Anime & Manga > Lupin III
Segui la storia  |       
Autore: Hana S    03/09/2021    1 recensioni
Jigen nasconde da otto anni un segreto a Lupin e Goemon, ogni volta che un colpo viene messo a segno sparisce e torna sempre nella stessa città, dove nasconde e protegge il suo tesoro più prezioso. Ma per quanti sforzi fatti, il passato e le sue minacce possono sempre tornare.
Estratto dal primo capitolo:
Quei meravigliosi occhi smeraldo lo guardavano pieni di lacrime, si era portata le mani davanti alla bocca e tremava per l’emozione, lui si alzò e si avvicinò a lei che allungò una mano sfiorandogli il viso, Jigen afferrò delicatamente quella mano aggraziata e la tenne stretta contro la sua guancia. «Sei tornato …»
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Kyoko e Jigen
Cap.5 – La famiglia cresce

Jigen poté fermarsi con a sua famiglia solo per pochi giorni, ma fece di tutto per loro. Era ancora amareggiato per come aveva lasciato Kyoko l’ultima volta, ma lei riconosceva di averci messo del suo in quella discussione. Parlò a Jigen dei soldi nella valigetta, gli avrebbe tenuti, ma solo per le emergenze e con il suo lavoro se la sarebbe cavata, nonostante ciò lui pagò ancora l’affitto di casa per i due anni successivi. Il giorno della partenza arrivò, Jigen stringeva a sé il piccolo Ryu e Kyoko promettendo che sarebbe tornato presto e ancora una volta lasciò quella casa che cominciava ad amare sempre di più.
Kyoko continuò il suo lavoro presso i signori Hamada, ma si accorse di quanto costasse prendersi cura di un bambino, anche risparmiando, c’erano sempre spese extra. Ryugi era nato in aprile e primavera ed estate passarono veloci, con l’arrivo dell’inverno ed i primi freddi purtroppo il piccolo si ammalò, la febbre non si abbassava e Kyoko corse in ospedale dove il bambino fu ricoverato per alcuni giorni, i dottori la tranquillizzarono, servivano solo i farmaci giusti per il resto il suo bambino era in perfetta salute.
Il signor Hamada organizzò l’ufficio sul retro con una stufetta nuova e tutto l’occorrente per il piccolo; mentre Kyoko lavorava, a turno i due servivano i clienti e si prendevano cura del bambino. Kyoko era grata ai vicini ed era grata a Jigen di averle levato il peso dell’affitto: più volte a fine mese aveva provato ad aggiungerlo alle spese sostenute, nel resoconto che teneva, accorgendosi che non ce l’avrebbe fatta se quella spesa non fosse stata coperta. A fine mese le rimanevano pochi soldi in tasca e nonostante fosse riconoscente verso ai suoi vicini per il lavoro che le avevano offerto, si chiedeva se poteva continuare così, più volte aveva tirato fuori la valigetta dall’armadio, ma altrettante volte l’aveva riposta dicendo a sé stessa “Ce la posso fare!” e così resisté e quando Jigen tornava a trovarli ogni sua preoccupazione svaniva. Ryugi non faceva fatica a riconoscere il padre, ogni giorno Kyoko mostrava al piccolo la sua foto e gli parlava di lui e di quanto li amasse.

Erano passate diverse settimane ed una sera mentre Kyoko e Ryugi cenavano, qualcuno bussò alla porta, pensando fosse Jigen, la donna prese in braccio il piccolo ed andò ad aprire, si presentò a loro una donna: alta dai capelli corvini lunghi, indossava un cappotto nero ed occhiali da sole, nonostante il cielo di febbraio fosse coperto da nubi cariche di neve, li tolse ed i suoi occhi insieme al suo dolce sorriso parvero familiari a Kyoko.
«Kyoko giusto? Sono Kaori la sorella minore di Jigen»
Il racconto della donna fu convincente, anche perché ripercorse alcuni eventi che Jigen le aveva raccontato sulla sua infanzia nel Bronx.
«Purtroppo dopo la morte di nostro fratello maggiore ci siamo persi di vista, la nostra vita non è stata proprio così semplice …» raccontava la donna facendo giocare Ryugi sulle sue ginocchia «… fui rapita dagli stessi uomini che lo avevano assassinato, speravano di arrivare a Jigen per regolare dei conti in sospeso, ma lui era già fuggito all’estero… mi liberai da sola qualche anno dopo. Tornai in Giappone, da dove venivano i nostri genitori, per fuggire da quel mondo»
«Perdonami Kaori, ma Jigen di te non mi ha mai detto molto … ha solo accennato una volta alla tua esistenza» si scusò Kyoko porgendo una tazza di tè alla cognata.

