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Autore: Clementine84    29/08/2021    0 recensioni
“Come hanno potuto?” chiese lei, guardandomi con gli occhi colmi di lacrime.
Sospirai.
“Sì, sono degli idioti. Ma hanno ragione. Io e te dobbiamo parlare” dissi.
“Di cosa?” mi domandò, incerta.
Presi un respiro profondo e parlai di getto, certo che, se non l’avessi fatto in quel momento, non l’avrei fatto mai più.
“Del fatto che ti amo. Ti ho sempre amata e probabilmente ti amerò per sempre”.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Vado bene così?” mi chiese Ele, uscendo dalla sua stanza, e facendo un giro su se stessa.

Era il giorno dell’intervista e stavamo preparandoci a partire per Dublino. La osservai. Indossava un paio di jeans, una maglia a righe bianche e nere con il collo a barchetta, le sue solite sneakers bianche e teneva in mano il suo cappotto grigio preferito. Al collo portava la collanina che le avevo regalato e che non aveva più tolto, e si era messa un paio di orecchini d’argento a cerchio con due piccole stelline. Capelli sciolti sulle spalle, ma perfettamente diritti, segno che se li era lisciati con la piastra. Trucco leggero con una sottile linea di eye-liner a incorniciarle gli occhi. Come al solito, la trovai perfetta nella sua semplicità.

Sorrisi. “Perfetta” risposi “E, comunque, siamo in radio, non in TV. Non ti vedrà nessuno a parte io e i ragazzi” le ricordai.

“Hai ragione, ma voglio essere in ordine” osservò lei.

“Sei bellissima” mi lasciai scappare.

Lei sorrise e distolse lo sguardo.

“Bene, io sono pronta. Se vogliamo andare” mi disse.

Annuii e le porsi una mano. Lei me la strinse e ci dirigemmo alla macchina.

Arrivammo a Dublino appena prima di pranzo e andammo in centro a mangiare fuori con i ragazzi. Verso le tre di pomeriggio, ci recammo tutti agli studi di RTÉ, dove entrammo, scortati da Nicky, che ormai era di casa. Ci accomodammo tutti in uno studio da cui sarebbe andato in onda il programma e Nicky iniziò a spiegare a Ele la procedura.

“Dunque, il programma è in diretta, il che significa che non possiamo rifare nulla” disse.

Ele annuì. “Buona la prima, insomma” commentò.

“Esatto” disse Nicky, ridendo. “Durerà circa mezz’ora e a metà circa ci sarà un’interruzione pubblicitaria di cinque minuti. Alla fine, io e i ragazzi canteremo un pezzo del nuovo album live” continuò a spiegare.

“Okay, tutto chiaro” sentenziò Ele.

“La star dell’intervista sei tu, quindi parleremo principalmente io e te. Loro interverranno solo di tanto in tanto, per commentare qualcosa che tu dici. Come ti ho già anticipato, gli argomenti centrali saranno la tua amicizia con noi dagli esordi e come vivi il fatto di avere come migliori amici dei personaggi famosi. Può darsi che venga fuori qualcosa sul fatto che tu e Kian siete stati insieme. Troppo personale?” domandò.

Ele scosse la testa. “No, per me va bene. Kian?” chiese, guardando il mio amico.

Lui le sorrise. “Se sta bene a te, sta bene a me” rispose, sereno.

“Bene, se è tutto chiaro, potete accomodarvi” disse Nicky, mostrandoci quattro sedie di fronte alla sua postazione.

Prendemmo posto. Ele finì tra me e Kian, mentre Shane sedeva alla mia destra.

“Se sei pronta iniziamo” disse Nicky.

“Okay, vai” rispose Ele.

Nicky fece un paio di gesti ai ragazzi che stavano al di là del vetro e si occupavano della parte tecnica dell’intervista, poi sorrise e iniziò a parlare in tono professionale.
“Buongiorno a tutti. Oggi, per l'ormai famosa e apprezzatissima Westlife serie, abbiamo l'onore di avere come ospiti non solo il resto dei componenti dei Westlife ma soprattutto Elena Connolly, amica storica di tutti noi. Benvenuti ragazzi e benvenuta Ele” esordì.

Tutti noi salutammo, ringraziando il mio amico per averci invitati.

Anche Ele disse “Grazie Nicky. Ciao a tutti”.

