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Autore: Usagi    29/08/2021    1 recensioni
Raccolte di episodi legate alla mia storia principale: L'ultimo paradiso.
1. Di una fuga diurna: Hitomi è stanca dei continui cambiamenti di Millerna al suo vestito, e allora, decide letteralmente di fuggire dal castello. Cosa le succederà?
2. Di fronte alla prospettiva di un futuro ideale, cosa si è disposti a compiere per realizzare il proprio desiderio?
3. Quando i pensieri sono ammantati dall'oscurità della notte anche le proprie azioni sono protetti dagli occhi esterni.
4. Van si scontra contro Rakos inizia a comprendere l'entità di ciò che vuole realizzare.
5. Hitomi ritrova un suo pantalone di Jeans, Van come reagirà?
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: van/hitomi
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Cieli di Gaea '
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The Vision of Escaflowne

«L’Ultimo Paradiso ~ Storie non raccontate »

Finestre socchiuse

 

Aveva deciso di seguire il consiglio di Millerna e aveva fatto ritorno nella sua stanza, subito dopo il rito di purificazione e di preghiera che aveva svolto d’innanzi ai protettori di Fanelia. 

Gli aveva assicurato che in quel momento Hitomi stesse riposando per cui, anche solo questo sarebbe bastato per dissuaderlo dal disturbare il suo sonno. La Reggente di Asturia gli aveva raccontato che persino qualche ora prima Hitomi era stata nuovamente colta da una delle sue visioni. Ancora una volta, l’oscuro passato di distruzione della capitale di Atlantide continuava a tormentarla facendole rivivere gli orrori che i suoi abitanti avevano provato.

Stringendo in pugno l’elsa della sua spada, il Re di Fanelia si sentì frustrato: perché solo Hitomi doveva sorreggere il peso e il ricordo di quegli eventi? Era forse lo Spirito di Gaea che albergava dentro di lei a mostrarle quelle immagini? Stava forse cercando di avvertirla di un pericolo imminente che avrebbe potuto riguardare tutti loro proprio a causa dell’antico potere di Atlantide?

Raggiunse le sue stanze e richiudendosi la porta alle spalle si avvicinò alla finestra. Era rimasta aperta e le imposte si muovevano leggermente, sospinte dal vento della sera. Sollevando lo sguardo si volse ad osservare il cielo stellato soffermandosi sulla Luna dell’Illusione, quel globo celeste la cui luce riflessa dal sole lo rendeva ancora più affascinante e misterioso al contempo. 

Grazie ad Hitomi aveva potuto imparare molte cose sulle usanze e sulle abitudini degli esseri umani che vivevano su quella che lei aveva definito essere il pianeta Terra. Si domandò ancora una volta, come spesso gli accadeva negli ultimi tempi, se fosse stato un bene, per Hitomi, essere rimasta su Gaea. Rimanere insieme gli aveva restituito una felicità che per anni aveva creduto di non poter più trovare, ma questo valeva il prezzo della sicurezza della persona che amava? Sin da quando la guerra contro Zaibach aveva imperversato si era più volte chiesto se fosse giusto che Hitomi ne fosse così tanto coinvolta in prima persona, lei che di fatto non apparteneva a quel mondo. E quando la guerra si era conclusa, Gaea fra tutti aveva reclamato proprio la sua vita in cambio della salvezza di tutti gli altri. C’era qualcosa di profondamente ingiusto nel come si erano svolti gli eventi fino a quel momento. Una parte di lui, nascosta nella profondità dei recessi del suo animo, avrebbe sempre vissuto nel timore che Hitomi potesse rendersi conto di quanto la sua vita fosse stata negativamente influenzata dalla sua venuta su Gaea e che per questo avrebbe incominciato ad odiare quella situazione e, di conseguenza, detestare anche lui. Strinse le mani che erano appoggiate sul davanzale della finestra facendosi diventare le nocche bianche dallo sforzo: il suo unico compito doveva essere quello di proteggerla e di tenerla al sicuro. 

