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Autore: lulette    02/09/2021    6 recensioni
Dal primo capitolo:
[...Merlino era ancora esausto e si lamentava con il re: "Ecco qua: un'altra settimana nella foresta, a mangiare strani animali, a essere mangiati da strani animali, niente acqua calda, niente bagno, e questa è l'ultima notte in cui dormiremo in un letto come si deve."
"Sono disposto ad affrontare tutti gli orrori del mondo, Merlino, ma non dividerò il mio letto con te!"...]
[..."No, non intendevo questo!"...]
Atto unico in più capitoli | Merthur | passato amoroso di Merlino | passato amoroso di Artù | Non-con presunto~non Merthur~no descrizione | confessioni.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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3449 parole

Capitolo II




PRIMI BACI 

 


 


 


"Per gli dei, ma che piolo* fai?" urlò Artù balzando in piedi!

Merlino si trovava appallottolato su se stesso, in un tripudio di frutta, mezzo soffocato dalle proprie cosce che premevano sulla sua testa.
 

"Non siate volgare, maestà!" farfugliò il servitore semicoperto dalla tovaglia.
 


Il sovrano si era avvicinato in fretta, ma quando capì che Merlino era sopravvissuto, cominciò a ridere sguaiatamente per poi mettergli le braccia sotto le ascelle, tirandolo in piedi, come niente fosse.


"Come stai?"


"Sto bene, grazie."


"Ma che ti é preso?" 


"Non so. Mi stavo per appisolare e... avete presente quegli 'scatti' che vi fanno svegliare all'improvviso, quando vi state addormentando? Dicono siano causati dal trauma della nascita."


"Un bel trauma!" e continuò ridendo:

"Avevo dimenticato che fossi così leggero! Comunque sei davvero un idiota, Merlino!"

"Non siate ingiusto" ribatté offeso il servo, che spostò immediatamente le braccia che aveva poggiato sopra quelle del re, per sorreggersi.

Artù portò le mani dalle ascelle alla vita del valletto, tastandolo leggermente, come per sentire che fosse tutto intero e mormorò: 

"Sei così esile, così sottile..."

Ops! Merlino lo aveva sentito chiaramente.
 


Il servitore si tolse con furia il fazzoletto rosso dal collo (non indossava la giacca che si era tolto poco prima, per il caldo) e strattonò malamente la cintura che portava sopra la camicia blu.


Artù lo guardava come se avesse completamente perso il senno e rifletteva fra sé:

'Il vino può davvero far fare le cose più strane alle persone, anche a quelle dalle quali meno te lo aspetteresti. E io lo so bene, purtroppo...! Ma chi se l'aspettava da Merlino, che dopo pochi calici, si spogliasse davanti a me senza alcun pudore!'  


Intanto il servo dopo aver avuto ragione della sua poco collaborativa cintura, con un solo gesto si sfilò la camicia dal collo, gettandola a terra.


Merlino quasi strillava in faccia ad Artù:

"Non ne posso più di questa storia! Basta! Tutti a dire sempre le stesse cose: - Ma, mangi? - Sei tutt'ossa! -  È da quando sono a Camelot, ovvero da almeno tre anni, che svolgo allenamenti settimanali per irrobustirmi. E mangio come un bue!"


Artù aveva quasi timore di lui: non proferì verbo, né mosse muscolo.
 

"Guardatemi Artù. La vita é ancora sottile e penso vada bene così, ma il torace si é allargato, come anche la schiena..."

Merlino si girò.

"...vedete? Se mi muovo, potete anche vedere qualche muscolo guizzare."

Tornò a girarsi e continuò:

"Il petto è piuttosto scolpito, soprattutto se tiro i muscoli delle braccia, così. Peccato che i peli scuri lo nascondano." 
 


Artù si schiarì la gola. 
 


"Toccate, Artù, toccate qui" e l'infelice sovrano, per evitare di agitare ulteriormente il suo servo, premette per un attimo la punta dell'indice sul suo petto, allontanandola poi repentinamente.

