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Autore: Goten    01/09/2009    17 recensioni
- Non partire. - La guardai serio, mentre il nostro ballo terminava e sulla pista altre coppie prendevano parte al prossimo. I suoi occhi erano tristi ed i miei seri. - Non farlo. - Mi prese per mano e mi guidò fuori, all'aperto. Soli, eravamo completamente soli. - Edward... io. - La interruppi. - Ricordo cosa mi hai detto. “C'è solo un motivo per cui potrei rimanere, ma per adesso, quel motivo non c'è.” … - Spalancò gli occhi e io feci affiorare un piccolo sorriso. - Ho buona memoria. - Afferrai le sue mani nelle mie. - Quel motivo c'è. E' qui, davanti a te. E ti sta chiedendo, anzi, sarebbe meglio dire supplicando... di restare. - Finii quasi sussurrando.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Edward Anthony Masen, ho diciassette anni e vivo a Forks. Per quanto possa sembrare assurdo, abito da solo in una piccola villetta a due piani quasi al limite del cittadina. Non sono un tipo molto socievole. Adoro starmene per i fatti miei, non riesco a comprendere l'assidua voglia dei miei compaesani di voler essere sempre aggiornati su tutto quello che accade in questo piccolo luogo sperduto del nord America.

Anche se ad essere sincero, non mi serve di essere aggiornato su ogni singolo pettegolezzo, io ho un dono più unico che raro: ho la facoltà di leggere nella mente. Sono un semplice essere umano, con un dono speciale, forse anche troppo speciale...

Fin'ora però questo dono mi ha reso la vita abbastanza difficile. Non è piacevole scoprire che la gente fa pensieri poco casti sulla mia persona, soprattutto le ragazze del mio stesso istituto.

Da qualche giorno sono arrivati dei nuovi studenti: i Cullen. Sono in cinque, per l'esattezza si chiamano Rosalie Hale, fidanzata di Emmett Cullen, Jasper Hale, fratello gemello di Rosalie e fidanzato di Alice Cullen e Isabella Cullen.

Questa almeno è la versione ufficiale... ed è proprio qui che il mio dono entra in gioco. Proprio ieri ho fatto una scoperta agghiacciante: sono vampiri.

<< Hey, Edward! Aspettami! >> La voce squillante di Alice Cullen mi raggiunge dal fondo del corridoio. E' da quando sono arrivati che cerca di avvicinarsi a me, ma dopo quello che ho scoperto, cerco di evitarli come la peste. E anche oggi non faccio differenza. Veloce, aumento il passo, recandomi in tempo record in caffetteria. Ho bisogno assolutamente di un caffè. Una dose doppia!

Arrivai davanti al bancone delle bevande e con gentilezza sorrisi alla ragazza addetta. << Un caffè, per favore, doppio, senza.. >>

<< Senza zucchero. >> Finì al mio posto quella vocina maledetta.

La ragazza cominciò a preparare la mia bevanda, mentre dietro di me sapevo che stava l'intera famiglia Cullen.

<< Non ci saluti nemmeno, Eddy? >> Domandò ancora Alice, sperando di ricevere una mia risposta, che ovviamente non avvenne.

Ma perché dovevano proprio venire da me? Nei loro pensieri non notavo nulla di cattivo nei miei confronti, eppure, proprio non mi riusciva di capire che diavolo volessero.

La ragazza mi pose il mio caffè. Presi un piccolo sospiro e mi voltai, scoprendo cinque paia di occhi color oro fissarmi, chi serio, chi giocoso, chi indifferente e chi preoccupato. Ma lo sguardo che più di tutti mi colpii, fu quello di Isabella. Non riuscivo proprio a decifrarlo... e cosa ancora più irritante, anche la sua mente mi era perfettamente esclusa.

Trattenni un piccolo sbuffo contrariato. << Alice, Jasper, Rosalie, Emmett, Bella. >> Li salutai cercando di essere indifferente e sperando di levarmeli dai piedi alla svelta.

Cercai di passare, ma evidentemente erano di un altro avviso.