“Grazie a voi di essere qui. Specialmente a te, Ele. Allora, iniziamo. Da quanto conosci i Westlife?” domandò.

Ele ci pensò un istante “Beh, conosco Mark da sempre, le nostre famiglie abitano vicine a Sligo e siamo cresciuti insieme. Invece ho conosciuto Kian e Shane l'ultimo anno delle superiori e te all'inizio dei Westlife”.

“La tua amicizia con noi Westlife è più che consolidata. I nostri figli ti chiamano zia e sei anche la madrina di Nicole” proseguì il mio amico.

“Gillian è la mia migliore amica dai tempi della scuola quindi, se non mi avesse chiesto di fare da madrina a Nicole, mi sarei offesa” scherzò Ele.

Ci mettemmo tutti a ridere e Shane commentò “Amore, se stai ascoltando, era una velata minaccia”.

“Amica storica dei Westlife e migliore amica di Gillian Filan...non tutti possono vantare gli stessi nomi sulla rubrica del telefono” osservò Nicky.

Ele gli rivolse un sorrisino divertito. “Se è per questo conosco anche lo speaker radiofonico più affascinante di tutta l'Irlanda, ma non me ne vanto” sentenziò.

Nicky sorrise e commentò “Adulatrice”.

“La ragazza sa giocare pesante” intervenne Kian, ridendo.

“Guarda che non basta lisciargli il pelo per addolcirlo, Ele” la canzonò Shane.

Lei lo guardò, con espressione cattivella. “Perché, ci hai provato e parli per esperienza?” chiese.

“Colpito” ammise Shane, ridendo.

Nicky sorrise. Sapevo che era soddisfatto di come stava andando l’intervista. Non avevo mai dubitato della buona riuscita, ma la chimica tra noi ed Ele era innegabile e tutto si stava svolgendo con la massima naturalezza. Eravamo tutti completamente a nostro agio e sembrava più una chiacchierata tra amici che un programma in diretta nazionale.
Il mio amico riprese le redini del discorso.

“Torniamo a noi” disse “Anticipo una domanda degli ascoltatori. Tu non sei nel mondo dello spettacolo, vero?”

“No, io sono una semplice insegnante di letteratura” spiegò Ele.

“Molto brava a detta di mia figlia” si intromise Shane.

“Tua figlia è di parte” commentò Ele, sorridendo.

“I tuoi alunni e colleghi sanno della tua amicizia con i Westlife?” chiese Nicky.

“Certo. Sligo è una piccola cittadina, tutti sanno tutto di tutti. Specialmente di Mark, Kian e Shane” rispose lei.

“Come ti fa sentire questa cosa?” domandò ancora Nicky.

Ele alzò le spalle “Per me è normale. Sono miei amici da prima che diventassero famosi, quindi non ci vedo nulla di strano”.

“È mai successo che qualche studente ti chiedesse un autografo o di presentargli uno di loro?” chiese Nicky.

Ele scosse la testa. “No, mai. Ma, un paio di anni fa, è successo un episodio divertente. Io e Mark abbiamo incontrato una mia alunna mentre facevamo una passeggiata sulla spiaggia – ciao Katie, se ci stai ascoltando – lei ha salutato Mark chiamandolo Mr. Feehily e lui si è offeso” rammentò.

Tutti i miei amici scoppiarono a ridere, insieme a Ele.

“Mr. Feehily, eh?” mi canzonò Nicky.

Annuii. “Mi sono sentito mio padre” commentai, unendomi alla risata.

“Dovevate vedere la sua faccia” disse Ele, guardandomi “Era buffissimo. Se ci penso, mi viene ancora da ridere, Marky”.

Nicky alzò un sopracciglio. “Marky?” ripeté, con un mezzo sorriso divertito stampato in faccia.

Annuii. “Sì, Ele mi chiama Marky da sempre” spiegai.

“Ah, quindi lei può e noi no” osservò il mio amico “Come mai?”

Sorrisi. “Perché lei è molto più carina di voi, mi sembra chiaro” ribattei, stando al gioco.

Nicky proseguì “Abbiamo detto niente domande troppo personali, e manterrò la promessa, ma una cosa te la devo chiedere. In tutta sincerità, ti piace la musica dei Westlife?”

Ele annuì “Moltissimo. E mi piacerebbe anche se non foste miei amici”.

“Bene!” esclamò il mio amico “Quindi saresti comunque una fan”

“Decisamente sì” confermò lei.

