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Autore: My Pride    20/08/2021    0 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Talking brothers Titolo: Talking brothers
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 1822 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Richard John Grayson, Jonathan Samuel Kent

Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life, Commedia

Avvertimenti: What if?, Slash
Just stop for a minute and smile: 7. "Grazie per il supporto morale..."


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Inconcepibile. Assolutamente inconcepibile. Se c’era una cosa che Damian non sopportava, era l’essere trattato come uno sprovveduto che non sapeva badare a sé stesso ed essere confinato a villa Wayne come una stupida spalla che non sapeva ciò che faceva.
    Come se non bastasse l’inverno a Gotham, notoriamente conosciuto per le sue bufere di neve e le sue strade ricoperte di ghiaccio sporco e fanghiglia, i criminali sembravano proliferare e ogni notte tutti loro erano impegnati contro qualcuno, senza nessuna eccezione. Lui stesso, appostato su una gargolla nella sua tuta termica per proteggersi dal gelo, con le guance rosse per il vento, aveva incontrato l’ultima persona che avrebbe mai voluto incontrare. Deathstroke era sempre stato un osso duro, ma cercare di tenergli testa era un po’ il requisito fondamentale per far parte della schiera di pipistrelli che proteggevano Gotham, e lui non era stato certamente da meno. Forse  c’era andato un po’ pesante con lui, forse cercare di cavargli anche l’altro occhio era stato un gesto un po’ estremo, ma quel bastardo gli aveva sparato in un braccio, rischiando quasi di beccare un nervo e paralizzarlo, e lui aveva solo provato a ricambiare il favore. Tutto qui.
    Quando quel maledetto bastardo era fuggito, non prima di essere riuscito a mettere a segno qualche colpo e a tagliare in più punti la sua tuta, facendolo rabbrividire per il freddo, lui aveva preso il suo fischietto e richiamato Goliath per farsi portare da Pennyworth, così che potesse occuparsi delle sue ferite e ritornare a casa, nel suo attico in piena Cherry Hill.
    Quello che non aveva messo in conto, però, era stato un fidanzato apprensivo che era piombato nella caverna e che gli aveva spiattellato in faccia un manifesto con il suo alias e una ricompensa di cinquantamila dollari a chiunque lo avesse ucciso. A nulla era valso spiegare a Jon che capitava almeno una volta ogni tre o quattro anni, visto che lui gli aveva inveito contro per non averglielo mai detto e aveva subito colto la palla al balzo quando Tim si era offerto di controllare Damian insieme a Richard mentre loro cercavano chi aveva messo una maledetta taglia sulla testa di Redbird.
    Damian aveva dilatato gli occhi, aveva imprecato e detto loro di non osare minimamente pensare che se ne sarebbe rimasto in casa come un codardo per chissà quanto tempo, soprattutto quando in città sembrava il maledetto festival invernale dei super criminali, ma erano stati tutti irremovibili e lui aveva lanciato uno sguardo a Jon, sicuro che l’avrebbe spalleggiato. Invece, dopo essersi massaggiato il collo e aver mormorato uno “Scusa, Dames”, gli aveva schioccato un bacio sulle labbra e gli aveva detto che avrebbe lavorato con Batman e Red Hood per cercare quell’uomo o quella donna che lo volevano morto, filandosela letteralmente prima ancora che Damian potesse anche solo dire “Ah”. Da allora, erano passati ben tre giorni e nessuna novità, e lui aveva digrignato i denti talmente tante volte che se li sarebbe consumati a furia di continuare.
    Il suo cellulare cominciò a squillare e lui lesse il nome “Jon” sul display con sguardo apatico, allungando la mano per rispondere senza alcuna enfasi. «Mi hai tradito», lo accusò lapidario, sentendo un lamento dal ricevitore.
    «Damian...»
    «Non dirmi “Damian”, traditore».
    «Non la stai facendo un po’ più lunga di quello che è?»
    «No».
    Il sospiro afflitto che seguì fu interrotto dal sibilo del vento. «D, lo sai che ti amo, ma era per il tuo bene!»
    «Facendomi diventare “ostaggio” della mia famiglia? Non mi sembra proprio», affermò lui, a dir poco risentito.
    «Non ti sembra di esagerare un po’?»
    «Sono fisicamente bloccato in casa e strettamente controllato dai miei fratelli, hanno “sequestrato” Goliath e mi impediscono anche solo di chiamare un taxi per tornare a casa, quindi sì, J, il termine tecnico è “ostaggio”».