D'accordo, forse era il caso di chiedergli che cosa volessero da me... << Sentite, mi sembra logico che vogliate qualcosa dal sottoscritto. Perciò, facciamola finita. Ditemi che cosa avete in mente. >>

<< Credevo che sapesse leggere nella mente. >> Sibilò Rosalie verso Alice.

<< Oh ma lo sa... è solo che a quanto pare il mio piano funziona. >> Esclamò soddisfatta, mentre un leggero sentimento chiamato irritazione si stava facendo largo dentro di me.

<< Va bene. >> Esclamai. << Voi siete vampiri. Io leggo nella mente. Adesso mi spiegate cosa dovrei capire dai vostri pensieri?! Perché sinceramente, vedere lei. >> Indicai Rosalie. << Che pensa ad un nuovo vestito visto a Port Angeles. >> Poi spostai il mio dito accusatore verso Jasper. << Lui che vorrebbe andare a sbranare delle alci nel bosco. >> Poi passai al gigantesco Emmett. << E poi questo che vorrebbe vedere la bionda, o Rosalie con il completino tigrato mentre fa le fusa e tu... >> Indicai Alice. << … tu che vorresti un nuovo paio di scarpe Italiane. Ditemi che cosa avrei dovuto capire!? >>

<< E Bella? Non ci dici che cosa passa nella sua testolina? >> Si lagnò Emmett, mentre un ringhio leggero usciva dalla gola della diretta interessata.

<< No, non posso. Non riesco a vedere nulla. E' completamente immune al mio potere. >> Sbottai. << E adesso, se avete finito, io avrei da fare. >>

Ero certo che la piccoletta stesse per ribattere qualcosa, ma l'arrivo provvidenziale degli altri studenti le bloccò la sua risposta sul nascere. Questo però non le impedì di pensarla.

<< Cosa centra il ballo di fine anno? >> Domandai curioso.

Il sorriso di Alice mi fece venire i brividi. << Credo che Bella voglia chiederti qualcosa... >> Prese la mano di Jasper ed assieme a Rosalie ed Emmett si allontanarono da me e Bella.

<< Allora? >> Le domandai, che cosa centrava il ballo di fine anno?

Gli occhi di Isabella osservarono per un attimo i suoi fratelli per poi posarsi nei miei. Erano leggermente diversi da quelli degli altri, sembravano più caldi e gentili. O forse ero solo io ad immaginarmi tutto.

La vidi incerta per un momento. << Bé... mi chiedevo se tu avessi già qualcuno per la festa. >> Si mordicchiò le labbra. << Ecco, mi avrebbe fatto piacere... >> Era tremendamente impacciata. L'unica cosa che stonava era il fatto di non vederla arrossire, ma forse i vampiri non potevano farlo. Si stava tormentando le mani nervosamente.

Che cosa avrei dovuto risponderle? Certo, in molti avrebbero pagato oro per avere un invito da lei. Ma io? A me non interessava molto... << Ecco... io... >> Perché nei suoi occhi era passata un ombra di delusione? Mi ero immaginata anche quella? << Ti ringrazio... ma... >>

<< Non fa nulla. >> Sorrise triste. << Immaginavo che te lo avesse già chiesto qualcun'altra. >> Sospirò piano. << Scusami per averti disturbato. >> Si allontanò lasciandomi li a guardarla come un idiota.

La osservai ancora per qualche secondo, finché Jessica Stanley si avvicinò un po troppo per i miei gusti. << Ciao Edward. >> Mi sorrise, e io in quel momento avevo solo voglia di fuggire.

<< Ciao Jessica. >> Risposi laconico, la domanda di Bella continuava a frullarmi nella mente. E se avessi accettato? Potevo comunque passare una bella serata, diversa dal solito...

<< Edward, cosa voleva Isabella Cullen? >> Possibile che fosse così ficcanaso?! L'avrà invitato al ballo? Oddio, speriamo di no! Volevo farlo io!

<< Non penso che siano cose che ti riguardano. >> Cercai di liquidarla il prima possibile, cosa assai molto difficile.

<< Lo so, lo so. Ma volevo solo sapere se volevi venire al ballo con me. >> Quanto detestavo quel suo sorriso finto.

