Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Valerie    23/08/2021    1 recensioni
Susan Sanders ha undici anni, un padre molto impegnato, forse troppo, un affascinante fratello più grande alle prese con una cotta adolescenziale, le farfalle nello stomaco, la prospettiva di un inizio importante nella tanto famigerata Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e tutta una vita davanti.
_____________________________________________
Pronta per un nuovo viaggio, ho deciso di accompagnare Susan in questo percorso così importante per lei.
Sarà una strada lunga, a tratti faticosa, ma anche tanto emozionante e ricca di eventi, imprevisti piacevoli e non.
Spero che alcuni di voi vorranno intraprendere questo cammino insieme a noi.
_Valérie_
Genere: Azione, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric Diggory, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il boato dell’ennesima esplosione la costrinse di nuovo ad accovacciarsi a terra coprendosi la testa con le braccia.
Attorno a lei, altre persone correvano alla ricerca di un riparo.
Lampi di luce colorata saettavano da una parte all’altra tagliando l’aria.
Susan si guardò frettolosamente intorno, con la speranza di ritrovare le persone che erano con lei.
Aveva perso Adia, Eric, Vivian e Cedric poco dopo la fine della partita. Erano fuori dalla loro tenda a chiacchierare, quando, ad un certo punto, un boato e delle fiamme avevano distrutto uno degli alloggi vicini.
Nel giro di pochissimi secondi vi fu il panico: delle figure oscure, incappucciate e con un’inquietante maschera sul viso, avevano fatto la loro comparsa, distruggendo tende, attaccando persone.
La gente aveva preso ad urlare e a correre in ogni direzione.
Un’esplosione più vicina aveva alzato un’ingente quantità di fumo e polvere che per un lungo tratto di tempo aveva impedito a Susan di vedere qualsiasi cosa attorno a sé.
Si sentì colpire da più persone, evidentemente intente a scappare. Allora aveva deciso di prendere a correre anche lei.
Aveva cerato di chiamare il nome di Cedric e del fratello più volte, ma la sua voce veniva sovrastata dalle grida spaventate della gente e dai boati frequenti delle esplosioni.
Iniziò a capire cosa stesse succedendo solo quando, alzando gli occhi al cielo, non intravide uno strano simbolo, una sorta di teschio, dalla cui bocca usciva un serpente.
Lei sapeva bene cosa fosse.
Tutti, all’interno del mondo Magico, conoscevano il significato di quel marchio, e tutti sapevano bene che non poteva portare altro che sventura e devastazione.
-Susan! - una voca familiare le giunse alle orecchie, nonostante il frastuono attorno a sé. Si girò diverse volte, disorientata, alla ricerca di suo padre.
-Papà! - urlò nella sua direzione, una volta individuato. Accanto a lui, Eric e Cedric la fissavano preoccupati.
Cedric fece per correre verso di lei, ma il signor Sanders gli intimò di rimanere dov’era.
Mentre suo padre le andava incontro, Susan prese a correre verso di loro.
Erano a pochi metri l’uno dall’altra, quando un pop poco distante attirò la loro attenzione.
Un’alta figura incappucciata si materializzò a qualche passo di distanza.
Nessuno di loro osava muovere un muscolo. Susan era totalmente paralizzata dalla paura, mentre suo padre, evidentemente teso, era pronto a scattare in un niente.
Il dottor Sanders teneva ben serrata nella mano destra la sua bacchetta magica, pronta a lanciare qualche incantesimo. Di fronte a lui, il Mangiamorte, sembrava pronto a fare altrettanto.
Non appena l’uomo vestito di nero emise un sibilo, il padre di Susan urlò -Expelliarmus! – e, in poco tempo, la penombra intorno a loro si accese di nuovi lampi di luce colorata.
In un attimo, Sue venne scaraventata a terra e i due uomini iniziarono un duello senza esclusione di colpi.
Il saettare di incantesimi illuminava a tratti le due figure che, con velocità e maestria, si muovevano scattanti al pronunciare di ogni formula magica.
Susan, spinta a terra da suo padre per proteggerla, non riusciva a togliere loro gli occhi di dosso, preoccupata e impaurita.
-Sue…-
Cedric la chiamò in un sussurro. Di soppiatto si era avvicinato a lei per cercare di allontanarla da lì.
-Vieni- le disse ancora, facendo segno di seguirlo.
La ragazza lo guardò con occhi sgranati -Non possiamo lasciare mio padre qui…-
-Eric è andato a cercare aiuto. Voglio solo che…- non finì in tempo la frase che un lampo di luce rosso proveniente da lontano fece volare di qualche metro il Mangiamorte.
-Tutto bene, dottor Sanders?- chiese il terzo uomo appena comparso.
-Sì, Kingsley, grazie, ma temo che il nostro amico, qui, non ne abbia ancora abbastanza- rispose il medico riconoscendo l’Auror e indicando il Mangiamorte poco lontano intento a rialzarsi.
-Gliela faremo bastare, allora- rispose l’altro alzando la bacchetta, pronto di nuovo ad attaccare.
 