Merlino rincarò la dose:

"Sentito? E ancora non avete visto il meglio. Non ho molto equilibrio, in questo momento, ma se mi aiutate a tirare giù i calzoni vi mostro altri muscoli: sono davvero grossi, sapete, soprattutto quelli delle cosce e del deretano..."
 


Artù lo interruppe bruscamente: "NO! Non ce n'è bisogno!"

Ma subito riprese con apparente calma:

"Merlino, mi fido ciecamente di te, lo sai! E comunque hai ragione. Ho notato dei miglioramenti nel tuo fisico. Bravo! Continua così!" disse il re, più per fermarlo che per fargli dei veri complimenti.


Artù si piegò a raccogliere le vesti del servo, passandogliele, sperando cogliesse il tacito invito a rivestirsi.
 


"Tu... sei sicuro di non aver sbattuto la testa, vero?" gli chiese il sovrano con reale preoccupazione. Sarebbe stata una valida scusante, per il comportamento assurdo del valletto.


"No, maestà, sono caduto sul morbido e non mi sono fatto nulla."
 


Il servo si era già rivestito e aveva deciso di lasciar perdere il fazzoletto.

Era piuttosto soddisfatto del proprio operato.

Artù aiutò Merlino a sistemare il caos provocato dalla rocambolesca caduta.

Intanto pensava che davvero il servo avesse un fisico più scolpito di quello che avrebbe immaginato, anche se certo, non questi grandi muscoli guizzanti che Merlino pretendeva di avere.

Si era accorto di non aver mai visto prima il suo servitore a torso nudo, al contrario del suo servo che l'aveva visto 'nudo nato' quasi ogni giorno.
                                                                                 


Le parole che avrebbe usato per descriverlo in quel frangente un po' folle di poco prima, probabilmente Merlino le avrebbe odiate: carino, buffo, tenero!



Artù invece di spalle possenti e braccia tornite, aveva notato altri dettagli del viso e del corpo del servo.
                     
Così tanti dettagli...!


Aveva osservato i capelli sconvolti, il disegno delle sopracciglia aggrottate, l'espressione ribelle del viso, il bel taglio delle labbra, le ombre sotto gli zigomi, il collo di cigno.

Aveva ammirato la pelle diafana, la lieve peluria del petto che infastidiva il servo, le coste in leggero rilievo, il ventre piatto, l'ombelico stretto, l'estrema armonia dell'insieme! 



Per non parlare di quei grandi occhi blu che sempre calamitavano i suoi.


E va bene, lo ammetteva: Merlino era bello! 



Anche fuori!



'Merlino è bello e come tutte le cose belle si guarda volentieri. È del tutto normale. Non c'é niente di male. È come guardare un bel quadro, un vaso di fiori, l'alba,...' provò a convincersi il re. 

O almeno questo era quello che si era sempre sentito dire, quello che aveva detto lui stesso quando una volta, accompagnando una dama al ballo, si era girato, completamente, per guardarne un'altra ed era stato beccato in flagrante, dagli occhi contrariati della prima. 

Chissà perché Merlino non sembrava piacersi affatto!


'Magari potrei regalargli una camicia fresca e comoda come questa che indosso ora. Magari blu come i suoi occhi. Sono certo che gli donerebbe!'


 


Artù aveva spostato i vassoi davanti al caminetto acceso.


E poi aveva preso tutti i cuscini che era riuscito a trovare sul suo letto, spargendoli sul tappeto e indirizzandone alcuni verso Merlino che subito ne mise un paio dietro la schiena.

"Credo sia meglio sistemarsi sul tappeto, vicino al camino, così se cadi, non ti farai troppo male."


"Ha - ha!" replicò il servo con sarcasmo. "Davvero divertente! E comunque il vino non mi aiuta."


"Non sei obbligato a berlo, se non vuoi" rispose Artù serio.

Il valletto alzò un sopracciglio, guardandolo di sbieco.


"E va bene, Merlino. Ti ho forzato un po', ma d'ora in poi sarai libero di fare come vuoi. Non insisterò più!" dichiarò il re con le mani alzate in segno di resa.


Il servo adocchiò i vassoi e si spostò a sedere più vicino ad essi.

"Voglio provare a fare una cosa" disse più a se stesso che ad Artù.

