Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: daphtrvnks_    01/09/2021    0 recensioni
- Ebbene, lei si sente colpevole? - 
- Dovrei sentirmi innocente dopo il peccato di cui mi sono macchiato? - 
Genere: Angst, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Il suo amico, Jung Hoseok ha poi ammesso tutto, questo mi porta a pensare che non abbiate mai avuto una vera e propria complicità.
Ha qualcosa da aggiungere riguardo ciò? -

Hoseok è sempre stato un ragazzo, come dire, sensibile.
Ogni cosa che accadeva nel gruppo lo colpiva profondamente, se ne sentiva responsabile nonostante non fosse mai lui a commettere errori.
Se ha ammesso è perché quello che è successo lo ha inesorabilmente scosso ed era ovvio che sarebbe stato lui il primo a parlare, non sa stare zitto.
Quella mattina andò da Namjoon assieme a Jimin, sa abitava ancora da lui.
Prima di entrare a scuola...

Il campanello di casa Kim non funzionava, a suo dire non aveva mai funzionato da quando lo conosceva.
Si era ritrovato a bussare insistentemente tanto che le nocche presero a bruciare.
Jimin dietro di lui infilava distrattamente la maglia a righe blu e bianche nei jeans che gli erano stati gentilmente prestati, stanco non pensava a nulla.

Hoseok sistemò la cartella sulle spalle e sospirò amareggiato continuando a guardare fisso la porta in legno a un palmo di distanza dal suo viso.
Per ammazzare la noia portava avanti e indietro il piede sinistro coperto dall'anfibio su e giù dal secondo gradino d'entrata.
Stranamente quel giorno si era svegliato con un peso insolito sul torace, una sensazione mai provata che lo faceva dubitare d'ogni situazione e persona.
Qualcosa di brutto stava per accadere e anche se non sapeva esattamente di cosa si trattasse si era imposto che ne sarebbe stato fuori, senza discussioni, senza se e ma lui ne sarebbe uscito indenne.
Finalmente la porta si spalancò lasciando spazio al giovane che ancora assonnato teneva tra le mani i libri di letteratura e sulla spalla una borsa a tracolla anch'essa colma fino a scoppiare di quaderni delle più svariate misure e colori.

- Da quanto aspettate? -

- Dieci minuti Hyung, che diamine dobbiamo ancora passare da Tae e Jungkook. -

Il maggiore fece segno a Hoseok di tapparsi la bocca sgranando appena gli occhi pronto all'uragano che di lì a poco si sarebbe scatenato, dopo quel gesto infantile la voce di sua madre fece capolino rimproverando aspramente chiunque fuori di casa avesse usato quei termini irrispettosi.
Ridacchiò dopo la sfuriata e chiuse con un colpo secco la porta incamminandosi col compagno lungo la strada che conduceva verso le abitazioni degli altri.

- Tua madre è sempre così nervosa? -

Chiese il ragazzo dai capelli arancio portando alle labbra una delle tante caramelle che teneva conservate nella tasca del giubbino di jeans, il lecca lecca al limone si muoveva furiosamente nella sua bocca, leccato e succhiato riempendogli il palato del sapore aspro.

- Spesso, sì. -

Dopo aver preso Jungkook e Taehyung si incamminarono verso l'edificio scolastico.
Yoongi sarebbe arrivato dopo, euforico come mai era stato.
Portava un grande sorriso, diversi dai suoi solitamente più piccoli e accennati.
Hoseok pensava che gli donasse quel dettaglio e che fosse radioso, gli portava allegria e per tutta la giornata quasi dimenticò quel senso d'angoscia che appena sveglio lo aveva colto.

- E a cosa doveva a tutta questa allegria? -

Beh, non lo ha proprio intuito? Eppure lei la fine della storia dovrebbe saperla.
Mi passi il posacenere, per favore.

Sì, dicevo dunque...

Yoongi si fermò rizzando le orecchie dopo aver sentito lo scrosciare dell'acqua, erano vicini alla palestra e le lamentele sul fatto che Jungkook avesse avuto educazione fisica all'ultima ora lo tranquillizzò.

- Si starà facendo la doccia, no? -

Taehyung sussurrò, titubante.
Era preoccupato e percepiva l'ansia pervadergli il corpo da capo a piedi, non poteva rimanere continuamente al fianco di Junkook per proteggerlo e sebbene avesse voluto farlo davvero questo non era possibile.
Avrebbe desiderato un giorno poter stare con lui, vivere magari insieme in una casa lontano dai pregiudizi e dagli sguardi schifati della gente ma i suoi sogni andavano oltre ed erano solo pensieri sfocati che si sarebbero persi poi trascinati dalle correnti tumultuose degli oceani della vita.