“Allora non posso esimermi dal chiederti chi è il tuo preferito” disse Nicky, sorridendo.

Ele scosse la testa e, guardandoci, rispose “Non me lo chiedere. Potrebbe uscirne la terza Guerra Mondiale”.

“Andiamo, so che ce l’hai” insistette Nicky.

“Ma no! Conosco tutti voi da una vita e vi voglio bene allo stesso modo” obiettò Ele.

Nicky scosse la testa. “Non ci credo. Almeno all’inizio un preferito c’era” disse, guardando Kian.

Ele capì che si riferiva alla sua storia con Kian e si voltò a guardare il ragazzo, mentre Nicky diceva “Tu e Kian siete stati insieme”.

“Sì, agli inizi del gruppo” ammise Ele “Non è un segreto. Non l’abbiamo mai nascosto”.

Nicky annuì.

“Comunque non ero io il suo preferito” intervenne Kian.

Ele si voltò di scatto a guardarlo, con gli occhi spalancati. “Ma cosa dici? Certo che lo eri. Ti amavo” disse.

Kian scosse la testa. “Non è vero. Ti piacevo e stavamo bene insieme, ma il tuo preferito è sempre stato un altro” sentenziò, sorridendo.

Improvvisamente, mi sentii gli occhi di tutti i miei amici addosso.

“Perché guardate me?” domandai, imbarazzato.

“Perché sei tu il suo preferito. Sempre stato e sempre sarai” rispose Kian, calmo.

“Beh, è il mio migliore amico” tentò di giustificarsi Ele.

“Non è solo il tuo migliore amico” insistette Kian “Eri innamorata di lui già quando stavi con me. Ammettilo”.

“E va bene, forse lo ero. Ma…” farfugliò Ele, non sapendo più come uscire da quella situazione.

“E lo sei ancora” aggiunse Kian, serio.

Il mio cuore mancò un battito. Cosa diavolo stava facendo Kian? Perché stava mettendo Ele in difficoltà? Gli aveva dato di volta il cervello?

“Cosa?” sbottò lei, sconvolta.

“Kian, smettila” intervenni io, preoccupato dalla piega che stava prendendo la conversazione e temendo una crisi da parte della mia amica.

“No, ha ragione” mi interruppe Shane “È arrivato il momento di ammettere la cosa. E se voi non vi decidete a farlo, è nostro dovere darvi una spintarella”.

Mi voltai a guardare Ele e, quando incrociai il suo sguardo, mi accorsi che aveva le lacrime agli occhi.

“Ele” dissi soltanto.

Lei scosse la testa e farfugliando uno “Scusate” si alzò e uscì dallo studio.

In un primo momento, restai completamente immobile, spiazzato da ciò che era appena successo e incapace di reagire. In lontananza, sentii Nicky mandare la pubblicità e lo vidi fare dei cenni ai ragazzi al di là del vetro, probabilmente ordinandogli di interrompere il programma. Quando mi ripresi dallo shock, mi alzai e uscii anch’io dallo studio, sperando di trovare Ele che mi aspettava fuori. Purtroppo, di lei non c’era nessuna traccia.

Pochi istanti dopo, i miei amici mi raggiunsero in corridoio.

“Cosa diavolo avete fatto?” sbottai, lanciandogli uno sguardo di fuoco.

“Scusa, Mark” disse Shane “Ma abbiamo dovuto”.

“Ma perché?” domandai, ormai in preda al panico.

“Perché è chiaro che voi due vi amate e dovete parlarvi, una volta per tutte” spiegò Kian.

“E dovevate per forza dircelo in diretta nazionale?” replicai, non riuscendo ancora a credere a quello che avevano fatto.

“Tu non ci ascolti!” esclamò Nicky “Forse è stata una mossa un po’ azzardata, ma avevate bisogno di uno scossone”.

Li incenerii con lo sguardo “Visto cos’ha risolto il vostro scossone? Era sconvolta. L’avete fatta scappare”.

“Vai a cercarla” mi spronò Shane.

“Non ho idea di dove sia” obiettai.

“Chiamala” propose Kian “A te risponderà di sicuro”.

Annuii e, prendendo il cellulare dalla tasca dei jeans, feci partire la chiamata.

