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Autore: Akarai92    31/08/2009    5 recensioni
Mike prese un pacco di fogli da un tavolo, cercò la pagina e la schiaffò in mano a Will.
- La conosci? -
Lay All Your Love On Me troneggiava a capo di pagina.

Scritta per la community ClichéClash *W* [William Moseley/Ben Barnes]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ben Barnes, William Moseley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Mamma Mia!
Cliché: #5, Le Parole che non Sapevo di Voler Dire (La Torre)
Fandom: Narnia RPF
Pairing: William Moseley/Ben Barnes
Rating: R, sono ragazzacci °ç°
Warning: Slash, ABBA e registi squinternati. Qualche parolaccia, perchè sono dei ragazzi con una boccaccia terribile
Numero di parole: 2732
Riassunto: Mike prese un pacco di fogli da un tavolo, cercò la pagina e la schiaffò in mano a Will. - La conosci? - Lay All Your Love On Me troneggiava a capo di pagina.
Disclaimer: ovviamente questi due appartengono l'uno all'altro non mi appartengono , tutto quello che scrivo sono fesserie e comunque sono certa che il concetto sia quello non hanno fatto nulla di ciò che è descritto qui
Note: Partendo dal presupposto che questa community è praticamente il mio santuario e che mi è venuta un'ispirazione incredibile, questa storia è una stronzata u.u No, davvero. E' idiota, e ridevo da sola come una cretina mentre la scrivevo. Però in fondo mi piace. E amo Mamma mia! *W* Avrò visto il film 5683 volte. Ovviamente i personaggi di Mike, Leslie e Michelle non mi appartengono, li ho inventati di sana pianta. E troverete una leggera somiglianza di nomi con "Un ponte per Terabithia", ma mi sono accorta dopo xD





- Va bene, ragazzi, questa era perfetta! Passiamo avanti, Sophie e Sky sul palco, hop hop! -

Criterion Theatre. Penultimo giorno di prove di Mamma Mia!.

L’agitazione e la frenesia regnavano sovrane.

Ben saltò sul palco con tutta l’agilità che il suo corpo imbottito di caffeina gli concedeva e si schiarì la gola. Non aveva mai davvero amato cantare, ma, insomma, a Mamma Mia! non si poteva dire di no.

Quindi eccolo in felpa e pantaloncini nella parte dell’allegro promesso sposo di Sophie.

Sophie che ancora non aveva fatto la sua apparizione.

- Allora? Non penso che Ben possa dichiararsi amore da solo, quindi dove diavolo è Leslie?! -

Mike Bell, il regista. La persona più cerebralmente instabile e geniale che Ben avesse mai incontrato.

- E’ da stamattina che non si fa vedere, in realtà -

- E voi adesso me lo dite?! -

L’assistente alzò le spalle impotente. Deve avere delle scorte di pazienza incredibili per fare quel lavoro pensava intanto Ben, ormai seduto sul bordo del palco ad aspettare lo svolgersi degli eventi.

Mike sbraitava epiteti a tutti i poveri malaugurati che capitavano sulla sua strada agitando il copione, mentre con l’altra mano teneva il cellulare incollato all’orecchio, prontissimo a prendersela con Leslie non appena avesse avuto il coraggio di alzare il telefono.

- Ben, un altro squillo e il telefono te lo faccio ingoiare! -

Si voltò verso l’interno delle quinte, dove una sorridente Michelle, la ragazza che interpretava Donna, sventolava il suo cellulare nella sua direzione. Riusciva a minacciare le persone di morte con un sorriso a trentadue denti stampato sulla faccia. Chissà come faceva.

Quando fu abbastanza vicino, lei glielo lanciò con un occhiolino cospiratore.

- Guarda che almeno al tuo ragazzo dovresti rispondere! -

Will appariva a intermittenza sul display. Nonostante si fosse morso le labbra per trattenerlo, un sorriso enorme gli sbocciò sul viso.