Decisi di fare buon viso a cattivo gioco, le sorrisi. << Ti ringrazio Jessica. >> Notai Bella alzarsi dal tavolo e uscire dalla mensa, sicuramente stava ascoltando la mia conversazione. << Ma sono già impegnato. >> Finì sicuro di me. Avevo deciso.

<< Ah. >> Scommetto che andrà al ballo con quella! Ed il volto di Bella comparve nella sua mente.

Non volli aggiungere altro, agguantai una mela rossa e con lo zaino su una spalla, uscii dalla mensa, mi guardai attorno e la vidi. Stava camminando per il parchetto della scuola. << Bella! >> La chiamai, facendola voltare di scatto verso di me. Ferma, immobile, mostruosamente bella. Con una piccola corsetta la raggiunsi.

<< Masen, che ti serve? >> Era un cipiglio confuso quello?

<< Direi che forse sarebbe il caso di chiamarmi con il mio nome, sai, non mi piacerebbe che al ballo usassi il mio cognome. >> Sorrisi.

<< Hai cambiato idea? >> Era ancora scettica.

Ridacchiai un po. << Si, diciamo di si. >> Per quanto ci provassi, non riuscivo proprio a leggerle nella mente, questo mi rendeva più simile ad un umano qualunque e la cosa non mi dispiaceva affatto. Addentai la mela, cercando di capire dove volessero portarmi i miei pensieri. << Sai, a volte mi piacerebbe davvero sapere a cosa stai pensando. >> Diedi un altro morso al pomo, sotto il suo sguardo dorato.

<< A volte è meglio non sapere... >> Mormorò piano, ma la udii comunque.

<< Vero. >> Acconsentii. << Ma io sono pronto a rischiare. >> Per la prima volta mi sentii veramente serio. Nel mio profondo, sentivo che quello che lei mi avrebbe detto avrebbe probabilmente cambiato la mia vita.

Un venticello freddo mi fece rabbrividire, o forse era la tensione del momento, ma Bella se ne accorse. << Forse è meglio rientrare. >>

Le camminai accanto e le aprii la porta, notai il suo sguardo sorpreso e piacevolmente colpito. << Prima le signore. >>

Era un sorriso quello che avevo visto sul suo viso bianco? A quanto pare i miei modi le andavano a genio.

Mi fece strada fino ad un tavolo isolato dagli altri e abbastanza nascosto, si sedette e io feci altrettanto, finii la mia mela e le dedicai tutta la mia attenzione.

<< Tu vuoi sapere davvero quello che penso? >> Era seria, ma io ero non solo curioso, oh no, c'era qualcosa che mi spingeva a chiederle la verità.

<< Si. Voglio sapere cosa pensi. >> Appoggiai i gomiti sul tavolo e attesi.

Prese una piccola porzione di aria. << Edward, sono sicura che appena sentirai quello che sto per dirti, scapperai via da quella porta e non mi vorrai mai più vedere. >> Stavo per ribattere ma lei mi anticipò. << E in quel caso, non farei nulla per fermarti. E' giusto che tu possa scegliere. >>

Lasciai il torsolo della mela sul tavolo e attesi le sue parole.

<< Quando siamo arrivati qui, non mi aspettavo nulla di più della solita routine. Scuola, caccia e noia mortale. Ma poi ho incontrato te. Proprio qui, in questa caffetteria. >> Non aveva mai staccato gli occhi dorati dalla mia figura. << Tu eri seduto laggiù. >> Indicò il tavolo dove Mike e gli altri stavano mangiando e ridendo per qualche cosa. << Sei stato come una visione. >> Continuò. << Non... non mi era mai successo prima di provare questi sentimenti per qualcuno. >> Sospirò. << Io ho cercato di non avvicinarmi a te, ma ogni volta che lo facevo, diventavo intrattabile. >> Sorrise amaramente. << E' come se ci fosse una calamita che mi attira verso di te. >> Per la prima volta la vidi seriamente in imbarazzo.

<< Quindi tu, sei attratta da me. Ho capito bene. >> Non volevo metterla ancora di più in difficoltà. Ma volevo seriamente capire cosa provasse per me. Lei era una vampira, poteva provare dei sentimenti?

