima. Pensò che non ne avrebbe mai avuto abbastanza,
voleva di più. Con la mano libera attirò Eruannie a sé prendendola per la vita.
La guerriera intrecciò le proprie gambe dietro la schiena dell’elfo e si beò di
quel contatto così piacevole. Da tempo immemore non provava una tale gioia e
una tale attrazione per qualcuno. La lingua di Legolas corse sulle sue labbra,
facendole schiudere all’istante, mentre si preparava a riceverla contro la sua.
“Hai dimenticato in fretta il caro Scudodiquercia” la voce
di Sauron nella mente le fece interrompere quel contatto, mentre Legolas
spalancava gli occhi osservandola disorientato. Si avvicinò al suo volto,
volendo riprendere immediatamente da dove si erano interrotti.
<< No…>> sussurrò l’Elfa, puntando le proprie
mani sul petto del principe e respingendolo con non poca difficoltà. Si alzò
rapidamente, sistemandosi i vestiti mentre un leggero colorito rosato si faceva
strada sulle sue gote.
<< Non possiamo…>> scosse debolmente il capo e
fece per allontanarsi dall’elfo, quando la risata sadica del Signore di Mordor
la rese sorda a qualsiasi altro suono. Legolas si alzò agilmente e la
raggiunse. Numerosi erano i sentimenti che popolavano il suo animo in quel
momento, ma la guerriera aveva ragione. Dovevano concentrarsi sulla missione e
i loro compagni li stavano lasciando indietro, se i Goblin li avessero colti di
sorpresa non sarebbero serviti a nulla.
<< Andiamo?>> chiese rivolto alla compagna,
mentre questa annuiva. La risata di Sauron stava dissolvendosi nella sua mente
e mai come in quel momento avrebbe voluto staccargli la testa.
Quando raggiunsero il resto della Compagnia, Gandalf rivolse
loro un’occhiata di rimprovero. Eruannie distolse lo sguardo dallo stregone,
iniziando a giocherellare con il bordo della giacca.
“Oh ma smettila…anche tu avresti ceduto alla tentazione di
baciare quelle dannate labbra” si ritrovò a pensare, mentre il vecchio Istari
ordinava a tutti quanti di rimettersi in marcia.
<< Legolas, tu starai in testa e ci indicherai
l’eventuale presenza di trappole>> decretò Gandalf, lanciando una rapida
occhiata ai due elfi.
“Dannatissimo principino delle fate!” rivolse alla schiena
di Legolas un’occhiataccia fulminante, mentre questi si affrettava a
raggiungere la testa della fila.
<< Tu, Eruannie, chiuderai la fila e ci avvertirai in
caso di attacco. Viaggeremo in questo modo, così da evitare di attirare troppo
l’attenzione>> lo stregone si girò e agguantò Pipino per il bordo del suo
bagaglio.
<< Peregrino, tu starai tra me e Aragorn>> lo
hobbit abbassò lo sguardo, come a pentirsi di un silenzioso pensiero che si era
fatto strada nella sua mente. E così, nell’oscurità di Khazad-dûm, iniziarono
la loro marcia nelle tenebre, come unica luce a guidarli nel buio il bastone
dello stregone.
“Piaciuto lo scambio di saliva?” la voce di Ûr-thalion
raggiunse la sua mente, facendole ricordare solo in quel momento della ferita.
Si affrettò a controllare la spalla e si stupì nel ritrovare una cicatrice dai
bordi rosati al posto della lacerazione che fino a poco prima le faceva
storcere il naso per il dolore.
“Come hai…?”
“Non crederai mai a quello che ho scoperto!” il drago
interruppe la domanda della guerriera, mentre un senso di benessere e felicità
si faceva strada in lei. Attraverso il legame con il rettile poté percepire la
gioia dell’amico.
“Dove sei?” chiese continuando a camminare nell’oscurità,
facendo saettare i suoi occhi in ogni angolo buio nel tentativo di cogliere il
minimo movimento.
“Ti spiegherò tutto, dimmi dove posso raggiungerti” la
guerriera si affrettò a spiegargli dettagliatamente la loro posizione, precisando
di volare fino al confine Nord del bosco di Lorien.
“Stai attenta” l’Elfa sorrise a quella dimostrazione di
affetto e premura da parte del drago, intimandogli la stessa cosa.