Ero seduta su una panchina di fronte al laghetto all’interno del campus dello University College, che si trovava poco distante dagli studi di RTÉ, quando il mio cellulare iniziò a squillare. Lo estrassi dalla tasca del cappotto e, nonostante gli occhi annebbiati dalle lacrime, riuscii a leggere il nome di Mark sul display. Accettai la chiamata.

“Ele, dove sei?” mi chiese subito, senza neanche lasciarmi il tempo di parlare.

“Nel giardino del campus dello University College” risposi, sforzandomi di non piangere.

“Dove, di preciso?” insistette il mio amico.

“Su una panchina di fronte al laghetto” spiegai.

“Non ti muovere. Arrivo subito” disse lui.

“Okay” risposi, rassegnata e chiusi la chiamata.

Sospirai. Sapevo che non sarebbe stato facile. La trovata geniale dei nostri amici aveva compromesso definitivamente la precaria situazione in cui io e Mark vivevamo da anni, ormai. Avrebbe voluto delle spiegazioni e non sapevo se ero in grado di dargliele. O, meglio, sapevo esattamente cosa avrei dovuto dirgli, ma non sapevo se volevo farlo. Era il momento di confessargli quello che provavo, di dirgli che mi ero accorta di non poter più vivere senza di lui, che lo volevo accanto a me, nella mia vita, per sempre, e non solo come amico. Ma se lui non avesse ricambiato? Se lui non fosse stato innamorato di me e mi avesse considerata solo la sua amica bisognosa di cure e affetto? Avrei rovinato la nostra amicizia e l’avrei perso. Non potevo sopportarlo.
Mi nascosi il viso tra le mani e iniziai a singhiozzare. Perché avevano dovuto farci questo?

Tempo di afferrare il cappotto e mi ero precipitato fuori dagli studi di RTÉ, dirigendomi poi, come un pazzo, verso il campus dello University College. Iniziai ad aggirami per i giardini, scrutando tra la gente alla ricerca di Ele. Poi, finalmente, la vidi. Era seduta su una panchina di fianco al laghetto e stava fissando un punto imprecisato di fronte a lei.

Mi avvicinai e le sedetti accanto.

“Ehi” esordii, posando una mano sulla sua.

“Come hanno potuto?” chiese lei, guardandomi con gli occhi colmi di lacrime.

Sospirai. “Sì, sono degli idioti. Ma hanno ragione. Io e te dobbiamo parlare” dissi.

“Di cosa?” mi domandò, incerta.

Presi un respiro profondo e parlai di getto, certo che, se non l’avessi fatto in quel momento, non l’avrei fatto mai più.

“Del fatto che ti amo. Ti ho sempre amata e probabilmente ti amerò per sempre”.

Ele mi fissò, senza dire niente. Ma non distolse lo sguardo.

“E tu hai ammesso di essere stata innamorata di me, in passato” proseguii “Ora la questione è: lo sei ancora? Perché, se la risposta è sì, non sarebbe ora di smettere di fare gli stupidi e provare a essere felici insieme, finalmente?”

Lei restò un attimo in silenzio, poi si decise a parlare. “Io...non lo so” farfugliò.

“Non lo sai? Non sai se mi ami?” domandai, confuso.

“So che tu sei il mio punto fermo nella vita. Qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cazzata faccia, so che tu ci sarai sempre e sarai dalla mia parte” disse, seria.

“Puoi scommetterci” le assicurai, prendendole la mano.

Lei mi sorrise. “Non posso vivere senza di te”.

“Nemmeno io, lo sai” ribattei, senza smettere di guardarla negli occhi.

“Dici che questo è amore?” mi chiese, stringendo anche lei la mia mano.

“Decisamente” risposi, sicuro.

Ele sospirò e sorrise. “Allora ti amo da quarant’anni, Marky”.

Non riuscivo a credere alle mie orecchie. La mia Ele aveva appena ammesso di essere innamorata di me. Temevo che il cuore mi scoppiasse di gioia. Approfittando del fatto che già le stavo tenendo la mano, la tirai a me e la strinsi tra le mie braccia. Lei si abbandonò completamente nel mio abbraccio e la sentii rilassarsi. Le posai un bacio sui capelli.

“Ti amo” ripetei, accarezzandole la schiena “Sogno di dirtelo da anni”.

“Perché non l’hai mai fatto?” mi chiese, senza muoversi di un millimetro.

“Avevo paura che tu non ricambiassi e non volevo sconvolgerti” spiegai. Poi aggiunsi “E tu perché non me l’hai mai detto?”