 
 
                                                                                   ***
 
 
-State tutti bene, ragazzi?- chiese il signor Sanders ai suoi figli e a Cedric, dopo che l’individuo incappucciato, messo alle strette, si era smaterializzato.
-Sì, papà…- rispose Eric.
Sue annuì appena, prima di abbracciarlo veementemente.
-Va tutto bene, tesoro…- cercò di rassicurarla l’uomo stringendola di rimando.
Non disse nulla, Susan, ma suo padre capì che aveva provato la paura immensa di perdere anche lui.
-Sono qui…- le disse ancora, carezzandole i capelli.
Cedric, dal canto suo, rimase fermo a guardare quella scena. Poteva chiaramente percepire i sentimenti di Susan, solo guardando il tremore che scuoteva piano il suo corpo.
Quale prospettiva terrificante doveva essersi affacciata nella sua mente? Quali ricordi, sensazioni, emozioni doveva aver richiamato quella situazione?
Si rese conto, in un semplice attimo, che per quanto potesse impegnarsi, per quanto potesse cercare di rassicurare Susan, ci sarebbero stati dei dolori ai quali non avrebbe mai potuto porre rimedio. Dolori che, per quanta forza e quanto coraggio lei avrebbe dimostrato di avere, in un modo o nell’altro, l’avrebbero sempre piegata.
D’altronde, come poteva pensare, lui, di essere in grado di lenire anche solo di poco un dolore come quello per la perdita di una madre? Che risorse aveva?
Si sentiva così impotente. Vederla così vulnerabile lo rendeva inquieto e scostante. In un attimo, allora, il pensiero gli andò a qualche ora prima, quando Susan aveva pianto a causa sua, per averlo visto con Cho: una sensazione di vuoto si impadronì del suo stomaco, facendo spazio ad un unico enorme senso di colpa.
La verità era che non solo non era in grado di guarire le sue ferite, ma, al contrario, era capacissimo di infliggergliene di nuove.
 
 
 
