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Autore: Demy77    28/08/2021    3 recensioni
Cornovaglia, 1783. Dopo aver combattuto per l’esercito inglese durante la guerra di indipendenza americana Ross Poldark ritorna in patria e convola a giuste nozze con il suo grande amore, la bellissima Elizabeth Chynoweth, che lo ha atteso trepidante per tre lunghi anni.
Due giovani innamorati, una vita da costruire insieme, un sogno che sembra realizzarsi: ma basterà per trovare la felicità?
In questa ff voglio provare ad immaginare come sarebbe stata la saga di Poldark se le cose fossero andate dall’inizio secondo i piani di Ross.
Avvertimento: alcuni personaggi saranno OOC rispetto alla serie tv e ai libri.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Dwight Enys e il dottor Choake, interpellati sul caso della signora Poldark, manifestarono opinioni contrastanti sul da farsi. L’unico aspetto su cui concordavano era che la causa dei comportamenti di Elizabeth era psicologica e non derivava da qualche danno cerebrale subito durante il parto o per effetto dell’assunzione di qualche sostanza;  per il resto, uno, il più giovane, riteneva che con il tempo i disturbi potevano cessare, l’altro invece che erano ormai irreversibili. Anche per il trattamento della paziente i pareri differivano; Ross però decise di seguire i consigli di Dwight, che consistevano nell’affrontare con pazienza e dolcezza i disagi di Elizabeth e sperare che recuperasse la sanità mentale. Ella andava avvicinata gradualmente alla verità circa la morte della bambina e nel frattempo andava amorevolmente sostenuta. Ci sarebbe voluto comunque tempo, molto tempo, per ottenere qualche risultato; nel frattempo Ross pretese che Elizabeth non parlasse mai della bambina in presenza di Valentine (“per non farlo ingelosire”, questa era stata la giustificazione data a sua moglie) e che il bambino, per prudenza, non fosse mai lasciato da solo con la madre.
Nonostante Ross avesse chiesto a tutti il massimo riserbo sulle condizioni di Elizabeth, una sera in osteria Jud Paynter, complice qualche bicchiere di gin di troppo, si lasciò sfuggire che la signora Poldark era impazzita e credeva che sua figlia fosse viva; parole che furono prontamente intercettate da Tom Harris, lo scagnozzo di Warleggan, anche lui lì alla ricerca di qualche ora di svago in compagnia di amici.
Fu così che il banchiere venne informato della situazione.
“Non credo affatto alla subitanea pazzia di Elizabeth – fu il lapidario commento di George rivolto a suo zio Cary appena Harris li ebbe lasciati, ritornando alle sue mansioni – sarà l’ennesima trovata per cavarsi fuori d’impaccio! Recitare la parte della demente è l’unica soluzione per lei, al momento!”
Lo zio obiettò che, se era davvero una menzogna, non era una trovata molto furba da parte della donna, visto che rischiava di essere internata in un manicomio…
“Non è così, zio – lo smentì il nipote - Il nobile e magnanimo Ross Poldark non consentirà mai che la sua delicata e tenera sposa sia chiusa in un luogo simile…. Le garantirà assistenza continua e, semmai fosse proprio ingestibile, la terrà rinchiusa da qualche altra parte, che so, a Cusgarne magari… proprio il posto che Elizabeth preferisce in assoluto! Ti assicuro che fingersi pazza è la via d’uscita a tutti i problemi di quella donna. Chi avrà il coraggio di colpevolizzarla per l’accaduto, quando avrò raccontato tutto a Ross?”
George infatti non si era rassegnato e rimaneva dell’ idea che Ross dovesse essere messo al corrente di tutto ciò di cui era finora restato ignaro. A nulla valevano i tentativi di dissuasione da parte dello zio, che temeva ripercussioni di quella vicenda privata sugli affari di famiglia e sul buon nome che, faticosamente, due generazioni che discendevano da un umile fabbro avevano cercato di costruirsi nella società cornica.
Qualche giorno dopo George inviò Tom Harris alla Wheal Grace. Doveva riferire a Ross Poldark che il suo padrone intendeva incontrarlo per discutere della miniera Leisure “ammesso che vi interessi ancora”, queste erano state le parole con cui lo sgherro di Warleggan aveva concluso il suo discorso.
Ross in quel momento aveva effettivamente altri pensieri per la testa, che avevano messo in secondo piano le sue prospettive di espansione commerciale. Accettò comunque di prendere parte a quel colloquio, se non altro per la curiosità di sentire cosa George avesse da dirgli.
