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Autore: Cladzky    31/08/2021    2 recensioni
Ai margini dell'universo, sul piccolo planetoide del Linaker's Diner, fanno sosta degli stranieri che portano con loro il letterale seme della distruzione, turbando la pace della contea, fra la rabbia dello sceriffo, il disinteresse della signora Linaker e la fascinazione del benzinaio locale. Prima che i personaggi possano rendersi conto di quanto stia accadendo, persi nelle proprie piccole faide, il seme germoglia e così inizia il massacro ad opera di una creatura indefinibile. Bisogna ora distruggerla, prima che la sua assimilazione della materia vivente continui.
Tributo alla letteratura apocalittica della guerra fredda, il cinema horror degli anni 80, i film exploitation, ma soprattutto a un autore molto importante che ho incontrato qui su EFP. Si sto parlando proprio di te. Non sarei a questo punto se non mi avessi dato la spinta. Grazie.
Genere: Avventura, Commedia, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Trascorse qualche minuto di silenzio. Lo sceriffo Vincent Dawn si schiarì la gola, consumata a forza di gridare. Dave Hanson, chinato sul corpo, controllava se il viso di Russel avesse delle reazioni. Anthony Lee augurò a tutti una buona serata e decise di lasciare il locale una volta per tutte, partendo poco dopo con il suo aviobotte refrigerato. Kay Linaker e il signor Cronenberg trasportarono sul retro il carburante per il gruppo elettrogeno del locale, contrattando nel frattempo sul prezzo costantemente in mutamento del kerosene. Mark Zero, intanto, si era approcciato di nuovo a Cladzky, non proprio vivace per la sua situazione ma comunque sollevato dal non aver visto il proprio cliente morirgli di fronte.

―Ehi― Cinguettò a bassa voce l’unità mobile del computer di bordo ―La Guida Galattica afferma che lo strumento indispensabile per togliersi d’ogni impiccio sia un asciugamano.

―Oh, peccato che abbia lasciato il mio a bordo― Replicò con una smorfia scema il pilota ―Altrimenti saremmo già fuori di qui immagino.

―beh, io sono sempre stato in disaccordo con il signor Adams― Mark reclinò il braccio, aprì un compartimento dalla sua schiena e tirò fuori un oggetto familiare ―Credo che una lancia termica possa fare più al caso nostro.

―Ma da dove…?

―La nostra cassetta degli attrezzi. È un vantaggio che si fidino tanto di un robot da non perquisirlo.

―Si sta riprendo― Sorrise Dave. Appena in tempo, sbucarono anche Linaker e Cronenberg dal retro. Russel si moose lentamente, ma riuscì a rimettersi seduto composto. Cladzky poté trattenere a stento l’eccitazione.

―Buono― Lo ammonì Mark sottovoce e da sotto il tavolo, con la torcia coronata di fiamme azzurrine ―Vuoi forse che ti fonda il braccio?

―Bentornato nel mondo dei vivi, Ken Russel― Gonfiò il petto lo sceriffo.

―Mi sveglio da un incubo per trovarmi davanti la tua faccia― Abbozzò un espressione sardonica l’interessato, strascicando le parole ―Qualcuno mi rimetta letto.

―Appena sveglio e già bello pimpante vedo. Avrei dovuto lasciarti annegare nel tuo vomito, ma ho bisogno di risposte: Spero saprai dirmi cosa diavolo vi stavate trasportando tu e il tuo amico.

―Ve la prendete con me solo perché sono un selenita― Il tono si fece serio, ma sempre mezzo addormentato ―Perché non interrogate il mio collega?

Gli occhi si puntarono su Cladzky, all’altro angolo del locale, seduto sotto un tavolino, testa appoggiata sul sedile di un divanetto in pelle. Lui si gelò sul colpo, mentre Mark era già fermo, torcia ben nascosta. Dawn si leccò i baffi.

―Perché è un mentecatto― Fu la risposta annoiata dello sceriffo ―Il robottino ne sa più di lui e abbiamo avuto una bella discussione prima di arrestarvi.

―E un robot dice sempre il vero― Confermò Mark, per poi voltare il proprio apparato visivo verso il volto del ragazzo castano ―Inteso, mentecatto?