- Non è il mio ragazzo, Michelle -

- Certo, tesoro, e io sono vergine –

- Davvero? -

Gli bastò il sopracciglio alzato fino alla radice dei capelli tinti di biondo della ragazza per fargli capire che no, non era vero.

Rispose con la sua risatina alle spalle.

- Hey -

- Tu sai, Barnes, che ti odio per averci fatto finire nell’hotel più schifosamente accogliente dell’intera Inghilterra, e in cui io spenderò tutti i miei soldi per poter restare fino alla fine dei miei giorni? -

- Di niente, Will, sono felice che vi troviate bene, e sì sto bene, grazie dell’interessamento. Tu come stai? -

Sentiva in sottofondo il rumore terrificante del traffico di Piccadilly, infimo in confronto al suono della risata del ragazzo all’altro capo della linea.

- Non te lo chiedo perché sei egocentrico e cominceresti a parlare della tua inutile vita privata, Ben, non perché non mi interessi. E io sto benissimo, e starei anche meglio se tu uscissi dal tuo bel teatro e venissi a dare a me e Georgie un benvenuto come si deve -

Con ancora il cellulare in mano Ben era saltato giù dal palco, precipitandosi all’ingresso del teatro.

Will era di fronte alle porte vetrate, gli occhiali da sole e la sciarpa speculari a quelli di Georgie, che lo teneva per mano con un sorriso che sicuramente avrebbe finito per scucirle la bocca e fargliela arrivare alle orecchie – dovevano essere un effetto collaterale del diciottesimo caffè in cinque ore, le immagini macabre.

Fortunatamente l’oscena scena di Georgie con le labbra che le arrivavano fino alle orecchie tonde e rosee fu interrotta proprio dalla suddetta, che con tutta la sua grazie femminea gli si scaraventò contro, mozzandogli il respiro e ricordandogli di dirle prima o poi – col massimo tatto, ovviamente, ci teneva ai gioielli di famiglia lui – che a quattordici anni era abbastanza pesante per spezzargli la spina dorsale ogni volta che gli saltava in braccio.

- Le avevo detto di lasciarlo fare a me, ma non c’è stato verso – vide Will, in mezzo ai capelli lunghissimi che nel salto gli erano arrivati ovunque, fargli l’occhiolino e precederli nella sala – Vorrà dire che mi prenoto per la prossima volta -

-

Per la centesima volta nel giro di un’ora, Ben si chiese se proprio in quello stramaledettissimo giorno in cui tutti sembravano avere fatto richiesta per il manicomio Will e Georgie avessero dovuto essere presenti. Mike sbraitava come quando lo aveva lasciato e tutti, dal primo assistente al netturbino che passava per la strada, sembravano pronti a mettergli le mani al collo.

Lui sedeva accanto ai due poveri malcapitati in una delle sedie rosse più distanti dall’Inferno, e solo sporadicamente – Cristo santo, Oliver, ma il telefono di Leslie prende solo in Bangladesh o lo ha spento apposta per non sentirmi?! – si interessava a quanto stava accadendo.

Solo quando lo stesso Mike, ora l’immagine della serenità – Ben ebbe un brivido, cielo se era inquietante – si avvicinò a dove erano seduti, Will a gambe incrociate e lui con Georgie praticamente sdraiata sulle gambe, si sintonizzò nuovamente sulla frequenza del teatro.

- Tesoro – esordì, stranamente rivolto a Georgie – mi puoi tirare fuori un La? -

La ragazzina lo guardò come fosse impazzito.

- Riformulo. Sei vagamente intonata? O devo preparare l’assegno di risarcimento per i vetri del teatro? -

Georgie fece per aprire bocca, ma Ben la precedette in velocità.