“Avevo paura che tu mi considerassi solo la tua migliore amica e non volevo rovinare il nostro rapporto. Non potevo sopportare di perderti” confessò.

“Non mi perderai mai” la rassicurai.

Lei si allontanò da me. Mi guardò per un istante e mi sorrise. Poi sentii le sue mani sul mio viso e, un istante dopo, mi baciò. Quando le sue labbra si posarono sulle mie, mi sembrò che mi mancasse la terra da sotto i piedi, sentii le farfalle nello stomaco e un brivido lungo la schiena. Se stavo sognando, non volevo svegliarmi mai più. Dopo il primo momento di stordimento, ripresi possesso delle mie facoltà. Le presi anch’io il viso tra le mani e decisi di approfondire quel contatto delle nostre labbra. Lei non oppose resistenza e ricambiò, baciandomi con passione. Quando il nostro desiderio fu in parte appagato, ci guardammo negli occhi e sorridemmo.

“Ci abbiamo messo un bel po’” commentò lei, posando la testa sulla mia spalla.

“Già” convenni, passandole un braccio intorno alle spalle “Ma finalmente ce l’abbiamo fatta ed è questo che conta”.

“Che succede, adesso?” mi chiese, dopo un attimo.

“In che senso?” domandai, non riuscendo a capire.

“Cambierà qualcosa, tra noi?” spiegò.

“Certo” risposi.

Lei alzò la testa e mi fissò, spaventata. Le sorrisi.

“In meglio, ovviamente” precisai.

Mi sorrise anche lei.

“Cosa facciamo con gli altri?” chiese ancora.

“Non lo so. Cosa vuoi fare?” mi informai.

Ele ci pensò un istante. “Credo che dovremmo tornare alla radio e finire l’intervista” disse.

La guardai, stupito. “Vuoi davvero finirla?” domandai.

Lei annuì “Non è stato carino mollare tutto a metà”.

“Se l’è cercata” obiettai.

“Forse,” convenne lei “ma voglio rimediare”.

“E cosa pensi di dire?” le chiesi.

Ele sorrise “Che ti amo. E che non posso vivere senza di te”.

Sorrisi anch’io, ancora incredulo di non stare vivendo in un sogno.

“In diretta nazionale?” mi informai.

Lei annuì. Io la tirai a me e la baciai nuovamente, grato di poterlo finalmente fare ogni volta che volevo.

 

 

Quando tornammo alla radio, trovammo i nostri amici ad aspettarci. Avevo chiamato Nicky, poco prima, dicendogli che Ele era dispiaciuta di essere scappata e che avrebbe voluto terminare l’intervista. Lui era rimasto un po’ stupito da quel cambio di atteggiamento, ma mi aveva assicurato che avrebbe cercato di sistemare tutto per accontentarla.

Prima di riattaccare mi aveva chiesto “Cos’è cambiato, Mark?”

“Lo vedrai” avevo risposto.

Notarono subito le nostre mani strette l’una nell’altra, ma non era un segnale sufficiente per capire cosa fosse successo tra di noi.

Ele si avvicinò a Nicky e gli disse “Scusami. Ti ho rovinato l’intervista”.

Lui scosse la testa “Non è stata colpa tua. Ce la siamo cercata. Sapevamo di rischiare, l’avevo messo in conto”.

“Adesso, però, sono pronta” annunciò “Possiamo riprendere”.

“Come vuoi” acconsentì il mio amico “Credo di poter ritagliare qualche minuto per chiudere il programma come si deve. E poi faremo la nostra esibizione”.

Ele sorrise “Grazie”.

“Da dove vuoi riprendere?” chiese lui, pratico.

“Potresti...potresti chiedermi di nuovo chi è il mio preferito tra di voi?” azzardò lei.

Nicky annuì “Certo”. Poi si rivolse a noi e annunciò “Venite, ragazzi. Si va di nuovo in onda”.

Mentre Ele stava parlando con Nicky, io ne avevo approfittato per avvicinarmi a Kian e Shane.

“Allora?” mi chiese subito Kian, in ansia.

Sorrisi e risposi “Alla fine, mi toccherà anche ringraziarvi”.

I miei amici sorrisero.

“Visto che anche lei ti ama?” mi disse Shane.

Annuii. “Avevate ragione” ammisi.

“Non hai idea di quanto sia felice” confessò Kian, senza smettere di sorridere.