―Ma piantala― Replicò quest’ultimo.

―E così è saltato fuori che ha accettato alla cieca― Continuò lo sceriffo ―Senza sapere nulla sulla sostanza che stava trasportando nel bagagliaio fino ai confini dell’universo, se non con una sola condizione: Non lasciarla scongelare.

―Proprio così― Sollevò una mano Russel, come per afferrare il contenitore poggiato a qualche metro da sé, su un tavolo ―Non va scongelato per nessuna ragione. Mettelo in un frigo o nel compartimento da dove l’avete preso.

―Altrimenti ti si rovina la merce, non è vero? Cosa sono, cristalli d’Urano forse? Ho sentito che sono una materia prima molto buona da lavorare per produrre allucinogeni di questi tempi, con il solo difetto che sublimano a temperature sopra lo zero.

―No, nulla di tutto questo― Scosse il capo l’interrogato.

―E allora illuminaci Russel, artigiano degli psicotropi; cosa ti premeva di acquistare da questo stoccafisso vestito da gelataio?

―È un...― Esitò, leccandosi le labbra secche ―Un solvente.

―Un’aggiunta alla tua collezione da piccolo chimico.

―Acido o basico?― Chiese interessato il signor Cronenberg, avvicinandosi e inforcando degli occhiali da vista. Prima che Dawn potesse zittirlo giunse una risposta.

―Non è una singola sostanza. No, è molto più complessa delle molecole. Sono cellule, cellule che interagiscono fra di loro, legano assieme, formano un tessuto, la massa di un corpo vivo. Che poi essa contenga acido, questo sì, un acido molto corrosivo per la materia organica, posso confermarlo. Un acido che stipa nel suo corpo ma che trasuda dalla sua pelle gelatinosa, luccicante… completamente nera.

―Quindi ti sei trovato un grazioso animaletto da compagnia e direi che ti si addice― Affermò Dawn, carezzando la capsula ―Non temere, è composta di un isolante termico. Ci vorrà ancora un po’ perché sbrini. Certo, è curioso che qualcuno metta in frigo il proprio cucciolo.

―È il metodo più sicuro per tenerlo sotto controllo. Congelato, ogni suo processo si arresta e le cellule non possono legarsi insieme, divenendo cristalli.

―Non rischia di morire?

―Dorme― Bisbigliò Russel, accasciandosi lui stesso. Dovette sorreggerlo Dave perché non cadesse ―E appena finirà il suo letargo riprenderà ad avere fame.

―E che mangia di bello?

―Ogni cosa che può digerire― Sospirò ―E mangiando trasforma il cibo in parti di sè, aumentando la sua massa, seppure ovviamente parte del materiale viene dissipato in calore. La sua digestione è talmente rapida e dunque il lavoro così grande, che produce temperature molto elevate.

―Beh, è necessario che ogni bambino mangi tanto e cresca forte― Rise la Linaker, mano sulle labbra.

―Ma questo campione non smetterà mai di crescere, né di avere fame.

―Campione?― Chiese esterefatto Dave Hanson, allontanandosi dal selenita e togliendosi il berretto per stringerlo nella mano ―Vuol dire che ce ne sono altri?

―Questo non lo so. Forse è l’unico rimasto o forse è solo l’unico che sono riusciti a trovare. Dite, voi avrete sentito degli esperimenti che hanno effettuato nella luna esterna di Selene?

Tutti gli abitanti della contea scossero la testa, ad eccezione di Dave.

―Vuoi dire―Disse il rosso, indicando il contenitore ―Che questo è il risultato?

―No, tutt’altro. È la dimostrazione che hanno fallito. Tutto quell’arsenale atomico detonato in orbita aveva un solo scopo: La completa disintegrazione di qualunque forma di vita da cui si è staccato questo pezzo così minuto. Non è frutto dell’uomo e della sua scienza, è qualcos’altro di estraneo alla nostra comprensione.

―Fischia― Squillò sorpreso Croneneberg, strabuzzando gli occhi, mani in tasca nella salopette di jeans ―E quell’affare sarebbe sopravvissuto alle armi nucleari?