- Sorvolando il fatto che sì, dovresti prepararlo, perché Georgie è una campana arrugginita – fece una piccola pausa per evitare lo scappellotto indirizzato alla sua testa – a cosa ti serve? Leslie ha risposto? -

- Fortunatamente – Mike fece una pausa drammatica, finchè tutti e tre non alzarono le sopracciglia, spronandolo a continuare – E’ in ospedale. E prima che facciate quelle facce, è nell’ospedale veterinario. La sua cocorita ha avuto un malore e si è dovuta precipitare -

Il silenzio che seguì fu incredibilmente pesante. Mike li fissava, come se si aspettasse un cenno di comprensione da uno qualsiasi dei tre, e i suddetti lo fissavano di rimando, cercando di valutare

a) se una cocorita potesse avere un malore e sopravvivere

b) se questo avesse una valenza tale da saltare la prova generale di uno spettacolo tanto importante

Apparentemente per Leslie entrambe avevano risposta positiva.

- Ergo, bei giovani, almeno per oggi non abbiamo Sophie. Ti è rimasta una sola, corta scena da provare con lei per oggi– e indicò con un gesto plateale Ben – le ragazze sono tutte impegnate, gli assistenti hanno la capacità recitativa di questa poltrona qui e tu non puoi parlare da solo. Quindi! O troviamo una sostituta ora o non proviamo la tua parte, e no, Barnes – aggiunse repentinamente non appena si accorse che Ben stava per aprire bocca – non la aggiungerò alla scaletta di domani facendo alzare tutti due ore prima perché te ne vuoi andare col tuo ragazzo e quest’altro tesorino qui. E non arrossite come due adolescenti, siete adulti vaccinati, diamine! -

Lasciati i due pomodori di stagione a cercare di guardare da qualsiasi parte eccetto negli occhi dell’altro, Mike si girò e fece per andarsene.

A metà scalino e sgridata alla poveraccia che gli era capitata di fronte, si fermò. Teatralmente come al solito, si voltò di nuovo verso Will, Ben e Georgie, fissandoli con occhi scrutatori. No, si corresse Ben, non li stava fissando collettivamente. Stava studiando soltanto Will, con un terrificante occhio predatore.

- Prima che te lo chieda io, gioia, dimmi se sai prendere almeno una nota -

- No, assolutamente. Potrebbe crollare il teatro – rispose ferventemente Will, scotendo la testa.

- Ma… - e la mano sottile di Ben volò a coprire la bocca traditrice della ragazzina, prima che potesse compromettere ulteriormente la situazione. Già critica di suo peraltro, visto che il regista stava fissando ancora più da vicino il povero Will e qualcosa nella testa di Ben – che non era la mano di Georgie che cercava di liberarsi prima di soffocare – gli suggerì che avrebbe dovuto preoccuparsi.

- Vieni un secondo, fammi il favore -

Preoccuparsi molto.

Mike aveva preso Will per il braccio e lo stava trascinando verso le quinte, mentre il ragazzo gli faceva strane richieste di soccorso con occhi imploranti.

Ben li seguì insieme a Georgie fino ai camerini, sotto lo sguardo di una scioccata Michelle e di metà della compagnia.

Mike prese un pacco di fogli da un tavolo, cercò la pagina e la schiaffò in mano a Will.

- La conosci? -

Lay All Your Love On Me troneggiava a capo di pagina, con sotto in bella vista Ben Barnes e Leslie Burkes come interpreti principali.

No. Mike non poteva farlo, era ridicolo e improponibile.

Tipregodiglidinotipregodiglidinotipregodiglidino.

- Certo che la conosce! – Georgie. Piccolo mostro malefico con quel sorriso a trentadue denti bianchissimi e luminosi, aveva risposto al posto di Will – La canticchia in continuazione, Will adora Mamma Mia! -

Ben cercò di condensare tutto l’odio che provava per la bambina in quel momento in uno sguardo di fuoco, gemello di quello di William poco dietro di lui.

- Mike, pensi quello che penso io? -

Oh certo, ecco perché sorridevano in quel modo schifosamente somigliante. Anche Michelle si era unita al malvagio piano di Georgie per farli andare fuori di testa.

