CAPITOLO 8: SONO IL TUO ANGELO,VIENI..
Ma
qualsiasi inizio non è che un seguito, in realtà, ed il libro del
destino è sempre aperto a metà.
Wislawa
Szymborska
“Vedo
che la mia voce ti fa sempre il medesimo effetto…”
Christine si slanciò in avanti,liberandosi dalla stretta avvolgente del
suo antico mentore.
Lo
guardò con occhi spalancati, un’espressione sbigottita che svelava
solo in parte il risentimento e la sorpresa che provava in quel momento.
Così
era stata tutta un’idea sua…era stato lui a farle preparare il
vestito da sposa, dolorosamente identico a quello che le aveva donato quella
notte… Sentì le lacrime minacciare di salirle agli occhi,ma si
dominò.
Non
voleva fargli percepire il proprio sconcerto. Non poteva mostrarsi debole ed
indifesa,o lui ne avrebbe approfittato,come un predatore.
Purtroppo
per lei,gli occhi di Erik erano giudici inesorabili.
Si
era aspettato di trovarsi davanti una persona diversa,cambiata nell’anno
che li aveva visti separati.
Si era aspettato che il condurre una vita agiata ed elegante l’avesse
trasformata in una delle tante pompose e tracotanti nobildonne che avevano
sempre affollato il suo teatro.
Si
era aspettato che il tempo avesse sciupato almeno un po’ la sua fresca
bellezza,e l’avesse resa più umana.
E
invece,si era sbagliato. Alla luce della luna comprese che non l’aveva
mai vista così bella.
Gli
occhi brillavano di rabbia e sorpresa,scintillando come piccole stelle di color
verde smeraldo.
Le
guance erano in fiamme, e contrastavano con il cereo,perfetto candore della sua
carnagione.
I
capelli,sciolti nell’ora di andare a letto,le ricadevano sulle spalle
come un mantello di seta morbida e scura.
La
camicia da notte azzurra era quasi trasparente alla luce lunare,e dovette
dominarsi per non indugiare a lungo su quel corpo dalle fattezze perfette.
Ripensando
a come lei lo avesse lasciato,a quale sofferenza gli avesse volontariamente
provocato, in un attimo tutto il suo desiderio per lei sfociò in aggressivo rancore.
Fece
un ghigno crudele nel notare il disagio della ragazza.
“Sembri
incredibilmente sorpresa di vedermi,mia cara. Pensavi anche tu che fossi
morto,dunque? Forse te lo auguravi perfino.”
“Non
l’ho mai pensato.” Rispose lei,il tono di voce assai più
tranquillo di quanto lui si aspettasse.
Sembrava
aver recuperato perfettamente la padronanza dei suoi nervi.
Maledizione,il
mio piano non sta funzionando! Si inquietò lui.
Christine
sollevò sul suo Angelo gli occhi,ora quasi timidi ed imploranti.
“Se
tu fossi morto…lo avrei sentito. Lo avrei saputo,in qualche modo.”
Lui
rise sprezzante,mascherando l’emozione che provava.
“Certamente…Madame
Giry te lo avrebbe scritto immediatamente. Avreste tirato entrambe un bel
sospiro di sollievo,immagino, nel pensare che non sarei più tornato a
tormentarvi.”
I
suoi occhi erano gelide fessure piene di odio, ben diverse dagli occhi colmi di
affetto e gentilezza che aveva imparato a conoscere in passato,quando lui era
stato suo amico e maestro...e non solo.
Christine
deglutì,cercando di pensare. Cosa poteva rispondergli? E poi,cosa ci
faceva lui lì? Cosa voleva da lei? Troppe domande le si affollarono contemporaneamente in testa.
Come
se le leggesse nella mente, Erik proseguì.
“Non
dovresti avere quell’aria afflitta e preoccupata,Angelo.” Pronunciò l’ultima parola con una punta
di disprezzo,digrignando i denti..
“Non
sono qui per sciupare il tuo perfetto matrimonio con il Visconte,anzi. Ben lungi da me quella sconsiderata idea.
Mi sono permesso perfino di portarti un piccolo regalo di nozze.”
Le
ammiccò in maniera grottesca. “Lo hai già provato? E’
l’esatta copia del vestito che avevo creato per te. Immagino che
l’originale fosse andato irrimediabilmente rovinato,durante la vostra
fuga precipitosa…”
Di
nuovo sorrise crudelmente, prendendosi gioco di lei.
“Sono
altrettanto certo che tuo marito sarà entusiasta ne vedertelo indossare.
Lo hai già informato? Immagino quanto la cosa lo avrà
rallegrato…”
Christine
reagì a quella prolungata offesa.
“Non
lo vedrà mai,invece! Domattina stessa mi recherò di nascosto da
un’altra modista…e
avrò il MIO abito, un vestito che sceglierò
personalmente,e non a tuo gusto. Non hai più nulla a che fare con me.