    Per un lungo attimo, si sentì solo un fischio acuto, poi un tonfo sordo come se qualcosa – qualcuno? – fosse caduto nella neve. «Visto che hai qualche linea di febbre e un tutore al braccio», soffiò infine Jon, «forse non ti fa tanto male stare lì con i tuoi fratelli».
    «Sono adulto e perfettamente in grado di scegliere», gli rese noto. «Quindi perché non fai il “bravo fidanzato” o quelle stronzate lì, irrompi nel perimetro della villa in perfetto stile “Superman” e vieni a “salvarmi” dai miei rapitori?»
    Dal ricevitore giunse la risata divertita di Jon, leggera come un tintinnio. «Sto facendo il “bravo fidanzato”, mi assicuro che tu te ne stia buono lì». Damian grugnì, ma venne ignorato. «Come ti senti, piuttosto?»
    «Come uno che è stato pugnalato alla schiena, per il resto tutto bene».
    «Dato che non puoi vedermi, sappi che sto roteando gli occhi».
    «E tu sappi che sto cominciando a rivalutare i metodi di mia madre, Jon».
    «Oh! Ehi, mi sembra di aver sentito qualcuno chiedere aiuto!» esclamò, troppo veloce e troppo in fretta per risultare credibile. Era la sua versione del “Ti sto perdendo” quando non aveva intenzione di parlare al telefono. «Scusa, tesoro, devo proprio andare, ti richiamo, ti amo!»
    «Cosa?! Non osare riaggan...» Rimase ammutolito nel sentire solo il fastidioso “Tu tu tu” dall'altra parte, assottigliando le palpebre. «Maledizione a lui», imprecò a denti stretti, gettando il cellulare sul divano con uno sbuffo scocciato. Avrebbe trovato il modo di triturare la kryptonite e rifilargliela nel caffè al posto dello zucchero, parola sua. Sapeva quanto odiasse dipendere dalla sua famiglia - soprattutto da quando aveva trovato la propria strada e si era allontanato dall'ombra di suo padre, sempre troppo grande e opprimente nonostante tutto -, quindi quella, per lui, era apparso come un tradimento vero e proprio. Poteva almeno riportarlo a casa, ma no! Doveva mollarlo lì sotto l’occhio del “Grande Fratello”.
    «Non prendertela con lui, voleva solo che fossi al sicuro e non facessi colpi di testa uscendo di pattuglia».
    La voce di Richard gli fece solo arricciare il naso, in particolar modo perché era sicuramente rimasto nei paraggi come suo solito e aveva ascoltato, seppur a senso unico, la conversazione che lui e Jon avevano avuto al telefono.
    «Ho scalato le montagne dell'Interlaken con un polso rotto quando avevo quattro anni, Grayson», volle ricordargli. «Non mi spaventa andare di pattuglia. Né ho bisogno di essere tenuto al sicuro. Sono...»
    «...stato addestrato dalla Lega degli Assassini e bla bla bla. Sì, Little D, sì. Lo so». Dick sorrise in risposta, avvicinandosi con due bicchieroni cioccolata calda. «Andiamo, non sei contento di poter finalmente passare una serata con la tua famiglia?»
    Damian roteò gli occhi, allungando il braccio buono per afferrare la sua cioccolata e posarla lui stesso. «Un’intera serata con te e Drake? Non vedo l’ora di twittarlo».
    «Beh, almeno sei abbastanza in forma per ironizzare. Lo vedo come un passo avanti», rimbeccò Richard con ironia.
    «Grazie per il supporto morale», disse scettico, e Dick e prese il cellulare per evitare di sedersi su di esso, abbandonandolo sul tavolino insieme al proprio bicchiere prima di accomodarsi.
    «Fammi controllare la febbre, piuttosto».
    «Gh. Non ho più dieci anni, Grayson».
    «Ehi, adesso capisco Bruce quando mi diceva che sarei sempre stato il suo “marmocchio” anche a trent'anni suonati, quindi non rovinarmi il momento».
    Aggrottando un po' la fronte, Damian si ritrovò a sbuffare, muovendosi un po' sul divano. Grayson sapeva essere una vera e propria spina nel fianco. «Non mi lascerai in pace finché non farai quello che ti pare, non è così?»
    «Esattamente. Perché “Io sono Batman, e tu sei Robin”!» lo schernì, ignorando il borbottio soffocato da qualche colpo di tosse.