***
 
 
Cedric continuava a guardare il soffitto della camera di Eric, concentrato su alcuni pensieri.
Dopo l’attacco dei Mangiamorte, Vivian e Adia erano state richiamate a casa dai rispettivi genitori. Entrambe le famiglie erano state molto in pena per loro, non appena avevano saputo cosa fosse successo alla Coppa del Mondo di Quidditch.
Anche il signor Diggory, una volta ritrovato Cedric, aveva dato voce alla pesante angoscia che lo aveva accompagnato per tutto il tempo, fino a che non lo aveva visto sano e salvo.
Amos aveva cercato di convincere Ced a tornare a casa con lui, da sua madre, certamente preoccupata, ma il ragazzo era stato irremovibile. Avrebbe trascorso ancora qualche giorno con la famiglia di Susan e niente e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea.
Solo un paio di ore prima aveva salutato Susan sull’uscio della porta della sua stanza. La ragazza aveva gli occhi spenti e l’espressione assente mentre gli lasciava un bacio a fior di labbra, prima di voltarsi e chiudersi in camera. Tutta la sera, aveva notato il ragazzo, Sue era stata taciturna e assorta. Aveva sussultato spesso ad un qualche rumore più forte degli altri e aveva conservato sul viso un pallore innaturale, che si sposava perfettamente con la tensione che, evidentemente, ancora aveva addosso.
Il signor Sanders era corso in ospedale ancora prima di lasciare i ragazzi in casa. I feriti dovevano essere numerosi. Allora era stata Leah ad attenderli davanti al cancello della tenuta.
Aveva fatto trovare a tutti e tre delle vasche piene di acqua calda per il bagno e una tazza enorme di latte con i biscotti, convinta che non avessero chissà quale voglia di mangiare, dopo tutto quello che avevano vissuto.
Questo si rivelò particolarmente vero per Susan che spiluccò a malapena un biscotto e nulla più.
Sedettero tutti in silenzio attorno al tavolo. Leah cercava, come poteva, di animare un po’ la situazione, con tutta l’accortezza e la cura di cui era capace. Carezzò le teste dei ragazzi e li invitò a mangiare tutto quello che gli aveva preparato, mentre a Sue prese a legarle i capelli in una lunga e molla treccia, che le risultasse comoda per la notte. Non la forzò, come era solita fare in occasioni come quella, a mangiare ulteriormente, perché poteva chiaramente percepire il suo stato d’animo cupo e appesantito dai recenti avvenimenti.
La conosceva bene.
Leah, si ritrovò a pensare Cedric continuando a fissare il soffitto, era quanto di più vicino potesse esserci ad una madre. Amorevole, dolce, accogliente e sempre accorta al mondo emotivo di quei due ragazzi che troppo in fretta avevano conosciuto dolore e tristezza.
Si girò appena nel letto, cercando di chiudere gli occhi e provare finalmente a prendere sonno, quando dei mugugni non molto lontani, fuori dalla stanza, attirarono la sua attenzione.
Smise di respirare per un attimo, immobilizzandosi fra le lenzuola, attento a non fare il minimo rumore e stando in ascolto.
Allora percepii di nuovo una sorta di lamento che sembrava non provenire da molto lontano.
Scese velocemente dal letto, attento a non svegliare Eric accanto a sé, infilò le ciabatte e aprì piano la porta della stanza.
Si affacciò nel buio del corridoio, illuminato solo dalla flebile luce di qualche candela incantata.
-No…- sentì dire ad una voce spaventata proveniente dalla stanza di Susan -No…papà…-
Si mosse a passo svelto verso la camera della ragazza e ne aprì piano la porta.
Susan era avviluppata nelle coperte, aveva gli occhi chiusi e con le dita teneva serrati i lembi del lenzuolo fra le mani.
-Mamma…- le sentì dire ancora nel sonno, in quello che sicuramente doveva essere un incubo.
-Sue…- provò a chiamarla Cedric sedendosi accanto a lei sul ciglio del letto.
-No! Non te ne andare, mamma! – la vide muoversi in modo nervoso, come spaventata e intenta protendersi verso qualcuno.
Allora la chiamò di nuovo, posandole una mano sul viso e accarezzandola dolcemente.
-Sue, sono io, Cedric-
La ragazza si mosse ancora nervosamente, scostando il viso dal tocco leggero del ragazzo prima di aprire gli occhi e guardarsi intorno in modo confuso.