―Termonucleari― Precisò ―Ordigni a fusione dell’idrogeno. Dozzine di ordigni non inferiori al centinaio di megatoni.

―Maledizione― Saltò giù dal tavolo dal quale era seduto Dawn, a pochi passi dal contenitore, allontanandosi. Gli altri fecero lo stesso ―E tu volevi portarti a casa quell’ammasso di radiazioni?

―Ogni sua contaminazione è sparita― Li rassicurò Russel, mani sulle ginocchia ―Dopo il bombardamento ordinato dal governo del mio pianeta contro la massa, quel pezzo infernale ha continuato a vagare nel vuoto della nostra orbita, prima di essere raccolto. Studiandolo con attenzione si è rivelato che ogni sua componente si era come rinnovata, uccidendo le cellule infette e risanando i tessuti danneggiati.

―Raccolto hai detto― Si mostrò dubbioso Dawn ―Perché il tuo governo avrebbe dovuto recuperare qualcosa che aveva tentato di distruggere?

―E perché voleva distruggerlo, soprattutto?― S’intromise Dave.

―Una domanda per volta, pelle molla― Rise Russel, mettendosi a gambe incrociate sullo sgabello e iniziando un discorso convinto ―Il mio governo non sa ancora che questo rimasuglio esiste, anzi, è convinto di averlo distrutto una volta per tutte. Un sollievo, perché si dice che sia stata quella massa, nera come la morte, ad aver distrutto il sistema di Poseidon.

―Poseidon― Rifletté Linaker, poi schioccò le dita ―Mi arrivava della merce da quel posto, ma da un po ‘di tempo avevano imposto la legge marziale e chiusi i rapporti con l’esterno.

Anche Cladzky se ne ricordava. Quell’aperitivo che gli aveva servito la signora all’entrata era dunque l’ultimo manufatto di una civiltà scomparsa? Ingoiò la propria saliva.

―Certo― Confermò Russel ―Gli indigeni di Poseidon erano un popolo orgoglioso e non gli sarebbe piaciuto informare i propri vicini della crisi che stavano attraversando. I profughi che sono riusciti a scappare dal sistema non parlano di ciò che è successo, ma qualcosa ha sopraffatto la loro civiltà guerriera millenaria. Qualcosa che ha poi tentato di uccidere la mia amata Selene.

―E tu vorresti farmi credere che dentro questo barattolo del tonno ci sta qualcosa capace di distruggere interi pianeti― Alzò le mani, esasperato, Dawn, dando poi un pugno sulla cima del cilindro.

―Se non vuoi credere alle mie parole sei libero di aprirlo e guardarci dentro― Il viso di Russel fece una smorfia, assottigliando gli occhi composti, fremendo le piccole antenne e mostrando la bocca priva di denti ma di solido esoscheletro ―E sai che cosa vedrai? Una massa nera come il buio che dorme un sonno indisturbato. Tanti piccoli cristalli in attesa di scongelarsi e fare qui lo stesso che hanno fatto a Poseidon e Fleed. Anche il piccolo sistema di Dryriver sarà ricoperto da quella massa informe e insaziabile se non vi apprestate a metterlo in un luogo a temperature glaciali, maledetti idioti.

Dawn esitò,grattandosi la gola, incapace di parlare per qualche minuto. Dave si rese conto di aver inutilmente stropicciato il berretto e procedette a rimetterlo a posto. Cronenberg aveva negli occhi una scintilla di fascinazione.

―Dimmi di più― Esclamò il benzinaio, aggiustandosi gli occhiali e con un sorriso che gli dipanava le rughe come tende ―E questo cataclisma vivente chi mai si è preso la briga di raccorglielo?

―Dei commercianti lo hanno ritrovato per caso durante uno dei loro viaggi― Giunse la voce flebile di Cladzky ―C’è stata un’asta e il mio compagno è riuscito ad assicurarsi il pezzo, ma non si è presentato di persona. Ha mandato me a contrattare, a sue spese, per poi recapitarglielo quaggiù.

―Un’asta clandestina immagino― Ragionò Dawn ―Ma perché mandare un allocco come te?