    «...maledico il giorno in cui l'ho detto». Damian tossicchiò, massaggiandosi le tempie con due dita qualche momento dopo. «Se questa stronzata deve andare avanti, dimmi almeno come siamo messi».
    «Bruce ha una pista», cominciò, tirando fuori un termometro come per magia. Damian non voleva nemmeno sapere dove l'avesse pescato, ma sapeva che Grayson aveva imparato qualche trucchetto da qualche illusionista al circo. «Si è infiltrato come Malone in una bettola a Chinatown, ha sentito alcuni dei tirapiedi della Triade parlare di un certo Shai Li, l'hanno beccato da Chong mentre commissionava un qualche tipo di arma per la caccia ai pipistrelli. Non ci vorrà molto prima che riesca a trovare chi è stato a rifilarti l'ennesima taglia sulla testa. Hai un po' troppi nemici per essere un ragazzino, sai?»
    «Ho ventiquattro anni, Richard».
    «Davvero? Non l'avrei mai detto», lo prese bonariamente in giro Dick, ignorando il suo borbottio. Era abituato ai modi di Damian da quando era alto un metro e un tappo, ormai non gli facevano più nessun effetto. «Ora vedi di star zitto e lascia che ti misuri la temperatura. So che avresti preferito il tuo “habibi” come infermiere, ma dovrai accontentarti di me».
    Damian sgranò gli occhi, assumendo una colorazione rosata che non aveva nulla a che vedere con l'influenza che aveva. «...sta' zitto», bofonchiò, e Dick rise, divertito dal suo imbarazzo.
    «Dai, apri la bocca», lo spronò e, nonostante il breve attimo di incertezza iniziale, Damian dovette fare come gli era stato detto, aprendo la bocca per far sì che il fratello posizionasse quel termomentro al di sotto della lingua prima di chiudere le labbra intorno ad esso, picchiettando sul bracciolo del divano con le dita della mano destra. Attendere il segnale acustico di quel termometro gli sembrava un'agonia.
    «Quansho tempsho dev--»
    «Shh. Zitto, o dovrò ricominciare da capo», lo ammonì immediatamente Richard, vedendo il fratello minore roteare gli occhi e sbuffare dal naso. Allungò una mano per poggiargliela sulla fronte, come a voler saggiare la sua temperatura anche a quel modo, senza dar perso all'occhiataccia successiva. «Zitto», ribadì, e Damian, nonostante tutto, si poggiò un po' contro la sua mano, quasi accasciandosi su di essa. Aveva anche abbassato le palpebre, e cercava di non tirare su col naso come un bambino. Ah, che fratellino idiota.
Quando finalmente il termometro si fece sentire, Dick glielo sfilò dalle labbra e controllò la temperatura, pensieroso. «Mhn, trentotto. La febbre si è abbassata un po', ma sarà meglio che riposi ancora».
    «La fai troppo lunga, Grayson».
    «Forse, ma che ne diresti di star buono e far contento il tuo fratellone?»
    Damian gli scoccò un'occhiata scettica, quasi fosse sul punto di replicare come suo solito in tono saccente e scocciato. Invece, contro ogni aspettativa, si limitò a sollevare lo sguardo al soffitto. «Resto qui solo perché aspetto Drake col mio maledetto pop corn. Questo non vuol dire che mi sia arreso», volle mettere in chiaro, e Dick ridacchiò.
    «Oh, certo che no. Sei Damian Wayne, il figlio di Batman», replicò con voce solenne, ignorando, per l'ennesima volta, l'occhiataccia che gli venne lanciata quando gli scompigliò i capelli come se fosse un bambino.
    Damian aveva ormai lasciato il nido e aveva la sua vita... ma per lui sarebbe sempre rimasto lo stupido marmocchio che aveva cresciuto.






_Note inconcludenti dell'autrice
Dunque. Anche questa storia
partecipa all'iniziativa #antiferragostochallenge con il prompt "81. Ostaggio" sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia.
Il rapporto tra Dick e Damian mi è sempre piaciuto, quindi non potevo proprio evitare di scrivere una cosetta del genere e... niente, è nata praticamente di getto. Ovviamente Dick non perde mai occasione per prendere un po' in giro Damian, ma in quel caso altrimenti non sarebbe un fratello maggiore... io stessa mi diverto un mondo a prendere in giro mia sorella, ma è ciò che rende piacevole e divertente un rapporto famigliare :p
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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