«Oh non importa, non siamo mai andati d’accordo. Questo si capisce anche dalle due diverse strade che abbiamo intrapreso» la donna diede un bacio a Ryu, che si era addormentato «Lui ladro e io agente segreto» a Kyoko cadde di mano la tazza che si infranse in mille pezzi sul pavimento, svegliando il piccolo che si mise a piangere «Su, su Ryu. Non è successo nulla» lo consolò la zia.
«Sei venuta qui per arrivare a Jigen e gli altri?» domandò preoccupata Kyoko.
«No, non ho interesse in Lupin, Goemon e mio fratello … no, io mi sto occupando di un certo caso … devo ritrovare una persona scomparsa» Kyoko ebbe un tuffo al cuore «Ti manda mio padre?».
«Si, ho accettato l’incarico qualche mese fa, nessuno si era voluto far carico di ritrovare la figlia, probabilmente scappata da casa di quel criminale … si Kyoko, so dei giochi sporchi di tuo padre, ma nessuno è mai riuscito ad incastrarlo. Non l’ho mai visto in faccia, né lui ha mai visto me, penso non si preoccupi molto di ritrovarti o meno, come ha perso le speranze di rintracciare Lupin» Ryugi si era riaddormentato cullato dalla zia «Cercandoti sono arrivata qui, ho visto Jigen uscire da questa casa qualche tempo fa e guardando questo piccoletto non mi è difficile immaginare il perché fosse qui» Kaori guardò Kyoko sorridendo «Per quanto mi riguarda, questo è un caso disperato, casualmente tutti gli indizi che porterebbero in questa città sono finiti in un trita documenti e non ne esistono altre copie! Che grande smacco per un agente del mio calibro!» Kyoko abbracciò la donna che si fece promettere di mantenere il silenzio con Jigen «Ma ti prego Kyoko, permettimi di tornare a trovarti qualche volta, ora ho di nuovo una famiglia!»

«Io posso anche stare in silenzio, ma questo non posso dire di Ryu, racconta tutto al papà anche se solo a versi e con qualche parola qua e là. Non voglio immaginare tra qualche anno che parlantina avrà! E poi Jigen non sarà felice di rivederti?»
«All’inizio della mia carriera feci gavetta con colleghi a caccia di criminali, mi trovai faccia a faccia con Jigen, ma su due fazioni opposte. Gli ho puntato una pistola, ma non ho avuto il coraggio di premere il grilletto, conoscendo tuo padre e guardando Ryugi sono felice di non averlo fatto, ma di avergli sempre coperto le spalle come potevo» Kaori accarezzò il viso di Kyoko «Ora devo pensare a proteggere anche voi, ti prego fai in modo che Jigen non sappia mai nulla di me».
Kaori ripartì quella sera stessa, non lasciò recapiti per essere contattata, dicendo che si sarebbe fatta viva lei. Chiudendo la porta Kyoko pensò che fosse un vizio di famiglia.


Passò un altro anno e in una bella giornata di giugno i signori Hamada organizzarono un pic-nic in spiaggia con Kyoko ed il piccolo Ryu; mentre la moglie e Kyoko erano sedute a preparare il pranzo, il signor Hamada e Ryugi giocavano sulla spiaggia.
«Tuo marito non si stancherà? Ryu è molto attivo come bambino, non vorrei sentisse qualche dolore più tardi»
La donna prese tra le sue le mani di Kyoko «Bambina mia, tu e Ryu siete la cosa più bella che ci sia mai capitata» guardò il marito che rideva felice «Io non ho potuto avere figli e questo per anni ci ha gettato nello sconforto, vedere le altre coppie affrontare i problemi quotidiani con i bambini ci faceva sentire come se ci mancasse qualcosa … crescendo quei bambini sono diventati adulti e hanno messo su famiglia … amici e conoscenti ci mostravano con orgoglio le foto dei nipotini. Pensavamo che questa gioia fosse per noi inarrivabile e poi sei arrivata tu» sorrise alla giovane donna «La figlia che non abbiamo mai avuto» Kyoko era lusingata da quelle parole e si godette la giornata, pensando a quanto la madre sarebbe stata felice di vederla in quel momento circondata da persone che le volevano bene.

La sera saluto la gentile coppia e tornò nel suo appartamento con in braccio Ryugi addormentato «Certo piccolino che cresci in fretta» gli sussurrò cercando le chiavi che le furono rubate da un uomo comparso all’improvviso, ma l’iniziale spavento si tramutò presto in gioia. «Quanto pensavi di farmi aspettare?» disse Jigen ridendo ed aprendo la porta, alla voce del padre il piccolo si risvegliò e si gettò fra le sue braccia «Papà! Papà!»