Dovevano essere passate le nove di sera quando la Compagnia
decise di fermarsi a riposare. Erano stremati dal viaggio nell’oscurità e
nessuno di loro, a parte Gimli, era abituato a stare per così tanto tempo
sottoterra.
<< Come va la tua ferita?>> Aragorn si accomodò
accanto alla guerriera che affilava abilmente la lama della propria spada,
mentre il fumo della sua pipa le donava una leggera sensazione di serenità.
<< A quanto pare Ûr-thalion si è fatto curare da
qualcuno, anche se non vuole dirmi chi>> il Ramingo aggrottò la fronte.
<< Pensavo fosse tornato a Imladris>> la
guerriera annuì, rivolgendo poi tutta la sua attenzione al minuzioso compito
dell’affilatura.
<< Anche io, ma credo abbia fatto una deviazione
verso…casa>> disse quell’ultima parola come se stesse chiedendo conferma
ad Aragorn. Tramite il legame aveva avvertito che il drago si trovava in un
posto a lui molto caro e si chiese come potesse averlo conosciuto, dato che dal
momento in cui era venuto al mondo era sempre stato con lei.
<< Non so, quel drago è pieno di sorprese. Ci
spiegherà ogni cosa una volta che ci avrà raggiunti>> l’Elfa rivolse
all’uomo un sorriso materno, comunicandogli poi che avrebbe fatto lei il primo
turno di guardia. Dopo un pasto frugale preparato dal caro vecchio Samvise, la
Compagnia si concesse un meritato riposo, anche Legolas ne approfittò per
cadere nella sua trance giornaliera. Eruannie ringraziò mentalmente i Valar per
la decisione del compagno e si sistemò su una piccola roccia un poco più
lontana dal resto dell’accampamento. Estrasse la sua pipa e iniziò ad
armeggiare per pulirla al meglio, prima di introdurvi alcune foglie di Erba
Pipa e rilassarsi inalandone il fumo.
Sentiva che qualcuno li seguiva da giorni, ma non era ancora
riuscita a captarne abbastanza dettagli per comprendere se si trattasse di un
Goblin o di qualche altra creatura. Rizzò le orecchie in maniera da individuare
il minimo rumore o movimento, mentre la sua mente vagava per le Terre Selvagge
alla ricerca di Ûr-thalion.
Il legame li mise quasi subito in comunicazione. Il dragone
volava leggiadro a molti piedi da una distesa verdeggiante al centro della
quale spiccava un enorme lago cristallino. La guerriera non riconobbe il
paesaggio, nonostante nei suoi numerosi anni di vita avesse visitato quasi ogni
angolo della Terra di Mezzo.
“È il Mare di Rhún” le spiegò la voce di Ûr-thalion,
il quale aveva subito catturato la domanda nella mente della guerriera. Questa
sbuffò una nuvola di fumo, mentre il suo sguardo si perdeva nel vuoto di Khazad-dûm.
“Il mare di Rhún?” inarcò un sopracciglio e attese
pazientemente che il drago si spiegasse meglio, ma il lucertolone non rispose,
lasciandola con quella domanda in sospeso. Un rumore accanto a lei la fece
destare, mentre i suoi occhi saettarono sulla figura che si muoveva a pochi
passi dalla sua postazione.
<< Pipino!>> richiamò lo hobbit mentre questo si
sporgeva in un piccolo pozzo oscuro. Il mezz’uomo sussultò e qualcosa cadde
dalla sua mano, producendo un suono sempre più lontano che riecheggiò in tutta
la miniera. La guerriera rivolse al giovane Tuc un’occhiata di rimprovero,
prima di scattare in piedi e raggiungerlo con due grandi falcate.
Si sporse a guardare nella direzione dove lo hobbit aveva
lanciato il sasso, mentre un suono ben diverso da quello iniziava a prorompere
dalle viscere della terra, sempre più forte e minaccioso.
<< Maledizione, Peregrino! Fa funzionare un po’ quella
testolina!>> l’Elfa allontanò il mezz’uomo dal pozzo con uno spintone
innervosito. Erano stati ben attenti a non farsi trovare e ora la loro
posizione era stata rivelata.
<< Gandalf, Aragorn>> la guerriera svegliò i
compagni, dovevano ragionare in fretta ed escogitare un piano per coprire un
viaggio di almeno altri due giorni nel più breve tempo possibile.
<< Sciocco di un Tuc!>> sbraitò lo stregone,
mentre aiutava Eruannie a destare gli altri. Pipino si mise a preparare i suoi
bagagli in silenzio, con un’ombra di colpevolezza dipinta in volto.