-Ced…- riuscì a dire una volta messo a fuoco il viso di Cedric.
-Credo stessi facendo un brutto sogno, ti ho sentita urlare nel sonno e…-
-Scusami, ti ho fatto preoccupare- lo interruppe Sue tirandosi a sedere sul letto. Aveva gli occhi arrossati e un’espressione mortificata stampata sul viso.
-No, no, non devi scusarti di nulla. Solo che… - trattenne per un attimo il fiato -Mi dispiace vedere che ti tieni tutto dentro- le disse vuotando il sacco.
Susan non disse nulla. Credeva di sapere dove il ragazzo volesse arrivare. Dal loro rientro a villa Sanders,  forse anche da prima, si era chiusa in un silenzio inquieto, fatto di angoscia e paura. Non voleva condividerlo con nessuno, sperava semplicemente che quelle brutte sensazioni l’avrebbero lasciata al più presto, se solo lei le avesse tenute a bada, ma così non era stato. Tutto il non detto, tutta quell’angoscia non espressa era esplosa in un incubo terribile.
-C’erano mia madre e mio padre in quel sogno…- disse finalmente con un filo di voce -Mamma sorrideva verso papà, gli tendeva una mano e gli diceva ‘Lionel è ora di andare’. Allora la supplicavo di portare anche me, ovunque loro stessero andando, ma lei non mi guardava. Ho iniziato a chiamare papà, ma neanche lui mi guardava più, come se non riuscisse né a vedermi, né a sentirmi. Li vedevo allontanarsi insieme e, per quanto potessi correre verso di loro, o urlare per farmi sentire, non c’era niente che io facessi che attirasse la loro attenzione…-
Cedric si sistemò sul letto, sdraiandosi accanto a lei -Vieni qui- le disse facendole spazio fra le sue braccia.
-Ho avuto paura, Ced- gli confessò accoccolandosi a lui, la ragazza.
-Lo so, lo so…- rispose semplicemente lui. Avrebbe voluto prometterle che non sarebbe mai successo nulla di orribile né a lei, né a suo padre, né a nessun’altra delle persone a lei care, ma dovette tenere per sé quella promessa delirante e senza senso.
C’era qualcosa di viscerale che gli si muoveva dentro ogni qualvolta che vedeva Susan soffrire, e mai come in quel momento l’aveva vista così vulnerabile. Il fantasma della paura più radicata in lei si era fatto così concreto da divenire quasi reale.
-Non devi fare niente- disse d’un tratto lei spezzando il silenzio che si era venuto a creare.
Il ragazzo abbassò di poco lo sguardo puntando gli occhi su di lei.
Susan teneva le palpebre abbassate e la guancia posata sul suo petto ampio e asciutto.
-Cosa? - le chiese confuso.
-Non è una pena di cui puoi sobbarcarti, Ced. Non devi fare per forza qualcosa per alleviarla- gli spiegò allora lei.
Rimase un attimo interdetto. Era incredibile come a volte non avesse bisogno di parlare per farsi capire da quella ragazza.
-Non vorrei mai vederti così- le confessò lui a mezza voce.
-Purtroppo non possiamo evitare a nessuno di soffrire- gli disse lei in un sussurro -Ma possiamo decidere di rimanere accanto alle persone che soffrono, se è questo quello che vogliamo veramente- aggiunse nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.
Il solito profumo di miele e Alysso non tardò ad invaderle le narici.
-Io voglio stare con te- affermò in modo deciso lui.
-Meno male- Sue stese le labbra in un sorriso premendole contro la pelle del ragazzo -Perché è quello che voglio anche io-
 
 

 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
 
Salve a tutti miei carissimi lettori! Sono consapevole di essere in un enorme ritardo e chiedo profondamente scusa per questo, ma temo di essere in fase blocco dello scrittore da cui non riesco ad uscire tanto facilmente. 
Ho questo mezzo capitolo (sì, perché è  solo la metà  di quello che avevo previsto inizialmente) in archivio da un sacco di mesi  ma non sono riuscito a terminarlo come avrei voluto. Ho pensato comunque di pubblicarlo, con la speranza che i vostri pareri possano aiutarmi di nuovo a trovare l'ispirazione!
Come sempre, grazie a chi leggerà e a chi spenderà  qualche minuto del proprio preziosissimo tempo per commentare questo nuovo mini chapter.
Vi abbraccio fortissimo,
 
Val.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Valerie