Non puoi più comandarmi,Erik. Non hai mai potuto!”
La
risposta lo fece infuriare enormemente.
Avanzò
minaccioso verso Christine,che iniziò a tremare,ma non arretrò di
un passo.
Si
fermò proprio davanti a lei. I loro visi erano solo a pochi centimetri
di distanza…lui poteva sentire il delicato profumo di mughetto che lei
indossava.
Il
suo preferito,da sempre,forse perché da sempre lo associava a lei.
Quel
delicato profumo gli andò alla testa,facendolo quasi impazzire.
Afferrò
di scatto il braccio della ragazza e lo strinse con forza.
Lei
sbiancò, ma non disse una parola,lanciandogli uno sguardo di sfida.
“Vedo
che in questi mesi hai sviluppato un bel caratterino…Il Visconte gradisce
che sua moglie pensi con la propria testa?” fece un ghigno diabolico.
“Buffo,avrei
pensato che un damerino come lui fosse schiavo dell’etichetta e delle
regole della società. In paese ho sentito parlare di voi…pare che
la famosa soprano abbia deciso,di sua
spontanea volontà e per amore del futuro sposo,” le fece
crudelmente il verso,”di non esibirsi mai più. E’ vero
Christine? Hai venduto l’anima al diavolo…a me!,per diventare una
stella del canto.. e dopo tutti quei sacrifici…getti all’aria tutto
per una villa piena di servitù ed un marito ricco ed assente? Era
davvero questo il sogno della tua vita?”
Non
c’era più crudeltà nella sua voce,solo
un’incommensurabile pietà.
Una
pietà che ferì Christine.
“E’
stata la mia scelta Erik! Io amo Raoul…”distolse lo sguardo.
Non
riusciva a mentire fissando quegli occhi, che la trapassavano come la lama di
un coltello,e la ferivano allo stesso modo.
“Non
te l’ho neppure domandato,Christine. Non vedo che bisogno ci sia di
rimarcarlo, d’altronde.
Dal
momento che hai accettato di sposarlo,sono assolutamente sicuro che tu lo ami…”
Sospirò,impaziente.
“E come ti ho già detto,non sono qui per provare a separarvi.
Oh,no.”
Lei
lo guardò con improvviso stupore. “Ma..allora..”
Rise
davanti alla timidezza che le impediva di finire la domanda.
“Cosa
diavolo ci faccio qui?” La sua bocca assunse una piega amara.
“Volevo rivedere per un’ultima volta la mia allieva…sentirla
cantare un’ultima volta per me,per me soltanto.”
I
suoi occhi erano come infuocati,mentre la fissava implacabile. “Chiedo forse
troppo?”
Christine
avvampò a quel pensiero. “Lo sai che non posso. Se Raoul scoprisse..”
“Non
ho detto che tuo marito debba esserne messo al corrente.” Di nuovo
sogghignò.
”Non è ancora mio marito,e lo sai.” Sembrava offesa,adesso.
Lui
sentì il sangue ribollirgli per la rabbia,ma si impose la calma.
“Certo,certo,perdonami.”
Rimasero
in silenzio per alcuni istanti, ascoltando l’uno il respiro
dell’altra, in maniera quasi famelica.
Era
come se nessuna parola potesse farli sentire più intimi e vicini di quei
respiri.
Non
si sfioravano neppure, ma in qualche modo erano come in comunione,una comunione
desiderata da troppo tempo ormai,troppo a lungo negata.
Poi
lui spezzò quello strano incanto.
“Non
pretendo nulla da te,e non ho bisogno di costringerti. Se desidererai vedermi,
io sarò alla locanda giù in paese. Non dovrai far altro che
chiedere del mercante arabo…”mascherò un risolino.
“Beh,ho
trovato più opportuno travestirmi,affinché nessuno vedesse
l’orrore della mia faccia. Sono sicuro che la voce di un uomo sfigurato
appena arrivato nei dintorni sarebbe giunta troppo presto all’orecchio
del nostro caro Raoul de Chagny.”
Le
fece un inchino beffardo e cerimonioso,e se ne andò.
Christine
lo guardò montare sulla cavalcatura che aveva nascosto fra gli alberi, e
galoppare via silenziosamente,nella notte.
Ancora
non riusciva a capacitarsi di quanto era successo. Chiuse strettamente gli
occhi,come faceva da bambina ogni volta che si svegliava dopo un incubo.
Forse
quando li riaprirò scoprirò che si è trattato soltanto di
un sogno,uno stupidissimo sogno…
Ma
quando riaprì gli occhi,vide a terra qualcosa che non lasciava spazio ai
dubbi.
Sull’erba,
davanti a lei, il suo angelo aveva lasciato cadere una rosa. Un rossa
d’acceso color cremisi.
La
raccolse lentamente da terra,e ne aspirò il delicato profumo. Un
pensiero le attraversò la mente.
Una
strana riflessione…