<< Si, io... provo più che attrazione per te, Edward. >> Ok, questo mi stava lasciando spiazzato. << Io sono irrimediabilmente, perdutamente innamorata di te. >>

CHE COSA?! Non poteri evitare alla mia bocca di aprirsi stupita. << Scu..scusa. >> Mi schiarii la voce. << Che cosa... >>

Di nuovo quel sorriso amaro comparve sul suo viso. << Non lo ripeterò di nuovo. So che hai capito benissimo. >> Cambiò posizione posando le braccia sul tavolo. << Per noi vampiri il cambiamento è permanente. Io non amerò mai nessun altro che te. >> E con questo potevo assolutamente essere certo di aver sentito giusto.

Deglutii a vuoto. << Perché me lo stai dicendo? >> E perché diavolo il mio cuore batteva così forte?!

La sua mano fredda e bianca si posò sulla mia, timorosa, leggera come una carezza. << Perché... >> Prese un bel respiro. << Secondo Alice, era giusto che lo sapessi. E sempre secondo Alice, se non lo avessi fatto, avrei passato un mese chiusa nel centro commerciale. >>

Ridacchiai quando sentii la minaccia a cui l'aveva sottoposta la sua “adorata” sorella. Poi una lampadina si accese nella mia mente. << Se Alice non ti avesse obbligata, non me lo avresti mai detto. E' così? >> Mi sporsi un po di più verso di lei e d'istinto strinsi la sua mano nella mia.

Abbassò il suo sguardo dorato. << E' così. >> Sospirò. << Noi ce ne saremmo andati alla fine dell'anno e tu avresti continuato la tua vita senza sapere nulla. >> Strinse le labbra creando una linea dura. << Puoi ancora far finta che non ti abbia detto nulla e continuare come hai sempre fatto. Sarebbe giusto. >> Sciolse la presa della mia mano e ritirò le sue sotto il tavolo. In quel momento mi sentii vuoto.

Assottigliai lo sguardo. << Hai intenzione di andartene? >> Perché tutto ad un tratto la notizia non mi faceva per niente piacere? Sentivo un vago senso di disperazione crescere dentro di me, sapendo che Bella Cullen non sarebbe più stata li con me. Non l'avrei più vista tutte le mattine aggirarsi per la scuola, non avrei più notato i suoi rari sorrisi. I suoi occhi dorati che man mano passava il tempo diventavano più scuri, fino a sfiorare il nero più cupo, non li avrei mai più rivisti.

Ma ora mi sorgeva un'altra domanda: da quando avevo notato in lei tutte queste cose?!

<< Si, è così. >> La sua voce aveva perso quella nota di gentilezza e ora suonava fredda, distaccata.

Le parole mi uscirono spontanee. << Potresti sempre cambiare idea. Rimanere qui. >> Era speranza quella sentivo nella mia voce? Forse, anzi, decisamente.

Un sorriso dolce che non le avevo mai visto prima le illuminò il viso, rendendola ancora più bella. << C'è solo un motivo per cui potrei rimanere, ma per adesso, quel motivo non c'è. >> Si alzò con eleganza. << E' ora di andare. Ci vediamo, Edward. >>

Rimasi fermo al mio posto per tutto il tempo che servì al mio cervello per elaborare tutte le informazioni. Avevo solo due dati certi, anzi, tre: il primo, Bella mi amava. Il secondo, saremmo andati assieme al ballo. E terzo, lei sarebbe sparita dalla mia vita.

Quando tornai a casa, non degnai nessuno dei miei amici della mia attenzione. Spensi addirittura il cellulare. Volevo rimanere solo, capire che cosa diavolo mi stesse accadendo, perché era logico che le sue parole mi avevano letteralmente cambiato. Era come se in realtà stessi aspettando un suo segnale, un suo sguardo per poter finalmente agire. Percepivo chiaramente che avrei dovuto fare qualcosa. Ma il problema, era il cosa! Sospirai mettendomi a pancia in giù nel mio piccolo letto, chiusi gli occhi e cercai di rilassarmi.