Gli diedi una pacca sulla spalla “Mai quanto me, credimi”.

Dando un’occhiata per assicurarmi che Ele e Nicky stessero ancora parlando, decisi di mettere in atto il piano che avevo architettato mentre tornavamo alla radio.

“Ragazzi,” annunciai “devo chiedervi un favore”.

“Certo, dicci” mi spronò Shane.

“Cosa possiamo fare?” domandò Kian.

“È per la canzone che faremo live tra poco” spiegai “Possiamo cambiarla?”

“Quale vuoi fare?” mi chiese Shane, intuendo le mie intenzioni.

Sorrisi “Another Life”.

 

Ero seduta di fronte a Nicky, con Mark accanto a me e non smettevo di stringergli la mano. Non avevo spiegato a Nicky cos’era successo tra me e Mark, ma immaginavo avesse intuito dal nostro comportamento. Non riuscivamo a toglierci gli occhi di dosso.

“Buongiorno a tutti di nuovo. Chiedo scusa per la brusca chiusura del programma, poco fa. Abbiamo dovuto gestire un’emergenza. Adesso, però, siamo pronti a terminare come si deve, compresa la performance live dei Westlife che vi avevo promesso. Siamo di nuovo qui, insieme a Ele e, ovviamente, ai miei colleghi: Kian, Mark e Shane. Bentornati a tutti” annunciò Nicky, facendo ripartire la diretta.

Salutammo tutti nuovamente.

“Chiediamo scusa agli ascoltatori e a Nicky per l’interruzione” disse Kian.

“Sì, è stata colpa nostra” ammise Shane “Abbiamo combinato un casino”.

“Ma io ero d’accordo con voi, quindi non c’è bisogno di chiedere scusa, ragazzi” li rassicurò Nicky.

“Era un casino necessario, comunque” intervenne Mark, sorridendomi.

“Concordo” convenni “Indispensabile”.

I nostri amici ci sorrisero, felici.

“Dunque,” riprese Nicky “Ele mi ha espressamente chiesto di concludere l’intervista riproponendole la domanda che le avevo fatto poco fa, quindi chiedo, nuovamente, chi è il tuo preferito tra i Westlife, Ele?”

Guardai Mark e, senza riuscire a smettere di sorridere, risposi “Mark. È sempre stato lui e sempre lo sarà. Lo amo. Non posso vivere senza di lui”.

Nicky, Kian e Shane restarono a bocca aperta. Chiaramente non si aspettavano una dichiarazione d’amore così esplicita in diretta nazionale. Io continuavo a sorridere, senza staccare gli occhi da Mark, che mi stringeva ancora la mano.

Appena ripresi dallo shock, Kian e Shane iniziarono ad applaudire e a fischiare, dimostrando tutto il loro entusiasmo.

“Finalmente!” esclamò Shane.

“Era ora che glielo dicessi, Ele!” aggiunse Kian.

Io li ignorai entrambi. Mi alzai, mi sedetti sulle gambe di Mark e incollai le mie labbra sulle sue, sotto gli sguardi stupiti dei miei amici.

“Amici ascoltatori, è un vero peccato che questa sia una diretta radio e non TV perché altrimenti potreste assistere a quello che immagino sia uno dei primi baci tra Mark Feehily ed Elena Connolly che, finalmente, dopo averci fatto attendere per così tanti anni, hanno deciso che era arrivato il momento di dirsi quanto si amano” annunciò Nicky, entusiasta.

“Questi due si sono già baciati anni fa, Nicky” lo informò Kian, ridendo.

“Come, come?” domandò lui, meravigliato “È vero, ragazzi?” ci chiese.

Io e Mark annuimmo.

“Circa vent’anni fa” precisò Mark, stringendomi a lui.

Nicky scoppiò a ridere “Che scoop, ragazzi! Credo proprio che dovremo fare un’altra intervista con i due nuovi piccioncini per farci raccontare tutti i retroscena della loro storia d’amore”.

“Con piacere, amico” acconsentì Mark.

“Quando vuoi” concordai io, felice.

“Bene, immagino che sia il caso di chiudere qui l’intervista e passare direttamente alla performance dei Westlife” tagliò corto Nicky “Canteremo un brano dal nuovo album”.

“Ehm, sì. A questo proposito, Nicky…” lo interruppe Shane.

“Sì, dovremmo parlarti un attimo, amico” aggiunse Kian.