- Mike, non penso sarebbe- -

- Una sola prova, Will – Oh, ora si metteva anche a chiamarlo per nome? – Una sola canzone. Tu, Sophie. Lui, Sky – e per completare la scena si mise ad indicarli rispettivamente con aria cospiratrice – Che ne dici? -

Tipregodiglidinotipregodiglidinotipregodiglidino. Almeno stavolta ascoltami, accidenti!

Will si voltò a guardarlo, dritto negli occhi come faceva sempre, e Ben cercò di far scorrere tutta la sua preghiera in quel contatto.

- Una sola prova, signor Bell. Una soltanto. -

Oh, Will!

-

- Io lo sapevo che sarebbe stata una stronzata colossale! Perché non mi ascolti mai? -

- Perché, quando mai hai obbiettato? -

- Ti ho guardato come se dovessi morire da un momento all’altro! -

- Portati dietro un traduttore, Barnes, facilita il compito alla gente! -

Criterion Theatre. Penultimo giorno di prove di Mamma Mia!.

La tensione nell’aria si poteva tagliare con un coltello.

Lo staff, la compagnia e addirittura il regista erano a pranzo. Nella sala erano rimaste soltanto due persone, attualmente impegnate nella litigata più furiosa che il teatro avesse mai visto.

Ben, ad un capo del palco, sventolava il suo copione come fosse un’arma e intanto si passava ripetutamente le mani nei capelli – doveva cominciare a toglierselo, come vizio, o prima o poi sarebbero rimaste incastrate –

Will, dal capo opposto, lo fissava come fosse pazzo e aveva ridotto il copione ad un illeggibile cartaccia.

- Non sei stonato, conosci la canzone, conosci me e non riesci a farne uscire una cosa decente?! -

- Scusami se non sono la pittura della perfezione come te, Barnes -

Oh quanto lo odiava quando faceva così.

Ogni volta che era arrabbiato con lui lo chiamava per cognome. Ogni singola volta.

- Io ho una prima dopodomani, se casomai non te ne fossi reso conto, Moseley! -

- E infatti sto cercando di aiutarti, idiota! -

- Sbagliando la canzone?! Oh grazie, mi stai davvero salvando la carriera -

Non sarebbero arrivati da nessuna parte in quel modo. Uno dei due doveva metterci un freno.

E non sarebbe stato certo Ben, che per enfatizzare il suo dramma si era abbandonato su un lato del palco con le gambe penzoloni.

- Va bene, Mr Perfezione, ricominciamo -

- Sì, per arrivare alla tua strofa e mandarla al diavolo -

- Più o meno dove dovresti andare tu, allora -

Però pensandoci si sarebbe dovuto sprecare lui, altrimenti conoscendo la testa dura di Will sarebbero finiti per prendersi a pugni.

- Ok, ho la soluzione! – saltò su improvvisamente, alzandosi di scatto e raggiungendolo al centro del palco. Will lo guardava con un sopracciglio alzato, con tutta l’intenzione – si vedeva – di bocciare la sua idea non appena avesse aperto bocca.

- Amami -

- Che cosa?! -

- Hai sentito bene. O ci immedesimiamo nei personaggi o non arriveremo da nessuna parte. Quindi, Sophie, cosa stiamo provando in questo momento? -

Gesù, sembrava Mike quando parlava in quel modo. Doveva smettere di averlo intorno, o si sarebbe trasformato in una sua versione trent’anni più giovane.

Will sospirò profondamente, poi cercò di rendere leggermente più umano il suo copione e cominciò a studiarlo.

- Sky è geloso, terribilmente geloso. E non era così prima di incontrare Sophie, adesso ogni singolo uomo che vede sembra un pericolo. E’ diventato un vizio, questa ossessività, come il fumo -

- Ma Sophie ne è troppo innamorata per prestare attenzione a qualsiasi uomo le ronzi attorno, l’ha avuta da quando le ha sorriso, la prima volta che si sono visti, ed è una debolezza, contro tutto il suo orgoglio –

Si stavano avvicinando, avvicinando troppo per i gusti di Ben, due o tre passi e sarebbero stati a pochi centimetri.

