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Autore: Helen_Rose    31/08/2021    0 recensioni
Mi è venuto spontaneo immaginare questo scenario, in cui il mio personaggio preferito in assoluto della serie è felice e circondato da chi la ama di più: Marcello, i suoi genitori, Gabriella e Cosimo, Salvo e Sofia, Armando, - ho menzionato brevemente anche Paola - , ma soprattutto Irene e Rocco, i co-protagonisti di questa storia.
Dopodiché, trascorsi pochi mesi, Marcello e Roberta si trovano alle prese con un evento che sconvolgerà loro l'esistenza: la genitorialità.
Per Roberta, si tratta di uno shock enorme e Marcello farebbe di tutto per alleviare la sua pena, ma non serve; o meglio, lo farà essendo genitore in maniera equa rispetto a lei.
Omnia vincit amor; ecco a voi Vittoria Emma Barbieri.
La piccola avrà anche un fratello, quasi sei anni dopo: Andrea Francesco.
Loro due, Diego Armando Amato e Diana Bice fanno parte del quartetto dei nipoti acquisiti degli Arnese. In particolare, tengo molto alla scena del battesimo di Luca, il secondo figlio di Salvo e Sofia, accoppiata a Roberta in versione supportive.
Genere: Comico, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I risultati delle analisi richieste dalla ginecologa parlano chiaro. È incinta.
Lo sapeva. Se lo sentiva fin dal terzo giorno di ritardo del ciclo che il motivo non poteva essere nient'altro che quello. Non perché solitamente avesse un ciclo mestruale regolare, anzi: era una delle poche cose sulle quali non riusciva ad esercitare il proprio controllo; l'altra era la sua attrazione verso il marito, che nei loro ultimi rapporti, a quanto pareva, aveva dimenticato quel piccolo, eppure fondamentale accorgimento ... Necessario se, come Roberta, si era convinti di avere ancora qualche anno davanti a sé, prima di doversi confrontare con le responsabilità, ma soprattutto, le rinunce della maternità.

Adorava e venerava profondamente la professoressa Barone, sua mentore in tutto e per tutto, meno che nel lato umano: Roberta aveva lavorato molto su sé stessa per abbattere i propri preconcetti, secondo i quali si sarebbe fidanzata e sposata solo dopo la laurea, formando una famiglia; tanto che durante l'università si era fidanzata per ben due volte, addirittura sposandosi prima che la Commissione della sua sessione di laurea pronunciasse il suo 110 e lode, con la Barone presente ... Eppure, ogni osservazione della docente rischiava di buttare giù i mattoncini che, con l'amore, il sostegno, la presenza costante e rassicurante di Marcello, stava costruendo, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Roberta teneva a e temeva molto il suo giudizio, e spesso, se un Marcello spazientito non fosse stato lì prontamente a ricordarglielo, rischiava di dimenticare che provenisse pur sempre da una donna cresciuta in una società dove davvero era necessario scegliere tra la carriera e la famiglia, rinunciando in partenza, qualora lo si desiderasse, a una felicità "completa", senza esclusioni alcune; quando Roberta faceva avanti e indietro tra Bologna e Milano, ad esempio, spesso la Barone le faceva notare come rischiasse di sottrarre tempo prezioso ai suoi studi. Chissà cosa avrebbe pensato, una volta appreso che la sua ex allieva più brillante era pronta a mettere da parte - se non altro momentaneamente - il posto da assistente universitaria, guadagnatosi pochi mesi prima, così faticosamente, e per cosa? Per cambiare pannolini e allattare marmocchi. Se le donne della generazione di sua madre dovevano faticosamente accettare di non poter dare alla luce dei bambini, qualora la genetica non fosse a loro favore, per Roberta era difficilissimo il contrario.
Si sentiva già in colpa per aver chiesto un permesso di tre ore, quel pomeriggio: la motivazione addotta era una leggera influenza, ovviamente; ci mancava solo che decidessero di licenziarla per un eventuale falso allarme. È in panico totale.