George aveva indicato Trenwith come luogo per l’incontro; l’ennesima provocazione nei confronti di chi a quella tenuta era particolarmente legato ed ora doveva entrare come ospite, per giunta non particolarmente gradito.
Ricevette Ross nello studio al pian terreno che un tempo era stato dello zio Charles. I ritratti degli avi Poldark che un tempo tappezzavano le pareti erano stati staccati ed ammassati in un angolo della stanza, rivelando dei riquadri più chiari sulla tappezzeria che nel complesso conferivano alla stanza un’impressione di incuria; George era stravaccato in poltrona e fumava voluttuosamente un sigaro, attendendo borioso il suo ospite.
“Perdona se non sono venuto ad accoglierti all’ingresso, ma ho pensato che conoscessi la strada” – gli disse con fare malevolo.
“La conosco bene, dato che questa casa è appartenuta alla mia famiglia per secoli – replicò Ross – ma non sono venuto per litigare su fatti sui quali siamo e saremo sempre in disaccordo; suppongo che tu mi abbia convocato per qualcosa di più interessante che rievocare il passato.”
“E’ così” – confermò il biondo banchiere. Si strinsero la mano guardandosi con diffidenza e si accomodarono sul sofà. Ross rifiutò il liquore che il padrone di casa gli offriva e questi ebbe modo di entrare subito in argomento.
“Mesi fa mi avevi offerto una cifra per acquistare le mie quote della Wheal Leisure ed io l’avevo reputata troppo bassa; ci ho ripensato, ed ora credo che potrebbe essere un importo accettabile. Questi – disse mostrandogli un plico – sono i documenti contabili della miniera dell’ultimo trimestre. Sono stati accumulati dei debiti ingenti, ed i ricavi non sono stati del tutto soddisfacenti. Esamina il tutto con tranquillità, non ho nulla da nascondere: è giusto che tu sia completamente conscio di ciò che stai acquistando”.
Ross sfogliò i documenti e gli sembrarono in ordine; la situazione rappresentata non era molto dissimile da quella che George gli aveva dipinto. Lo guardò di sottecchi, meravigliato, chiedendosi in quale momento sarebbe arrivata la stoccata che, in effetti, non tardò ad arrivare.
George precisò che era disposto alla cessione delle quote della Leisure al prezzo proposto da Ross mesi addietro, ma vi erano ulteriori questioni economiche da risolvere, senza le quali non era disposto a concludere l’affare della miniera. Tirò fuori dunque quei medesimi conteggi che aveva mostrato ad Elizabeth in precedenza e spiegò a Ross che da oltre due anni elargiva prestiti a sua moglie, con la promessa di futura restituzione; poiché però gli era giunta voce che Elizabeth aveva seri problemi di salute, aveva pensato che dovesse ora discuterne direttamente con suo marito.
Ross diede una rapida scorsa agli ulteriori documenti che Warleggan gli mostrava e da subito apparve molto stupito: che ragione c’era per Elizabeth di contrarre prestiti così ingenti? Per quale ragione aveva fatto ricorso al banchiere, senza dirgli nulla?
George ridacchiò. “Non vorrei mettere il dito nella piaga, Ross, ma credo che il tuo matrimonio non sia stato improntato sulla fiducia reciproca. La prima somma Elizabeth venne a chiedermela per allontanare da Nampara una servetta per cui tu avevi preso una sbandata, quella rossa di Illugan che poi ha sposato il tenente Armitage. Come puoi comprendere, Elizabeth mi venne a chiedere il denaro in via riservata, chiedendomi di mantenere la massima discrezione. Successivamente ebbe necessità di alcune somme per sue esigenze personali, dato che tu navigavi in pessime acque; poi intervenne la malattia di sua madre, ed Elizabeth era molto angosciata perché tu non avresti potuto pagare le cure, per la medesima ragione; mi offrii dunque io di aiutarla, pur di non vedere il suo viso angelico sfigurato dal dolore e dalle lacrime. In quel periodo Elizabeth si sentiva molto trascurata da te, nonostante Demelza Carne fosse sparita dalla circolazione; io e tua moglie ci vedevamo spesso, ed ella evidentemente trovava in me quell’attenzione e quella comprensione che da te non riceveva. Mi confidò le preoccupazioni per la decadenza della dimora avita, Cusgarne, e provvidi anche alle necessità più urgenti per il rifacimento del tetto e delle grondaie ed il restauro di alcuni soffitti, il tutto sempre a tua insaputa. Elizabeth mi diceva che non avresti mai approvato la nostra amicizia e che non dovevo accennarti a questi prestiti; sarebbe stato suo padre a restituirmi il denaro. Ma sai com’è, il signor Chynoweth non è mai stato un grande affarista e la disgrazia della moglie lo ha gettato nella disperazione più cupa: il pover’uomo mi ha fatto capire più volte che non può restituire se non una minima parte del prestito. Di conseguenza non rimani che tu per saldare il debito, mio caro. Ti accontenterò con la Leisure se tu mi restituisci quanto la mia banca ha anticipato per conto di Elizabeth”.
