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Autore: Quebello    19/05/2005    3 recensioni
L'idea mi è venuta perchè a tutti è piaciuto che parlassi della guerra tra Wu Tai e la ShinRa EPC... ho pensato di "reinterpretarla" in modo del tutto diverso, coinvolgendo FFVII, FFVIII, FFIX e FFX / X-2.. Come al solito cerco anzitutto di restare fedele ai personaggi. Grazie in anticipo a tutti!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Non credevo che anche tu andassi in vacanza."

"Eccoti smentito" aveva risposto, laconico, Henry Hojo.

"Davvero?"

"Non dire eresie. Ho scelto questa città perchè è affollata... dopo lo scalpore, non era prudente incontrarsi in un posto facilmente individuabile..."

In effetti, l'abbigliamento formale di Henry Hojo, inzuppato di sudore, non dava l'impressione di uno che stesse lì a divertirsi; così come la divisa verde e rossa di Heidegger, con i suoi gradi militari sovraimpressi.

Sephiroth cercava di concentrarsi su ciò che c'era fuori dal balcone, più che su ciò che c'era dentro, che lo disgustava. Così si perse gran parte del discorso tra i due.

La città di Luka era insieme a Bevelle la più grande del Wu Tai, ed era totalmente dedicata allo svago. Pareva che anche gli architetti si fossero divertiti a costruirla: la pietra pomice bianca di cui si componevano gli edifici era scalpellata secondo le forme più strane e improbabili, seguendo linee morbide e aerodinamiche. Sembrava di guardare una cassa di giocattoli bianchi rovesciata sulla costa.

Mentre la brezza lo accarezzava in viso, riuscì per un breve quanto felice momento a non pensare alle due persone dietro di lui.

Se qualcuno gli avesse chiesto cho odiava di più di Henry Hojo, Sephiroth avrebbe fatto il nome di Horace Heidegger.

E non sarebbe stata una mossa saggia.

Quell'uomo, ex generale galbadiano giudicato criminale di guerra (ma la condanna non l'aveva avuta perchè il processo durò troppo e il reato fu prescritto) era diventato ministro della difesa delle Grasslands, che comprendevano le due città più grandi del continente nord ovvero Midgar e Junon, oltre alla citttadina minore di Kalm, per diretto desiderio del presidente ShinRa.

Era come dire che era intoccabile, indistruttibile. Come del resto Pilgrim Palmer (ministro delle ricerche scientifiche), Robert Reeve (ministro di economia e sviluppo sociale), Sarabel Scarlet (amministratrice della sezione armamenti della ShinRa): per tutti loro, al presidente ShinRa era bastato fare una telefonata a chi di dovere.

Perchè il presidente era un gradino sotto dio.

Il suo impero era sorto e si era innalzato nel giro di tre anni.

Tre anni prima, un ragazzino Al Bhed, malato terminale, aveva pubblicato le sue ricerche riguardanti l'energia che l'ecosistema del pianeta utilizza per rigenerarsi, una energia che lui battezzò Mako, esaminata da lui, per la prima volta, allo stato puro.

Il ragazzino era morto poco dopo, e non aveva potuto vedere le conseguenze della sua ricerca.

Il partito politico-religioso più grande del Wu Tai, NeoYevon, aveva giudicato il libro una eresia e aveva iniziato una selvaggia persecuzione di tutti gli Al Bhed che avrebbe fatto impallidire le persecuzioni precedenti; il pretore Baralai, che rappresentava l'ala moderata, era stato destituito e imprigionato.

Nel continente orientale, un gruppo dei migliori scienziati aveva iniziato a lavorare ossessivamente per sviluppare quella che in apparenza era una idea folle: sfruttare l'energia Mako come fonte di alimentazione elettrica.

Era nata in pochi mesi la società ShinRa, che portava quel nome in onore del piccolo scienziato Al Bhed, e alla sua guida era stato posto quel losco e, fino ad allora, semisconosiuto figuro.

Il carbone di Corel e il petrolio di Trabia erano stati economicamente spazzati via dal boom dell'energia Mako.

Ma estrarre l'energia Mako comportava grandi squilibri ambientali... e il Wu Tai era stato il primo paese a risentirne. Drasticamente.

A Sephiroth non importava se quella guerra fosse giusta o sbagliata. Gli importava però che tutti gli uomini che lavoravano per la ShinRa facevano schifo, e lui doveva averci spesso a che fare.

"L'accordo è fatto" spiegava Heidegger "i SeeD, il Garden, questa roba non esiste più. Adesso sono l'esercito privato della ShinRa, la MILIZIA, suddivisa in tre classi e posta al servizio del Partito Democratico di Domino Mayor"

"E Mayor è al servizio della ShinRa... tutti servono tutti" continuò Hojo.

"Tutti servono NOI" ribattè l'altro.

"Non capisco cosa c'entrano le mie ricerche con tutto questo." il suo entusiasmo per gli argomenti militari era inversamente proporzionale a quello di Heidegger.

"E' semplice. Intendiamo portare la sua creatura in una Accademia Militare ShinRa-"

"Intende dire un Garden?"

"Non esiste più niente che abbia quel nome, Henry. Adesso sono le accademie militari ShinRa, i luoghi dove la MILIZIA viene addestrata. Quelli reputati non idonei verranno utilizzati come soldati semplici... ormai avrai capito che ne avremo molto bisogno e-"

"Come siete riusciti a cancellare una istituzione come il Garden?" chiese Hojo dimostrando ancora una volta di non essere affatto coinvolto dalle parole di Heidegger.