Lei e suo marito ne avevano parlato, e Marcello stesso l'aveva rassicurata sulla propria assenza di fretta nel diventare genitore: lui, Salvo e Sofia si erano appena liberati delle infinite cambiali da pagare a Riccardo Guarnieri, nonché delle rate per l'acquisto della planetaria; senza contare il fatto che lui e Roberta avevano iniziato la vera convivenza da un annetto scarso ... Forse, avrebbero avuto bisogno di più tempo per assestare i propri ritmi ed equilibri, prima che venissero sconvolti da un neonato - o una neonata - pieno/a di esigenze. D'altronde, avevano sentito dire che non si fosse mai veramente pronti per la genitorialità ... Una di quelle frasi fatte che Roberta, personalmente, detesta, ma che spera con tutto il cuore che, almeno nel suo caso, risulti veritiera.

Si dirige verso casa a passo spedito. Aspetterà che Marcello torni dalla caffetteria per comunicarglielo di persona: desidera che sia il primo a saperlo, com'è giusto che sia; anche perché si sente un po' in colpa per non avergli anticipato che avrebbe fatto quelle analisi, ma preferiva che non rimanesse deluso, nel caso in cui l'esito fosse risultato negativo ... Non le piace mettere in atto sotterfugi con suo marito, né considerare il suo corpo come solamente proprio, dal momento che custodisce la vita del loro bambino; ma, ad essere onesti, Marcello vorrebbe diventare padre più di quanto lei voglia essere madre.
Inoltre, pur volendo, le dispiacerebbe disturbare Gabriella, che sicuramente sarà ancora in atelier. In quanto a sua madre Livia ... Le vuole un gran bene e la rispetta, come donna e come madre; ma per Livia, la benedizione di un figlio porta a un processo normale e naturale, e metterla in discussione, molto semplicemente, nella sua concezione non è proprio contemplato.
Forse per la prima volta nella sua vita, pur non essendolo realmente, Roberta si sente sola; non semplicemente sommersa, ma proprio schiacciata dalle aspettative altrui. Non sa dove inizino e finiscano le proprie. Si sente soffocare. Non sa come uscirne.

~

Roberta non è di certo diventata una massaia perfetta, per quanto si impegni e sia migliorata; ma se alle otto di sera, non solo non ci sono piatti pronti in tavola, ma non è nemmeno apparecchiata e non c'è nulla a cuocersi sui fornelli o nel forno, nel momento stesso in cui rincasa, Marcello capisce che qualcosa non va.
Sua moglie è seduta sul divano e fissa il vuoto davanti a sé. Vedendo un foglio aperto sul tavolino del salotto, e poi riconoscendo il logo dell'ospedale, quel povero ragazzo teme che la moglie abbia appena ricevuto una notizia terribile. Si affretta a raggiungerla e, con un cenno, le chiede il permesso di leggere. Roberta annuisce, pietrificata. Silenzio tombale. Lei è piombata in stato di trance da due ore. Dapprima, Marcello respira profondamente, inondato di sollievo; poi, appena realizza la ragione dell'immobilità della moglie, inizia a spaventarsi a propria volta, temendo che ci siano anomalie genetiche non riferitegli, nella famiglia Pellegrino, o che, molto più semplicemente, Roberta non abbia alcuna intenzione di diventare la madre del loro bambino. Questa prospettiva lo terrorizza più di ogni altra possibile. Hanno già affrontato l'argomento, certo; ma teme che trovarsi di fronte al fatto compiuto dia tutt'altro colore e sapore a quella notizia. Si siede accanto a lei, le circonda la vita con un braccio, deglutisce e pronuncia le parole più difficili che abbia mai dovuto dire a qualcuno, nonché a sé stesso: "Amore, decidi tu ... Non è obbligatorio ..."
Roberta lo ferma di scatto, riprendendosi, dandogli una carezza sulla guancia mentre una lacrima solitaria le percorre il viso stravolto dalla tensione, al solo pensiero di aver fatto spaventare in questo modo quell'uomo eccezionale, al di fuori di ogni aspettativa possibile, che senza chiedere nulla, le offre già un'orrenda via d'uscita: "Marcello, ma non dirlo neanche per scherzo. È fuori discussione, e non perché sia illegale. Non ho alcuna intenzione di liberarmene. Solo che non me l'aspettavo, ma non è colpa di nessuno: anche io avrei potuto stare più attenta, nel chiederti delle precauzioni... E dopotutto, siamo sposati"
"No, Roberta, ascoltami: non voglio che pensi che non ci siano alternative; non vorrei mai che, seppur in un altro senso, tu pensassi di dover agire in automatico ... Come fece mia sorella, rinunciando a Matteo, e per giunta perché sono stato così idiota da mettermi nei guai, invece di pensare che avrei potuto fare io da padre a quel bambino sfortunato, eppure amato". Si tratta di una delle più grandi ferite che Marcello porta dentro; una cicatrice che non si rimarginerà mai, e che gli è costata la vicinanza della sorella ... Sperava che, diventando padre a propria volta, avrebbe potuto in qualche modo rimediare, espiare questa sua colpa, ma se così non sarà ... O almeno, non subito, se si tratta solamente di dover aspettare che Roberta sia pronta.
"Marcello, frena: apprezzo il gesto, ma non puoi salvarmi sempre da qualunque cosa. O almeno, non dai miei stessi pensieri contorti, che mi tormentano, bloccandomi".