<< Possiamo tornare indietro e cercare di rimuovere le
macerie dall’entrata>> propose Boromir, mentre aiutava Sam a sistemare il
suo adorato set di pentole.
<< No, potrebbero già essere arrivati i Goblin>>
Aragorn annuì, appoggiando le parole della guerriera.
<< Senza considerare il fatto che ci metteremmo troppo
tempo a sgomberarle>> Eruannie rivolse un sorriso fugace al Ramingo,
prima di concludere che in ogni caso non sarebbero mai riusciti a spostare
quelle pietre in quanto troppo pesanti per loro.
<< Forse i nani sono riusciti a barricarsi dentro a
qualche stanza ai piani inferiori>> propose Gimli, ancora con qualche
sfumatura di speranza nella voce. Eruannie lo confortò con una mano sulla sua
spalla, ma sapeva con certezza che l’unico nano ancora vivo là sotto era lui.
<< Dobbiamo proseguire>> sentenziò Gandalf,
sistemandosi il cappello a punta in testa. Legolas annuì, prima di gettarsi in
avanscoperta davanti alla Compagnia.
Eruannie lanciò un’occhiata a Pipino mentre gli hobbit le
sfilavano davanti, lo sguardo di rammarico sul volto del mezz’uomo la intenerì,
ma doveva imparare ad essere più sveglio soprattutto in situazioni come quella.
<< Non sentirti in colpa per il giovane hobbit, una
bella ramanzina non ha mai fatto male a nessuno>> storse il naso alle
parole di Boromir, sicuramente Pipino aveva sbagliato ma lei era stata fin
troppo dura con lui.
<< Sì ma lui non è un bambino>> disse
rimettendosi in marcia, mentre l’uomo di Gondor la precedeva lasciando
intravedere solo lo scudo sulla sua schiena. Eruannie non poteva vederlo in
faccia, ma era sicura che stesse sorridendo.
<< Pensi che una volta superata la fanciullezza non
servano a nulla i rimproveri? Mio fratello me ne fa in continuazione>> la
guerriera inarcò le labbra in un sorriso, mentre ripensava a tutte le volte che
Elrond l’aveva ripresa per le sue decisioni impulsive e sciocche.
<< Sì, anche il mio>> concordò l’Elfa, mentre
con gli occhi analizzava ogni anfratto per individuare il minimo movimento
nemico, senza accorgersi che l’uomo davanti a lei si era fermato e la osservava
dalla sua altezza. Eruannie non si rese nemmeno conto di andargli a sbattere
contro, finché non urtò il suo petto.
<< Scusami>> sussurrò nella penombra, riuscendo
a intravedere solo il sorriso smagliante del figlio di Denethor. Inarcò un
sopracciglio quando vide che l’uomo non accennava a muoversi.
<< Sai, fin da bambino sono cresciuto con le storie
dell’intrepida guerriera di Imladris>> Eruannie arrossì leggermente,
sapeva di essersi fatta un nome nella Terra di Mezzo, ma non pensava di essere
diventata una leggenda.
<< Ho sempre desiderato incontrarti, comunque>>
proseguì l’uomo, mentre i suoi occhi si perdevano a contemplare la guerriera.
Analizzando meglio il suo sguardo, l’Elfa non vi lesse bramosia o desiderio, ma
semplice ammirazione che le fece nascere un timido sorriso in volto.
<< Beh, non mi hanno insegnato come comportarmi
davanti a una leggenda, quindi…ecco>> la guerriera bloccò il flusso di
parole di Boromir mettendogli una mano sulla spalla. Quell’uomo era molto più
alto di lei, nonostante fosse un umano.
<< Boromir, siamo compagni, puoi comportarti come
faresti con qualsiasi amico>> l’uomo di Gondor le rivolse un sorriso
prima di voltarsi e proseguire nella marcia. Dovevano allungare il passo se
volevano raggiungere l’uscita prima di fare brutti incontri.
***
Moria era un insieme di labirinti e cunicoli oscuri, piena
di trappole nascoste che Legolas individuava di volta in volta. Il silenzio li
aveva avvolti da quando si erano rimessi in marcia dopo la grande idea di
Pipino, il quale si era rinchiuso nel suo mutismo.
Camminarono per miglia e miglia, prima di raggiungere il
salone più grande di Moria.
