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Autore: kikketta_directioner    24/08/2021    0 recensioni
"Cominci a pensare a come sarebbe stato se fossi stata più dura, se tu avessi portato maggior rispetto nei tuoi confronti... se avessi messo te prima di lui, prima di tutti.
E ti chiedi perché hai così tante paure da cui devi scappare.
Paura di restare sola.
Paura ad andartene... non sapresti nemmeno come elencarle. Non sapresti nemmeno se dargli importanza.
Ma cominci a pensare che oggi è una bella giornata, e lui... lui non è qui a renderla migliore.
Lui non è qui."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO CINQUE

 

Indossi un vestito troppo corto che guardandoti bene non ti dona affatto, eppure hai svuotato l’intero armadio per riuscire a trovarlo e infine indossarlo come se fosse l’abito cucito apposta per il tuo corpo. Alla fine ti sei convinta ad andare con loro stasera, nonostante tu non avessi voglia né di ballare né di bere.

<< Ti divertirai >> ti hanno detto per l’ennesima volta, ma tu hai subito pensato a tutte quelle volte che credevi di passare una bella serata e alla fine ti sei ritrovata come chi al mattino si risveglia senza aver sognato nulla di bello durante la notte.

Cerchi di convincerti che tutto andrà bene mentre la musica alta risuona per tutto il quartiere.

Cerchi di convincerti che i tacchi che indossi non ti fanno male ai piedi e che stasera sarà l’ultima sera che penserai a lui.

Cerchi di convincerti che passerà in fretta mentre i tuoi amici ti passano uno shottino dopo l’altro e che ti accorgi di non dover più accettare quando inizi a sentire lo stomaco bruciare.

<< Non ti stai regolando >>

<< Per una volta non succede niente >> dici, e nel mentre li vedi sfocati.

A prenderti per un braccio e portarti fuori dal locale, però, sai bene chi è. Lo riconosci dal profumo che indossa e dal calore della sua pelle.

<< Prendi un po' d’aria. Non rientrare fin quando non ti sentirai meglio >> si raccomanda per poi lasciarti sola.

Poche parole, poche parole che riescono a farti passare tutto, tanto che ora la testa non ti gira più e il senso di nausea sembra essere scomparso.

Poche parole, poche parole dette da lui e tutto va già meglio.

Solo una cosa non va come dovrebbe andare: il battito cardiaco.

Batte troppo forte da farti tremare le mani. Mi dici dove ti arriva il cuore quando lo guardi appena? E quando lo baci lo senti vivo o la sua presenza pare non esserci?

Te ne resti seduta nello stesso punto dove lui ti ha lasciata, mentre i minuti che passano sembrano essere solo pochi secondi per te. Strano, vero? Come tutto si è contorto; come tutto è cambiato in soli pochi secondi.

<< Stai bene? >>. Ti volti a malapena per guardare chi è. Disinteressata e sfuggente, ti limiti a fare un cenno positivo con la testa.

Elena si siede accanto a te con ancora il suo drink fra le mani. << Quando ero piccola pensavo che mia zia fosse un supereroe >> inizia a raccontare, senza guardarti. Ti volti verso di lei non capendo, ma resti taciturna mentre continua a raccontare. << Lei viaggiava molto, mi portava regali e fotografie delle città che visitava: erano meravigliose. Un giorno però, mentre l’aiutavo a sistemare le valigie, trovai la foto di un uomo con accanto una lettera >> ha gli occhi che le brillano, e lo sguardo perso nel vuoto, perso nei ricordi.

<< Era suo marito? >> domandi. Lei nasconde un piccolo sorriso e abbassa improvvisamente lo sguardo.

<< Era il suo sorriso quando al mattino si svegliava, ma mia zia per lui era soltanto una donna qualunque; un corpo da abbracciare nelle stagioni fredde, e da evitare in quelle calde… >>

<< Mi dispiace… >> sussurri, ma lei ti sorride spensierata. 

<< Non devi. Poi è cresciuta, si è sposata e ora ha dei figli e un uomo che l’ama con tutto se stesso >>

<< Tutto è bene quel che finisce bene, insomma >> ridacchi guardando davanti a te la strada che ora è priva di autoveicoli e pedoni. Senti Elena che beve l’ultimo sorso del suo drink per poi alzarsi e tenderti la mano.

<< Ti gira ancora la testa? >> ti domanda subito dopo averle afferrato la mano per farti aiutare ad alzarti.

<< Poco >> ammetti, ma prima che mettete piede nel locale, Elena ti blocca << Tutta questa storia soltanto per dirti che non sempre chi ami da morire è disposto a fare la stessa cosa per te. Tu devi evitare di essere un corpo qualunque, perché quando meno te lo aspetti arriverà ciò che hai sempre voluto >>

<< Sono parole già sentite. Me le diceva sempre mia mamma >> le fai notare, ma lei non si arrende.

<< Sono parole vere >>. Alzi gli occhi al cielo, perché a queste parole non hai mai creduto. Ti hanno sempre detto di lottare per quello che vuoi davvero, di rompere i muri che le persone ti mettono davanti alle loro vite per non essere raggiunte, per non essere scoperte… per metterti alla prova. Ora invece, ti suggeriscono di lasciar perdere chi, a te, ha lasciato stare già da tempo.

