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Autore: Betz73    20/08/2021    8 recensioni
Sarebbe potuto facilmente accadere di ritorno dal ballo. Volevo regalare un ricordo indimenticabile ad André...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il percorso verso palazzo Jarjayes sembra troppo lungo stanotte. Fortuna che i cavalli conoscono a memoria il tragitto perché non avrei alcuna possibilità di prestare attenzione al compito che devo ricoprire in qualità di cocchiere… I tuoi singhiozzi provenienti dall’interno della carrozza hanno assorbito completamente la mia mente… che solo fino a qualche minuto fa affondava in mille immagini di te e Fersen, stretti in un abbraccio che nulla aveva a che fare con i passi di qualche maledetto ballo…
Ti ho aspettata, seduto a cassetta, in questa fredda sera di dicembre, sapendo che andavi incontro all’uomo che ami, e che solo per lui avevi scelto di apparire come una dea, invece di mostrarti al mondo come il soldato che tutti conoscono. Credevo che mi avresti dimenticato qui tutta la notte, mentre ti lasciavi ammirare da lui che, pur appartenendo ad un’altra, alla fine ero certo avrebbe capitolato di fronte a tanta bellezza. Invece ti ho vista arrivare dopo neppure un’ora, a capo chino, aprire di fretta lo sportello e salire in un istante, chiudendo il resto del mondo alle tue spalle. Pensavi forse che il mantello calato sul viso potesse nascondere la tua sofferenza, ma mi è bastato intravedere il blu dei tuoi occhi per capire che non avevi coronato il tuo sogno. Con le lacrime che ti rigavano il volto hai tentato in ogni modo di non incrociare il mio sguardo e ti sei nascosta anche a me, all’unico in grado di capire quanto male faccia vivere un amore a metà.
Dovrei gioire al pensiero che questa serata sia stata un fallimento, eppure vederti così affranta e sentire che il dolore ancora ti tiene prigioniera, mi lacera l’anima. Vorrei fermare la carrozza, correre da te, stringerti al mio petto per accogliere il tuo sfogo, rendere le mie braccia l’unica casa in cui potresti trovare rifugio… ma non posso, finirei per urlarti tutto il mio amore e sei già così sconvolta… Devo solo riaccompagnarti a palazzo e mantenere come sempre la mia presenza silenziosa al tuo fianco, l’unico ruolo che riusciresti ad accettare in questo momento. Perdonami.
Siamo ormai arrivati. Ti aiuto a scendere dalla carrozza, mi guardi di sfuggita, hai smesso di piangere ma preferisci tacere, forse per non tradire la tua agitazione. Ti auguro la buonanotte mentre ti sei già voltata per salire i gradini verso l’ingresso, il tuo passo è sicuro ma le spalle sono un po’ curve sotto il mantello. Conosco anch’io il peso di quella sofferenza, Oscar. La vivo ogni giorno nel mio cuore. Non sei sola.
Sistemo la carrozza ed i cavalli, poi percorro il tuo stesso tragitto per ritirarmi nel mio alloggio, vorrei concludere anch’io questa brutta serata, ma nell’atrio trovo un biglietto della nonna. Gli stivali del generale sono stati lucidati e devono essere riposti nella sua camera prima che rientri dalla sua cena con il generale Bouillé. Un piccolo contrattempo che richiederà solo una manciata di minuti.
Mi dirigo al piano superiore per raggiungere la stanza di tuo padre, che si trova alla fine dell’ala sinistra del palazzo. Non posso quindi fare a meno di passare davanti alla porta della tua camera, a fine corridoio. Forse dovrei bussare e chiederti se va tutto bene, ma mi giunge attutito il suono della tua voce e di quello della cameriera. Non distinguo le parole ma il tuo tono è piuttosto brusco. Posso immaginare che tu voglia restare sola al più presto e che la presenza di una domestica sia solo l’ennesimo fastidio… Cerca di non strapazzarla troppo, povera ragazza…
La stanza del generale è avvolta dall’oscurità. Non vale la pena accendere le candele solo per lasciare gli stivali, è questione di un attimo. Sto per andarmene quando noto che i tendaggi della finestra non sono stati tirati. Mi avvicino ai vetri per ovviare a questa dimenticanza ma con le mani già sul tessuto mi accorgo che da qui ho una completa visuale della tua camera, dove le candele ancora accese stanno illuminando la tua figura, leggermente chinata di fronte allo specchio, le braccia appoggiate alla consolle. Il mio gesto rimane sospeso a mezz’aria. Non posso distogliere lo sguardo, i miei occhi ti seguono sempre Oscar, giorno e notte. Solo perdendo la vista potrei rinunciare a guardarti. Ma imparerei altri modi per vederti…
Sei sola, la cameriera ha fatto giusto in tempo a slacciarti l’abito ed il corsetto, sulla schiena. Immagino che alla fine tu l’abbia cacciata in malo modo. Alzi lo sguardo verso lo specchio, le mani corrono allo scollo del vestito, lo afferrano con forza in un gesto che anticipa di poco la tua intenzione di strappartelo di dosso, un primo sfogo dettato dalla rabbia con cui stai cercando di soffocare il dolore. Ma ad un tratto ti blocchi, la stoffa rimane intatta. Posso quasi leggerti nella mente, sai? Stai pensando a Nanny, a quanto fosse orgogliosa di averti fatto confezionare quell’abito da donna, a quanto sia stata felice stasera di poterti preparare personalmente per il tuo primo vero ballo… Non puoi farle una cosa simile, non se lo merita.
