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Autore: padme83    29/08/2021    6 recensioni
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.

*
[Raccolta di flash e one-shot, omogenea ma non troppo - benché i baci, in qualche modo, c'entrino sempre. Arco temporale variabile, con una predilezione per il periodo a Godric's Hollow; alcuni capitoli partecipano a challenge o a eventi/attività di gruppi fb; POV alternati, si comincia con Gellert]
*
"La pioggia cade, cade, sottile, non si ferma e vi sommerge, vi travolge, vi protegge, testimone fidata e discreta del vostro amore. Sussurra favole di innamorati, prima di voi, fra le stesse lenzuola umide e vestiti sfatti dimenticati in un angolo. Racconta di notti insonni, di gemiti soffocati con furia tra i denti, di amanti felici e pazzi come voi, legati come voi, disperati come voi.
Ma nessuno è come voi."
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: Lemon, Missing Moments, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We were closer than brothers'
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Avremmo dovuto essere due vite opposte, due mondi nati per scontrarsi,
due calamite contrarie, destinate a respingersi, e invece eravamo uno scherzo,
un paradosso, un’anomalia, e nessuna distanza, nessun destino, nessuna legge fisica
riusciva a tenerci separati. Eravamo una reazione chimica, eravamo incontro e direzione,
l’uno ritorno e sponda dell’altro.
(Rossana Soldano – Come anima mai) 
 
 
 
 
 
 
~ Solo un giorno di fine estate ~
 
 
 
 
 
 
 
It's you, it's you, it's all for you,
everything I do.
I tell you all the time
Heaven is a place on earth with you,
tell me all the things you wanna do.
I heard that you like the bad girls,
honey, is that true?
 
 
 

 
 
Non sai da quanto ha iniziato.
Non sai nemmeno come ci sei arrivato, in questo letto disfatto, a farti molestare volontà e ragione da lui e dalle sue braccia maledette – ti tendi e sussulti, tuo malgrado, nel sentirle avvolgersi con forza intorno alla curva indifesa della tua schiena.
Un brivido violento e inaspettato ti risveglia i sensi, procurandoti una fitta acuta esattamente lì, tra le vertebre e l’inguine. Avverti il torpore scucirsi via dalle palpebre, dissolto dall’insistenza delle sue labbra, della sua lingua che si abbatte sulla tua con l’irruenza, l’ostinazione e la furia di un’onda sospinta da venti tempestosi e feroci.
Apri gli occhi, quando il calore del suo respiro abbandona la tua bocca e implacabile, inesorabile, si sposta altrove – ti provoca, l'infame, ti solletica le guance e il mento, affonda il naso nell’incavo della gola, quasi volesse trovarvi un rifugio, o riposarsi un poco, cullato dal battito accelerato del tuo cuore (dei vostri cuori). La luce morbida di un lampione s'insinua in scaglie sottili attraverso le imposte leggermente socchiuse. Gli prendi il volto fra le mani e lo costringi a guardarti, lo osservi a tua volta, intensamente, e li vedi, su di lui, ovunque, i segni del sesso con cui vi siete marchiati e sfiniti – sesso urgente e sporco, necessario, a levarvi di dosso l’odore acre della mancanza, dell’assenza, dei mesi e degli anni trascorsi lontani l'uno dall'altro, arresi a una solitudine vuota (scelta), senza sperare, senza osare immaginare – eppure. Sesso scomposto e consumato contro un muro gelido, e ancora, di fretta, sul pavimento e sulle scale, dove ti è parso di morire, mentre lasciavi che il tuo corpo si mescolasse e si confondesse al suo – irrimediabilmente, irreversibilmente – e forse (forse), per un istante, uno soltanto, sopra quei gradini fottuti ci sei morto davvero.
(E non sei stato il solo.)
«Mi hai portato tu a letto?»
«No, ci sei arrivato volando».
«Non è un’ipotesi da scartare a priori».
«Sarà, ma volare non è divertente quanto prenderti di peso e trascinarti mezzo svenuto in giro per casa».
Sogghigni appena, piegando la testa all’indietro, e Albus, naturalmente, da bastardo navigato qual è, subito ne approfitta (andiamo, piccolo, lo so che lo fai di proposito) e ti si avvinghia al collo – lo morde, lo lecca, lo tortura con sapienza e squisita lentezza, per minuti che appaiono eterni; poi, all’improvviso, si scosta, dolcemente, si solleva sui gomiti e scivola placido lungo il tuo addome, imprigionandoti sotto di sé – nessun pudore, nessuna esitazione a inibire i suoi movimenti sicuri, precisi, adoranti. Trattieni a stento un gemito e di nuovo lo percepisci, chiaramente, dolorosamente, come una scarica elettrica, o la bruciatura di una fiamma, il modo, la cura, la devozione straziata con cui ti disegna brandelli d’esistenza addosso, sulla pelle, nella pelle.
Che stai facendo?
Ti ringrazio.
E per cosa?
Per il tuo regalo di compleanno.
Quale regalo? Aspetta, oggi è il tuo compleanno? Ma dai, non lo ricordavo.
Cos’è, una battuta? Sappi che non fa ridere.
Sul serio, pensavo fosse solo un giorno di fine estate, uno come tanti altri.
Sei un figlio di puttana.
Da che pulpito…
Gellert?
Uhm?
Fidati, tu vuoi che ti ringrazi.
Assolutamente no, mi dai fastidio.
Certo, lo conosco il tuo fastidio, è quello che ora sta premendo contro la mia coscia.
Figlio di…
Sì, sì, va bene principessa, ho capito, non serve continuare a ripeterlo.
Le tue gambe appoggiate alle sue spalle, la sua bocca a reclamare la tua eccitazione e le sue dita dentro di te, finalmente, a riempirti la carne e l’anima. L’altra mano che afferra la tua e la stringe in una morsa rovente, indissolubile, un nodo che è sangue e fiato e spirito, che è possesso e libertà insieme – che è voi, tu in lui e lui in te, sempre. La sua voce (oh, Dio, la sua voce! La sua voce!), roca, maestosa, penetrante, che ti invoca e ti implora, che ti rende folle di piacere e desiderio – e te lo ansima fra i denti, Albus, te lo imprime a fuoco sul palato che quasi non ci crede, non ci può credere, di averti qui, con lui, aggrappato ai suoi fianchi bollenti. Come se non lo sapesse, che sono la foga e la tenerezza dei suoi baci a inchiodarti, a incatenarti. Come se non ne fosse consapevole, che il centro del mondo, per te, è il suo sorriso che ti toglie respiro e vita – semplicemente, dopo, non è più la tua[1] –, è il suo sguardo che trabocca di meraviglia, che ti accarezza e ti tocca e racchiude in sé tutto lo stupore e l’incanto e la grazia infinita di un sentimento così potente e fiero da sovvertire la realtà e le sue leggi ipocrite, da innalzarsi oltre ogni limite umano e scuotere le fondamenta della terra e del cielo e dell’intero universo – almeno per un momento, almeno tra queste lenzuola bagnate, sfatte, imbevute di sesso e addii, di sudore e ritorni.
«Non ti fermare, non ti fermare, non ti fermare…»
Le parole ormai sfuggono, saettano fra di voi, indomite e oscene, senza più alcun freno, senza più controllo – e non è un ordine, questo tuo rantolare graffiato, non è una pretesa, non è una richiesta: è un bisogno, è una supplica, una preghiera smisurata, disperata, perché adesso persino respirare è impossibile, è impensabile, e a te sembra di cadere, di annegare, ancorato come un naufrago ai sospiri rotti di chi è salvezza e condanna a un tempo – lui, che ti strappa l’aria direttamente dal petto, che ti chiama a sé e ti vuole di più, e ti prende di più e ti obbliga a chiamarlo e a volerlo e a prenderlo di più, fino a tremare, fino a spezzarvi, fino ad abbattere anche l’ultimo muro, fino a non riconoscere più i confini (chi è lui? Chi sei tu? Tu sei lui. Lui è te) e alla fine ritrovarsi, distrutti, svuotati, l’uno sull’altro, l’uno nell’altro, l’uno per l’altro, senza più paura, senza più distanza. Senza più sopravvivenza.
«Gellert?»
Il tuo nome fra le sue labbra è pura lussuria, è un ansito scuro, un soffio languido che ti invade la bocca e sulla lingua si scioglie, si fa succhiare, caldo e irresistibile come una caramella al miele – non ti basta, non ti basterà mai.
«Dimmi».
«Non mi va di svegliarmi da solo domani mattina».
«Allora non farlo».
«Hai qualche idea?»
(Chiedimi di restare.)
(Resta, ti prego.)
«Alzati e recupera da bere, ma ti avviso, non ho la minima intenzione di dormire stanotte».
«E questo secondo te è un problema, mein Herr?»
 