Ross non sapeva se essere più arrabbiato con se stesso, per avere avuto la verità a portata di mano e non essersi accorto di nulla, o con George per il modo in cui si burlava impietosamente di lui. Aveva avuto per bocca del banchiere la conferma che era stata Elizabeth ad ordire trame contro Demelza, facendo sì che abbandonasse Nampara, e con tutta probabilità c’era lei anche dietro le minacce avanzate da Tom Carne; in sintesi, se Demelza ora era sposata con Hugh bisognava ringraziare di tutto Elizabeth! E con che faccia tosta gli aveva detto che le cure della madre erano state pagate da una lontana parente! Al tempo stesso Ross pensò che Elizabeth non sarebbe stata talmente sconsiderata da contrarre prestiti ad oltranza sapendo che il marito, prima o poi, l’avrebbe scoperta; evidentemente anche Warleggan aveva giocato sporco, rassicurando la donna che non avrebbe mai chiesto indietro quelle somme. Se però le cose erano andate così voleva dire che la relazione fra di loro non era così innocente….
Con sdegno esplicitò il suo ragionamento a George, il quale sorrise, come se non attendesse altro.
“In effetti devo ammettere che per tua moglie ho avuto sempre un debole, Ross. E’ talmente affascinante ed elegante, una donna di classe, la dama perfetta che qualunque uomo vorrebbe al suo fianco, oserei dire. Ma posso assicurarti che il nostro legame si è sempre mantenuto nei limiti di un’affettuosa amicizia, almeno fino a quando…”
“Fino a quando cosa? Continua!” – gli intimò Poldark.
“Fino a quando tu non l’hai umiliata abbandonandola per trasferirti in Portogallo e le hai dato ad intendere che al tuo ritorno vi sareste separati. Avevo intuito da tempo che il vostro non fosse un matrimonio felice, ma fu solo in quel momento che Elizabeth mi confidò apertamente come l’avevi trattata a Londra e mi disse che non aveva più intenzione di nascondere la sua frequentazione con me, dato che non aveva nulla da rimproverarsi, a differenza tua. Da allora è stata più….disponibile nei miei confronti”.
“Vuoi dire che siete diventati amanti?” – sibilò Ross.
“No, non direi. Elizabeth si divertiva a flirtare con me; è una donna molto consapevole del suo fascino e adora essere ammirata, era facile stuzzicarla sotto questo aspetto, e forse contava sulle sue moine per tenermi sulle spine e richiedermi sempre altro denaro. Però, visto che ci tieni a saperlo, una volta è successo, l’ho avuta nel mio letto! È stato dopo una serata danzante qui a Trenwith, nel mese di novembre….”
“Brutto bastardo!” – ruggì Ross, senza dargli in tempo di concludere, afferrando George per il bavero e facendolo alzare in piedi, anzi sollevandolo quasi per aria, tanta era la sua veemenza.
“Lasciami andare e modera i toni, ti ricordo che sei in casa mia, Poldark! – sbottò l’altro, divincolandosi con uno strattone – Mi basta un attimo per chiamare Harris e farti cacciare fuori a pedate! Sono andato a letto con tua moglie, ma non mi sono certo approfittato di lei. È una donna adulta, era perfettamente consenziente; mi sono limitato ad accettare ciò che lei mi ha consentito di prendere. E non accetto lezioni di moralità proprio da te; anche tu hai tradito Elizabeth, e con una insulsa cameriera, per giunta!”
“Non le sono mai stato infedele, sono state tutte farneticazioni di Elizabeth – rispose Ross, che con riferimento al periodo in cui Demelza prestava servizio a Nampara non mentiva – e comunque la tua condotta è ingiustificabile. Elizabeth era pur sempre mia moglie e i nostri problemi coniugali non erano e non sono affar tuo. Sei davvero un vigliacco, oltretutto, a raccontarmi tutte queste cose ora che Elizabeth non può nemmeno difendersi o discolparsi….” – concluse amaramente.
