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Autore: Nat_Matryoshka    31/08/2021    0 recensioni
"Si ferma un attimo, come per cercare le parole adatte. Vorrebbe sfiorarle una spalla, ma sente che è un momento privato che Valka ha deciso di dedicarle perché si fida di lei."
[Assassin's Creed: Valhalla | Eivor Varinsdòttir/vari personaggi]
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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63. Comportamenti strani, indizi da scovare
 

“And I was making you a wish,
in every skyline.”
 


Ogni volta che posa gli occhi su di lei, sogna cosa potrebbero essere. Ma non deve, non può, e più si rimprovera per essersi lasciata scappare quei pensieri, più la bocca si riempie di un sapore amaro che non riesce a mandare via.

Eivor è tutto ciò che ha sempre desiderato. È una consapevolezza maturata lentamente, che il dubbio ha iniziato a seminare nel suo cuore già pochi anni dopo il matrimonio, quando tra tutte le responsabilità e i doveri che le avevano messo in testa restava comunque posto per le fantasie sul suo futuro. Le più innocenti, delicate: vorrei essere amata. Vorrei che mio marito fosse davvero felice con me, che nelle sue preghiere ci fosse un ringraziamento per avermi come moglie. Vorrei che mi lasciasse diventare la guerriera che ho sempre desiderato essere. Fantasie che non facevano male a nessuno, se non a se stessa.

Tante ragazzine di nobili natali sognavano un matrimonio pieno di fasti, lei lo aveva avuto, per quanto avrebbe preferito non sposarsi. Poteva comunque ritenersi fortunata. E Sigurd era bello e gentile, non dimenticava mai di baciarla su entrambe le guance quando tornava dai suoi viaggi, ma quei ritorni a casa duravano poco. La sera prima si stendeva accanto a lei, troppo ubriaco per pensare anche solo di sfiorarla, e la mattina dopo era già partito. E quando percorreva il villaggio, quando si avvicinava al tavolo di guerra per sistemare le mappe e pianificare le strategie da adottare, era Eivor ad aiutarla, a tirarla su di morale. Eivor c’era sempre, solida come una roccia, bella come il sole dell’alba dopo una notte trascorsa a piangere.

La faceva sentire finalmente amata: un calore gentile, quieto, che la riscaldava da capo a piedi. Una sensazione che non aveva mai provato con suo marito, ma forse perché era lei il problema. Lei e quelle sue fantasie sciocche, infantili, che i libri fomentavano e che aveva lasciato crescere senza tregua, sperando che si trasformassero in realtà, prima o poi, e a cui aveva permesso di prendere il volto di una donna gentile. Forse la vita coniugale era un arazzo tessuto dal tempo, giorno dopo giorno, con la fedeltà e la somma dei giorni come trama e ordito. La vicinanza di Eivor era un toccasana che leniva il suo cuore, nulla di più.  
Finché Sigurd non tornava e la casa lunga si animava di nuovo per accoglierlo, e ogni sguardo degli uomini e delle donne dell’insediamento era per lui. Lei prendeva posto accanto al marito, rideva alzando il corno per rispondere ai brindisi in suo onore, ma quando incrociava lo sguardo di Eivor sentiva sulla pelle il peso del nastro con cui avevano unito le loro mani, anni prima.

Eivor era sempre lì. Gentile, paziente. Presente.
E lei non avrebbe mai potuto averla per sé.

Nascondi il sentimento nelle attenzioni, è il modo migliore per comunicarle qualcosa senza tradirti. Si era imposta quella regola fin dall’inizio e l’aveva seguita scrupolosamente, senza mai lasciarsi andare. Un solo sguardo durante il banchetto, due al massimo, aspetta che sia lei che Sigurd abbiano abbassato gli occhi per lanciargliene un altro. Non precipitarti a cercarla quando lui sarà partito, qualche giorno di attesa renderà i tuoi incontri meno sospetti. Se ti fermi a parlare con lei quando non è da sola, sii sbrigativa. Non fermarti ad osservarla, non sospirare. Ricorda sempre chi è. Ricorda qual è il tuo posto.  

Sa benissimo che nessuno sospetterebbe nulla: Eivor è sua cognata, e la sua migliore amica. Il fatto che nei sorrisi che le rivolge ci sia altro, che in quel tipo di sogni le sue mani sostituiscano ormai quelle di suo marito, probabilmente è invisibile ad un occhio esterno. Una consapevolezza che, invece di sollevarla, le rende la bocca ancora più amara.

Così, ha imparato a nascondere indizi. Se sulle prime lo faceva per dimostrarle affetto e cercare in lei una compagnia che rendesse meno lunghe le giornate di solitudine, col tempo è diventata una necessità: quell’arazzo intessuto dal tempo ha cambiato immagine, e non è stata la fedeltà a ricamarlo. Dopo le prime risate, le confidenze che le ha lasciato quasi distrattamente, tra loro si è creato qualcosa di nuovo e incredibilmente fragile, qualcosa che desidera con tutte le sue forze nonostante continui a ripetersi quanto sia sbagliato. Perché quel rapporto non somiglia a ciò per cui l’avevano preparata, ma ciò che vive ogni giorno è molto più bello, più concreto di qualunque sogno. Ed Eivor merita ogni singolo sorriso a distanza, ogni premura nascosta. Messaggi innocenti lasciati nel suo baule, parole gentili e ringraziamenti generici a cui cerca di infondere un po’di calore in più, sperando che capisca. Che metta insieme gli indizi, l’uno dopo l’altro, come fili sul retro di un ricamo complesso, come tracce nel bosco.

Fino a quel momento, continuerà a farsi bastare i sogni.
Si infilerà sotto le coperte accanto a Sigurd e la immaginerà su di lei, così bella e gentile, così forte. Chiuderà gli occhi, e farà finta che le sue dita siano quelle lunghe e ruvide di Eivor, per quanto diverse al tatto possano apparire. Le immaginerà tra le sue gambe, sul collo, un polpastrello che le sfiora le labbra e le schiude appena, bloccato dal timore di compiere un passo falso, e si immaginerà annuire: va’ avanti. Eivor ha bisogno di essere incoraggiata, cerca parole lievi sussurrate all’orecchio nel silenzio della sala delle mappe ormai vuota. Eivor la toccherebbe con una dolcezza che la farebbe piangere, ne è sicura, e per un attimo sente le dita tremare.
Terrà tutto dentro di sé, al sicuro. Fino a quando non potrà più nascondersi, e le confesserà tutto. E l’incanto si spezzerà al suo rifiuto, o forse no.

Finché non guarda Eivor distesa su di lei, la testa sul suo petto, il respiro reso lieve e regolare dal sonno che alla fine l’ha raggiunta. Russa appena, come un orso ferito, e la sua pelle nuda la scalda più del mantello che ha steso su di loro. La protegge dalla notte e dal mondo, anche se nessuno sguardo potrebbe raggiungerle lassù. Solo la luna, e quel senso di colpa che non ha rinunciato a farsi strada, che minaccia di prenderla alla gola, come una belva feroce.

Eppure non si è mai sentita così libera.






__________

Voglio bene a Randvi, e la scena finale con Eivor mi ha resa felice all'inverosimile. Questa che avete appena letto è un omaggio senza pretese al loro rapporto, ma spero davvero che l'ispirazione mi assista per scrivere altro su di loro.
La citazione sotto il prompt è una strofa di How Big, How Blue, How Beautiful di Florence Welch. 

 
   
 
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