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Autore: Aagainst    24/08/2021    1 recensioni
Dal sesto capitolo:
“I miei vecchi quaderni sono ancora riposti negli scaffali, come se il tempo non fosse mai passato. Ne prendo uno a caso e lo apro. Lo sfoglio, il cuore in gola. I testi di vecchie canzoni che nemmeno ricordavo di aver scritto mi travolgono, senza alcuna pietà. Ripenso a ciò che mi ha detto Bellamy qualche giorno fa. Ho perso la mia musica. Ho perso la mia casa. E, anche se mi sembrano così vicine, non sono mai state più lontane. “
Sono passati sei anni da quando Clarke ha lasciato Polis per inseguire il suo sogno e diventare cantante e quattro da quando ha tagliato definitivamente i rapporti con chiunque appartenesse al suo passato. Costretta dal suo manager a tornare a casa dopo l’ennesima bravata, ritroverà la sua vecchia vita ad attenderla, tra cui due occhi verdi carichi di domande.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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24.

 

If life is but a dream, I'm scared of waking up and losing everything
[…]
Oh love me when the lights go out
(Patrick Droney-When The Lights Go Out)

 

 

 

“Buongiorno.” saluto entrando in cucina. 

“Buongiorno a te, Clarke. Ti unisci a noi per la colazione?” mi chiede Marcus. Accanto a lui, Raven sbadiglia rumorosamente e affonda la faccia nel caffè. 

“Perché no.” dichiaro, lasciando tutti di stucco. 

“Questa sì che è una sorpresa.” afferma Raven. “In tutti questi anni non ti ho mai vista fare colazione.”

“Oggi ne ho voglia, Rae. Potresti passarmi i biscotti? Quelli di Aden al cioccolato vanno benissimo.”. Mia madre sorride e si appresta a prendere ciò che ho richiesto, forse per paura che io possa cambiare idea. Insieme ai biscotti, mi allunga anche una tazza di caffè. Si siede accanto a me e mi accarezza i capelli, facendomi tornare bambina per qualche minuto. Non vivevo una mattina così rilassata da davvero tantissimo tempo. 

“Dunque, ieri Lexa mi ha detto che andrete a fare una bella passeggiata.” esordisce Marcus. 

“Sì, ha organizzato tutto lei. Andremo con Aden, quindi credo non abbia scelto un percorso molto impegnativo.” spiego.

“Vorrai dire che lo speri.” 

“Rae, non sono così scarsa.” provo a difendermi, inutilmente. La mia amica se la ride sotto i baffi, mentre è intenta a dare un enorme morso al suo toast. Non capisco come riesca a mangiare così tanto senza ingrassare nemmeno di un chilo. 

“Dovrebbe essere qui a momenti e io sono ancora in pigiama.” osservo poi. Mi alzo da tavola e corro al piano di sopra cercando di anticipare l’arrivo di Lexa, ma è troppo tardi. È già qui.

“Clarke, non dirmi che sei in rit-… Oddio, scusami.”. Mi volto verso l’ingresso della mia stanza. Lexa mi sta fissando, rossa come un peperone. Solo in questo momento mi rendo conto di essere in intimo di fronte a lei. 

“L-Lex, io… Mi stavo cambiando.” balbetto.

“Ehm, vedo.” mormora lei, sempre più in imbarazzo. “Ti… Ti aspetto giù.”. Annuisco e la osservo uscire. Chiudo la porta e mi siedo sul letto. Inspiro ed espiro profondamente, cercando di togliermi dalla testa l’immagine di Lexa che mi fissa mentre sono senza vestiti addosso. Mi rivesto velocemente ed esco dalla mia camera. Scendo le scale e trovo Lexa e Aden chiacchierare con mia madre, Marcus e Raven.

“Vuoi venire anche tu?” chiede alla mia amica, che però scuote il capo.

“Mi vedo con tua cugina più tardi. Forse andremo da Monty e Harper, non ho ben capito.” risponde. “Sapete, quando sono partita con Clarke per venire qua, non avevo la benché minima idea di cosa dovessi aspettarmi. Ho vissuto tutta la mia vita a Los Angeles e non sono mai stata in un posto che non fosse una grande città. Anche quando accompagnavo Clarke durante i suoi tour, andavamo sempre in qualche metropoli, mai in una piccola cittadina. Avevo paura di finire in qualche località arretrata, senza elettricità o acqua.”. Le lancio un’occhiata a metà fra il confuso e il divertito. Non riesco a credere a quello che ho appena sentito. 