George, che sapeva a cosa Ross alludeva, gongolò. “Già, anche di questo ti vorrei parlare, e faresti bene ad ascoltarmi tenendo a bada il tuo spirito ribelle e sfrontato finchè non avrò concluso il discorso! Quando Elizabeth diede notizia ufficiale della gravidanza mi sono subito premurato di parlarle, perché il nostro rapporto era avvenuto poco tempo prima, in epoca compatibile. Lei ha giurato e spergiurato più volte che il figlio era tuo e che ne era assolutamente certa, ma non le ho mai creduto. Caso strano, in paese si vociferava sul fatto che la sua pancia era troppo piccola rispetto al mese di gestazione in cui diceva di essere. Qualche mese fa l’ho messa con le spalle al muro, l’ho ammonita a non fare imbrogli per anticipare il parto e le ho proposto di partorire in segreto a Cusgarne, fingendo che la bambina fosse morta ed attendendo poi il termine naturale per dare alla luce il figlio concepito con me; perché vedi, seppure Elizabeth diceva il contrario, io sono sempre stato convinto che il figlio fosse mio; altrimenti, sapendo di essere già incinta, non sarebbe venuta a letto con me! Il nostro accordo prevedeva che alla fine di giugno Elizabeth si trasferisse a Cusgarne e fosse monitorata da medici di mia fiducia; se avesse partorito a luglio un feto di nove mesi, sarebbe tornata a Nampara e non le avrei più dato noie; altrimenti avrebbe dovuto seguire le mie regole, che prevedevano che fossi io ad allevare il bambino”. George glissò a proposito dell’inserimento del neonato in orfanotrofio che aveva tanto indignato Elizabeth.
“E non credi che dei tuoi sospetti avrei avuto il diritto di venire a conoscenza prima? Ti rendi conto che se me ne avessi parlato al mio ritorno la bambina forse sarebbe ancora viva?” – disse Ross.
“Può darsi che tu abbia ragione, con il senno di poi, ma sai com’è fatta Elizabeth, per lei l’onore e l’apparenza sono tutto… ho cercato una soluzione che potesse accontentare anche lei. Se avessi saputo cosa quella strega aveva in mente… sono sicuro che ha assunto qualche brodaglia per procurarsi le doglie in anticipo, solo che non ha funzionato nel senso da lei voluto! Ross, quella donna ci ha ingannati entrambi, e credo che ci stia ingannando ancora!”
George, nonostante la incredulità di Ross, passò a spiegargli che non credeva affatto alla improvvisa pazzia di Elizabeth e secondo lui quella simulazione serviva a proteggerla dalle conseguenze dannose del suo comportamento, che Elizabeth non poteva non prefigurarsi.
“Elizabeth sapeva benissimo che, morta la creatura e dopo essere stato buggerato in merito al nostro ultimo accordo, non avrei avuto alcuna remora a vuotare il sacco. Considera anche i dubbi dei medici sulle circostanze del parto, tutte le prove sono contro di lei; non avrebbe potuto esimersi dall’affrontarti, darti delle spiegazioni, come del resto anche a me; tu avresti avuto tutti i motivi per metterla alla porta e forse, con un buon avvocato, addirittura trovare i presupposti per ripudiarla e porre fine al vostro matrimonio! Avresti cuore di farlo, invece, nei confronti di una povera malata di mente? Pensaci bene, Ross, Elizabeth ha trovato la soluzione ai suoi problemi, tenendoti vincolato a sé per sempre!”
I ragionamenti di Warleggan, per quanto dolorosi, non erano privi di un senso logico; Ross tuttavia osservò che lui, e non George, aveva assistito al comportamento di Elizabeth e che era inimmaginabile che fosse tutta una finzione…possibile poi che neppure Enys e Choake se ne fossero accorti?
George replicò che una malattia mentale non era come una malattia fisica, che ha sintomi oggettivi. Non doveva essere particolarmente difficile fingere di avere una allucinazione – la presenza di una neonata viva – e mostrarsi lucida per tutto il resto. Gli fece allora una proposta.
“Perché non cerchiamo un modo per smascherare Elizabeth e svelare il suo inganno? E’ nell’interesse di tutti e due, entrambi potremmo acquisirne dei vantaggi: io la mia vendetta… tu la tua libertà!”
Ross lo fissò e pensò che non era tanto quella strana alleanza tra lui e Warleggan, a spaventarlo, ma le conseguenze che ne  sarebbero derivate, se George avesse visto giusto.
  
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