Marcello è sollevato e intenerito come poche volte nella storia del loro tormentato rapporto: "E quali sarebbero, sentiamo?".
Roberta si vergogna un po', ma sa che Marcello non la giudicherebbe mai, in nessun caso. Così, glieli elenca, uno a uno.
E lui la rassicura, smontando ogni sua - per quanto fondata - paranoia come solo lui potrebbe e saprebbe fare. Perciò, per ogni: "Non mi sento pronta per diventare madre", Roberta riceve un: "A cambiare pannolini, allattare, non far cadere i marmocchi dalla culla si impara, ma la tua naturale empatia e l'istinto di protezione e accettazione che hai tu, sono decisamente qualità materne che non si insegnano in nessuna scuola di mamme perfette, né in manuali educativi"; per ogni suo: "I figli separano, allontanano le coppie", c'è un "Non noi due" di Marcello; per ogni: "Chissà cosa penserà la Barone", la pronta risposta del marito è: "E tu lascia che pensi. Sei tu la campionessa, amore mio, non di certo quella vecchia megera"; e infine, per ogni: "Non riuscirò mai a essere l'assistente perfetta e la mamma perfetta", riceve un: "E tu dimostra al mondo intero che non tutte le belle ragazze possono essere solamente intelligenti e grandi lavoratrici, e non anche madri splendide, come so che lo sarai tu per nostro figlio" ...
"O figlia"
"Adesso sei tu che mi vuoi in piena crisi d'ansia da prestazione"
"E perché mai?"
"Perché dovrò assicurarmi doppiamente di essere talmente splendido da oscurare ogni possibile fidanzato nei paraggi e, così, costringendola a una vita monacale qui, insieme a noi, lontana da sguardi indiscreti"
"Mi fai paura, lo sai, sì?".
Ma è una domanda retorica, naturalmente. Perché nessuno conosce Marcello e le sue manie da cavaliere senza macchia e senza paura, geloso e protettivo incallito, quanto Roberta; così come nessuno conosce le più segrete insicurezze di Roberta, i suoi timori di essere inadeguata, imperfetta, meglio di Marcello, psicologo ad honorem.
"Di non essere come mia madre, lo so per certo. Ma ho paura di instillare in nostro/a figlio/a, inconsciamente, delle paure e dei blocchi creatimi da lei, che ho fatto tanta fatica a superare; per esempio, credeva che essendo così concentrata sullo studio, avrei scoraggiato qualunque ragazzo dall'avvicinarsi a me, perché troppo seria e seriosa. Ho il terrore di invitare i miei figli a divertirsi a più non posso come io non ho mai fatto, per reazione; anche se, va detto, sono stata incredibilmente fortunata" precisa, rivolgendo al marito uno dei suoi rari sguardi adoranti, dolci, consapevoli. "Ah, ecco, mi pareva; se uno scapestrato come me è stato addirittura intrigato da quella facciata da ingegnere senza cuore, vedrai che le ragazze non faranno alcuna fatica ad avvicinarsi a nostro figlio"
"E insisti ... Ne riparleremo. Seriamente ... Tu sei tranquillo? Non hai alcun timore?" domanda Roberta, preoccupata di averlo soffocato e di non avergli lasciato spazio.