―Diciamo che non sono il benvenuto nei traffici del mio pianeta― Rise Russel ―Ecco perché viaggio in continuazione.

―Tutti i nodi stanno venendo al pettine infine― Si lisciò i baffi Vincent Dawn ―Per te è finita Ken Russel. Forza Dave, portali entrambi in macchina. Ci tocca stilare il verbale al dipartimento.

―Un momento sceriffo― Esclamò il selenita, scacciando la mano del vice come una mosca fastidiosa ―Di quale reato avete intenzione di incriminarmi?

―Prima ci spieghi tutto e poi pretendi che ti ripetiamo quanto detto? Cos’è, una verifica a sorpresa?― L’uomo si calmò, si mise a posto i vestiti da civile, il cinturone sotto la giacca e infine espresse un viso affabile, contando con le dita ―Hai confessato di aver partecipato a una compravendita clandestina, anche se a fare le tue veci è stato il tuo piccolo contrabbandiere lì in fondo.

―Che l’asta fosse clandestina non l’ho mai detto.

―Ci vuoi far credere che c’è stato un regolare contratto e fatturazione? Che hai anche pagato le dovute imposte? Che il ricettatore aveva una licenza?

―Licenze, imposte, contratti, fatture… Nulla di tutto ciò, solo una stretta di mano da parte del mio collega e trentaduemila rubli in meno nel mio portafogli.

―Riciclaggio di denaro sporco guadagnato con il tuo spaccio immagino.

―Parole tue, non mie.

―Ma le tue bastano e avanzano. Hai detto di aver acquistato questa… cosa, che da come hai descritto non è mai stata studiata prima d’ora e dunque non regolamentata per essere venduta sul mercato, oltretutto spostando una quantità di denaro non dichiarata ben oltre il limite consentito.

―Come siete egocentrici― Russel si toccò la tempia ―Nel vero senso della parola. Il pianeta di Selene avrà anche firmato gli accordi per la legge universale a cui anche il vostro sistema ubbidisce, ma l’asta si è tenuta sul pianeta privato di Larry Hagman, nel sistema di Delta Serpentis, che come saprete non vi ha aderito.

―Il fondatore?― Fu la reazione incredula di Linaker ―Che c'entra con questa maledetta storia?

―Di che vi stupite? È tutto alla luce del sole: Aste, prostituzione, ricettazione, spaccio, tutto esce dalla sua villa. Fare solo l’industriale del sale non gli andava a genio. Un uomo necessita di accomodare i propri vizi.

―Ci manca solo che infanghi il suo nome, maledetto― Sbraitò Dawn, stringendo i pugni, ma volendo stringergli il collo.

―Sceriffo― Si espresse a voce franca Dave ―Avevamo già sospetti sul conto del signor Hagman. Lei stesso diceva che era un individuo… “eccentrico”.

―Certo, ma si tratta sempre del fondatore di Dryriver, una figura storica del nostro sistema. E non lascerò che sia proprio un muso lungo come lui a parlarne male. Tu non potresti capire ragazzo, non c’eri quando venne fondata la contea― Finita la ramanzina con tanto di dito al cielo, Dawn, si girò nuovamente verso il selenita, ma fu Dave a parlare.

―A sentirvi, signor Russel, si direbbe che non avete fatto nulla di male.

―Certo, perché voi state agendo al di fuori della vostra giurisdizione, signor Dave― Fu la risposta pacata del selenita.

―E per quanto riguarda il trasporto?― Si approcciò a Cladzky, che lo fissò confuso. Dave non restituì lo sguardo, ma si limitò a indicarlo a gesti ―Quattromilacinqucento rubli per la consegna del campione.

―Nessuno fa regali a questo mondo― Sintetizzò con indifferenza Mark, girandogli attorno le gambe.

―Certo, ma avete la licenza per trasportare del materiale così pericoloso? Una bolla di accompagnamento?

―Licenze, bolli, non fatemi ridere― Proferì Cladzky, con un volto di sicumera ―Non esiste burocrazia per qualcosa del genere. È una forma di vita mai studiata prima.