“Invece sono davvero felice di essere qui. Certo, di sicuro il fatto che ho incontrato Anya gioca un ruolo importante, ma non è solo quello. Siete tutte persone splendide, generose e unite. Vi volete bene e ne volete anche a me. Non è una sensazione a me familiare.”. Le sorrido, stringendola a me. Non ha avuto una vita facile, lo so bene. Suo padre è sparito nel nulla quando Raven aveva solo pochi mesi e sua madre ha votato la vita all’alcol, quasi dimenticandosi di avere una figlia. Non me l’ha mai detto, ma ho il sospetto che la picchiasse. 

“Noi siamo contenti di averti conosciuta, Raven. E sono felice che in questi anni Clarke abbia avuto una persona come te al suo fianco.” le risponde mia madre. Raven si morde il labbro, trattenendosi dallo scoppiare in lacrime. Sospiro. Forse è questo il segreto della vita, la gratitudine. E io vorrei poterlo essere sempre. 

 

________________

 

“Clarke, non puoi esserti già fermata!”

“Sono solo un po’ fuori allenamento!” ribatto. Lexa e Aden saranno avanti due o tre metri più di me e mi guardano, divertiti dai miei tentativi piuttosto goffi di tenere il loro passo.

“Siete voi che andate troppo veloce.” mi lamento. Lexa scoppia a ridere.

“Clarke, Aden ha cinque anni.” osserva.

“Sì, ma è abituato a camminare in montagna. Abita qui.” replico, mentre mi trascino a fatica sul sentiero. Lexa viene in mio soccorso e mi allunga la mano per aiutarmi a proseguire. A quel contatto mi si mozza il respiro, ma cerco di non darlo a vedere. La verità è che ormai Lexa mi ha penetrato cuore, mente e anima. Provo per lei qualcosa di nuovo, a me ignoto, qualcosa che non ho mai sperimentato nemmeno con Finn. Ho il sospetto di sapere di cosa si tratti, ma ho paura di dare a questo sentimento un nome. Non vorrei star correndo troppo. 

“A parte gli scherzi, stai bene?” mi chiede, distogliendomi dai miei pensieri.

“Uh, io… S-sì, stavo solo riprendendo fiato.”. Lexa mi sorride e mi carezza la guancia, con una tenerezza quasi disarmante. 

“Mamma, Clarke, andiamo!” Aden ci esorta, distruggendo la bolla che si era creata. Lexa ridacchia e mi schiocca un bacio in fronte. 

“Ce la fai a proseguire?” domanda, preoccupata. 

“A passo lento sì.” rispondo. Lexa mi sorride e corre verso Aden, prendendolo in braccio. Lo spupazza per bene, nonostante i tentativi di fuga del bambino. Li osservo, un po’ malinconica. Non avrei mai pensato di poter volere una quotidianità così semplice e carica di serenità. La verità è che avevo completamente smesso di desiderare qualsiasi cosa, perfino la felicità. La mia vita non è stata altro che un’accozzaglia di momenti vuoti e insensati, privi di qualsiasi significato. Sono sopravvissuta per sei anni, ma non ho mai vissuto veramente fino in fondo. Credo non ci sia nulla di più triste. 

“Clarke, saremo costretti a fermarci qui se non ti sbrighi.” mi richiama Lexa. 

“Ci sono!” rispondo, riprendendo a camminare. Riesco a raggiungerli, anche se un po’ a fatica. Continuiamo a camminare per un’altra mezz’ora. Il sentiero è abbastanza semplice e, poco alla volta, prendo un buon passo. Di tanto in tanto, Lexa mi aiuta a proseguire, ma per lo più me la cavo da sola. 

“Pensavo fossi diventata più veloce.” dichiara Aden all’improvviso. Scoppio a ridere.

“Aden…” lo riprende Lexa, ma io le faccio segno di lasciarlo parlare. 

“Ha ragione, sono un disastro.” ammetto senza mezze riserve. “Ma vi prometto che mi rimetterò in forma.”

“Credevo che le superstar come te facessero palestra.” ragiona Lexa, con tono volutamente ironico. 

“Diciamo che frequentare una palestra poche ore a settimana per poi andare a feste di ogni tipo e sbronzarsi come non ci fosse un domani e camminare in montagna sono due cose un po’ diverse.” rispondo.