Merlino prese una pesca e un coltello da un vassoio, spellò il frutto con le mani, tagliò la pesca a pezzetti e tuffò il tutto nel calice pieno per metà di vino. Assaggiò la bevanda così composta, masticando estasiato. 


"Ma che porcheria hai preparato?" mormorò il re scettico.

"Perché rovinare così il mio prezioso vino?" 


Merlino sorrise.

"Ma se non l'avete nemmeno assaggiato? Come fate a dirlo? Sappiate che é delizioso, Artù. Non volete provarlo?" 

"No, che non voglio provarlo!"

"Pensate che siete stato proprio voi a ispirarmi."

"E quando ti avrei ispirato, di grazia?"

"Quando mangiavate la vostra pesca con gusto e sorbivate il vostro vino con altrettanto gusto. Non sapete cosa vi perdete. Sono sicuro che potrebbe diventare una bevanda famosa in tutto il mondo."

"Famosa? Non rimanerci male, ma non credo che il tuo intruglio abbia un futuro!"

Merlino si strinse nelle spalle e continuò a bere. Artù si scoprì ad osservare l'altro con la coda dell'occhio.



Merlino teneva gli occhi chiusi, le sopracciglia contratte come in preda a una qualche forma di rapimento mistico e quando alzò il mento per bere, ora che il collo era libero dall'odiato fazzoletto, Artù notò il pomo d'Adamo del servo, che si alzava e si abbassava, mentre deglutiva.

Artù deglutì a sua volta. Probabilmente in quel periodo a Camelot, i gargarozzi degli uomini erano decisamente sopravvalutati.


Possibile che il suo servo sembrasse così intrigante, anche quando beveva normalmente? Artù si chiese se per caso fosse ancora sotto gli effetti stimolanti di quello spogliarello.


E lo guardava ancora quando Merlino staccò la coppa dalle labbra, le strinse assottigliandole, emise un lieve mugugno di approvazione, le arricciò e le staccò con uno schiocco, prendendo poi un profondo respiro. 


'Niente di nuovo, anch'io bevo così' pensò Artù, non troppo convinto.


Merlino schiuse le labbra bagnate per poi leccarle raccogliendo le tracce di vino e pesca rimaste su di esse.


'E' naturale che lo guardi' pensò il re con un moto d'affetto verso l'altro.

'Sembra così rilassato e ...libero. Raramente l'ho visto così!'

E Artù si sentì assai saggio e magnanimo.


Ed era libero di pensare che il viso di Merlino che sembrava godere di un momento di puro piacere, gli mostrasse come dovesse apparire in quei momenti, simili per intensità e godimento, che nulla avevano a che fare col cibo o col bere. 


Il servo spalancò la bocca per ingurgitare un boccone più grande.

Un sottile rivolo di vino, scivolò dalle sue labbra e percorse il mento poi il collo e infine il petto di Merlino, sparendo nello scollo della sua camicia.

Artù si sentì perduto. Come poteva invidiare una goccia di vino? 'Tutta quella bella consapevolezza, la saggezza, la magnanimità, date in pasto ai maiali!'
 


"Sbrodolone!" commentò il re per vendetta al suo servo attonito.




Rimasero in silenzio per parecchio tempo, poi il re cominciò a parlare in modo piuttosto confuso:

"Prima, forse, non...non sono stato molto giusto con te!

"Prima quando?"

"Quando ho detto quelle cose su di te" borbottò il re.

"Continuo a non capire, sire" mentì Merlino, preoccupato.
                             
"Oh, sì che hai capito. Hai capito benissimo! Non fare il finto idiota, adesso!"
 
"Intendete forse quando avete travisato le mie parole, facendomi passare per una specie di maniaco che avrebbe soltanto voluto saltarvi addosso...cioé, no,...che avrebbe voluto attentare alla vostra virtù?" sbottò Merlino.

Artù alzò il tono della voce.

"Era uno scherzo, Merlino! Era un'occasione troppo ghiotta, ne converrai anche tu! Non prenderla così malamente. Stavo giusto per scusarmi. E comunque se fosse stato vero, avrei anche potuto sentirmi lusingato." 