Jigen giocò tutta sera con il figlio e si divertì a fare il bagnetto a quella piccola peste «Ryu sta fermo» lo implorava la madre «Stai mandando acqua dappertutto!» ma sia figlio che padre ridevano senza prestarle attenzione e a Kyoko non rimase che andare a preparare la cena pensando al disastro che avrebbe trovato in bagno più tardi.
Messo a dormire Ryu, dopo non poche difficoltà, i due si stesero sul divano «Hai comprato qualche mobile nuovo?»
Kyoko preferì evitare di accennare al fatto che lei e Kaori avevano passato un pomeriggio insieme e la cognata con l’inganno l’aveva trascinata in un grande magazzino facendo finta di dover acquistare del mobilio, invece aveva segnato tutto ciò che piaceva a Kyoko per poi farglielo recapitare a casa «Si, avevo sentito che una famiglia nella zona cambiava casa e vendeva i mobili vecchi, non erano messi male e sono riuscita ad avere un buon prezzo» la bugia funzionò, forse perché Jigen era stanco o perché aveva in mente qualcos’altro, infatti piano piano il cecchino portò la conversazione dove voleva lui.
«Adesso Ryu ha quasi due anni giusto?»
«Si e non immagini quanto lavoro può dare uno scriciolino così! Ieri per esempio …» Kyoko ingenuamente stava cominciando a parlare a ruota libera, si fermò quando Jigen le baciò il collo e infilò una mano sotto la sua maglietta. Lei arrossì sentendo la mano del marito sul seno «Non sarebbe ora di dargli una sorellina?» disse continuando a baciare ed accarezzare la moglie.

«Mamma?» i due si scostarono velocemente l’uno dall’altra e Kyoko si voltò appoggiandosi allo schienale del divano, Ryugi era uscito dalla camera e si strofinava gli occhi «Pancino …» disse piangendo e la madre corse a prenderlo in braccio. Il piccolo aveva passato una bella giornata, ma forse il signor Hamada aveva esagerato con le caramelle ed ora Ryugi aveva un gran mal di pancia, Kyoko si accorse di aver finito la tisana che gli dava quando questo succedeva e guardò Jigen. Prima che potesse aprire bocca le aveva già preso a scatola di mano e indossato la giacca «Dove?»
«Due isolati da qui verso il cantiere del nuovo ponte, troverai molte indicazioni. C’è una grande farmacia con tanti prodotti per bambini, me lo hanno consigliato lì» Jigen uscì di casa e corse a comprare il necessario e su consiglio di una mamma che incrociò lì per lo stesso motivo, acquisto anche delle pastigliette gommose a forma di koala utili per il mal di pancia nei bambini.

Qualche ora dopo il dolore passò e Ryugi si addormentò, i genitori uscirono dalla stanza in punta di piedi. Andarono a stendersi sul letto «Tu fai tutto questo, tutti i giorni?»
«Prendersi cura di un bambino richiede molti sforzi» si tirò su voltandosi verso Jigen sdraiato accanto a lei, gli diede un bacio e i suoi capelli ricaddero intorno al volto dell’uomo «Ci sono anche piccoli problemi come questo una volta ogni tanto» poi si mise a cavallo su di lui e si tolse la maglietta «Ma credo di avere ancora un po’ di energie, se il paparino non è esausto» disse slacciandogli i pantaloni, lui si tirò su e facendo scorrere le mani lungo la schiena di lei, le slacciò il reggiseno «Non mi sono mai sentito meglio» le parole furono sopite da un bacio appassionato, Kyoko sentiva un calore crescerle dentro dipingendole le guance di rosso, mentre si spogliavano. Jigen rotolò di lato ed ora lei era sotto di lui rossa in viso, accarezzò quelle guance morbide e lei si voltò per baciargli la mano «Cosa aspetti?» domandò Kyoko con un filo di voce.


Quando Jigen si svegliò il giorno dopo, non trovò Kyoko accanto a sé, ma sentì dei rumori in cucina e si alzò. La trovò con Ryugi già lavato e vestito, mentre cucinava controllava che il piccolo non combinasse guai con le posate «Papà!» urlò il bambino indicando il genitore che sorrise e diede un bacio prima al piccolo e poi alla moglie abbracciandola mentre lei era indaffarata ai fornelli «Da quanto sei sveglia?»
«Circa due ore, ho pulito il macello che avete lasciato ieri sera nel bagno, preparato Ryu ed ecco la nostra colazione» consumarono insieme quel pasto e poi Kyoko corse a far prendere aria alla stanza, Jigen lavò le stoviglie per darle una mano, poi prese Ryu e cercò di fargli lavare i denti, ma solo l’intervento di Kyoko portò a compimento la missione, si era nel frattempo sistemata ed aveva preparato la borsa con dentro tutte le cose per Ryu che tutti i giorni la seguiva al lavoro. Jigen tenendo in braccio Ryu guardò la casa, era pulita ed in ordine e pur non essendo grande né dotata di tanti comfort Kyoko sapeva renderla accogliente.