Van Fanel non poteva impedire che Hitomi avesse quelle visioni, l’unica cosa che poteva fare era impedire che qualsiasi cosa potesse nuocerle. L’Uomo Camaleonte era ancora lì fuori, da qualche parte. Anche in quel momento probabilmente li stava osservando, cercando una breccia nella loro difesa, di un momento propizio per colpire. Anche i rappresentanti del Regno di Basram sarebbero giunti domani mattina, ma chissà che qualcuna delle loro spie non fosse già stata accolta a palazzo. 

C’erano dei limiti alle cose che poteva fare ma avrebbe fatto il possibile. Continuare a pensarci gli avrebbe tolto il sonno.

Ripensò alle parole di Millerna e al fatto che entrambi, colmi delle loro preoccupazioni, non stavano riuscendo a godersi la trepidazione del momento più bello. Domani sarebbero stati finalmente insieme, la loro unione benedetta dagli Dei e celebrata dal suo popolo. Van sentì il cuore accelerare e il desiderio farsi strada. 

Durante la missione che li aveva portati nuovamente alla Valle dell’Illusione Van aveva avuto modo di condividere dei momenti sufficientemente intimi affinché i suoi ricordi ed i suoi pensieri venissero poi successivamente rievocati. L’aveva stretta dormiente sfiorandole il viso, sentendo il suo morbido corpo contro il proprio. Anche se in quei momenti il pericolo aveva reso quei contatti più dolci dalla preoccupazione per la salute di Hitomi e dalla freschezza dei sentimenti da poco condivisi, negli ultimi periodi, invece, le cose erano profondamente cambiate. Lui stesso faceva fatica a frenarsi, ogni volta che la baciava, ogni volta che la stringeva a sé e diventava sempre più complesso quanto più tempo trascorrevano insieme. I recenti avvenimenti avevano portato entrambi alla necessità di doversi soffermare su altri pericoli ma Van ricordava chiaramente l’ultima volta che aveva sentito l’odore della sua pelle sfiorando la carne tenera del collo con le labbra. Il gemito che si era liberato dalle sue labbra gli aveva letteralmente fatto ribollire il sangue nelle vene e aveva deciso di fermarsi dal procedere oltre solo perché era stato immediatamente consapevole che quello non sarebbe stato il momento giusto, non adatto ad Hitomi, ad entrambi. 

Il giorno successivo sarebbe cambiato tutto. Sarebbe diventata sua moglie e non avrebbe più dovuto trattenersi dall’amarla come avrebbe desiderato fare già da molto tempo. Van si sentiva abbastanza sicuro che il suo stesso desiderio albergasse anche in lei. Ne aveva avuto la prova dall’arrendevolezza dei suoi gesti, di come il suo corpo non solo sembrasse assecondare i suoi movimenti ma volesse anche effettivamente accoglierlo fra le sue braccia. Anche se Hitomi arrossiva quando i suoi baci si facevano più intensi lui non aveva mai visto l’ombra del dubbio attraversare i suoi occhi e c’era sempre stato assenso e, alla fine, il rammarico e l’imbarazzo quando tutto aveva fine troppo presto. 

Con la mente che iniziava ad esplorare nuovi confini e nuove possibilità, il Re di Fanelia riuscì per un momento a dimenticare i pericoli e le preoccupazioni dei giorni precedenti. 

Osservò attentamente il cortile all’esterno, puntando in una direzione ben precisa e non troppo distante da dove si trovava una particolare finestra di suo interesse. 

Forse poteva… se avesse ben sfruttato le zone d’ombra che offrivano gli alberi in quel lato del castello. Slacciò la spada, appoggiandola alla parete vicina, così non gli sarebbe stata d’intralcio. Con un saltello, si rannicchiò sul davanzale della finestra e, tenendosi in equilibrio con il braccio destro sul montante dell’apertura, rimase per un minuto buono ad osservare i movimenti delle guardie che pattugliavano nella zona. Fu un tempo sufficiente per comprendere come poteva muoversi.

Lasciò la sua stanza in quel modo, con un fruscio a malapena udibile nell’oscurità.

