Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: All_I_Need    06/09/2021    5 recensioni
John ha un incidente nel laboratorio della struttura militare di Baskerville. Mentre aspettano che gli scienziati trovino una soluzione, lui e Sherlock devono riesaminare la natura della loro amicizia mentre si destreggiano nella vita quotidiana e nel Lavoro, il tutto cercando di rispondere alle domande veramente importanti: va bene accarezzare il tuo coinquilino se al momento è un cane? E come chiedi esattamente le coccole a un autoproclamato sociopatico?
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sally Donovan, Sherlock Holmes
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo ventitre

John si svegliò circa due ore dopo con una bracciata di caloroso detective consulente e con lo stupore di scoprire che apparentemente a Sherlock Holmes piaceva dormire fino a tardi. E fare qualcosa che poteva essere descritto solo come accoccolarsi.

Sogghignò tra sé.

L'intera nottata era stata leggermente surreale. Era sembrato tutto molto logico la scorsa notte quando aveva semplicemente deciso di autoinvitarsi nel letto di Sherlock e Sherlock si era aggrappato all’idea come se fosse perfettamente normale. E poi aveva avuto perfettamente senso raggomitolarsi insieme come se il letto non fosse stato abbastanza grande perché due adulti vi si potessero sdraiare con una distanza rispettabile tra loro.

E poi prima, quella mattina, erano stati così comodi ed era stato troppo presto per alzarsi dopo l’ora tarda che avevano fatto, quindi perché non restare dov'erano?

Ma adesso era decisamente più tardi e non c'erano scuse per restare a letto più a lungo e di certo nessuna scusa per essere raggomitolati in quel modo.

Non voleva alzarsi.

Alla fin fine quello era il succo, naturalmente. Voleva restare qui con la sua bracciata di Sherlock Holmes e non muoversi.

Be', forse muoversi un po'. Dipendeva decisamente dal tipo di movimento, in realtà.

John provò a richiamarsi all'ordine perché c'erano certe cose a cui non dovresti pensare a meno che non volessi metterti in una situazione imbarazzante.

Naturalmente questo non lo aiutò affatto perché ora il pensiero era lì e a quanto pareva stava pianificando di mettersi a proprio agio nella sua testa.

John pensò che alla fine avrebbe dovuto alzarsi, anche solo per andare in bagno. Se solo fosse riuscito sul serio ad alzarsi e andarsene.

Sherlock sospirò accanto a lui e, contro tutte le leggi della fisica, riuscì ad avvicinarsi ancora di più.

Sembrava che ci fosse un elenco sempre più lungo di ragioni per alzarsi e andarsene finché poteva ancora camminare. Non avrebbe avuto le possibilità di una palla di neve all'inferno se Sherlock si fosse svegliato e...

"Smettila.”

John sbatté le palpebre. "Che cosa?"

"Posso sentirti pensare," mormorò Sherlock. "È fastidioso. Smettila."

"Odi quando le persone non pensano."

"Mmh, di solito. Non tanto quando pensano a come scappare."

"Non stavo..."

"Stavi tendendo i muscoli in modi che suggerivano che ti prepararassi a rotolare e alzarti dal letto. Smettila. È fonte di distrazione."

John alzò gli occhi al cielo. "Posso assicurarti che non ho intenzione di alzarmi dal letto."

"Bene," mormorò Sherlock.

Ci fu silenzio per un momento.

"Davvero non vuoi che mi alzi, vero?"

"Non credo che tu possa,” disse Sherlock e c'era un sorriso nella sua voce. "Almeno, a meno che io non te lo permetta."

"Cosa che non hai intenzione di fare," concluse John. "Come potrò mai usare il bagno?"

"Potrei essere persuaso a essere clemente se ottenessi da parte tua una qualche forma di assicurazione che tornerai. Un pegno, se vuoi."

"Un pegno?” fece eco John, chiedendosi se stesse ancora sognando o se la sua vita fosse davvero diventata d’improvviso così surreale. Non c'era modo al mondo che Sherlock Holmes stesse flirtando con lui mentre entrambi facevano finta che essere rannicchiati a letto insieme fosse perfettamente normale.

"Mmh-hm," mormorò Sherlock in conferma. "Un pegno. Qualcosa che mi darai prima di partire e che io possa restituire quando tornerai."

"Penso che potrei essere in grado di pensare a qualcosa di adatto,” disse in tono sommesso John, sentendosi quasi insopportabilmente felice all’idea di flirtare con Sherlock.

"È così?"

Due occhi iridescenti si aprirono e si concentrarono su di lui con precisione infallibile. C'era qualcosa di audace e luminoso in loro che John pensò potesse essere la speranza.

"Oh, sì."

John inclinò la testa finché i loro nasi quasi non si sfiorarono. "A meno che tu non abbia obiezioni, naturalmente?"

"Per qualche strana ragione, nessuna che mi venga in mente," mormorò Sherlock e ora c'era qualcos'altro in quegli occhi, qualcosa che si accendeva e bruciava.