Kyoko prese sotto braccio il suo soprabito e la borsa, voleva aprire la porta, ma Jigen la bloccò e tirandola a sé le diede un bacio sulla bocca, Ryu in braccio al padre si copriva gli occhi.
«Sei unica, non vorrei nessun’altra al mio fianco!»
Kyoko gli accarezzò il volto e gli diede un altro bacio «Ti amo anche io … ma in questo momento mi preme non arrivare in ritardo al lavoro» disse sorridendo. Jigen aprì la porta e la fece passare avanti, approfittando di un secondo le diede una pacca sul sedere e lei si voltò rossa in viso «Se passava uno dei vicini adesso?»
«Mi avrebbe considerato un uomo fortunato!» sghignazzò Jigen.

Jigen partì il mese successivo, ma questa volta fu più straziante, Ryu non faceva che piangere e stando attaccato al collo del padre non lo lasciava andare. Anche Kyoko piangeva, sapeva quanto era difficile, ma non pensava che un bambino così piccolo potesse sentire un dolore così grande per un distacco. Sorpreso di sé stesso, Jigen riuscì a calmarlo e gli fece una promessa «Il papà deve andare adesso, quando tornerà giocheremo tutto il giorno insieme, ma Ryu tu devi essere l’uomo di casa adesso e proteggere la mamma e la sorellina che arriverà. Ok?» in qualche modo il bambino si calmò e andò in braccio alla mamma. Kyoko aveva fatto il test di gravidanza quella mattina ed era risultato positivo, era corsa in camera gettandosi su Jigen, piangendo gli aveva detto di essere incinta e ne avevano gioito insieme.
«Sei così sicuro che sarà una femminuccia? Potrebbe essere un altro maschietto» ma lui scosse la testa e prima di scendere le scale si voltò a guardare i due sull’uscio di casa «Visto che il piccolo si chiama Ryugi, che ne dici di Akemi per la bimba, come tua madre … sarei felice di metterle il suo nome» tra le lacrime Kyoko disse che era perfetto.

Così otto mesi dopo Jigen riuscì a tornare a casa e come promesso, passò tutta la giornata con Ryu mentre Kyoko si rilassava, gli Hamada le avevano detto di rimanere a casa per l’ultimo mese, i conti erano a posto e lei doveva riposare. Quella sera, quando Ryu si addormentò, Kyoko porse a Jigen l’ultima ecografia «Io lo so già da tempo, ma vedi qui, si vede chiaramente che è una femminuccia» Jigen strinse il braccio intorno alle spalle della moglie «La nostra Akemi» e le diede un bacio.
Quella notte, Kyoko si accorse che qualcosa non andava, si sentiva strana ed iniziò ad avere forti dolori. Jigen volle portarla subito in ospedale, gli Hamada al piano di sotto avevano sentito rumori nel loro appartamento e si erano precipitati al piano superiore, rimasero con Ryu mentre in ospedale a Kyoko fu indotto il parto in urgenza, visto che la bambina si stava soffocando con il cordone ombelicale. A differenza del primo parto questo risultò più estenuante per la donna, l’agitazione provata quando le avevano detto che il battito del cuore della bambina era molto flebile, non le aveva più permesso di ragionare con lucidità, Jigen se ne accorse e le prese la mano «Ce la farai Kyoko, la nostra bambina verrà al mondo sana!» lei guardava il marito con gli occhi rossi e mille pensieri per la testa, ma seguendo le istruzioni delle ostetriche, tutto andò per il verso giusto. La piccola e la madre dovettero stare qualche giorno in più in ospedale, ma alla fine i genitori poterono presentare a Ryu la sua sorellina Akemi.

Il bambino si dimostrò molto premuroso verso la sorellina, la sentiva quando stava per cominciare a piangere prima della mamma e quando Kyoko non riusciva a calmarla era lui a coccolarla e dirle che tutto sarebbe andato bene. Quando Jigen era lontano lui le raccontava del papà e le mostrava la sua fotografia, anche se il più delle volte lei fissava solo il fratello e gli accarezzava il volto con le sue piccole manine.