Forse in futuro avrebbe ricordato ad Hitomi di chiudere le finestre prima di andare a dormire, ma non lo avrebbe fatto di certo proprio quel giorno. Quella sua dimenticanza aveva rappresentato una fortuna insperata. Credeva che si sarebbe limitato ad osservarla dormire a debita distanza, magari dall’albero vicino, ma la brezza della sera aveva leggermente fatto muovere le imposte, rivelando che la finestra della sua stanza non era stata chiusa perfettamente. 

Era come aveva detto Millerna: Hitomi era scivolata in un sonno profondo e a giudicare dal suo viso rilassato, al momento il suo riposo era sereno, apparentemente non intaccato da alcun sogno infausto. La camera era illuminata delicatamente dalla luce emanata dalla Luna dell’Illusione e Van poté chiaramente intravedere le sinuose linee del corpo della donna che amava intuendole da come le sottili lenzuola indugiavano in alcuni punti strategici. 

Probabilmente i suoi pensieri erano stati uditi dalla ragazza proveniente dalla Luna dell’Illusione, perché all’improvviso si era voltata di lato e il lenzuolo che prima l’aveva coperta fin quasi alle spalle era scivolato in basso, all’altezza dello stomaco. A quel punto il respiro gli si mozzò in gola: vide una cosa che non si aspettava. Hitomi indossava un indumento che doveva certamente appartenere al suo esiguo corredo che si era portata con sé quando era venuta dal suo mondo. Le bretelline sottili, lievemente scivolate di lato, mettevano in risalto una scollatura audacemente ampia sul davanti. Nonostante l’oscurità e i pochi metri di distanza che li separavano, era in grado di vedere abbastanza senza neanche che la sua fantasia dovesse sforzarsi troppo di colmare i particolari. Adesso, lui era Van Fanel, sovrano del Regno di Fanelia, guida e protettore del suo popolo, avrebbe dovuto certamente distogliere lo sguardo, girare i tacchi e tornare nella sua stanza, maledicendosi e biasimando se stesso per aver anche solo pensato di essere stato il tipo di persona che non si pone alcuno scrupolo ad osservare una donna in un momento di piena vulnerabilità, al sicuro nella sua stanza. Invece, a dispetto di se stesso, Van Fanel non riuscì a smettere di guardare. 

Era così… bella. Nonostante non potesse in alcun modo sottrarsi al desiderio che quella vista gli suscitava, nel Re di Fanelia non c’erano soltanto pensieri di quel tipo. Hitomi giaceva addormentata con in volto un’espressione così serena che Van avrebbe voluto sempre vedere nel suo viso. L’intera figura della donna dormiente gli restituiva anche un senso di tranquillità e di purezza che avrebbe voluto che non venisse mai intaccata. Riuscì ad entrare senza essere visto né udito, ringraziando quelle doti che il suo maestro Balgus gli aveva permesso di apprendere molti anni prima. Certo, sicuramente il più importante dei generali di Fanelia non avrebbe di certo approvato il modo in cui stava utilizzando quelle capacità che con tanto sforzo gli aveva trasmesso, ma in quel momento avrebbe rischiato di essere aspramente rimproverato come quando era un bambino.

Forse il sonno di Hitomi era comunque davvero molto pesante in quel momento, poiché non diede alcuna impressine di averlo sentito quando si era mosso di alcuni passi in sua direzione. Van stava respirando così silenziosamente che, in quell’oscurità, l’unico suono che percepiva, insieme al respiro profondo di lei, era il battito accelerato del suo cuore.  

Il desiderio di toccarla, anche solo di sfiorarla per un momento, gli fece allungare una mano. Dopo qualche istante, tuttavia, la ritrasse: non doveva rischiare di svegliarla. Innanzitutto, si sarebbe di certo spaventata se lo avesse scoperto intento a fissarla e, soprattutto, si sarebbe certamente arrabbiata se fosse stata vista proprio in quel momento che era quasi del tutto… svestita. Da quella distanza riusciva a vedere ancora meglio: le sue labbra leggermente dischiuse così rosee erano decisamente invitanti; la piega del suo collo – che tanto gli piaceva torturare – era lievemente tesa a causa della testa lievemente reclinata di lato. Si era portata un braccio in alto, ad appoggiarsi al cuscino sopra la testa, e questo aveva reso quello strano indumento ancora più aderente proprio in un punto che aveva attirato sin da subito il suo sguardo. Van si riscoprì con la gola secca mentre seguiva con gli occhi la linea del suo seno e il punto culminante, lì dove il tessuto non riusciva a nascondere la delicata protuberanza. Sentendosi eccitato ed imbarazzato al contempo, fece un passo indietro, finendo per urtare leggermente una sedia che aveva già visto nel momento stesso in cui era entrato ma che, in quel momento, sembrava davvero passato in secondo piano. Con il cuore in gola, Hitomi mugolò a labbra dischiuse qualcosa nel sonno e, per un lunghissimo momento, Van temette che fosse in procinto di svegliarsi. 