Il valletto pensò di aver capito male.

"Mi spiego meglio. Sei un bravo ragazzo, in fondo, e non mi è mai capitato di vederti interessato a qualcuno. Ed é strano, per cui, se per assurdo fosse stato vero, la cosa probabilmente mi avrebbe fatto sentire...importante!"


"Ma voi siete importante, Artù!"

"Intendevo importante non come re, ma come una persona normale, come un ragazzo che avrebbe potuto farti inn ... interessare ... innocentemente." Il re finse un piccolo attacco di tosse. "Scusa, devo essermi perso. Dicevi?"

"Se non mi avete mai visto mostrare interesse per qualcuno, come ad esempio voi lo mostrate per Ginevra, é perché sono un ragazzo modesto e discreto."



'Ginevra.'


Artù pensò a Ginevra.

Poche ore prima, aveva seguito il consiglio dello zio e le aveva detto addio.

Era stato orribile!

A Merlino non lo aveva ancora detto. Si sarebbe sicuramente infuriato. Quindi per ora aveva deciso di tacere.



"Allora?" chiese Artù. 

"Mh?" 

Artù alzò gli occhi al cielo, sorridendo.

"C'é mai stato qualcuno di importante nella tua vita?"


"Sì, mio signore. Mia madre, ...Gaius, ...Gwen, ...voi, ...i cavalieri..." anche Merlino sorrideva.


"Sei tanto stupido quanto brutto!" proruppe il re con fastidio.


Ignorando l'insulto, il servo cercò di prendere tempo. Non sapeva cosa dire.

Decise tuttavia, che avrebbe provato ad essere sincero con Artù, ovviamente solo fino a un certo punto.

Non aveva poi così tante cose da nascondere.

O sì?



"Qualcosa c'é stato. Piccole cose, sicuramente, ma importanti per me. Sapete che fu Ginevra a darmi il primo bacio?"


"Che cosa?" si inalberò Artù.


"No, no, aspettate. Primo, non stavate ancora insieme e secondo, mi baciò solo per la gioia di avermi visto vivo, dopo avermi creduto morto."


Artù si rilassò contro il cuscino, e lo guardò accigliato: "E ti é piaciuto?"


"Oh, sì, molto." rispose con esagerata malizia il servitore.


"Poi ci fu questa bellissima ragazza - forse l'avete incontrata anche voi - Mi faceva gli occhi dolci e ancheggiava vistosamente. Per un attimo mi ero davvero illuso, ma purtroppo lei non era affatto come credevo. Non ci fu niente tra noi e comunque morì poco dopo." 


"Mi dispiace, Merlino!"

Il servo si strinse nelle spalle. Non valeva la pena dispiacersi per Nimueh.


"Ebbi anche una bella cotta per Morgana, come voi del resto!"


"Ma cosa dici? Morgana é mia sorella!"


"A quei tempi non si sapeva ancora, per cui non ci trovo nulla di strano. Lei era meravigliosa, era dolce e tutti quanti eravamo un po' innamorati di lei."


"Forse in parte hai ragione!" ammise Artù incerto.

"E invece adesso..." sussurrò il re con una smorfia sul viso e si allungò per afferrare il vino attaccandosi direttamente alla caraffa. 'Al diavolo il calice!'



"Infine c'è stata una ragazza" riprese Merlino "lei era importante ... sì, lo era. Stavo per fuggire con lei, via da Camelot."

Artù strabuzzò gli occhi ma chiese con relativa calma:

"Quindi mi avresti abbandonato?"

Merlino lo guardò con occhi disperati, portando il viso più vicino a quello del re e alzò il tono della voce.

  "Sì, l'avrei fatto. Ed é questo che mi ha fatto capire che lei era importante, altrimenti non avrei potuto lasciarvi, ma ... lei era in pericolo ..."


"E lei dov'è adesso?" chiese Artù con una punta di tristezza nella voce, che venne fuori suo malgrado.

"È morta, pochi giorni dopo averla conosciuta."



Merlino abbassò il capo e ricordò la ragazza, anche se ormai non soffriva quasi più per lei. Per un attimo il tempo si fermò.