Ma devi comunque toglierlo, come se il suo tessuto ti bruciasse la pelle ora che si è trasformato nella testimonianza di una sconfitta. Lo sfili lasciandolo cadere a terra. Il corsetto lo segue subito dopo, ma con un destino peggiore, scaraventato in un angolo della stanza. Chini il capo per occuparti della sottogonna mentre le mani cercano di liberarti da quegli accessori femminili che ti sono estranei. Il chiarore delle candele regala bagliori dorati a qualche ricciolo ribelle che, sfuggito alla tua pettinatura, ti accarezza la nuca. Se solo potessi allungare una mano, scostarlo con delicatezza e deporre un bacio al suo posto…
Un altro capo raggiunge il pavimento, sei rimasta ormai con la sola camiciola e le calze di seta. I miei occhi percorrono la tua figura slanciata, quelle lunghe gambe snelle che nessun pantalone da uomo potrebbe davvero celare… La tua bellezza mi ha completamente incatenato a questa finestra, devo ricordarmi anche solo di respirare… Ma l’aria mi viene a mancare quando con un gesto slacci il nastro sul tuo petto e ti liberi dell’ultimo baluardo alla tua nudità.
Dio Oscar, sei pura perfezione! Se Afrodite ti vedesse ora, distoglierebbe lo sguardo divorata dall’invidia. Gli anni di duro allenamento militare non hanno intaccato in alcun modo la grazia delle tue forme, sei l’essenza stessa della femminilità ed io mi accontenterei di poterti adorare per il resto dei miei giorni…
In piedi di fronte allo specchio ti guardi senza tradire alcuna espressione. A cosa stai pensando, Oscar? Che il tuo corpo è solo un terribile sbaglio, perché questo ti è stato insegnato da ché sei venuta al mondo? O ti chiedi perché non sia stato abbastanza per convincere l’uomo che ami a ricambiare i tuoi sentimenti? Io avrei tutte le risposte, amore mio. Se solo chiedessi a me…
Non indossi gioielli, perché la tua bellezza non necessita di alcun aiuto per risaltare agli occhi del mondo. Non ti resta che sciogliere la pettinatura e liberare i tuoi meravigliosi capelli biondi, che ricadono come un mantello dorato sulle tue spalle e sul petto. Con le mani pettini alcune ciocche per scioglierne i nodi, in un gesto che involontario raggiunge la punta dei tuoi seni. Quel tocco inaspettato non ti lascia indifferente… Le tue palpebre si abbassano, la bocca si dischiude mentre vinta dalla curiosità e dal piacere ti accarezzi incerta… e la risposta dei miei lombi non tarda ad arrivare. E’ un tormento non poterti raggiungere, catturare quelle labbra invitanti e sostituire le tue mani con le mie…
Torni a guardarti di nuovo, forse ti stai scoprendo donna per la prima volta, forse stai cercando di capire cosa si nasconde dietro quella divisa che indossi da tutta la vita. Le tue dita si abbassano, sfiorano la pelle dell’addome, che immagino essere più liscia di qualsiasi seta preziosa. La stoffa pregiata di queste tende che stringo con forza sembra così ruvida a confronto… ma mi tiene ancorato alla realtà ora che la tua mano sta per raggiungere la tua femminilità. Cuore e respiro si fermano insieme nell’attesa che le tue dita diano vita a ciò che ho immaginato così spesso nei miei desideri più proibiti… Invece le chiudi di colpo in un pugno, afferri con rabbia la spada appoggiata alla consolle e con un rapido gesto tagli quelle candele che credi essere le uniche testimoni di questa visione notturna… Le tue forme vengono avvolte dall’oscurità. Sei tornata ad essere quel sogno che mi fa visita ogni notte e ad essa appartiene.
Chiudo le tende, devo lasciare al più presto questa stanza…. Percorro a grandi passi il corridoio, le mie gambe rese più veloci dal senso di colpa che mi insegue: aver violato la tua intimità per non essere riuscito a resisterti, come sempre… Verrà il giorno in cui non sarò più in grado di arginare i miei sentimenti e finirò per fare qualcosa di davvero irreparabile, lo sento…
Raggiungo finalmente il mio alloggio e spalanco la finestra perché il gelo di dicembre possa placare il mio forte desiderio. Ma so già che è inutile, dovrò trovare soddisfazione da solo, come spesso accade ultimamente quando la tua vicinanza mi incendia le vene… Se solo sapessi che effetto hai su di me, Oscar! Mente e corpo sono tuoi schiavi, ormai, e non chiedono in alcun modo di essere liberati…
Dovrei amarti come uno di quei cavalieri cortesi di cui non sopporti i racconti, accontentandomi di ammirarti da lontano, di rubarti uno sguardo fugace, un contatto casuale, senza chiedere nulla di più. Ma il mio amore, Oscar, è fatto di passione e di desiderio, di sangue e di carne.
Ed io ho sempre più fame di te.
   
 
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