Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Shade Owl    29/08/2021    1 recensioni
Nel lontano Sistema Helios esiste la confraternita dei Figli del Sole, un'organizzazione grande e potente che, tra i suoi svariati compiti, si preoccupa anche del mantenimento della pace tra i vari mondi, affidando ai membri più idonei compiti anche rischiosi volti al bene comune.
Tra di essi c'è Leon, che malgrado non abbia mai voluto abbracciare la loro causa, si trova costretta a seguire la strada impostale, e durante i propri viaggi incontrerà un nemico ben deciso ad ucciderla, ma anche nuovi compagni che l’aiuteranno nella lotta per la sua sopravvivenza.
Spostandosi di pianeta in pianeta tra tigri selvagge, orsi giganti, boss mafiosi e paludi, Leon dovrà arrivare a patti con la propria vita e trovare la propria strada, in un percorso di crescita che non è quello che si aspetta, e che potrebbe finire nel peggiore dei modi...
Genere: Avventura, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dal giorno dell’assemblea erano ormai passati vent’anni. Venti anni dal Battesimo del Sole, l’insolito rituale a cui le madri desiderose di consacrare i propri figli neonati alla causa dei Figli del Sole sottoponevano i nascituri, entro e non oltre un mese dal parto. Così voleva la tradizione.
Leonella era ormai cresciuta, e aveva raggiunto e superato la maggiore età. Come sua madre aveva i capelli biondo cenere e solo un po’ arricciati. Al contrario di lei che li aveva sempre portati lunghi sulle spalle, tuttavia, Leonella li aveva sempre tenuti un po’ più corti, appena sotto le spalle e con una piccola frangia incolta e selvaggia. Sempre come sua madre era di statura e corporatura media, con profondi occhi blu. Il viso, ovale e sottile, non aveva alcunché di speciale o fuori dall’ordinario, relativamente parlando: una minuscola spruzzata di lentiggini sbiadite sul naso, appena appuntito, e un mento poco pronunciato. Qualcuno avrebbe potuto dire che era una versione più giovane di sua madre.
Per l’appunto, avrebbe potuto. Se avesse voluto farsi male.
Leonella non era mai stata una persona particolarmente socievole, questo bisognava ammetterlo: il suo volto, quasi sempre corrucciato e malinconico, appariva distante a chiunque non la guardasse con attenzione, e rabbioso per chi invece si dava la pena di osservarla meglio. Ma Leonella non era né distante né arrabbiata, benché una parte di lei volesse allontanarsi da tutto e un altra fosse spesso furente col mondo: era solo stufa e rassegnata.
Perché devo farlo?
Questa domanda era una delle ricorrenti, nella sua mente: fin da quando aveva memoria, aveva seguito il cammino dei Figli del Sole, ma quasi subito aveva iniziato a chiedersi il perché. Non per voglia, certo: non era stata lei a scegliere.
D’altra parte, non se n’era mai andata. Non perché volesse restare, ma in cuor suo sapeva di non conoscere altra vita e così, non potendo scegliere la strada da seguire, aveva optato per qualcosa di più semplice, ovvero il suo nome: da Leonella, lo aveva accorciato nella forma più mascolina di Lèon.
Fin da quando era piccolissima era stata cresciuta come una Figlia del Sole, e come tale aveva vissuto per molto tempo lontana da tutti, circondata soltanto da altri cadetti come lei che, sempre come lei, venivano addestrati per pensare soltanto a ciò che veniva loro richiesto, a ciò che doveva essere fatto e al come dovevano farlo.
Ora era alla vigilia della sua consacrazione come Figlia del Sole Attiva, una carica per cui molti suoi conoscenti avrebbero ceduto un braccio.
Poteva esistere, secondo le tradizioni della confraternita, un solo Figlio del Sole Attivo, scelto tra coloro che, durante l’addestramento, si erano distinti come i migliori e i più qualificati, o che comunque avevano colpito positivamente gli insegnanti. Il compito di un Figlio del Sole Attivo era quello di andarsene in giro e compiere missioni per l’Assemblea del Sole.
Ironia della sorte, Leon non aveva mai avuto alcun reale interesse a diventare una Figlia del Sole Attiva. Aveva seguito quel tipo di addestramento per volontà di sua madre, ma non aveva né sperato né desiderato di riuscire.
La mia solita fortuna. Pensò, fissando il soffitto della stanza.
Sdraiata in branda, ascoltando il respiro regolare dell’altra cadetta con cui condivideva l’alloggio, pensava al giorno dopo mentre la notte scorreva via silenziosa, passandosi tra le mani la sola cosa di sua madre che potesse portare sempre con sé, un minuscolo ciondolo di vetro con dentro una sua ciocca di capelli.
Non riusciva a dormire, non in quello stato: troppi pensieri si accavallavano nella sua mente, e troppe emozioni la stavano assalendo tutte in una volta.
Non voleva la carica di Figlia del Sole Attiva, ma rifiutare avrebbe deluso sua madre. Il che, onestamente, sarebbe stata un’altra contraddizione.
Colta da un irrefrenabile impulso, si sporse oltre il bordo del letto e afferrò la scatola di metallo subito là sotto, portandola davanti agli occhi: dentro c’erano delle lettere, lettere a cui aveva smesso di rispondere anni prima e che, alla fine (circa un anno più tardi), avevano smesso di arrivare. Ovviamente, erano tutte di sua madre.
Una parte di lei avrebbe voluto buttarle nel fuoco, ma un’altra non era riuscita a convincersi, e anche se non ne apriva una da almeno tre anni le aveva conservate tutte. Il perché non le era chiaro, ma le aveva tenute, così come aveva tenuto il ciondolo.
Ti farò vedere. Pensò. Ti farò vedere io.
D’altra parte, neanche lei sapeva bene di cosa stesse parlando.