Freya possedeva la magia, come lui e si erano subito compresi, come mai loro era successo prima.

Era bella, anche se viveva come un animale, grazie ai suoi aguzzini.

Era in pericolo di vita e nessuno l'aiutava. L'istinto di protezione era scattato istantaneamente in Merlino.

Per lei aveva rubato cibo ad Artù e abiti a Morgana. Adesso se ne vergognava, ma allora non gli importava minimamente.

La prima volta l'aveva baciata con le lacrime agli occhi.

Lei era stata sfortunata, molto più di lui.

Era morta tra le sue braccia sulle rive del lago di Avalon dove Merlino l'aveva portata, perché era un posto che Freya amava tanto.
 
Chissà se davvero avrebbe avuto il coraggio di lasciare Artù, per lei?

Era quello che aveva appena detto al re, ma non ne era più così sicuro.

Non c'era stato il tempo di capire se per lei provasse più di un'infatuazione.

Forse l'avrebbe portata lontano, in salvo e sarebbe tornato da Artù.

Più ci pensava e più si convinceva che avrebbe fatto così, ma con certezza non l'avrebbe saputo mai.


Artù non sapeva di essere stato lui ad ucciderla.

Lei si trasformava in un mostro sanguinario, la notte, a causa di una terribile maledizione di cui fu vittima e il servo intimamente non si sentiva di dare alcuna colpa ad Artù.

E comunque non gliel'avrebbe mai detto.




Artù si sporse verso di lui, mettendogli una mano sulla guancia.

"Mi dispiace tanto! Non mi hai mai detto nulla." 

"É vero, ma voi avevate capito lo stesso che stavo male e mi avete aiutato comunque a stare meglio."

Merlino mise per un attimo la mano su quella del sovrano che ancora stava sul suo viso.

"Vi ringrazio Artù." La vicinanza di Artù era così piacevole che avrebbe voluto prolungare il momento, ma si rese conto che non avrebbe dovuto.

"Vorrei bere ancora un po' di vino, vi dispiace?"

"No di certo" e il re gli passò caraffa e calice.


Il servo pensò che il sovrano fosse davvero dolce in quel momento.

Non capitava spesso che fosse così gentile ed empatico, ma quando succedeva, Merlino lo trovava assolutamente adorabile.


Un discorso così intimo tra loro non era mai capitato. Merito del vino, certo, ma non solamente di quello!




"Merlino..." mormorò il re titubante. Sembrava a disagio e in dubbio se proseguire o meno.

"Se...se non vuoi, non sei tenuto a rispondermi..."


Fece una lunga pausa ma quando Artù parlò, al servo sembrò di sprofondare dentro il pavimento, nonostante fosse seduto sul tappeto.

E davvero, avrebbe preferito sprofondare! 





"Solo ragazze?"
 




'No, Artù, no no no!' gridò dentro di sé.


Merlino si alzò e si avvicinò al camino, dando l'idea di voler aggiungere un po' di legna al fuoco. Si accucciò dando le spalle al re.


Non voleva guardarlo negli occhi.



'Artù siete cattivo!'

Merlino aveva paura.


'Prima il miele e ora il fiele.'

Aveva così tanta paura che sarebbe stata di meno se avesse dovuto affrontare tutti i mostri incontrati in passato, contemporaneamente.

'Come potete farmi una cosa simile?'

Il sangue defluì dal suo viso e gli veniva da vomitare.

'Vi odio!'
 
Si girò un attimo verso il sovrano che aveva sul volto un'espressione seria, attenta, forse preoccupata.


Il servo distolse lo sguardo, tornando a fissare il camino.

Il suo primo istinto fu quello di darsi alla fuga con una scusa qualunque dopo aver risposto un 'Certo sire. Per chi mi avete preso?'

Anche se non aveva nessuna voglia di andare via, di scappare ancora.

Merlino sapeva che una sera così non si sarebbe ripetuta. 

E comunque scappare, non sarebbe stata già una risposta?



Poi pensò di non rispondere. Poteva non farlo: Artù glielo aveva espressamente detto. Ma scegliere di non rispondere, non sarebbe stata già una risposta?


