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Autore: pilafchan    24/08/2021    1 recensioni
Raccolta di drabbles, flashfics oppure piccoli one-shots senza grandi pretese appartenenti al fandom di Ai No Kusabi
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Iason, Riki, Sorpresa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note: come da titolo, questa è la parte dell'ultimo capitolo della mia long "Risorgere dalle ceneri di Herbay" che ho deciso di auto-censurare.
Sono stata a lungo indecisa se pubblicarla o meno, dati i temi un po' delicati e controversi di cui tratta, ma alla fine sono giunta alla conclusione che, con ciò che ho scritto, mi sono già 'sputtanata' abbastanza (perdonate il termine, non sono riuscita a trovare un sinonimo meno scurrile e altrettanto eloquente :-p) e che non sarà quest'ultima chicca a rovinare la mia reputazione.

Avvertimenti: Spanking consensuale, gioco di ruolo di tipo BDSM.

Personaggi: Iason, Riki.

Vi ricordo che tutti gli altri extra potrete trovarli elencati e descritti in questa pagina
***

“Come ti senti?” Domandò il Blondie, accarezzando teneramente col dorso delle dita le guance umide e calde di Riki.

“Uno schifo,” rispose il meticcio con sincerità. Anche se era riuscito a capire i motivi per cui Iason avrebbe rinunciato alla propria immortalità, elaborarlo e accettarlo era un'altra faccenda. Strascichi d’agitazione gli facevano ancora tremare petto e stomaco.

Per fortuna, Iason sapeva esattamente come tirargli su il morale. “Avanti, alzati,” lo persuase dolcemente ma con fermezza.

“Non ne ho voglia,” mugugnò Riki Mink.

“Oh, ma devi,” insistette il Blondie incurvando le labbra. “Sei stato un animale domestico molto cattivo e ho deciso di disciplinarti.”

Lo sguardo basso di Riki si sollevò di scatto. “Sei serio?”

“Ho l'aria di uno che scherza? Non credi di meritare una punizione, dopo aver praticamente buttato all'aria la casa?”

Riki ci pensò su. Da quando aveva provato per la prima volta - molti anni prima, a Jupiter Tower - a farsi sculacciare da Iason, aveva sorprendentemente scoperto che lo aggradava. Era iniziato per una sorta di piccante curiosità ma si era rivelata un’esperienza quasi catartica. A Riki piaceva sentirsi sottomesso ed esposto. Tornare, per gioco, nel ruolo della vittima succube di un biondo carnefice. Era un modo per esorcizzare il passato.

Così, ogni tanto, ripetevano l’esperienza. Iason tornava ad essere un Maestro spietato e Riki un animale domestico indifeso e prigioniero.

Il dolore era un’altra questione. Iason, soprattutto all’inizio, cercava di non esagerare. Si limitava a stare al gioco mantenendo il personaggio (che altri non era che il suo vecchio sé stesso) e impartendogli qualche giocoso schiaffo punitivo come preliminare per il rapporto vero e proprio.

Riki però non ne aveva mai abbastanza ed esigeva che quegli schiaffi sul sedere diventassero gradualmente più forti e frequenti. Lo eccitavano, lo distraevano dalle preoccupazioni quotidiane ma, soprattutto, lo aiutavano a guarire le vecchie ferite. Era come se quel nuovo dolore, voluto e controllato, riuscisse a sovrastare il tormento passato che per anni Iason gli aveva inferto attivando l’anello per animali domestici stretto intorno alla base del suo pene.

Facendosi spazio tra la moltitudine di oggetti sparsi in terra, che andavano dal flacone di bagnoschiuma al rotolo di crediti passando per penne e accendini, Riki si alzò in piedi. “Dove devo andare?” Domandò abbassando la testa. Non avrebbe pronunciato la parola ‘Maestro’, non ancora, non finché Iason non si fosse guadagnato quel diritto.

“In Camera da letto. Togliti i vestiti.”