Nicky alzò gli occhi al cielo “Non so cos’abbiate da dirmi ma, onestamente, oggi non ho più paura di niente”.

Vidi i ragazzi sistemarsi in un angolo dello studio. Kian afferrò una chitarra e accennò un paio di accordi. Shane iniziò a cantare.

I...
I was the boy
Swallowed up by all the darkness around me
And you...
You were the star
Illuminating up the whole world around you

All of these years gone by
Do you still think of me?
Caught in your gravity

Every night I look out at the sky
Waiting for all of those stars to fall down
I should’ve said everything that I never told you
Is it too late for us now?

Just save a little bit of love
A little bit of love
A little bit of love for me still
And in another life
I'll be yours tonight

I...
Now I'm the man
With a little bit of hope left in his heart
You...
You are the one, you are the one
Always just there to reach from the start

Baby, now

Every night I look out at the sky
Waiting for all of those stars to fall down
I should've said everything that I never told you
Is it too late for us now?

Just save a little bit of love
A little bit of love
A little bit of love for me still...

Oh-oh-oh, oh-oh-oh, oh-oh-oh, oh-oh
Oh-oh-oh, oh-oh-oh, oh-oh-oh, oh-oh

All of these years gone by
Do you still think of me?
Caught in your gravity

Every night I look out at the sky
Waiting for all of those stars to fall down
I should’ve said everything that I never told you
Is it too late for us now?

Just save a little bit of love
A little bit of love
A little bit of love for me still
Just save a little bit of love now
A little bit of love
A little bit of love for me still
And in another life
I'll be yours tonight*

Mano a mano che la canzone proseguiva e le parole raggiungevano il mio cuore, gli occhi mi si riempivano di lacrime. Erano lacrime di gioia. Sapevo che era stato Mark a scegliere quella canzone, perché parlava di noi. Se avessi avuto ancora qualche dubbio, arrivati al termine della performance, Mark si avvicinò al microfono e disse “Ele, questa è per te. Con tutto il mio amore”.

Gli corsi incontro, buttandogli le braccia al collo e saltandogli in braccio, come facevo da ragazzina.

“Non è troppo tardi” dissi, piangendo e posando infiniti baci sulle sue labbra “Puoi ancora essere mio”.

Lui mi strinse forte e io nascosi il viso nell’incavo del suo collo.

“Sono tuo” disse “Lo sono sempre stato”.

Adesso la mia vita era finalmente come avrebbe sempre dovuto essere. Adesso ero davvero felice.
 

“Andiamo a casa?” mi chiese Ele, una volta salutati i nostri amici e lasciati gli studi di RTÉ.

Scossi la testa “No. Prima voglio portarti in un posto”.

Lei mi guardò, sorpresa. “Dove?” domandò.

“Voglio regalarti un anello” annunciai “Tutto il mondo deve sapere che sei finalmente mia. Mia e di nessun altro”.

Ele sorrise “Sono tua. In fondo, lo sono sempre stata. Non c’è bisogno di un anello per renderlo più reale”.

“Lo so,” obiettai “ma voglio comprartelo lo stesso”.

Lei sospirò. “Come vuoi” cedette “ma allora voglio qualcosa di speciale. Ho già avuto un anello di fidanzamento tradizionale”.

Le presi una mano e gliela baciai “Puoi avere tutto quello che vuoi”.


 

Mi svegliai a causa della luce che entrava dalla finestra e, non appena gli eventi del giorno precedente mi tornarono vividi nella mente, mi voltai alla mia destra, per controllare che non si fosse trattato solo di un bel sogno. Trovai Ele ancora profondamente addormentata, un buffo broncio sulle labbra e alcune ciocche di capelli sul viso. Sorrisi e, senza riuscire resistere, allungai una mano, fino a posarla sulla sua schiena nuda. Ora che avevo il permesso di farlo, non riuscivo a smettere di toccarla. Non mi sembrava ancora vero che fosse mia. Si lasciò sfuggire un piccolo gemito, al mio tocco, e il broncio si trasformò in un sorriso. Lentamente, aprì gli occhi.

“Buongiorno” la salutai, posando le mie labbra sulle sue.

“Buongiorno a te” rispose lei “Che ore sono?”

“Non ne ho la più pallida idea” ammisi, accarezzandole la schiena.