“Mamma, che cosa significa bronzarsi?” chiede Aden. Mi volto verso Lexa, che ha gli occhi spalancati quasi quanto me.

“Tesoro, è una cosa che non dovrai mai fare, va bene?”. Aden annuisce, non proprio soddisfatto della risposta, e riprende a camminare.

“Non dovrà mai farlo, uh?”. Lexa alza gli occhi al cielo. Scuote il capo e accelera il passo.

“Guarda che rimani indietro, Griffin.” mi dice e io non riesco a trattenermi oltre dallo scoppiare a ridere.

 

________________

 

Poso lo zaino per terra e mi guardo intorno. Siamo in mezzo al bosco, nei pressi di un torrente. Gli uccellini cinguettano allegri ed è possibile intravedere alcuni scoiattoli sugli alberi. Mi mancava tutto questo, devo essere sincera. L’atmosfera che si respira è così diversa da quella che aleggiava durante la gita di qualche settimana fa. Questo perché io e Lexa siamo diverse. La osservo mentre è impegnata a stendere una coperta sul prato. Da quando sono tornata a Polis, non l’avevo mai vista così serena. È libera, finalmente. A differenza mia. So benissimo che non lo sarò mai fino a quando non confesserò cosa è successo quattro anni fa, ma allo stesso tempo non voglio perderla. Dicono che la verità rende liberi, ma in questo caso ci renderebbe tutti estremamente infelici. Non posso saperla di nuovo triste, non posso farle del male. La amo troppo per poterle infliggerle altro dolore. Perché sì, io la amo, non riesco più a nasconderlo. 

“A che pensi?” mi chiede, mentre mi allunga un panino al prosciutto e formaggio. Mi massaggio il collo, alla ricerca disperata delle parole giuste. 

“Clarke?” insiste Lexa, costringendomi a voltarmi verso di lei. I suoi occhi verdi mi scrutano, mi penetrano l’anima. Mi accorgo solo in un secondo momento di star trattenendo il respiro. Mi sorride e mi carezza la guancia, esortandomi a parlare.

“Io… Io sono solo felice di essere qui. E non l’avrei mai creduto possibile.” confesso, le lacrime agli occhi. “E pensare che ero a tanto così dal chiedere a Murphy di mandarmi in rehab piuttosto che qui.”. Lexa sospira, un sorriso amaro dipinto sul suo volto. 

“Ho detto qualcosa che non va?” le chiedo. Fa per rispondermi, quando Aden le si butta addosso. 

“Ehi!” protestiamo. Lui ci guarda, l’aria furbetta. 

“Aden, che c’è?” domanda Lexa, visibilmente seccata. Penso volesse dirmi qualcosa di importante e che l’interruzione forzata da parte di suo figlio debba averla infastidita parecchio.

“È solo un bambino, Lex.” le sussurro, per farla calmare. Voglio farle capire che è tutto a posto e che di qualsiasi cosa voglia parlare, potrà farlo più tardi. Mi fa cenno col capo di aver capito e subito l’espressione sul suo volto si fa più distesa, rilassata. Stringe Aden a sé e gli schiocca un bacio sui capelli. Il bambino le si accoccola al petto e mi prende la mano. Il mio sguardo incrocia di nuovo quello di Lexa. Sento un nodo in gola, ma ricaccio indietro le lacrime. È vero, avevo smesso di desiderare qualsiasi cosa. Eppure, ora l’unica cosa che voglio è che questo momento possa durare per sempre. 

 

________________

 

“No Clarke, ti dico che non sono mai finita in detenzione.” 

“Oh, andiamo Lexa! tuo figlio ha il diritto di sapere che sua madre ne combinava di cotte e di crude quando era al liceo.” ribatto. Ho le lacrime dal ridere. Siamo tornati a casa da un pezzo e, dopo una veloce doccia, io e Lexa abbiamo preparato la cena. Ora stiamo rivangando il passato, mentre Aden ci fa mille domande. È un bambino molto sveglio per la sua età. Lexa ha fatto un gran bel lavoro con lui, deve andarne fiera.

“Mio figlio ha solo cinque anni e deve pensare che sua madre è perfetta.” replica. 

“Tu russi.” si limita a dire Aden, con una semplicità disarmante. Lexa resta di stucco, senza parole. Io non riesco a resistere e scoppio di nuovo a ridere. 

“Non è vero!” protesta Lexa, inutilmente.