Kyoko si accorse presto che il lavoro non bastava più a coprire le spese, Jigen continuava a pagare l’affitto, ma ora c’erano due bambini da mantenere, prese ancora fuori quella valigetta: Ryugi aveva quattro anni ed aveva iniziato a frequentare la scuola materna, Akemi ne aveva due e per ora stava ancora con la madre, avevano bisogno di vestiti, cibo, medicine quando si ammalavano e c’era bisogno di fare qualche riparazione in casa. Rimise la valigetta sotto le lenzuola nell’armadio e prese il giornale che aveva comprato nel pomeriggio, aveva segnato due annunci per impieghi part time, ma che le permettevano di avere qualche soldo in più, non le fu facile parlarne con gli Hamada, che erano stati così gentili con lei, ma la coppia sapeva che con due bambini da crescere Kyoko non poteva stare in eterno con uno stipendio così basso. Così spedì i curriculum, le risposero da tutte e due le aziende, ma se una rifiutò Kyoko solo perché aveva già due bambini, l’altra azienda fu felice di assumere una donna già mamma, visto che con due figli piccoli non c’era il rischio che stesse presto a casa per una nuova maternità.

I signori Hamada tenevano i bambini quando Kyoko lavorava e la giovane donna ripagava aggiustando i conti sempre in disordine della bottega, i vicini erano persone davvero gentili e anche se Kyoko non voleva, riuscivano a darle sempre un piccolo compenso per quello che continuava a fare per loro.
La loro vita continuava serena, tra le visite di Kaori e quelle di Jigen, più volte Kyoko si era preoccupata che i piccoli si lasciassero sfuggire della zia, e quando il momento arrivò Kyoko raccontò che era una donna conosciuta alla bottega che le era molto amica e i bambini la chiamavano amorevolmente ‘zia’ e questa bugia funzionò. «Dovrò ringraziare quella donna prima o poi per essere così gentile con te e con i bambini» Kyoko annuì alle parole di Jigen, temendo però il momento in cui i due si fossero rivisti.

Ryugi aveva 5 anni e Akemi 3 quando videro il padre per l’ultima volta, nessuno avrebbe mai pensato che per i successivi due anni non avrebbero più avuto notizie di lui. Quando li saluto promise di tornare presto e diede un ultimo bacio a tutti loro, ma tenne a lungo Kyoko stretta fra le sue braccia e la donna si accorse che qualcosa non andava «Non tornerai tanto presto, vero?»
«Andrò fuori dal Giappone e non so quando potrò tornare, ma farò tutto il possibile per farlo al più presto» Jigen si allontanò da loro, ma ancora una volta, prima di scendere le scale si voltò: Kyoko in piedi fuori della porta a aveva in braccio Akemi un po’ assonnata e Ryu in piedi vicino a lei teneva la mamma per mano; il piccolo gli corse incontro e lo abbracciò «Torna presto papà». Jigen si allontanò con il cuore in gola voltandosi spesso a guardare quella casa.

Guidando per uscire dalla città si domandò più volte se dovesse tornare indietro e rinunciare alla sua vita per stare con la sua famiglia. Dovette inchiodare per non finire addosso ad un’altra auto, ferma visto che il ponte mobile, di recente costruzione, si era sollevato per permettere il passaggio di una nave. Jigen pensò come anche quel luogo fosse divenuto a lui familiare, il piccolo Ryu andava a scuola non molto lontano da quel ponte, il negozio dove Kyoko comprava i vestiti per i bambini era lì vicino, il parco dove andavano a giocare era poco lontano e ora lui si trovava lì a pensare a tutto questo impossibilitato a proseguire. La vibrazione di un telefonino lo ridestò dai suoi pensieri, era Lupin «Jigen, dove sei finito? Dobbiamo andare in aeroporto!»
«Arrivo» e chiuse la chiamata, scese dall’auto e guardò la città dietro di sé «Vi prego, rimanete lì ad aspettarmi» un clacson lo riportò alla realtà, il ponte si era appena riabbassato e il traffico aveva ripreso a scorrere, anche lui dovette ripartire.
 
Note di Hana:
Boom! Finalmente si pubblica! Rieccoci con un altro capitolo che si riallaccia all’inizio della nostra storia, spero vi sia piaciuta questa parte e vi invito a lasciare un commento se desiderate, per sapere se vi è piaciuto e capire come migliorare.
Sono contenta di essere riuscita a ritagliarmi del tempo per la storia, sono state settimane intense e non riuscivo più a trovare uno spazio per pubblicare.
Alla prossima
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lupin III / Vai alla pagina dell'autore: Hana S