<< Dovresti togliere le scarpe quando vai a letto, sai? >>

Sobbalzai quando sentii quella voce melodiosa. << Bella! >> Mi sollevai di scatto, voltandomi verso la finestra aperta, lei era li, seduta tranquilla, dava le spalle al cielo ormai scuro.

<< Edward. >> Mi salutò piano. << Posso? >> Fece cenno con la mano alla stanza.

<< Certo. >> La osservai, mentre con grazia entrava nella mia stanza e si guardava attorno curiosa. << Come mai sei qui? >> Non riuscii a tenere buona la mia curiosità.

<< Ero a caccia, e ho visto la luce accesa. >> Rispose osservando i miei libri, poi si voltò verso di me. << Scusami, forse non era il caso di venire. >> In un secondo era già tornata alla finestra.

<< No! >> Urlai preso dal panico irrazionale di non vederla più li. Mi piaceva vederla curiosare fra le mie cose, era un immagine che non aveva nulla di sbagliato. << Mi fa piacere. Dico sul serio. >> Le feci cenno di avvicinarsi a me. Sembrava imbarazzata, era molto diversa dall'immagine che dava a scuola; fredda e distaccata. Era veramente deliziosa. Per un folle momento mi immaginai come sarebbe stato baciare quelle labbra così perfette.

I numerini rossi della sveglia sul mio comodino segnarono le due di notte. << E' tardi, è meglio che vada. >> La sua voce mi riscosse dai miei pensieri, avrei voluto dirle di rimanere, che non mi importava nulla dell'orario. Ma non dissi nulla di tutto questo. << Ci vediamo fra due giorni. >> Mi sorrise, ed in quel momento la fermai. Irrazionalmente mi sporsi e le afferrai il polso.

<< Aspetta. Perché fra due giorni?! >> Avevo una paura fottuta.

<< Alice ha detto che ci sarà il sole, non possiamo farci vedere, si vedrebbe quanto siamo diversi. >> Era sincera, avevo visto nelle menti dei suoi fratelli l'effetto che faceva il sole sulla loro pelle.

Le lasciai il polso. << Scusami. >> Sentivo un lieve calore invadermi le guance.

<< Non fa nulla. >> Sorrise, abbassando lo sguardo. << Potresti venire a trovarci... >> Buttò li quell'idea tanto folle da sembrarmi ottima.

<< Ci penserò. >> Quel maledetto calore non voleva accennare a diminuire.

<< Bene... buona notte, Edward. >> E prima che me ne potessi rendere conto, aveva appoggiato le sue labbra fredde sulla mia guancia calda. I miei polmoni si riempirono del suo profumo dolce e fruttato.

<< Buona notte... >> Mormorai roco, mentre con un balzo agile saltava giù dalla finestra, sparendo nella notte.

Non dormii affatto e il giorno dopo mi presentai a scuola con due occhiaie da far invidia ai Cullen. Anche se sapevo che non si sarebbero presentati a scuola, con lo sguardo la cercai lo stesso. Da quel giorno, decisi che avrei odiato il sole con tutte le mie forze.

Mike, Jessica e tutti gli altri mi sembravano così piatti, vuoti. L'intero corpo studentesco mi annoiava. Solo in quel momento mi resi conto che ogni giorno non facevo altro che cercare Bella e osservare ogni suo singolo movimento, ogni suo sorriso. Le mie sopracciglia saettarono in alto arcuandosi. Che avessi una cotta per lei?! Sospirai e nascosi il viso fra le braccia incrociate sul banco. Che gran casino quello che sto provando!

Senza contare che tutti i pensieri degli altri mi stavano facendo venire il mal di testa. Sbuffando mi alzai dal mio posto. << Vado a fare un giro, ho mal di testa. >> Aggiunsi, quando sentii i pensieri di Jessica che voleva accompagnarmi per stare sola con me.

Uscii nel piccolo parco della scuola, molti degli studenti erano fuori a godersi il poco sole che Forks concedeva loro. Sospirai, neanche li avrei avuto pace. Mi incamminai verso il boschetto, forse li avrei avuto un po di tranquillità.