"Beh" tentenna Marcello, che ha sempre preferito di gran lunga ascoltare piuttosto che aprirsi, per evitare di appesantire gli altri e di riportare a galla ricordi spiacevoli - Roberta lo sa, ed è grata di ogni piccola confidenza che lui le fa spontaneamente - "In realtà, la paura di assomigliare a mio padre è sempre in agguato. Ma ho avuto una madre splendida, poi una sorella altrettanto straordinaria a tenermi a bada; e conoscere Salvo, ma soprattutto te, mi mi ha dimostrato che non so prendermi cura solo di Angela, ma di qualunque persona a cui tenga davvero ... Sbaglio?".
Roberta sorride infinitamente. "No, non sbagli, amore mio. Complimenti: anche questo tassello mancante di autostima è stato completato. E tutto da solo. È finita la fase in cui ti sentivi indegno dell'amore e dell'affetto di tutti quanti. Sono fiera di te".
"Allora, che dici? Ci buttiamo in questa avventura insieme, signora Barbieri? Mi concedi di chiamarti così, per l'occasione?"
"Certamente, signor Roberta Pellegrino. So di essere insopportabile, egocentrica alle volte, monotematica, di oscurarti, ma sono pronta per qualunque avventura, con te. Tanto, ormai, dovrei averlo capito ad oggi"
"Che cosa, amore mio?" domanda lui, poggiando la sua fronte contro quella di lei.
"Che con te, non devo avere paura di niente. Per quanto abbia timore di cadere, ci sarai sempre tu a sorreggermi e smontare tutti i miei dubbi come fossero pezzi dei Lego"
"Sai che questa potrebbe davvero essere la cosa più bella che tu mi abbia mai detto?"
"Perché sei un uomo eccezionale e diventi indispensabile per me ogni giorno di più?"
"No, aspetta: qua mi serve il registratore che ti ha regalato Tina, per immortalare questo momento e riascoltarlo a ripetizione. Potresti ripetermelo, grazie?"
"Non fare lo stupido. Sarò poco romantica, ma non sono così parca di complimenti"
"No, quando mai ... Due volte all'anno. No, dai scherzo, vieni qui: dammi un bacio"
"Adesso sei ingiusto. Non te lo meriti"
"Hai ragione, almeno cinque volte all'anno. Ma mi raccomando, fai scorta almeno per questo piccoletto ... O piccoletta" aggiunge in risposta al suo sguardo minaccioso "che verrà: non vorrei mai che mi crescesse con complessi e cali di autostima"
"Uh, non avrà di che preoccuparsi: per ogni mio dubbio che potrei trasmettergli/le, e ogni trauma instillatogli/le, ci sarà sempre la carica di amore incondizionato e la tua personale riserva di autostima illimitata, a controbilanciare la mia stessa influenza"
"Ora che è tutto pianificato, posso avere 'sto bacio? Ti pare che debba supplicare?"
Eccolo accontentato, senza particolare sforzo, a dire il vero. "Ti amo, amore mio"
"Ti amo anch'io, più della mia stessa vita".
Roberta lo sa. Di questo vizio di anteporre gli altri sempre e comunque a sé stesso, non si libererà mai. È così che si dovrebbe amare, ma fino a un certo punto. Perciò ... "Ricordati sempre di non amare nessuno più della tua stessa vita. Nemmeno noi" lo rimprovera teneramente, indicando la sua pancia, ovviamente ancora piatta, ma in cui batte un cuore che la renderà felice più di quanto avrebbe mai potuto sognare.