E Riki obbedì. Camminando con attenzione per non pestare niente, raggiunse la camera, dove scoprì di non poter salire sul letto perché invaso dal contenuto dei cassetti. Rendendosi conto di aver davvero messo a soqquadro la casa, il meticcio arrossì.

Iason sganciò le lenzuola dagli angoli, le richiuse a pacchetto e le rimosse dal letto insieme a tutto il loro contenuto. Si sedette poi sul bordo del materasso. “Temo che dovrai essere punito anche per questo, pet.”

Riki deglutì finendo di sfilarsi le mutande. Un brivido percorse la sua spina dorsale mentre si accomodava docilmente sopra le ginocchia del suo Maestro. “Sarai severo?” Domandò timidamente.

“Oh sì, sei stato un animale domestico davvero molto cattivo.” Iason si prese il suo tempo. Gli accarezzò le natiche abbronzate, le palpeggiò accuratamente e le separò un po’ per godere della vista del buco di cui così spesso godeva provocandogli una gioia di cui non avrebbe mai avuto abbastanza. Quindi, pronunciò con autorità: “Stai per essere punito per aver messo il naso nei miei spazi personali, aver danneggiato oggetti di valore e aver reso inabitabile questa casa.” Senza esitare, scagliò poi con forza il palmo aperto sulle natiche provocando un sonoro ‘Ciaf’.

Riki sussultò appena, socchiuse le labbra e mantenne la posizione.

Quello non fu che l’inizio di una raffica di sculacciate. Inizialmente Iason lasciava passare alcuni secondi tra l’una e l’altra ma, non appena sia lui che Riki furono sufficientemente riscaldati, aumentò il ritmo. Gli schiaffi colpivano in modo alternato a destra e a sinistra mentre il colore dei glutei del meticcio diventava sempre più sanguigno.

Presto Riki iniziò a gemere vocalmente. Ogni nuovo colpo era seguito da un grido accorato. “Basta! Basta per favore! Maestro!” Implorò con le lacrime che gli si accumulavano sulle guance. Era il segnale per aumentare l’intensità dei colpi, così Iason procedette senza indugio a infierire con forza sulla sua pelle già calda e arrossata.

C’era una parola d’ordine, ben conosciuta da entrambi, che interrompeva immediatamente il gioco ma Riki raramente la pronunciava. Come se volesse mettere alla prova i propri limiti e spingersi ogni volta un po’ più in là.

Passarono i minuti. Troppi, secondo il parere di Iason, che senza preavviso sostituì il colpo, a cui Riki si era preparato chiudendo gli occhi e afferrando con forza il tessuto del pigiama del Blondie, con una mano gentile che si posava sul suo sacro.

“Cosa … cosa fai?” Mormorò l’uomo, la voce instabile per l’adrenalina e l’eccitazione.

“Penso che sia sufficiente. Avrai problemi a sederti domani se continuiamo.”

“Non ti ho detto di smettere. Dai, sono il tuo animale domestico cattivo!”

Ma Iason non voleva più proseguire. Accarezzò a lungo la schiena, le gambe, i fianchi e le natiche di Riki prima di alzarsi e andare a cercare qualcosa che, in condizioni normali, si sarebbe trovato nell’armadietto del bagno ma che stavolta dovette raccogliere dal pavimento. Tornò con un tubetto di gel emolliente e rinfrescante che spalmò in buona quantità ovunque ce ne fosse bisogno.

“Volevo proseguire ...” si lamentò il meticcio imbronciato. Iason si limitò a richiudere il tubetto mentre Riki tornava da quella posizione pancia sotto per sedersi sul letto. Una smorfia appena percettibile di fastidio accompagnò quel movimento.

“Ti senti meglio?” Domandò il Blondie. Non si riferiva al suo fondoschiena.

“Sì, grazie,” rispose l’altro, arrampicandosi sopra di lui e baciandogli le labbra. “Scusa per il disastro. Ti spiace se riordino domani?”

Come risposta, Iason se lo strinse forte al petto ricambiando il bacio.

   
 
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