Eruannie, che pure aveva visto l’immensa grandezza e
bellezza di Erebor e di qualsiasi dimora elfica, rimase a bocca asciutta quando
si ritrovò nel cuore di Khazad-Dûm.
Immense colonne scavate nella dura pietra della montagna
reggevano l’imponente struttura. Tutta la Compagnia si dovette fermare qualche
secondo per realizzare di non ritrovarsi in un sogno.
<< È…>> la voce di Legolas le giunse come un
sussurro, facendola arrossire leggermente.
<<…è…>> trattenne a fatica una risata a sentire
lo stupore nelle parole di Boromir. Si guardò intorno e notò che anche gli
altri compagni erano rimasti a bocca aperta, ammirando silenziosamente la
sontuosità di Khazad-Dûm.
<< Non esistono parole in nessuna delle lingue della
Terra di Mezzo per descrivere la sua bellezza>> la guerriera espresse il
pensiero di tutti con quella frase, mentre Gimli l’affiancava e circondava la
sua vita con un braccio.
<< La nostra famiglia>> sussurrò e la guerriera
gli rivolse un sorriso caldo, facendo poi combaciare le loro fronti in un gesto
affettuoso. I Goblin potevano aver ucciso i loro amici e parenti, ma
gliel’avrebbero fatta pagare.
<< Ci accamperemo in quella sala laggiù, dormiremo
giusto il necessario per riprendere le forze e poi ci riemetteremo in
marcia>> annuirono tutti alla decisione di Gandalf, prima di proseguire
verso il posto designato per la notte, sempre che fosse effettivamente sera. Non
essendoci nemmeno una fessura che lasciasse entrare un po’ di luce, non
potevano sapere se fosse giorno o meno, quindi si lasciavano guidare dalla
stanchezza.
<< Eruannie ha fatto l’ultimo turno, tocca a
me…>> Legolas impugnò il suo fidato arco e si allontanò di qualche passo
dal resto della Compagnia. La guerriera lo osservò allontanarsi, pensando e
ripensando al loro bacio.
“Ti comporti come una ragazzina alle prese con la sua prima
cotta” alzò gli occhi al cielo sentendo le parole dell’Oscuro Signore di
Mordor.
“Diventa mia alleata e io lascerò stare i tuoi amici”
proseguì Sauron, accompagnando la sua richiesta con una risata gutturale.
“E perdermi il divertimento di ridurre a brandelli i tuoi
adorabili orchetti?” Eruannie si lasciò scappare una risata soffocata, mentre
cercava di innalzare un muro tra lei e il Signore di Mordor. Si avvicinò a una
piccola roccia e iniziò ad armeggiare con la sua pipa.
“Non osare buttarmi fuori dalla tua mente, elfo!” l’avvisò
l’Ingannatore, mentre un ghigno provocatorio le spuntava sul volto.
“Ciao, Gorthaur!” lo salutò sprezzante, escludendolo dalla
sua testa e proteggendo i suoi pensieri. Quel laido doveva aver scoperto del
suo drago, altrimenti per quale altro motivo si sarebbe interessato ancora a
lei ora che non aveva più i suoi poteri? Con questa domanda si sistemò nella
posizione più comoda che riuscì a trovare e, dopo aver dato un’ultima boccata
alla sua pipa, cadde nel suo “sonno” profondo.
***
Legolas osservò attentamente i movimenti dell’Elfa. Sembrava
come se stesse vivendo una conversazione con se stessa all’interno della sua
testa. Pensò si stesse mettendo in contatto con Ûr-thalion, ancora disperso
chissà dove. Non si erano più rivolti la parola dopo quel breve momento che si
erano concessi, non che ce ne fosse stata l’occasione. Il principe di Bosco
Atro desiderava comprendere se per la guerriera quel gesto aveva avuto lo stesso
significato che lui gli attribuiva, ma sapeva bene che i loro sentimenti non
dovevano ottenebrare i loro pensieri. Avrebbero trovato il luogo e il momento
opportuno per parlarne e Legolas non si sarebbe più trattenuto dal rivelarle
ciò che provava da secoli.
Tutti i membri della Compagnia, dopo aver consumato una cena
molto povera, si coricarono per riposare le loro membra. Tuttavia, il giovane
Frodo sembrava tormentato da qualche pensiero che lo teneva sveglio. Si alzò
cercando di fare meno rumore possibile e iniziò a guardarsi intorno. Sapeva che
erano seguiti da qualcosa da diversi giorni, solo che non sapeva di cosa si
trattasse.