~

 
È la notte tra il 23 e il 24 febbraio 1966, e Roberta non ha mai provato tanto dolore fisico in vita propria. Le contrazioni sono cominciate lentamente per poi intensificarsi sempre di più; ma già nel momento in cui le si sono rotte le acque, Marcello aveva in mano la borsa per l'ospedale, pronta da due settimane come minimo, e si era già lavato, vestito ed era pronto ad aiutarla a fare altrettanto. Varca la soglia della porta di casa come se ne andasse della loro vita e stessero fuggendo da un incendio; solo dopo si ricorda del fatto che, effettivamente, c'è sempre sua moglie che è rimasta indietro.

La corsa verso l'ospedale è alienante: per quanto non ci sia nessuno per strada, Marcello è in dubbio se accelerare, approfittandone, o mantenere una velocità moderata per non danneggiare Roberta e il/la bambino/a. Nel dubbio, è lei a dirgli di sbrigarsi, mentre respira profondamente e cerca di non pensare che sia la fine del mondo ... Perché è proprio questa la sensazione terribile che l'ha assalita.

"Pronto, Salvo? Sì, è nata, sì. Non ho neanche avuto il tempo di accorgermene: ho accompagnato Roberta in ospedale, siamo entrati in sala parto e il momento successivo ero lì a tenerle la mano per le ultime spinte. Sì, stanno bene, anzi benissimo, tutte e due. Sono io che non sto bene per niente, mi sento le gambe molli, mi gira la testa ... Sì, sono seduto. Sì, Salvo, tu avrai bisogno di un supporto extra, se sto messo così persino io. Mi chiedi perché? Sei ansioso in corpo, amico mio. E ora scommetto che starai cercando di camuffare il pianto. Sì, come no, ti è solo entrata la culla in un occhio. L'hai montata come ti ho chiesto? Sai che mi fido solo di Rocco, dopo il juke-box ... Seh, chiamami pure ingrato, ma appena tornerò a casa, la prima cosa che farò sarà controllare che sia tutto a posto. Sì, la mia bambina è bellissima, tutta sua madre. Come sta? Non è perfettamente rilassata, rosea e pimpante come te la vendono nei romanzi e nei film... Ma hai presente quella luce speciale negli occhi, che illumina il viso, di cui tanto si parla nelle neomamme e che tanto le faceva alzare gli occhi al cielo quando gliela menzionavano o, peggio, già in gravidanza le indirizzavano il famoso: 'Sei radiosa'? Ecco, quella ce l'ha. Sto attento a non dirlo troppo forte, però; mi ha già massacrato abbastanza per essere svenuto una volta e aver rischiato di ripetere l'esperienza una seconda. Neanche a doverlo specificare, mi ha risvegliato uno dei suoi ceffoni: non sia mai che, mentre una povera donna soffre, il suo compagno ci faccia la figura del rammollito, giustamente; è diventata un po' aggressiva, partoriva lei, in fondo. Ti giuro, non so cosa mi abbia preso. Ora vado, altrimenti me ne tira un altro - no, scherzo - se non passiamo del tempo insieme a Vittoria Emma, prima che le infermiere la portino a dormire e lascino riposare la sua mamma ... E me. Ci credi che ho dovuto litigare per essere ammesso in sala parto? Capisco le loro regole antiquate, ma se una partoriente senza mamma e senza amica deve stare sola piuttosto che con il marito, c'è qualcosa che non va. Grazie per aver precisato che sono comunque stato di scarsa utilità, sei un vero amico: avrei voluto vedere te, con 12 ore di travaglio. Vabbè. Potresti avvertire tu gli altri? Siamo entrambi esausti - ripeto, non lo dico a voce troppo alta, lo confido a te - e devo tornare dalle mie donne. Ah, sai che mi sembra di aver udito Vittoria Emma, tra un vagito e l'altro, pronunciare 'papà'? Come sarebbe a dire: 'Non è possibile'? Ma certo che è possibile: sono il primo e unico amore della sua vita, ricordatelo. Ehi socio: grazie di tutto ... Ti voglio bene. A dopo".

Si avvicina a Roberta e alla sua Vittoria con lo sguardo più orgoglioso e appagato che si sia visto sul viso di un padre, in quel reparto, perlomeno di recente. Ancora non riesce a capacitarsi che quella fortuna stratosferica sia capitata proprio a loro ... Ma soprattutto, a lui. E di essersela negata, tanto tempo prima, solo per la paura di affrontare le conseguenze che quel grande amore avrebbe avuto nei guai che stava passando, invece di lottare con le unghie e con i denti, senza sosta. Fortunatamente, l'idea di separarsi da Roberta era durata per non più di qualche settimana ... E fu anche lei a lottare con le unghie e coi denti,
fino all'ultimo istante in cui erano stati costretti a farlo per uscire da quell'incubo.

A quanto pare, Marcello non è l'unico ad avere rimorsi e ripensamenti. Roberta sta scrutando ogni centimetro della sua bimba:
"È perfetta, è la cosa più bella di questo mondo; ma come ho potuto avere dubbi?"
"La ami? Se la ami, non devi rimproverarti nulla. Sei una mamma in carne e ossa, da oggi in poi, senza possibilità di rinunciare"
"La amo più della mia stessa vita"
"Ma, dottoressa Pellegrino! Lei si contraddice da sola"
"Si dice che per i figli si facciano più eccezioni di quante se ne possano contare.
Sbrigati a darmi un bacio, neopapà. Ho la sensazione che stia davvero per cominciare l'avventura più imprevedibile, sensazionale e magica di sempre".
   
 
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