“Sì che lo è. Russi un sacco, se dormi con me a volte mi sveglio per il rumore che fai.” insiste il bambino e mi sto letteralmente trattenendo la pancia dalle risate. Lexa alza gli occhi al cielo e si alza, cominciando a sparecchiare. Aden si sposta sul divano e io decido di dare una mano a rassettare la cucina. 

“Non devi per forza.” asserisce Lexa, ma io  la interrompo, posandole una mano sulla spalla.

“Voglio farlo, Lex. Tranquilla.” la rassicuro. Finito di lavare i piatti e di riordinare, torniamo in soggiorno. Troviamo Aden addormentato, probabilmente stremato dalla giornata. Lexa lo prende in braccio, attenta a non svegliarlo, e lo porta in camera. Lo mette a letto e gli rimbocca le coperte, con dolcezza. Gli schiocca un bacio sulla fronte e gli carezza i capelli, teneramente.

“Buonanotte cucciolo.” sussurra. Aspetta qualche minuto e poi esce, quasi scontrandosi con me. Si morde il labbro con fare timido e china lo sguardo. 

“Lex…” mormoro, costringendola a rialzare il capo. Rimaniamo così, ferme nella penombra, per qualche secondo. Lexa mi circonda il viso con le mani e fa per avvicinarsi alle mie labbra, ma la fermo, cercando di essere il meno brusca possibile. Non capisce e mi guarda, confusa e terrorizzata di aver fatto qualcosa di sbagliato.

“Lex, aspetta. Ho bisogno di parlarti prima.”. Annuisce, invitandomi a proseguire. 

“Ecco io… Che cosa mi volevi dire oggi prima che Aden ci interrompesse?”. Lexa si passa una mano in volto. Si sposta verso il soggiorno e sospira, sedendosi sul divano. La seguo, un po’ confusa dal suo atteggiamento. Si volta verso di me e mi guarda, per l’ennesima volta.

“Volevo solo dirti che… Clarke, so cosa significa perdere qualcuno. La morte di Costia mi ha devastata e se non ci fossero stati tua madre, Anya e gli altri non so davvero dove sarei in questo momento. Ho passato giorni chiusa in camera senza mangiare o parlare con qualcuno. Poi, una mattina, mi sono ritrovata Aden davanti e ho capito una cosa. Lui era lì con me e mi stava chiedendo di continuare ad esserci. I morti non ci sono più, Clarke. I vivi invece sì.”

“Non capisco dove tu voglia andare a parare, Lexa.” dichiaro. “Ho visto morire quello che era diventato il mio migliore amico sotto ai miei occhi e ho fatto errori di cui mi pento ogni giorno, soprattutto con te. Ho solo provato a sopravvivere, tutto qui. E lo stesso hai fatto tu, da quel che capisco. Perché Lex, vivere solo per Aden non è vita.”

“Forse la vita dovrebbe essere più che semplice sopravvivenza.” ribatte lei, facendomi sussultare. “Lo meriti, Clarke. Lo meritiamo entrambe.”. Deglutisco. Non resisto oltre. La bacio, senza pensarci due volte. Finiamo in camera sua, nemmeno io so come. La spoglio, con lentezza e adorazione. Un velo di tristezza macchia il mio sguardo non appena noto i segni del passaggio di McReary sulla sua pelle. Le bacio ogni livido e cicatrice, con una cura che non pensavo potesse appartenermi. 

“Clarke, io…” mormora Lexa.

“Shhh.” la zittisco, appoggiando nuovamente le mie labbra sulle sue. Non abbiamo bisogno di parole, non in questo momento. La sento avvinghiarsi a me, come se avesse paura che io me ne possa andare di nuovo. No Lexa, non succederà più, è una promessa. E, mentre entro in lei, non posso che darle ragione. Non voglio più solo sopravvivere. Ho bisogno di vivere. Ho bisogno di rinascere. E, Lexa, la chiave per tutto questo sei tu.






Angolo dell'autrice

Non ho molto da dire su questo capitolo. Si stanno lasciando andare entrambe, stanno ricominciando a vivere. E credo sia significativo che riescano a farlo solo assieme, l'una tramite l'altra. Clarke sta lentamente cercando di accettare i suoi sentimenti, anche se ne è molto spaventata.
Manca pochissimo alla verità, ve lo prometto. Ma, per ora, godetevi questo momento di serenità.
Grazie per le recensioni e per leggere questa storia.
A martedì!
   
 
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