Qualsiasi risposta avesse dato, quel suo lungo silenzio angosciato, parlava più di una voce urlante.


Non avrebbe pianto anche se sentiva un nodo enorme in gola. 


Ormai lui lo sapeva, poteva anche dirglielo.

'No, Artù! Spasimo per i bei giovanotti, ma soprattutto per voi!'



Gli scappò pure una mezza risata un po' isterica.

Si girò nuovamente, quando vide il sovrano accucciarsi accanto a lui. E guardò il suo viso, il maledetto, bellissimo viso di Artù! Lui gli sorrideva con un'espressione bonaria e incoraggiante. 


'Mi fido ancora di lui?' 


"Il fuoco sta per spegnersi. Ci penso io" disse il re. Merlino si spostò tornando ai suoi cuscini.

Se avesse detto il 'NO' più scandaloso della sua vita, cosa sarebbe successo?

Avrebbe potuto essere allontanato dal castello, da Camelot.

O rischiare di finire in galera.

O essere giustiziato.

Poteva dire 'SÌ' e Artù avrebbe capito che mentiva ma magari non sarebbe cambiato niente. Forse.

Fu tentato di dirlo!
Se al contrario il sovrano avesse accettato questa parte del suo 'essere', forse un giorno avrebbe accettato anche la sua natura di mago.

Tutto dipendeva esclusivamente da Artù!

Il re aveva in mano il suo destino. In fondo era sempre stato così.

Desiderava così tanto che il suo re lo accettasse, lo comprendesse, lo consolasse!
 

"Come vi dicevo il mio primo bacio è stato con Gwen..." cominciò flebilmente.

Artù lo guardava inespressivo, immobile, senza fargli alcuna pressione. Il servo sentiva che anche il sovrano era teso!
                                                           
"Prima ancora..."

Strinse le mani a pugno e strinse i denti.

"...c'era stato..."

Fissò gli occhi fin troppo lucidi in quelli di Artù, come per trovare il coraggio, come per trovare un aiuto.

E li trovò entrambi.

Dentro agli occhi fin troppo lucidi di Artù.

"...ricevetti un altro primo bacio, da un ragazzo" disse ad alta voce.



Ansimava come avesse corso dieci miglia di filato, ma almeno era fatta!


 


 


 


 


* "ma che piolo fai?" - sta per - "ma che cazzo fai?" - da piolo, locuzione antica e triviale indicante il pene. (Anche se non suona granché bene!)


Ciao a tutte!


Ringrazio tanto Itsnotbroken e Idalberta per le recensioni.❤❤
Ringrazio le ragazze che hanno messo la mia storia tra le seguite e le tantissime "visite" che mi han scaldato il cuore.
Sul finale mi sono fatta un po' prendere la mano per una rivelazione che può non sembrare questa gran cosa. Ma se si pensa alla serie e ad una possibile rivelazione in tal senso, sarebbe stata comunque piuttosto tragica. Molti articoli all'epoca scrissero che, se trasposto nella vita reale, il segreto della magia di Merlino rappresenterebbe l'amore per Artù e quindi la sua omosessualità.        
Avete notato com'è servizievole Artù: apparecchia, riordina. Avrà uno scopo? La questione con Ginevra tornerà. Nello scorso capitolo era Merlino a squagliarsi per Artù, qui è il contrario. Un po' di par condicio! Un'altra cosa che ci tengo a dire: con questa fissa della bellezza esteriore e della sensualità in ogni gesto di uno e dell'altro, cerco di mettere l'accento sulla cosa che più mi è mancata nella serie. (Ho capito che allora non si poteva fare, ma a me è mancata lo stesso.) Non vorrei fosse vista solo come mera superficialità fine a se stessa. Qui si conoscono da tre anni e come nella serie c'è già tantissimo fra loro: fiducia, stima, lealtà, devozione, amicizia, affetto, umorismo,...quindi la parte interna, profonda, c'è eccome. Poi la fic è, e rimarrà comunque fondamentalmente leggera.
 
VI ABBRACCIO!!!
 
Lulette
 
 
 
   
 
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