Non mi ero reso conto di essermi inoltrato così tanto e quasi morii di paura quando due mani gelide e bianche si posarono sui miei occhi. << Chi sono?! >> Sussurrò quella voce che ormai avrei riconosciuto fra mille.

<< Bella! Vuoi farmi venire un infarto!? >> Esclamai, voltandomi verso di lei.

<< No, ci tengo alla tua vita. >> Sorrise, facendomi battere ancora più forte il cuore. << Hey, calmati... >> Probabilmente sentiva il battito impazzito.

Rimanemmo in silenzio per qualche attimo.

<< Che ci fai qui? Pensavo che non saresti venuta. >> Riuscii a dire senza balbettare, ero fiero di me.

<< Bé... >> Abbassò lo sguardo in maniera colpevole. << Diciamo che mi annoiavo a casa... >> Stava un po troppo sul vago. << Invece tu? Che ti succede? >> Avevo il santissimo dubbio che mi avesse osservato per tutto il giorno, mi sentii schifosamente entusiasta di questo, e per la prima volta decisi di aprirmi un po.

<< Mi sentivo triste. E mi stava venendo mal di testa. Detesto stare in mezzo a tutti i loro pensieri. >> Indicai il resto dei miei compagni che sicuramente erano rientrati in classe.

<< Eri triste? Perché, è successo qualcosa? >> Era sinceramente preoccupata.

Sorrisi. << Diciamo di si. >> Cominciava a piacermi il modo in cui stava sulle spine aspettando le mie parole. Era bello sapere di essere così importante per lei. Mi piaceva, forse anche troppo. << Ma adesso, sto bene. Non ho più motivo di essere triste. >>

Corrugò in maniera alquanto deliziosa le sue sopracciglia. << Perché? >>

Adoravo il suo profumo, il mio corpo si mosse istintivamente verso il suo. << Perché adesso sei qui, con me, Isabella. >> Mormorai, sentendomi scoperto e vulnerabile.

Lo sguardo stupito e sconvolto che mi lanciò mi fecero sorridere. Le presi la mano. << Che ne dici se anticipo adesso la mia visita di oggi? >>

Aprì più volte le labbra per parlare e per più volte non riuscì a dire nulla. << Ne sarei felice. >> Riuscì a dire alla fine, con un sorriso veramente dolce.

Cercando di non essere visti da nessuno, raggiungemmo la mia Volvo e assieme ci recammo a casa sua. Durante tutto il tragitto, e anche a casa dei suoi genitori, non facemmo altro che parlare. Ogni suo gusto, passione o quant'altro sembrava essere di vitale importanza per me, adoravo vederla sorridere, mi pareva di non averne mai abbastanza.

Una frase di sua madre Esme mi colpii in maniera incredibile. << Non avevo mai visto Isabella così felice. Grazie Edward. >> In quel momento mi ero sentito in imbarazzo.

E così, cominciarono a passare i giorni e le settimane. Andare a casa Cullen era diventato un appuntamento fisso. Mangiare in mensa assieme a Bella era diventata una piacevole routine. Ed intanto la data del ballo si stava avvicinando sempre di più.

Avrei dovuto essere felice, invece, sapevo che quella data, segnava anche la partenza dei Cullen e in special modo di Bella e io... mi sentivo venire sempre meno le forze ogni volta che ci pensavo.

<< Edward, che hai? Va tutto bene? >> Ecco una cosa a cui non potevo sfuggire, il potere di Jasper.

<< No, stavo solo pensando a una cosa. >> Cercai di essere vago.

<< Doveva essere parecchio brutta. Non avevo mai sentito così tanto dolore in una sola volta. >> I suoi occhi dorati, così simili nel colore a quelli di Bella, mi stavano trafiggendo.

<< Si, non era piacevole... >> Ammisi.

Mi sorpresi nel sentire il suo braccio posarsi sulle mie spalle, Jasper non mi era mai sembrato un tipo espansivo. << Sai Edward, io credo di sapere cosa ti passa per la testa. >>

Corrugai le sopracciglia. << Credevo di essere io a leggere nella mente. >>

<< Non mi serve quello per capire. Tu stai pensando al giorno dopo il ballo, a quando c'è ne andremo via. >> Il mio umore schizzò nuovamente verso il pavimento. << Lo immaginavo. >> Sospirò Jasper, non aggiungendo altro.