Tornò a riprendere fiato quando capì che non lo avrebbe fatto e che aveva ancora una possibilità di uscire da quella stanza senza che venisse scoperto.

Una folata di vento entrò con maggiore vigore nella stanza la cui finestra, già completamente aperta da Van, scosse le delicate tende che erano state applicate sulla parte interna. Il sovrano di Fanelia però udì un nuovo rumore proveniente da un punto ben preciso della camera. Volse lo sguardo di rimando, seguendo il suono accorgendosi che sulla scrivania di legno addossata alla parete, insieme ad alcuni effetti personali di Hitomi c’erano anche poggiati i suoi tarocchi. La carta sommitale si era staccata dal mazzo e stava sventolando ancora sospinta dal vento. Seguì il suo movimento senza che neanche venne richiamato dall’impulso di cercare di raccoglierla, che era già finita al suolo in prossimità dei suoi piedi. In tutto quel tempo trascorso insieme, non era mancata l’occasione di chiedere ad Hitomi circa il significato delle carte, quanto meno delle più importanti. Ricordava chiaramente di aver appreso il significato di quelli che lei aveva chiamato “Arcani Maggiori” e, forse un giorno avrebbe continuato ad approfondire gli studi delle altre carte che componevano il grande mazzo. Van si chinò ignorando volutamente il brivido che gli era risalito lungo la schiena. Il silenzio della camera sembrava essere diventato quasi innaturale. Si sentiva inaspettatamente a disagio, come se avesse un brutto presentimento. Raccolse la carta senza produrre il minimo suono.

Un uomo con un bastone alla cui estremità è legato un fagotto. Un grosso cane dal manto scuro è con lui. Riconoscerebbe quella figura anche se le sue dita non stessero parzialmente nascondendo il nome della carta, visto che l’ha sollevata nella sua posizione rovesciata: il Pazzo.

 Van sbatte le palpebre una volta sola, e tutto intorno a lui era cambiato.

« Attraverso la sua forza sarà possibile ripristinare l’antico potere di Atlantide. »

Sentendo l’urgenza del pericolo scorrere nel suo sangue pompando anche adrenalina, Van si voltò in direzione della voce che aveva udito. Ciò che vide lo spiazzò. Hitomi giaceva priva di conoscenza tra le braccia di un uomo con delle folte ali nere. No, quelle ali nere erano come quelle di suo fratello: corrotte dal potere della Macchina di Atlantide. Non fu però quella vista a turbarlo lungamente, ma il fatto che Hitomi fosse completamente nuda e che il suo viso fosse mortalmente pallido.

Prima che potesse anche solo reagire d’innanzi a quella vista, i suoi occhi si erano richiusi e riaperti nuovamente, facendolo ritornare nella stanza di Hitomi, dove lei giaceva ancora addormentata, e, cosa immensamente più importante, al sicuro. Van però si accorse che il ciondolo rosso che la ragazza portava ancora sempre con sé, stava lentamente perdendo la sua luce, come se si fosse attivato per un breve momento.

Non c’era alcun dubbio. Quella era stata una visione. 

Cercò di contenere l’impulso di nausea che improvvisamente gli era salito dallo stomaco. Lei stava così tutte le volte? Pensò, cercando di trattenersi, proprio per non fare ulteriore rumore. La visione stava velocemente svanendo dalla sua mente. Si sentì smarrito con ancora la carta in mano e i ricordi che diventavano sempre più evanescenti. Stava sparendo velocemente anche il senso di nausea. Non gli restava altro che osservare la carta e cercare di darne una definizione: “Il Pazzo”. Nella sua accezione, quando la carta si presentava rovesciata, gli aveva detto di Hitomi, è indice di una follia perversa, dissoluta e violenta, senza scrupoli. 