"Un accordo con il Comandante in Capo..." spiegò lui con un tono che significava che non ci dovevano essere altre domande "...il presidente ha voluto correre questo rischio... l'accordo era di liberare il Garden da tutti i suoi debiti in cambio di un certo servizio che, te lo garantisco, il presidente avrebbe accettato molto volentieri. Ma i SeeD hanno fallito... e quindi il Garden è stato 'mangiato'... posso continuare ora?"

"Um, bè, sì" fece Hojo distrattamente.

"Non intendiamo soltanto fare di lui un guerriero eccelso, ma anche trasformare i rimanenti SeeD- no, miliziani ShinRa, in sue ripetizioni... desideriamo che tu ci spieghi il trattamento con cui hai ottenuto lui."

"In cambio avrò?"

Heidegger ebbe una specie di fremito di piacere nel pronunciare la risposta... in effetti, non era una risposta che tutti gli uomini possono dare.

"Qualunque cosa tu voglia."

"C'è dell'altro?"

"Sì... chi è questo Beclem Bin Kilika che ha guidato la resistenza?""

"Fatti fare rapporto da lui direttamente" fece Hojo, troppo assorto per badare ad altro che alle sue elucubrazioni.

"Ragazzo... Sephiroth" fece Heidegger tentando di simulare affetto, e infastidendolo terribilmente.

"Hai ucciso qualcuno? Cioè, ovviamente sì... ma hai affrontato direttamente un membro della Lega della Gioventù, di nome Beclem bin Kilika durante la distruzione di Besaid?"

**********************************************************************************

"Cos'è questo che hai in testa?"

Da esperto guerriero quale era, Beclem si dedicava molto a conoscere il suo nemico bene quanto se stesso.

Ma solo quando quell'essere assassino gli chiese, con l'ingenuità e l'innocenza di un bambino, cos'era quell'elmo argentato a forma di muso di drago, che tutti i soldati della Lega portavano, senza che la sua voce fosse minimamente influenzata dalle circostanze, Beclem capì che in lui non c'era nulla da capire, nulla da interpretare.

Come si dice? Il pazzo vince qualunque strategia.

Accadeva in un attimo. Gli occhi color smeraldo del ragazzino diventavano per un solo istante come sfere di vetro attraverso cui si vedevano le fiamme, e...

Un altra capanna andava a fuoco. Oppure una persona. O un albero. Gli attacchi erano scagliati a caso.

"Yuna Bin Bevelle. Dov'è Yuna Bin Bevelle?"

"Non... non lo saprai mai da noi..." Beclem cercò di colpirlo in fronte con la spada, aspettando il momento in cui si concentrava per generare una fiammata.

Sephiroth bloccò la lama con una mano, dalla quale si irradiò una specie di fosforescenza azzurra. In breve, la lama e anche il braccio di Beclem erano ricoperti come di coralli di ghiaccio brillante.

Con una spintarella, Sephiroth lo fece cadere. Il braccio di Beclem andò in pezzi, senza che lui si lasciasse sfuggire un gemito.

"Dove si trova Yuna Bin Bevelle?" disse ancora, poi si guardò intorno, osservava la gente che fuggiva e urlava, disperata.

"Adesso esagererò." disse calmo. Il fuoco si spense improvvisamente, come per magia. La gente guardava Besaid coperta di fumo nero.

"DOV'E' YUNA BIN BEVELLE?" urlò.

Una vocina tremante da ragazzino gli rispose.

"Perchè cerchi Yuna, signore?" chiese un bimbo robusto, dai capelli rossi. Evidentemente non aveva capito che era proprio quel ragazzo l'origine dell'incendio.

"Come ti chiami?" chiese l'altro, accarezzandogli la guancia con una espressione di infinita tristezza.

Beclem strisciava verso di lui.

"Lascia... lascialo stare... lui è un bambino..." aveva notato una cosa strana. Dal corpo del ragazzo si staccavano come delle gocce che fluttuavano nell'aria, e diventavano via via sempre più grandi. Era come fiamma, nera, violacea e blu, che però si manteneva in piccoli globi. L'aria, intorno, sembrava farsi più luminosa e chiara.

"Vidinu" rispose il bambino.

Senza che neanche ci fosse il tempo di accorgersene, su Besaid fluttuavano un numero di globi di energia di molto superiore al numero dei suoi abitanti.

"La cerco per farla felice" spiegò Sephiroth, ancora più cupo e malinconico.

Beclem era incerto se concentrarsi sui misteriosi globi o sul bambino.

"Come fai a farla felice, signore?"

I globi schizzarono verso il centro dell'isola.

"Liberandola..."

Una esplosione di luce bianca e nera cancellò l'isola di Besaid.

"...da questa vita d'inferno."

**********************************************************************************

Il fatto che Henry Hojo non avesse alcuna voglia di raccontare ad Heidegger quanto era successo, anche se non l'aveva visto direttamente, gli diede la conferma che neanche quello era bastato a renderlo soddisfatto di lui.

"Chi sono io? Perchè sono al mondo? Cosa c'è che non va in me?" avrebbe voluto chiederlo, anzi urlarlo, e a squarciagola, in faccia a lui e a Gabriel Gast, ovunque si trovasse.

Ma c'era, poi, una risposta a quella domanda? Ci doveva per forza essere un senso in tutto questo? O forse doveva solo fare quello che gli dicevano e sopravvivere?

"Il bersaglio è Yuna Bin Bevelle. Il bersaglio è Yuna Bin Bevelle. Il bersaglio è Yuna Bin Bevelle" ripetè Heidegger più volte, come se parlasse con uno scemo "hai fatto davvero un buon lavoro. Ma il tuo bersaglio è Yuna Bin Bevelle."

"Yuna Bin Bevelle" sillabò lui.

  
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