 
 
***
 
 
 
«Albus?»
«Dimmi, bredhu».
«Niente».
«Sicuro?»
«Sicuro. Anzi no.»
«E figurati. Cosa vuoi?»
«Quante domande che fai».
«Finiscila e rispondi».
«Sei impaziente. E arrogante».
«Gellert, per favore...»
«Te.»
«Scusa?»
«Te. Voglio te, caro il mio Professore.
Voglio te.
Ti voglio ancora».

 
 
(Buon compleanno, mio blu.)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
It's better than I ever even knew.
They say that the world was built for two,
only worth living if somebody is loving you
and, baby, now you do
.”
 



 
 
 
 
 
 
{Words Count: 1131}
 



[1] “Certi sorrisi tolgono il respiro. Lui, con un sorriso, toglieva la vita. Semplicemente, dopo, non era più la tua.” Rossana Soldano, Come anima mai – potrei essere un pochino in fissa con questo romanzo al momento. Ma giusto un pochino (salvatemi).
 
 



 
 
Nota:

Con tre giorni di ritardo, ma quello che conta è il pensiero. Buon compleanno, Albus – mio blu, mio amore, mia anima, mio tutto.
 
Ci sarebbero un sacco di cose da dire, ma sinceramente mi manca la forza. La verità è che mi dispiace per questi mesi di assenza, tuttavia non posso garantire che ci sarà altro dopo questo. L’unica cosa certa è che io, a loro, non so dire addio, perché loro sono e saranno sempre la mia sponda e il mio ritorno.
 
Fatemi sapere, se vi va, cosa ne pensate di questo racconto ♥
 
Soundtrack: Video games, Lana del Rey.
 
Volete raggiungermi anche in altri meravigliosi luoghi di internet? Trovate tutti i link (tengo in particolar modo a Instagram) nella bio.
 
Se siete invece interessati ad altre storie su questi due disgraziati, vi invito a cliccare sul link alla serie che trovate nello specchietto introduttivo in alto. Tenete presente che molte OS e raccolte sono pubblicate nella sezione di Animali Fantastici.
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà questa raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP.
 
Un bacio :*
 
 
padme
 
 
 
 
 
 
 
Disclaimer:
Non concedo, in nessuna circostanza, né
l'autorizzazione a ripubblicare le mie storie
altrove, anche se creditate e anche con link
all'originale su EFP, né quella
a rielaborarne passaggi, concetti o TRARNE ISPIRAZIONE

 in qualsivoglia modo senza mio
consenso esplicito.
   
 
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