Più conoscevo Isabella, più acquisivo la consapevolezza che mi piaceva veramente, le fossette sul suo viso quando sorrideva sinceramente erano una cosa talmente deliziosa da farmi venire voglia di prenderla e di baciarla. Ed ecco tornare prepotente la mia voglia di assaporare quelle labbra. Possibile che stessi diventando un maniaco?

Sospirai per la milionesima volta, ero arrivato davanti a casa Cullen, la mia meta quotidiana. Scesi dalla macchina e man mano mi avvicinavo, sentii una melodia armoniosa provenire dall'interno. Qualcuno di lor stava suonando il pianoforte, ed era veramente bravo.

Stavo per bussare, ma la porta si aprì, rivelandomi il volto sorridente di Isabella. << Ciao. Vieni. >> Entrai scoprendo che la bionda Rosalie aveva davvero talento, faceva muovere con destrezza le sue dita pallide su quei tasti in avorio, l'esecuzione era perfetta.

L'intera famiglia era seduta sul divano candido della sala a godersi quelle melodie. Eppure, per me, avevano qualcosa di malinconico. Le dita fredde di Bella sfiorarono la mia mano, con serenità le intrecciai con le mie. Adesso stavo bene. Era come se piano piano, avessi accettato che ormai qualcosa mi teneva inesorabilmente legato a lei e questa consapevolezza, mi rese tranquillo. Mi voltai verso di lei sorridendole, ma quello che feci poi lasciò stupito perfino me. Forse era complice la musica, o forse l'oro dei suoi occhi. Sapevo solo che con lentezza quasi struggente, mi ero avvicinato al suo volto e avevo depositato un bacio delicato sulle sue labbra.

Il mio cuore era schizzato a mille, lo sentivo perfino nelle mie orecchie. Il suo profumo e il suo sapore erano inebrianti. Come avrei mai potuto stare senza di lei?! Come?! Era follia il solo pensarci!

Mi ritrassi piano senza mai abbassare lo sguardo. Ero suo. Completamente suo.

Presi fra le mani il suo viso. << Edw.. >> Le passai il pollice sulle labbra.

<< Shhh... >> E mi avvicinai di nuovo. Le mie labbra trovarono il loro posto sulle sue. Era tutto così bello e perfetto. Troppo perfetto. Le mie labbra si modellavano alla perfezione sulle sue, ma quando feci per approfondire il bacio, Bella si spostò indietro.

Aprii gli occhi confuso. Pensavo che anche lei lo volesse... che mi fossi sbagliato? Solo allora notai che gli altri erano ancora al loro posto e ci fissavano con un sorriso enorme. Se erano tutti così felici, perché io invece mi sentivo confuso... respinto?

<< Bella, prima che tu gli faccia venire dei dubbi, è meglio che gli spieghi. >> Intervenne Jasper, ovviamente doveva aver sentito le mie emozioni.

<< Vi dispiace?... >> La sua voce era una dolce melodia e in pochi secondi, tutti si erano alzati e usciti, lasciandoci soli.

<< Scusa. >> Sussurrai abbassando lo sguardo. << Non avrei dovuto... >> Stavolta fu il suo dito ad appoggiarsi sulle mie labbra. Sollevai la testa osservandola con ansia.

<< Edward. Io ti amo. Tu lo sai già questo. >> Era vero, ma sentirselo dire era ancora stupefacente. << Non ti ho lasciato continuare, perché non posso. Sono velenosa. Il mio veleno, potrebbe ucciderti. >> Solo allora realizzai che ovviamente i vampiri mordevano le loro vittime, quindi era logico che il veleno fosse...

<< I denti? >> Domandai, e rilasciai un sospiro quando annuì. << Quindi tu, non mi hai respinto perché non volevi che ti baciassi? Giusto? >> Ero ancora titubante.

Il suo sorriso mi fece mancare un battito. << No. Anzi... >> E appoggiò le sue labbra sulle mie, un semplice bacio a stampo, capace di scaldarmi come lava incandescente.