La mano di Ben arrivò allo stereo prima che il suo cervello lo potesse registrare, e la canzone invase l’aria.

Non gli era mai piaciuto cantare, e mentre guardava Will negli occhi cercava di convincersene in ogni modo. Era ridicolo, santo cielo, era un uomo grande e vaccinato, non poteva farsi fregare da una canzone – e poi, che canzone!

Le parole gli rotolarono sulla lingua senza nemmeno leggerle sul copione, avevano provato quella parte iniziale fino alla nausea.

Era geloso, e non poteva farci niente. Tutti quei ragazzi, santo cielo, ma doveva essere così pieno di amici? Sempre a ridere, a scherzare, così vicini. Non era fatto così prima che si incontrassero, era totalmente diverso. Cosa gli dava il permesso di cambiarlo così tanto?

E da quando Sky si riferiva a Sophie al maschile?

Will non avrebbe attaccato, si ripeteva Ben mentre cercava di prendere le note. Avrebbe preso fiato e si sarebbe voltato dall’altra parte, frustrato. Si sarebbe arruffato i capelli e avrebbe promesso che la prossima volta ce l’avrebbe fatta.

Non sentiva il testo, lo aveva detto lui.

E allora chi era quel ragazzo, ormai ad un sospiro da lui, che aveva cominciato a cantare come non avesse fatto altro per tutta la sua vita?

C’era Sophie di fronte a Sky, o erano semplicemente Will e Ben e ancora non lo avevano capito?

La gelosia è una brutta bestia, Ben – Sky. Eppure te lo sta dicendo chiaramente, tutti quegli uomini, quei sorrisi, non valgono un soldo di fronte al tuo. L’hai avuto il primo giorno in cui vi siete incontrati, te lo ricordi? Prima di iniziare le riprese, tu e gli altri quattro. Lui dal suo angolo ti aveva fatto l’occhiolino – era una cosa che gli veniva semplice come salutare – e tu gli avevi sorriso, quel tuo sorriso speciale che le fan ti idolatrano sempre. Ma lui non è una fan, e ti sorride di rimando, con quel faccino da bambino.

Ma non sarete arrivati troppo vicini? E Sophie e Sky dove sono scappati?

Ormai stavano respirando ognuno l’aria dell’altro e in sottofondo c’era solo il coro, quello costruito che loro non dovevano seguire.

Il copione – entrambi – era caduto a terra, ma sapevano perfettamente cosa era scritto, tra parentesi, appena sotto il testo della canzone.

(Sophie e Sky si baciano)

Sono promessi sposi, che altro dovrebbero fare?

Così fu una banalità, una prova, semplicemente un’attinenza al copione far sfiorare le loro bocche lì, in mezzo al palco. Rapido e impersonale, da bravi attori.

- Ci stiamo immedesimando, non è vero? – fu il respiro di Wil, quasi impercettibile sotto la musica.

- Ovviamente -

- Ma che attori brillanti, che siamo… -

- Geniali… -

La musica che sfumava era dimenticata nell’ultimo angolino del loro cervello quando di comune accordo decisero di avvicinarsi di più e buttare alle ortiche la professionalità – e quando mai erano stati professionali, loro due?

Quel bacio non fu né rapido nè impersonale, e riempì di respiri mozzati la sala silenziosa.

Will aveva le mani intrecciate nei capelli lucidi dell’altro e per un momento temette che sarebbero rimaste lì incastrate per sempre, e Ben lo teneva a sé con le dita infilate nei passanti della sua cintura, facendoli aderire, petto contro petto.

Se fosse salito di poco, avrebbe potuto toccare la pelle bollente sotto la maglietta e sentì le dita prudere per il desiderio di farlo; ma se avesse mosso un solo muscolo, non sarebbe più riuscito a fermarsi.

E poi, insomma, sul palco di un teatro, con la troupe fuori dalla por –

- Oliver! Fammi il numero di Leslie. E’ licenziata! -

  
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