―Ma...― Dave si fece aria con il cappello ―Quella… quella cosa è corrosiva. Non puoi portartela in giro senza…

―Ecco a lei singor Dave Hanson― Fu dura per Cladzky non sorridere quando tirò fuori di tasca della carta stampata. Li tenne in aria, offrendoli al rosso ―Vuole una licenza? Eccola: Il mio mezzo è idoneo al trasporto di esplosivi e sostanze chimiche.

―Se vuole anche patente e libretto basta chiedere― Addizionò Mark, estraendo i succitati documenti da un suo scompartimento.

―Rimane comunque la faccenda del pagamento in nero― Obiettò ancora il vice, drizzando la schiena e alzando la voce ―Quattromilacinquecento rubli di compenso per il trasporto vanno dichiarati.

―Ma questo è uno scandalo― L’unità mobile si spinse verso Dawn, che guardò allibito quel basso corpo cingolato venirgli incontro ―Signor sceriffo, mi stupisco di lei. Adesso arrestate onesti cittadini prima ancora che essi commettano un reato?

―Ma che vai vanverando, pezzo di latta?― Sbraitò l’uomo. Prima un selenita, e adesso un robot, stavano mettendo in dubbio la sua autorità ―Tu non sei ammesso come testimone, ma come prova, quindi non ti permetto di intrometterti in questo arresto.

―Ma se è stata la sua lingua lunga a farci arrestare― Stavolta, Cladzky rise apertamente ―Lo avete ascoltato fino adesso e ora gli negate di deporre quando vi viene comodo?

―E se volete un testimone― Anche Russel si attaccò al discorso. Gli occhi dei due tutori della legge vagavano da un capo all’altro della stanza ormai, dipendentemente da chi degli arrestati stava parlando. Linaker aveva rinunciato a capirci qualcosa e si era messa a pulire la cappa d’aspirazione sul retro. Cronenberg si stava quasi a scompisciare ―Posso assicurarvi che nessun pagamento è stato ancora effettuato, sia esso nero o bianco. Certo, l’ipotesi di retribuire il mio collega con quattromilacinquecento rubli sembrava allettante. Ma dato che vi siete premurati di farmi notare quanto questo costituisca un illecito credo proprio che ho cambiato idea.

―Mi spiace Cladzky, non vedrai il becco d’un quattrino― Fischiettò Mark, prima di ricevere una sberla sulla sommità da parte del imbronciato pilota in bianco. Dave era sbigottito, con un’espressione persa. Dawn fumava, ma non più con il nebulizzatore, bensì di rabbia.

―Avete comunque messo piede in una proprietà privata― Gridò disperato ―Avete messo piede nella vecchia miniera del signor Hagman.

―Portateci pure in dipartimento, mettete tutto nero su bianco, sarò ben lieto di deporre a vostro piacere, passare una notte in cella e lasciarvi come ricordo una foto segnaletica firmata. Uscirò su cauzione e ci saluteremo calorosamente. Ovviamente ci vedremo in tribunale fra qualche mese, se mai la procura avrà voglia di perseguirmi per essere entrato in un terreno completamente abbandonato. Non temete, non mi verrebbe mai la voglia di abbandonare la contea nell’attesa e far cadere tutto in prescrizione, sono un onesto cittadino io.

La faccia di Vincent Dawn doveva essere vista per capire il furore che ne scaturiva. Il sangue gli saliva alla testa, i denti gli digrignavano e le dita gli si contorcevano. Ci mancava solo che gli uscisse il fumo dalle orecchie. Dave si calò il berretto sugli occhi per non dare spettacolo e mise una mano sulla schiena del suo superiore. Un fragoroso sghignazzo provenenne dalla bocca ingiallita di Cronenberg. Si sbatteva il cappello a visiera sul ginocchio e mulinava in aria l’altra mano.

―Non c’è niente da fare― Proseguiva, senza contegno ―Vi hanno proprio inculato.

―Che ne direste di lasciarci andare ora?― Reclamò Cladzky.

―Credo ci convenga...― Ma la supplica di Dave venne tagliata dalla risposta di Dawn.

