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Autore: Kastania    20/05/2005    2 recensioni
*COMPLETO* Un'altra FF su "Il fantasma dell'Opera"...un po' più cupa della precedente,sicuramente più interessante (a parer mio,ovviamente)
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 8: SONO IL TUO ANGELO,VIENI

CAPITOLO 8:  SONO IL TUO ANGELO,VIENI..

 

 

Ma qualsiasi inizio non è che un seguito, in realtà, ed il libro del destino è sempre aperto a metà.

Wislawa Szymborska

 

 

“Vedo che la mia voce ti fa sempre il medesimo effetto…”


Christine si slanciò in avanti,liberandosi dalla stretta avvolgente del suo antico mentore.

Lo guardò con occhi spalancati, un’espressione sbigottita che svelava solo in parte il risentimento e la sorpresa che provava in quel momento.

 

Così era stata tutta un’idea sua…era stato lui a farle preparare il vestito da sposa, dolorosamente identico a quello che le aveva donato quella notte… Sentì le lacrime minacciare di salirle agli occhi,ma si dominò.

Non voleva fargli percepire il proprio sconcerto. Non poteva mostrarsi debole ed indifesa,o lui ne avrebbe approfittato,come un predatore.

 

Purtroppo per lei,gli occhi di Erik erano giudici inesorabili.

 

Si era aspettato di trovarsi davanti una persona diversa,cambiata nell’anno che li aveva visti separati.
Si era aspettato che il condurre una vita agiata ed elegante l’avesse trasformata in una delle tante pompose e tracotanti nobildonne che avevano sempre affollato il suo teatro.

Si era aspettato che il tempo avesse sciupato almeno un po’ la sua fresca bellezza,e l’avesse resa più umana.

 

E invece,si era sbagliato. Alla luce della luna comprese che non l’aveva mai vista così bella.

 

Gli occhi brillavano di rabbia e sorpresa,scintillando come piccole stelle di color verde smeraldo.

Le guance erano in fiamme, e contrastavano con il cereo,perfetto candore della sua carnagione.

I capelli,sciolti nell’ora di andare a letto,le ricadevano sulle spalle come un mantello di seta morbida e scura. 

La camicia da notte azzurra era quasi trasparente alla luce lunare,e dovette dominarsi per non indugiare a lungo su quel corpo dalle fattezze perfette.

 

Ripensando a come lei lo avesse lasciato,a quale sofferenza gli avesse volontariamente provocato, in un attimo tutto il suo desiderio per lei  sfociò in aggressivo rancore.

 

Fece un ghigno crudele nel notare il disagio della ragazza.

“Sembri incredibilmente sorpresa di vedermi,mia cara. Pensavi anche tu che fossi morto,dunque? Forse te lo auguravi perfino.”

 

“Non l’ho mai pensato.” Rispose lei,il tono di voce assai più tranquillo di quanto lui si aspettasse.

Sembrava aver recuperato perfettamente la padronanza dei suoi nervi.

 

Maledizione,il mio piano non sta funzionando! Si inquietò lui.

 

Christine sollevò sul suo Angelo gli occhi,ora quasi timidi ed imploranti.

“Se tu fossi morto…lo avrei sentito. Lo avrei saputo,in qualche modo.”

 

Lui rise sprezzante,mascherando l’emozione che provava.

 

“Certamente…Madame Giry te lo avrebbe scritto immediatamente. Avreste tirato entrambe un bel sospiro di sollievo,immagino, nel pensare che non sarei più tornato a tormentarvi.”

 

I suoi occhi erano gelide fessure piene di odio, ben diverse dagli occhi colmi di affetto e gentilezza che aveva imparato a conoscere in passato,quando lui era stato suo amico e maestro...e non solo.

Christine deglutì,cercando di pensare. Cosa poteva rispondergli? E poi,cosa ci faceva lui lì? Cosa voleva da lei?  Troppe domande le si  affollarono contemporaneamente in testa.

 

Come se le leggesse nella mente, Erik proseguì.

“Non dovresti avere quell’aria afflitta e preoccupata,Angelo.” Pronunciò l’ultima parola con una punta di disprezzo,digrignando i denti..

“Non sono qui per sciupare il tuo perfetto matrimonio con il Visconte,anzi.  Ben lungi da me quella sconsiderata idea. Mi sono permesso perfino di portarti un piccolo regalo di nozze.”

Le ammiccò in maniera grottesca. “Lo hai già provato? E’ l’esatta copia del vestito che avevo creato per te. Immagino che l’originale fosse andato irrimediabilmente rovinato,durante la vostra fuga precipitosa…”

Di nuovo sorrise crudelmente, prendendosi gioco di lei.

“Sono altrettanto certo che tuo marito sarà entusiasta ne vedertelo indossare. Lo hai già informato? Immagino quanto la cosa lo avrà rallegrato…”

 

Christine reagì a quella prolungata offesa.