Proprio come sua madre circa vent’anni prima, Leon attraversò l’alto portale con addosso soltanto il saio immacolato e i sandali, fermandosi non appena fu al centro dell’assemblea. Davanti a lei, in piedi, c’erano due uomini ed una donna, entrambi con indosso lunghe tuniche dell’identico colore e le teste completamente rasate; poco distante riposava un braciere pieno di tizzoni ardenti. Alle loro spalle, il vecchio uomo di nome Aulos la osservava, mentre i raggi del sole entravano dai lucernari e dalle vetrate, infondendo una potente aura luminosa a tutto ciò che colpivano.
- Leon Atleé of Cèlenty.- disse il vecchio - Il momento di diventare una vera Figlia del Sole è dunque giunto. Sei tu pronta a riceverne il potere e l’autorità derivanti da ciò?-
Come se avessi scelta… Si ritrovò a pensare Leon.
- Lo sono.- rispose.
Aulos non disse una parola, ma le tre persone davanti a lei sapevano già cosa fare: la cintura del saio venne slacciata ed esso fu rimosso, lasciandola quasi nuda di fronte all’intera assemblea, poi la donna le porse un’ampolla piena di un liquido verdastro che lei bevve tutto d’un fiato, mentre uno dei due uomini raccoglieva, dal braciere, un lungo ferro alla cui estremità era fissato un simbolo rovente, a forma di sole; contemporaneamente, il suo compagno ripose con cura il saio su un panchetto vicino, da cui poi raccolse altri abiti.
- Che questo marchio possa sostenerti e ricordarti il tuo compito, Leon Atleé of Cèlenty.- proclamò Aulos.
Leon accolse il dolore provocato dall’ustione con moderato stoicismo, grazie al liquido analgesico che aveva bevuto poco prima, distorcendo solo un po’ la faccia e lasciandosi sfuggire un lieve grugnito quando il ferro incandescente le venne premuto sul petto, dove si disegnò una scottatura a forma di sole perfettamente delineata sulla pelle.
Quando il marchio fu allontanato la donna tornò da lei e le applicò unguenti taumaturgici per accelerare la cicatrizzazione, poi le mise delle bende a medicare la ferita e si allontanò, mentre il terzo uomo le porgeva gli abiti e gli stivali, che lei prese ed indossò, allacciando le fibbie e facendo scorrere le cerniere. Erano comodi, caldi e puliti. Consistevano in un paio di corti calzoni che le arrivavano sopra il ginocchio, color marrone polvere, così come la casacca, una tunica rossa da indossare sotto e, infine, gli stivali di cuoio e la cintura.
- Il tuo viaggio è cominciato fin da quando sei stata condotta qui, in fasce, tra le braccia di tua madre.- riprese Aulos - Come finirà, sarai solo tu a deciderlo.-
Come no…
- Il tuo primo compito è il seguente.- continuò l’uomo, ignaro dei suoi pensieri - Dovrai recarti ad Ironglass, la grande città dell’industria. Laggiù potrebbe venirti consegnato qualcosa che dovrai custodire con la massima cura. Incontrati con il Mastro Armaiolo, chiedi di lui alla bottega di Rowan Black, e fa che ti riconosca per ciò che sei. Egli ti darà ciò che ti occorre.-
Leon chinò leggermente il capo.
- Molto bene.- disse.
- Ora va. Sei congedata fino al tuo ritorno da lì. Che il Sole ti sia di guida.-
- E il mio cammino non vacilli.- rispose lei, secondo la consueta formula.
Detto ciò, si voltò e uscì per raggiungere le sue stanze e prendere ciò che le occorreva, prima di andare incontro all’incarico che doveva assolvere.

Alcune ore più tardi Leon si ritrovò su uno scomodo sedile di una delle navette del trasporto pubblico, così da poter coprire la distanza che la separava dalla propria meta. In qualità di Figlia del Sole non le costava niente, in termini di denaro, ma molto in termini di pazienza: schiacciata tra gli altri viaggiatori, seduta su una poltrona posta, come tutte le altre, su uno dei lati della piccola navetta passeggeri della monorotaia, doveva sopportare l’intero viaggio legata con le cinture di sicurezza, sballottata per via della turbolenza durante il percorso e irritata dalla costante tensione di perdere la propria sacca da viaggio, stretta tra le sue ginocchia e bloccata dalle mani.
La destinazione della navetta era uno degli altri dodici pianeti (i quali a loro volta avevano diversi satelliti abitabili) del Sistema Helios, nello specifico Bakhel, su cui sorgeva la città di Ironglass, una delle più avanzate e industriose metropoli del sistema. Per arrivare, fortunatamente, non era necessario compiere un viaggio interplanetario nello spazio, non più da almeno un centinaio d’anni: i progressi scientifici e tecnologici, dovuti in gran parte ai Figli del Sole stessi (i quali vantavano tra le proprie fila i migliori scienziati del sistema) avevano consentito di mettere a punto un sistema di portali di trasferimento che, grazie alle navette della monorotaia, potevano consentire alle persone di spostarsi molto rapidamente tra i pianeti. Ciò che un tempo richiedeva giorni (o settimane) di viaggio nel vuoto siderale, ora poteva essere fatto in una manciata di ore al massimo.
Certo, era un viaggio scomodo se lo si faceva in classe turistica, ma le sue alternative erano alquanto limitate…

Bene, inizia l'avventura. Sarà lunga, e sarà intensa, ve lo garantisco.
Ringrazio già i primi lettori, ovvero John Spangler, Easter_huit, ormai storici, e anche Biscottoalcioccolato, che già mi stanno seguendo.
A presto!

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Shade Owl