Anche Legolas ed Eruannie avevano avvertito la creatura, ma
in quell’oscurità nemmeno i loro occhi erano riusciti a scorgere granché.
L’elfo individuò i movimenti dello hobbit e lo raggiunse agilmente.
<< So cosa ti tiene sveglio, Frodo>> sussurrò,
mentre il mezz’uomo trattenne un urlo di spavento per la sorpresa. Legolas e la
guerriera si muovevano fin troppo in silenzio e le sue povere orecchie hobbit
non riuscivano a catturare il benché minimo rumore se i due non volevano farsi
sentire. Il principe di Bosco Atro sorrise nel buio di Khazad-Dûm.
<< Qualcuno ci segue>> l’elfo annuì, lasciando
che i suoi occhi vagassero nell’oscurità alla ricerca di quella presenza
estranea. Un forte olezzo di pesce marcio e putrefazione giunse alle sue narici
fini, facendogli storcere il naso. Fece qualche passo verso l’entrata della
stanza dove la Compagnia si era accampata e attese, facendo ricorso a tutti
suoi sensi nel tentativo di catturare qualche altra informazione sulla
creatura.
<< È Gollum>> sussurrò verso Frodo, mentre anche
il giovane hobbit si avvicinava all’ingresso. Assottigliò lo sguardo e cercò di
individuare quello che gli occhi elfici di Legolas avevano già inquadrato. Poi,
un movimento nell’oscurità lo fece sussultare, mentre due grandi occhi gialli
risplendevano nel buio silenzioso di Khazad-Dûm.
<< Non era molto diverso da uno hobbit una
volta>> gli spiegò Legolas, con la mente che si perdeva nei ricordi della
cattura di quell’essere.
<< Io e Aragorn gli abbiamo dato la caccia a lungo, su
ordine di Gandalf. Temevamo che potesse rivelare al Nemico la posizione
dell’Anello. Lo portammo da mio padre Thranduil, ma la creatura si approfittò
della bontà del mio popolo per scappare>> Frodo rabbrividì al ricordo dei
racconti di suo zio Bilbo. L’Anello avevo condotto Gollum alla pazzia,
corrompendo il suo animo già instabile.
<< Che peccato che Bilbo non lo abbia ucciso>>
sussurrò lo hobbit, assottigliando lo sguardo nella direzione dei due occhi
gialli che lo osservavano nel buio.
<< Peccato?>> la voce della guerriera alle sue
spalle gli fece emettere un gridolino sommesso, che fu avvertito solo dai due
elfi. Erano forse in combutta per fargli venire un infarto?
<< È stata la pietà a fermare la mano di Bilbo, quella
notte>> non poté vedere il volto di Eruannie, ma si immaginò che avesse
la fronte aggrottata e gli occhi puntati a guardare la creatura.
<< Molti di quelli che meritano di vivere muoiono e
molti di quelli che meritano la morte sopravvivono>> sentì la tristezza
farsi strada nella voce della guerriera. Conosceva la sua storia e suo zio non
gli aveva taciuto l’incredibile amore che l’aveva legata a Thorin.
Lo hobbit fece correre una mano verso quella dell’Elfa, che
ricambiò immediatamente il gesto e la strinse con affetto.
<< Nessuno di noi è in grado di decidere chi è degno e
chi no…>> sussurrò Legolas in risposta, voltandosi verso di loro e
lasciando perdere Gollum, consapevole che non si sarebbe mai azzardato ad
attaccarli in quanto in sfavore numerico.
<< Io sì, io non merito di…>> la frase della
guerriera fu interrotta da un gesto che lo hobbit non poté vedere. Un singhiozzo sfuggì dalle labbra dell’Elfa e Frodo
concluse che Legolas la stesse abbracciando.
Si sentì terribilmente in imbarazzo e fuori posto in quella
situazione, anche se avrebbe tanto voluto abbracciare lui stesso l’Elfa, ma
concluse che forse era il caso di tornarsene a dormire.
<< Ehm, io torno dagli altri…>> e, con le
orecchie rosse di vergogna, si dileguò verso il suo giaciglio facendosi strada
a tentoni.
Alle sue spalle, nell’oscurità di Khazad-Dûm, Legolas
Thranduillion stringeva a sé Eruannie di Imladris mentre le lacrime solcavano
il viso dell’Elfa, silenziose come le parole che i due avrebbero voluto dirsi.