Lei si spostò, fino ad appoggiare la testa sul mio petto. Restammo un attimo in silenzio, semplicemente godendo del fatto di essere l’uno accanto all’altra, poi Ele sussurrò “Grazie”.

“Di cosa?” domandai, stupito.

“Di tutto” disse “Ma, nello specifico, per stanotte. È stato tutto perfetto”.

Sorrisi. Quella notte avevamo fatto l’amore per la prima volta. Lo sognavo da una vita ed era stato anche meglio di quanto sperassi.

Le posai un bacio sui capelli. “Non c’è di che” risposi “Grazie a te di avermelo permesso”.

“Mi piace svegliarmi accanto a te, sai?” confessò “Sognavo di poterlo fare da quando ti sei trasferito qui”.

“Davvero sognavi questo da così tanto tempo?” chiesi, incuriosito dalla sua confessione.

La sentii sorridere. “Beh, non sognavo proprio questo,” ribatté, alludendo alla notte appena passata “ma volevo sentirti vicino, più di quanto già fossi”.

“Vorrà dire che la stanza degli ospiti tornerà a essere degli ospiti” scherzai, stringendola a me.

“Mi sembra un’ottima idea” concordò lei.

Restai un istante in silenzio, ascoltando il battito del mio cuore.

“Non ti lascerò mai, lo sai vero?” le dissi poi, serio.

Ele annuì. “Lo so. Anche perché non te lo permetterei” sentenziò.


 

Fu una domenica lenta ma perfetta. Non facemmo nulla di speciale e neanche di particolarmente diverso da quello che eravamo soliti fare la domenica, ma il fatto di esserci finalmente dichiarati i reciproci sentimenti, rendeva tutto diverso. E bellissimo. Poterla stringere, baciare e dirle che la amavo ogni volta che ne avevo voglia, era tutto ciò che avevo sempre desiderato.
A metà pomeriggio, ci ritrovammo entrambi sul divano. Io guardavo distrattamente un programma musicale in TV, mentre Ele leggeva, con la testa appoggiata sulle mie gambe. Come spesso succedeva, mi imbambolai a guardarla. Indossava solo un mio maglione che, a causa della taglia troppo grande per lei, le faceva praticamente da vestito. Aveva arrotolato le maniche troppo lunghe e, mentre reggeva il libro in mano, le scivolavano verso i gomiti, scoprendole gli avambracci. I capelli erano raccolti in una treccia spettinata, che le cadeva lungo una spalla. Aveva un’espressione seria e concentrata, completamente assorta in quello che stava leggendo. Girò una pagina e la mia attenzione fu catturata dalle sue mani, dove brillava l’anello che le avevo regalato il giorno precedente. Aveva voluto un classico claddagh ring, in oro bianco, con un diamante al centro del cuore. Era una cosa stupida, lo sapevo, ma quell’anello era importante, per me, perché rappresentava un nuovo inizio, una nuova vita insieme, per questo avevo insistito tanto per regalarglielo. Allungai una mano fino a stringere la sua e iniziai a giocherellare con le sue dita. Lei chiuse il libro e mi lasciò fare, sorridendo.

Dopo un po’, buttò indietro la testa fino a incrociare il mio sguardo e mi disse “Sai, Marky, stavo pensando a quella canzone…”.

“Quale?” domandai.

“Quella che avete cantato ieri, Another Life”.

Annuiii.

“Credi che possa diventare la nostra canzone?” chiese.

“La nostra canzone?” ripetei, confuso.

Lei annuì. “Tutte le coppie hanno una canzone” spiegò “Pensavo che quella potrebbe essere la nostra”.

“Credi che sia giusta per noi?” chiesi ancora.

“Assolutamente sì” rispose lei, convinta “Ci abbiamo messo un sacco di tempo, con numerosi incidenti di percorso ma, finalmente, l’altra vita, quella che passeremo insieme, come avrebbe sempre dovuto essere, è iniziata”.

Sorrisi, con il cuore che mi scoppiava di gioia. Non avrei potuto chiedere nulla di meglio.

Mi chinai a baciarla e sentenziai “Hai ragione. Another Life è decisamente la nostra canzone”.

*Another Life - Westlife (Spectrum)

Se siete arrivati fino a qui, innanzitutto grazie. Ho parecchie altre storie da pubblicare, alcune fanfic e altre originali, ma la musica sarà sempre una costante. Spero vogliate leggere anche le prossime. 

 

  
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