Nel breve momento che era durata la sua visione aveva visto qualcuno e… sicuramente c’era anche Hitomi. Più continuava a ripensarci più difficile sembrava ricordare cosa avesse veramente visto, lo stesso sforzo inutile di quando si tentava di ricordare un sogno il mattino successivo.

Il suo sguardo cercò ancora una volta la figura della ragazza dormiente il cui sonno non era stato intaccato da tutto quello che era successo nella sua stanza, fino a quel momento. Van allungò un braccio, portandosi verso dove giacevano, ordinate in pila, le carte. Con delicatezza decise di posizionare il tarocco che aveva tra le mani in un qualsiasi punto nel mazzo, scegliendo volontariamente di non dare un ordine prestabilito. La serenità del sonno di Hitomi dissipò ogni suo dubbio. Chinandosi leggermente, sfiorò con le mani una ciocca di capelli all’altezza della fronte: fu un tocco così leggero che la ragazza sembrò non avvertirlo neanche. 

Quello era già più che sufficiente a calmare i suoi pensieri e a trasmettergli nuova fiducia sul futuro. 

L’avrebbe protetta anche a costo della sua stessa vita. 

 

Era ancora notte inoltrata quando Hitomi aprì gli occhi, ridestandosi delicatamente. Si rese conto immediatamente che aveva lasciato la finestra aperta e la luce della luna e delle stelle illuminava leggermente l’ambiente. Si sarebbe svegliata non appena il primo raggio di sole si fosse riversato su Fanelia. Avrebbe potuto dormire ancora un po’ se avesse ben chiuso le tende. 

Si mise in piedi, scostando di lato le coperte che forse erano troppo pesanti per quel periodo e che negli ultimi giorni l’avevano costretta a riprendere dalla sua borsa degli allenamenti un vecchio top leggero che lasciava le braccia e le spalle completamente scoperte. In quel modo non aveva sofferto il caldo che probabilmente era un po’ in anticipo per la consueta stagione lì a Fanelia. 

Quando fu vicina alle imposte, Hitomi sussultò. Sul davanzale vide una piuma bianca poggiata, prossima quasi a volare via. Sembrava proprio una piuma delle ali di Van. Allungò una mano, cercando di prenderla, ma quando le dita l’ebbero sfiorata, quest’ultima si smaterializzò esattamente come aveva fatto tempo addietro, quando si trovava sulla Terra.  Questa volta non ci fu sorpresa o turbamento. Le labbra di Hitomi si allungarono istintivamente verso l’alto. Si guardò indietro, osservando la stanza. Non vide nulla che fosse fuori posto, ma in qualche modo una consapevolezza si fece strada nella sua mente. 

Tornò a dormire, inaspettatamente felice ed emozionata. 

Fra qualche ora avrebbe sposato l’uomo che amava. E, per questo, non sarebbe più stato necessario lasciare le finestre socchiuse.


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Ciao a tutti!

Sono felice che ancora qualcuno di voi abbia interesse nel leggere le mie storie dedicate ad Escaflowne. Questo mi ha dato una nuova spinta creativa nell'aggiungere un nuovo episodio in questa raccolta. Il tono, questa volta, è decisamente più dolce e il punto di vista è quello di Van. 

Sto cercando di procedere anche con la long fic, "L'Ultimo paradiso" ma mi sono resa conto che ho già superato le 100 cartelle di word e sono arrivata in un punto un po' ostico, dove faccio fatica ad andare avanti con la storia. 

A questo punto, mi piacerebbe sapere se c'è qualche parte che vorreste che approfondisca: sono ufficialmente aperta alle richieste e ai suggerimenti. C'è qualcosa, o qualcuno in particolare di cui vorreste leggere?

Fatemi sapere con un commento e prometto che farò del mio meglio!


A presto!

Usagi.

  
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