“Non lo vedrà mai,invece! Domattina stessa mi recherò di nascosto da un’altra modista…e  avrò il MIO abito, un vestito che sceglierò personalmente,e non a tuo gusto. Non hai più nulla a che fare con me. Non puoi più comandarmi,Erik. Non hai mai potuto!”

 

La risposta lo fece infuriare enormemente.

Avanzò minaccioso verso Christine,che iniziò a tremare,ma non arretrò di un passo.

Si fermò proprio davanti a lei. I loro visi erano solo a pochi centimetri di distanza…lui poteva sentire il delicato profumo di mughetto che lei indossava.

Il suo preferito,da sempre,forse perché da sempre lo associava a lei.

Quel delicato profumo gli andò alla testa,facendolo quasi impazzire.

Afferrò di scatto il braccio della ragazza e lo strinse con forza.

Lei sbiancò, ma non disse una parola,lanciandogli uno sguardo di sfida.

 

“Vedo che in questi mesi hai sviluppato un bel caratterino…Il Visconte gradisce che sua moglie pensi con la propria testa?” fece un ghigno diabolico.

“Buffo,avrei pensato che un damerino come lui fosse schiavo dell’etichetta e delle regole della società. In paese ho sentito parlare di voi…pare che la famosa soprano abbia deciso,di sua spontanea volontà e per amore del futuro sposo,” le fece crudelmente il verso,”di non esibirsi mai più. E’ vero Christine? Hai venduto l’anima al diavolo…a me!,per diventare una stella del canto.. e dopo tutti quei sacrifici…getti all’aria tutto per una villa piena di servitù ed un marito ricco ed assente? Era davvero questo il sogno della tua vita?”

Non c’era più crudeltà nella sua voce,solo un’incommensurabile pietà.

 

Una pietà che ferì Christine.

 

“E’ stata la mia scelta Erik! Io amo Raoul…”distolse lo sguardo.

Non riusciva a mentire fissando quegli occhi, che la trapassavano come la lama di un coltello,e la ferivano allo stesso modo.

 

“Non te l’ho neppure domandato,Christine. Non vedo che bisogno ci sia di rimarcarlo, d’altronde.

Dal momento che hai accettato di sposarlo,sono assolutamente sicuro che tu lo ami…”

Sospirò,impaziente. “E come ti ho già detto,non sono qui per provare a separarvi. Oh,no.”

 

Lei lo guardò con improvviso stupore. “Ma..allora..”

 

Rise davanti alla timidezza che le impediva di finire la domanda.

“Cosa diavolo ci faccio qui?” La sua bocca assunse una piega amara. “Volevo rivedere per un’ultima volta la mia allieva…sentirla cantare un’ultima volta per me,per me soltanto.”

I suoi occhi erano come infuocati,mentre la fissava implacabile. “Chiedo forse troppo?”

 

Christine avvampò a quel pensiero. “Lo sai che non posso. Se Raoul scoprisse..”

 

“Non ho detto che tuo marito debba esserne messo al corrente.” Di nuovo sogghignò.


”Non è ancora mio marito,e lo sai.” Sembrava offesa,adesso.

 

Lui sentì il sangue ribollirgli per la rabbia,ma si impose la calma. “Certo,certo,perdonami.”

 

Rimasero in silenzio per alcuni istanti, ascoltando l’uno il respiro dell’altra, in maniera quasi famelica.

Era come se nessuna parola potesse farli sentire più intimi e vicini di quei respiri.

Non si sfioravano neppure, ma in qualche modo erano come in comunione,una comunione desiderata da troppo tempo ormai,troppo a lungo negata.

 

Poi lui spezzò quello strano incanto.

 

“Non pretendo nulla da te,e non ho bisogno di costringerti. Se desidererai vedermi, io sarò alla locanda giù in paese. Non dovrai far altro che chiedere del mercante arabo…”mascherò un risolino.

“Beh,ho trovato più opportuno travestirmi,affinché nessuno vedesse l’orrore della mia faccia. Sono sicuro che la voce di un uomo sfigurato appena arrivato nei dintorni sarebbe giunta troppo presto all’orecchio del nostro caro Raoul de Chagny.”

Le fece un inchino beffardo e cerimonioso,e se ne andò.

 

Christine lo guardò montare sulla cavalcatura che aveva nascosto fra gli alberi, e galoppare via silenziosamente,nella notte.

 

Ancora non riusciva a capacitarsi di quanto era successo. Chiuse strettamente gli occhi,come faceva da bambina ogni volta che si svegliava dopo un incubo.

Forse quando li riaprirò scoprirò che si è trattato soltanto di un sogno,uno stupidissimo sogno…

 

Ma quando riaprì gli occhi,vide a terra qualcosa che non lasciava spazio ai dubbi.

Sull’erba, davanti a lei, il suo angelo aveva lasciato cadere una rosa. Un rossa d’acceso color cremisi.

La raccolse lentamente da terra,e ne aspirò il delicato profumo. Un pensiero le attraversò la mente.

Una strana riflessione…

 

 

 

 

  
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