―Non ne vale la pena di avervi ancora fra i piedi― Proclamò lo sceriffo, allargando le braccia con fare misericordioso. Dopodiché si voltò verso il contenitore e vi si poggiò sopra con il gomito, chiando il cappello con fare provocatoriamente gentile a Ken Russel ―Sarete liberi di andare ma requisiremo questo campione.

―Che cosa?― La domanda uscì dalle labbra e casse audio dei tre indiziati con legittima sorpresa.

―Lo sceriffo ha ragione― Dave era egualmente sorpreso dalla risoluzione che aveva appena inziato a comprendere ed elaborava man mano parlasse ―Dopotutto si tratta di una creatura mai studiata ed è più che legittimo ch’essa venga sequestrata e mandata a dei laboratori competenti per farla analizzare. Non possiamo permettere che un cittadino qualunque vaghi in giro con un reperto tanto pericoloso e unico.

―Farà prima un salto alla nostra scientifica― Continuò Dawn ―E poi, diffusasi la notizia del ritrovamento, è probabile che i laboratori di tutto il paese richiedano di studiarla. E se davvero è la responsabile dello spegnimento di Poseidon e Fleed il governo terrestre difficilmente renderà accessibile il suo commercio al pubblico. Anzi, per le pressioni del governo selenita, potrebbero giungere alla stessa conclusione di nuclearizzare anche questo frammento.

―Complimenti ragazzi, avete reso un gran servigio alla scienza.

Nessuna bocca osò replicare per qualche secondo. Russel s’immobilizzò, il volto invisibile dietro il vetro incrinato e oscuro. Cladzky aveva gli occhi spenti e non stringeva neppure i pugni, limitandosi a lasciarsi scivolare per terra, quasi sdraiato sulle fredde piastrelle. Mark ebbe dei movimenti meccanici ai suoi arti, come dei piccoli spasmi di collera. I due tutori della legge si diedero il cinque. Scattò qualcosa nella mente così solitamente fredda di Russel. Il suo sistema respiratorio non lavorava come doveva. Convinti di averlo salvato, Linaker, Lee e Croneneberg avevano inserito puro idrogeno nelle riserve pressurizzate della tuta, inconsci che, come un essere umano non respira puro ossigeno, così, al selenita, mancavano le altre sostanze necessarie perché il suo cervello, alla lunga, potesse continuare a ragionare lucidamente.

―Non ci credo― Rimase sconcertato il benzinaio, stringendosi il viso fra due mani, godendosi questo spettacolo in continuo ribaltamento. Questa serata non se la sarebbe mai scordata ―Che colpo di scena ragazzi.

―Ho portato un insaccato fino in culo all’universo solo per farmi prendere a calci gratis― Borbottò Mark, passandosi il braccio sulle fiancate. Poi puntò il visore su Cladzky, egualmente deluso ―Al ritorno guidi tu.

Cominciò. Russel puntellò le mani sul bancone alle sue spalle, si sollevò e come una molla protese le gambe in avanti, proiettandosi, atterrando con le suole sul petto dello sceriffo Dawn. Ci fu un istante di confusione nei suoi occhi, prima di chiuderli e venire spinto indietro, finendo oltre il tavolino sul quale si poggiava e precipitando a terra dall’altro capo del mobile, raggomitolato e dolorante, con una fitta che si propagava sullo sterno, quasi dovesse schiacciargli il cuore. Dave fu colto egualmente di sorpresa e si trasse indietro, sbiancando. Una vera colluttazione non l’aveva mai avuta in tutta la sua carriera. Ricordò allora le basi dell’accademia sul placcaggio e si portò avanti con un balzo. La figura del selenita non si trovava però più alla stessa altezza, si era come messa in una difesa da pugilato, chinandosi in avanti. Il rosso strinse l’aria sopra il casco bianco di Russel, mentre quest’ultimo gli cinse le braccia intorno le coscie. Incapace di cambiare la propria direzione una volta in aria, Dave scivolò sopra la schiena dell’avversario e, presto, si ritrovò la propria spinta adoperata contro di sé quando il figlio di Selene flettè i muscoli e si rimise dritto, trabuccandolo alle sue spalle e spingendo con le proprie braccia. Il mondo si trasformò in acquazzone di acrilico per il ragazzo, prima di atterrare giusto sulle scapole, evitando all’ultimo di rompersi il collo. Per Russel, invece, il mondo era impazzito di violenza e non sentiva altro modo per rispondere.