<< Lascialo stare, evitalo. La sua decisione l’ha già presa e sta cercando di dimostrartelo in tutti i modi>>

<< Non voglio credere che siamo finiti davvero >>

<< Ma perché, siete mai iniziati? Da quel che so io, è stato un continuo esserci senza volerlo davvero>>.

Sospiri e cerchi di non pensarci troppo.

<< La festa è finita, Giulia >>

<< E’ appena iniziata >> dici, indicandole il locale.

<< Non mi riferivo a questa! Ma a voi due >>. La ignori, perché lei non sa che lui è un pensiero fisso. Non sa che tremi solo a guardarlo, a come ti basta sentire pronunciare il suo nome per fari rifiorire centinaia di ricordi. Perché ci saresti stata se solo te lo avesse chiesto.

Ci saresti stata nei suoi giorni migliori, nei suoi giorni peggiori, nei giorni in cui a tratti sarebbe riuscito a distinguere i colori del mondo.

Ci saresti stata nel momento in cui il silenzio sarebbe stato il suo migliore amico; avresti potuto fargli compagnia condividendo insieme il rumore della vita.

Ci saresti stata alla luce del giorno per dirgli che anche stavolta il sole è sorto; costante la notte, ci saresti stata per dirgli che alle stelle serve il buio per brillare.

E ci saresti stata alla prima chiamata, alla prima cazzata; alla prima e pura voglia di esserci sempre.

<< Lascialo stare, intesi? Non ti rende felice, e io voglio vederti sorridere >> ti dice prima di aprire la porta.

“Ci sono dentro fino alle ossa” pensi, e sfoderi il tuo più bel sorriso che pur essendo falso in questo momento, vuole renderti forte.



 

La strada per tornare a casa è davvero breve, ma il tempo sembra non passare mai da quando le risatine di Elena e Michele fanno eco nella macchina.

Marco guida concentrato e attento, mentre i tuoi occhi stanchi vorrebbero chiudersi solo per non vederli ridere e giocare.

Lui le sfiora la pelle, i capelli, le gambe…

Lei acconsente ad ogni suo tocco.

Sei indecisa tra chi mandare a fanculo prima. Ti vedo come stringi i pugni fino a farti male e da come stringi forte la mascella.

<< Sono brilli >> ti informa Marco senza distogliere lo sguardo dalla strada. Probabilmente ha notato anche lui che questa situazione è devastante per te.

<< Non le stacca gli occhi da dosso >> grugnisci, perché prima eri tu quella persona che guardava sempre.

<< Domani sarà già passato tutto >> continua lui cercando di tranquillizzarti.

<< Senti Marco, non prendiamoci in giro. Se non la smettono entro cinque minuti, io a fine serata li picchio!>> sbraiti, senza paura che possano sentirti perché sono troppo concentrati su loro due adesso che la tua voce risulta soltanto come un sussurro.

Hai paura, perché pensi che lei voglia portartelo via, ma non ti accorgi di come lui sia entrato nella tua vita senza bussare, vestito d’angelo, senza accorgersi che le sue ali nere nascoste sotto il suo abito bianco facevano contrasto. Lo guardavi negli occhi con la stessa meraviglia di chi vede realizzarsi tutti i suoi obiettivi.

Ora che se ne sta andando via senza avvisare, in silenzio, stai capendo com’è facile perdere le parole di fronte a chi ti dice “come stai?”.

Come pretendono che tu stia? Passerà tutto. Passerà come passano le cose brutte, ma lui è stata una cosa bella, seppur complicata.

<< Giulia, sono sbronzi. Insomma guardali! >>

<< Li sto guardando da tutto il tempo. Non è comportamen->>. Ti interrompe nello stesso momento in cui accosta sotto casa tua.

<> ti dice voltandosi per guardarti. Hai come la strana sensazione che lui ti stesse nascondendo qualcosa.

<< Fa male >> sussurri. Hai racchiuso tutto ciò che pensi in due semplici parole. 

<< Non puoi starci così male >> quasi si lamenta. Sei pronta a rispondergli, ma subito ci ripensi quando realizzi che potresti spiegarglielo in centomila modi, ma lui non capirebbe lo stesso.

<< Buonanotte Marco, e grazie >>.

Sognalo stanotte,

quando ti baciava forte e ti teneva stretta fra le sue braccia per paura di perderti.

Quando erano più i sorrisi che ti regalava anziché le assenze; ora ti divorano.

Sognalo stanotte, quando assumeva la forma del ragazzo perfetto. Quando tutto andava come doveva andare.

Quando non c’erano paure a frenarti. Quando eri felice, felice di stare con lui.

Sognatevi stanotte,

quando bastavate voi per stare bene, e i problemi vi scivolavano addosso convinti di poterli affrontare insieme. Quando persino un cielo grigio vi trasmetteva allegria: ora è grigio e basta.

Ora che le coperte non riescono a scaldare il cuore rendendoti fragile alle emozioni più sottili, tu sognalo stanotte, che magari ti sogna anche lui.



 
  
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