- Lo aspettiamo qui o... -

Namjoon non riuscì a finire la sua frase che un Min Yoongi trascinando dietro la sua cartella partì verso la palestra e successivamente per i bagni, lo videro svanire tra i corridoi deserti e gli andarono dietro.
I passi delle loro scarpe risuonavano come tonfi e i respiri si mischiavano in quell'ambiente poco illuminato.

Yoongi odiava la scuola, credeva che fosse uno spreco di tempo e che gli alunni non fossero altro che numeri in quel sistema che privilegiava solo i figli di uomini importanti, cognomi senza nome.
Per questo forse con Jimin non aveva mai avuto un rapporto così forte.
Non andava bene e i suoi pomeriggi a volte venivano passati in una classe chiusa a chiave, in punizione, e a lui piaceva... diceva che preferisse rimanere lì che tornare a casa e dover subire gli sguardi di suo padre.
Rabbrividiva all'idea di dover tornare ogni mattina in quell'inferno, sostava dietro il solito albero con una sigaretta tra le dita e il disagio si impossessava della sua mente; non era all'altezza.
I demoni seduti alla cattedra dagli occhi infuocati e sembrava divenisse piccolo come una scheggia, ignorato e poi temuto dai suoi compagni.
Chi era lui?
Min Yoongi, ma Min Yoongi era davvero se stesso?

L'acqua era aperta, cessava come pioggia creando una nebbia fitta che aveva riempito l'intero spogliatoio.
Rimasero immobili a fissare come incantati la doccia vuota e un singhiozzo sommesso venne udito da Taehyung.
Il biondo fu il primo a rendersi conto di quel suono ovattato, capì da dove provenisse e un groppo alla gola lo fece quasi soffocare mentre le gote si tingevano di rosso per il calore del getto bollente.

- Qui non c'è nessuno -

Hoseok venne zittito dall'azione improvvisa di Taehyung che aprì ogni singola porta dei bagni trovandola vuota, sostando dinanzi all'ultima gli altri lo circondarono e Namjoon lo scostò, forse con più coraggio.
Posò la mano sulla maniglia e nel tentativo di abbassarla la trovò chiusa.

Jimin si chinò verso il basso tenendo con una mano i pantaloni che ancora calavano dalla sua vita troppo fine e con le iridi nocciola cercò di vedere qualcosa tra lo spazio della porta tinta di blu e il pavimento umido; individuò le converse nere del giovane.

- È qui. -

Il sussurrò portò Taehyung a rifarsi avanti, bussò prima con lentezza e appoggiò la guancia morbida alla superficie fredda.

- Jungkook... apri, siamo noi, ti portiamo a casa. -

Nessun rumore si fece sentire e il biondo ritentò inserendo più dolcezza ed abbassando il tono della voce già roca, le dita accarezzavano la porta cercando un contatto.

- Tua madre sarà in pensiero Kookie, prendiamo un gelato durante la strada, ti va? -

Lo scattare della serratura lo allontanò di qualche passo e la figura fradicia del più piccolo lo fece stare male, non capiva, non era in grado di capire.
Come poteva qualcuno trattare così il suo Jungkook? L'unico per cui davvero provasse qualcosa, che lo facesse sentire realmente bene e se forse avreste chiesto a Taehyung cosa fosse la felicità, vi avrebbe risposto, la sua felicità era Jungkook.

- Da quanto racconta Kim Taehyung non sembrava furioso, quindi questo non giustifica il suo atteggiamento nei fatti a venire.

Aspetti, lei come reagirebbe se sua moglie venisse continuamente umiliata da un altro uomo? Immagino che non resterebbe con le mani in mano, vero?

- Sono io che faccio le domande qui. Dunque, poi? -

- Ancora lui. -

Yoongi abbozzò un sorriso ironico, scompigliò i suoi capelli e senza degnare Jungkook di uno sguardo si avviò verso l'uscita che conduceva dalla palestra al cancello passando per il campo.
La mano destra frugava nella cartella.

Jimin aspettò qualche minuto prima di raggiungerlo, i primi secondi li passò soltanto osservando il viso cadaverico del più piccolo e infine avvicinandosi lo strinse in un abbraccio.
Poco importava le robe fossero di Hoseok e che le stesse inumidendo, non aveva senso in quel momento e aveva il dovere di dar conforto al suo amico che ormai considerava come un fratello.

- Quel coglione è fuori. -

- Ma lei, in tutto ciò? -

Mi lasci raccontare, siamo tutti colpevoli, certo alcuni poco e niente ma in egual modo abbiamo fatto la nostra parte. 

  
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