―Orcaloca!― Croneneberg fece spazio perché la sua presenza non turbasse la lotta che si era scatenata e prese a fischiare per incitarli a proseguire ―Ci mancava giusto un bel rissone da saloon!

―Cosa aspetti pusillanime, vai ad aiutarlo!― Ordinò Mark, punzecchiando il proprio pilota con la lancia termica spenta, ma dalla punta ancora calda.

―Fossi matto, ahia!― Gemette quando si sentì bruciacchiare il fianco ―Sono riuscito a non farmi incriminare finora, ci manca solo che faccia a cazzotti con John Wayne e pel di carota.

―Pensa ai quattromilacinquecento rubli che ci attendono, idiota!

―Ah, beh, se la metti così…

Dave Hanson stava giusto per rimettersi in piedi, ancora troppo preso dall’adrenalina per sentire dolore, quando una forbice alle gambe lo troncò giusto dietro il ginocchio e davanti la caviglia, facendolo crollare di nuovo disteso a pancia in giù. Voltandosi vide Cladzky ben lontano dal tavolino a cui l’aveva legato e troppo vicino per i suoi gusti, con ancora gli arti inferiori attorcigliati ai suoi.

―Ma come diavolo...― Mormorò incredulo da questo tornado d’eventi.

―Non le fanno più come una volta― Fece spallucce il ragazzo castano, esibendo il polso a cui era ancora legato uno dei fasci delle manette, ma dalla catenina fusa.

Frattanto Russel corse a mettere le mani sul prezioso cilindro in manganese, ma non ve le chiuse sopra. A chiudersi fu invece un gancio che si abbatté all’altezza del naso,fermato solo dal vetro. Sbattuto all’indietro, vide riemergere la spessa figura fremente dello sceriffo Dawn, mani alzate e pronte ad essere lanciate. Aveva addosso ancora la sua tuta, meno il casco, a differenza di Dave che se l’era rimossa del tutto.

―Forza, dammi una motivazione per ucciderti!― Gridò livido in viso l’uomo, mettendo in mostra ogni suo singolo poro, pelo, neo e ruga che lo rendesse umano.

Poco più indietro, Cladzky e il vice si fronteggiavano. Il pilota si leccò il palmo e passò la mano sulla cresta, raddrizzandola, dopodiché si strofinò il naso neanche fosse Bruce Lee. Dave attese, Cladzky no. Saltò in aria e sparò un calcio verso l’alto, mancando appena con la punta del piede il mento del rosso, che si trasse indietro di scatto. Atterrato, il ragazzo in bianco, saltellò sul posto. Lo sguardo del vice saltava a sua volta dai piedi alle mani del suo rivale, indeciso su quale avrebbe colpito, in attesa di un’apertura. Il ginocchio di Cladzky fu percorso da un fremito e saltò di nuovo. Dave spostò la guardia per parare il calcio, ma non arrivò mai, essendo una finta per nascondere una backfist dato con il dorso della mano sinistra e dritto in fronte. Fu più sorpreso che ferito e piuttosto che rintronato ebbe abbastanza riflessi da evitare per un soffio un calcio laterale al collo. Non ebbe abbastanza previsione, però dall’impedire che ancora spinto dal calcio, Cladzky, roteasse su sè stesso e protendesse la gamba opposta, nuovamente addosso a lui.

―Kyaaah!― Strillò il castano, mentre il suo tallone affondava lateralmente nel fianco dell’avversario. Il vice gemette, il corpo divenne crema, ma s’indurì all’istante, stringendo il braccio sinistro attorno la gamba ancora incastrata nel suo costato e con l’altra mano che si chiudeva su un polso del pilota.

―Anche a te e famiglia― Replicò, poco prima di scaraventare Cladzky oltre il bancone come un sacco di patate. Sbattè sul ripiano dei liquori, tirando giù tutta la mensola ovviamente, in un baccano di vetri rotti e polvere di intonaco. A debita distanza, Cronenberg era come un bambino la mattina di Natale. Chi se lo sarebbe mai aspettato un regalo del genere proprio al suo compleanno?