Il giorno del ballo arrivò, portando con se tantissime nuove consapevolezze e nuovi orizzonti, Isabella era magnifica, tutti i Cullen lo erano, ma lei era la perfezione fatta donna.

I pensieri dei miei compagni erano pieni di invidia per la splendida creatura che io avevo la fortuna di accompagnare. << Sono tutti invidiosi. >> Le sussurrai all'orecchio. Lei mi sorrise facendo battere forte il cuore di molti ragazzi.

Passammo tutta la notte abbracciati, cullati dalla musica. Era sicuramente la serata più romantica della mia vita, ma c'era ancora una nota che stonava in tutto questo: io.

<< Non partire. >> La guardai serio, mentre il nostro ballo terminava e sulla pista altre coppie prendevano parte al prossimo. I suoi occhi erano tristi ed i miei seri. << Non farlo. >>

Mi prese per mano e mi guidò fuori, all'aperto. Soli, eravamo completamente soli. << Edward... io. >> La interruppi.

<< Ricordo cosa mi hai detto. “C'è solo un motivo per cui potrei rimanere, ma per adesso, quel motivo non c'è.” … >> Spalancò gli occhi e io feci affiorare un piccolo sorriso. << Ho buona memoria. >> Afferrai le sue mani nelle mie. << Quel motivo c'è. E' qui, davanti a te. E ti sta chiedendo, anzi, sarebbe meglio dire supplicando... di restare. >> Finii quasi sussurrando.

<< Perché? >> Sussurrò piano, mi sembrava quasi di vedere le lacrime invisibili scorrere sulle sue guance.

<< Perché ho capito quanto tu sia importante per me. >> Presi un bel respiro profondo, avevo paura che se non fossi riuscito a convincerla, lei sarebbe per sempre scomparsa dalla mia vita. << Perché tu, sei sempre stata al centro dei miei pensieri. Se tu sorridi, io sorrido, se tu sei triste, io soffro. Sei parte di me Bella, sei colei a cui io voglio donare la mia vita, il mio cuore. >> E in quel momento il mio stava battendo forte solo per lei. << Lo senti? >> Presi la sua mano fredda e l'appoggiai sul mio petto. << Senti come batte? >> Mormorai e lei annuì. << Batte solo per te, Isabella. Solo per te... >> Un sorriso gentile si dipinse sulle mie labbra. << Lo ha sempre fatto, dal momento in cui sei arrivata nella mia vita. >>

I suoi occhi mi scrutavano quasi con timore. << Edward cosa... stai cercando di dirmi... >> La sua voce era un debole sussurro.

<< Sto cercando di dirti che ti amo, Bella. Voglio appartenerti ed amarti, per sempre... >> Deglutii.

Per la prima volta sentii il suo respiro spezzarsi, e di nuovo quelle lacrime invisibili scendere sulle sue guance. << Morirai se stai con me. >>

<< Morirò senza di te. >> Ero serio, maledettamente serio. Avevo deciso e nessuno mi avrebbe allontanato da lei.

E se la luna era nascosta dalle nuvole, non lo era il sole il giorno dopo e anche quello dopo ancora, un susseguirsi di stagioni, primavera, estate, autunno e di nuovo l'inverno...

<< Pronto per il primo giorno di scuola? >> Mormorò quello splendore di vampira, ancora sdraiata sul mio corpo bianco.

Aprii i miei occhi dorati perdendomi nei suoi. << No, voglio rimanere ancora così. >> Mi lamentai, voltandomi portandola sotto di me.

<< Edward dai, gli altri ci staranno aspettando. >> Provò a lamentarsi, ma un mio bacio particolarmente focoso la fece desistere.

Il primo giorno di scuola cominciò con due assenze, Isabella Cullen in Masen e suo marito Edward Anthony Masen erano, secondo fonti ufficiali, a letto con una strana forma di influenza... e mentre le lenzuola venivano gettate in un angolo del nostro grande letto matrimoniale, due fedine color oro come i nostri occhi brillavano sull'anulare sinistro di entrambi.

   
 
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