Vincent Dawn scrutò il selenita oltre i propri pugni. Voleva proprio vedere cosa sapesse fare. L’altro non si fece attendere e avanzò un diretto, ben semplice da schivare, constatò lo sceriffo, per poi impattare con jab destro alla bocca dello stomaco, sempre che quell’essere ne avesse uno. Toltogli il fiato, seguì con un gancio sinistro laterale nuovamente al viso e un poderoso montante finale al mento della figura accartocciata dai precedenti colpi. Russel incespicò ma non cadde. C’era bisogno di un’altra spintarella. Caricò un altro bel diretto, con tanto di rincorsa e lo scaricò verso il suo grugno, desideroso di frantumargli quel vetro in mille pezzi. Invece trovò il proprio colpo deviato e afferrato per l‘avanbraccio e sotto l’ascella da due mani velocissime e precise. Cos’era, un clinch? No, perché si trovò presto caricato sulle sue spalle e proiettato oltre di lui. Anche Dawn, come il suo sottoposto, vide una tavolozza di colori confusi, prima di atterrare disastrosamente sulle piastrelle dopo quel seoi nage. Cominciava a diventare troppo vecchio per quella merda.

―Mi spiace esser dovuto ricorrere a tanta forza― Dave Hanson, poco più in là, saltò agilmente il bancone poggiandovi con una mano. Per terra stava il ragazzo, ancora tutto acciacato e disteso sulla schiena in mezzo a schegge di vetro e legno, occhi chiusi. Dave si preoccupò, chinandosi sul corpo, l’esitazione necessaria perché il pilota sbirciasse, facesse la linguaccia egli legasse le gambe attorno al collo, tagliandogli l’aria.

―Syke!― E detto questo, il castano prese il naso del rosso e glielo torse. Appena il tempo di lamentarsi dal dolore che Cladzky sciolse la sua morsa e un calcio al mento mandò il vice a gambe all’aria. Togliendosi la polvere di dosso, il pilota si rimise in piedi, bevve un sorso di vodka liscia da una bottiglia ancora intatta, la buttò e alzò le mani come stesse reggendo due tazzine invisibili ―Il tuo errore è stato metterti contro un praticante del kung fu dell’ubriaco.

―Ma chi ti credi, Jackie Chan?― Dave non sapeva se massaggiarsi il mento o il naso. Si rimise quasi in piedi, quando il pilota avanzò di nuovo protendendo un pugno. Il giovane ufficiale lo intercettò, chiudendolo nel suo stesso pugno, gli colpì di taglio, con l’arto libero, il gomito e da lì risalì il braccio dell’avversario fino a colpire subito dopo la mandibola. Afferratagli poi la cintura multiuso della tuta bianca, lo sollevò di peso sopra il bancone e lo lanciò con tutta la forza che aveva, facendolo slittare lungo tutto il ripiano in mogano, facendosi strada fra ciotole e tazze. La spiacevole corsa fu arrestata quando la nuca di Cladzky impattò con il registratore di cassa del locale che, ovviamente, trillò al contatto.

―Ma che ti succede?― Mark lo incitava poco più sotto, facendogli aria con un fazzoletto ―Non conoscevi il kung fu dell’ubriaco?

―Evidentemente non ho bevuto abbastanza― Rantolò Cladzky, rotolando giù dal bancone, tornando nell’area clienti. Dave lo seguì presto, sgranchendosi le nocche.

―Ti arrendi o riprendiamo?

―Questa è una decisione che va fatta di testa― Lo avvertì Cladzky. Sentì qualcosa nelle mani. Mark gli stava allungando un oggetto pesante. Senza pensarci troppo lo alzò e sbatté contro il viso dell’avversario. Dave, senza  un lamento e socchiudendo gli occhi, crollò a terra. Cladzky si guardò il palmo. Era il suo stesso casco che stringeva in mano.

―Muoviti, indossalo e andiamocene alla svelta― Fu il tono autoritario di Mark, dal basso del suo mezzo cingolato ―Kung fu un cazzo. Tu sai solo essere ubriaco e basta.

 
   
 
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