John sorrise. "Ma mi puoi garantire che me lo restituirai sul serio quando tornerò?"

"Penso di poterlo giurare,” disse Sherlock, le sue labbra a circa un soffio di distanza.

"Lo accetto,” disse John e lo baciò.

Ci furono circa due secondi di labbra su labbra, con dolcezza, e poi Sherlock fece un piccolo rumore e la sua bocca si aprì e tirò John più vicino e le mani di John si annodarono nei capelli di Sherlock e non c’era niente di dolce in quello.

Qualcuno gemette, non era del tutto chiaro chi, forse entrambi, e John ebbe qualche difficoltà a tirarsi indietro.

"Qualcosa che non ho menzionato riguardo a questo pegno," mormorò contro la bocca di Sherlock. "I tassi di interesse sono estremamente alti.”

"Sono sicuro che troverò un modo per ripagarli al doppio del normale," replicò Sherlock, col fiato un po’ corto.

Si sorrisero l'un l'altro e poi John si districò per andare in bagno.

L'aria nel bagno era gelida, come se lui avesse avuto bisogno di un altro incentivo per sbrigarsi, e tornò indietro il più umanamente in fretta possibile.

Sherlock era esattamente dove l'aveva lasciato, disteso su un fianco con la faccia mezza sepolta nel cuscino, i capelli scompigliati dal sonno e il corpo rilassato.

"Mmmh, è stato veloce,” commentò.

John sorrise mentre scivolava di nuovo sotto le coperte per riprendere la sua posizione precedente. "Diciamo solo che non vedevo l'ora di riavere il mio pegno. Con gli interessi."

"Sono decisamente interessato," gli disse Sherlock in tono serio, spostandosi un po’.

John gemette. "Sì, lo sento."

Forse avrebbero dovuto davvero parlarne, ma sembrava molto più facile non farlo, e qual era davvero il punto quando entrambi sapevano o almeno sospettavano la verità, ormai?

John fece scorrere le labbra sulla gola pallida di Sherlock e inspirò felicemente. "Dio, il tuo profumo. Ci stavo annegando tutto il tempo. Devi essere arrapato da secoli."

"Mmmh, ogni anno circa il mio mezzo di trasporto decide che è stato trascurato abbastanza a lungo. È successo poco prima che ottenessimo il caso Baskerville. Il caso e la tua trasformazione mi hanno distratto per un po’, ma una volta che ci siamo sistemati in una sorta di routine non è stato possibile rimandare ancora."

Una delle mani di Sherlock si era insinuata sotto la maglietta di John e stava mappando avidamente la pelle che vi aveva trovato.

John mormorò e si inarcò al tocco, mordicchiando la pelle sensibile appena sotto la mascella di Sherlock in cambio. "Ti ho visto maneggiare quell'arpione. Pensavo volessi infilzare direttamente qualcuno."

Sherlock scosse la testa. "Oh no, l'avrei dato a te. Non sono il tipo da infilzare gli altri."

Questo per quanto riguardava quella domanda, allora, pensò John. "Hmm, immagino che non avremo bisogno di un arpione, dopotutto."

"No, se ho voce in capitolo," concordò Sherlock, spostandosi un po’ più in là finché non si trovò quasi a sfregare contro la coscia di John intrappolata tra le sue.

"Uhn... dio," gemette John. "Sono così felice di sapere che mi preferisci a qualsiasi arpione."

"O persona," aggiunse Sherlock. "Tutti quei soldati non valevano niente rispetto a te."

John ringhiò. "Quell'unico tizio che ha provato a flirtare con te mentre eravamo fuori a camminare e tu odoravi come se stessi morendo dalla voglia di una scopata... Dio, penso che lo avrei morso davvero se avesse cercato di toccarti."

Sherlock sorrise. "Sì, l’avevo capito, anche se non ero convinto che fosse quello il motivo.

"Smettiamola di parlare di altre persone," suggerì John, facendosi strada lungo il collo di Sherlock con la bocca e tirando la sua maglietta con entrambe le mani. "Sono più interessato al qui e ora."

Sherlock gemette. "Sì, avanti."


*****


Le mani e la bocca di John erano sulla sua pelle e Sherlock si sentiva sul punto di implodere. Da quanto tempo stava aspettando, sperando, desiderando questo?

Non aveva idea di dove fosse finita la sua maglietta, ma era determinato a far finire quella di John nello stesso luogo. Il tentativo di rimuoverla fu ostacolato dalla riluttanza di John a lasciarlo andare e ci vollero alcune trattative per convincerlo dei meriti del pelle contro pelle, anche se venivano con l'inconveniente di dover lasciarlo andare per un momento.

Alla fine, la maglietta sparì e Sherlock trascinò John con sé mentre rotolava sulla schiena, gemendo mentre il caldo peso di John si posava sopra di lui, i loro corpi premuti insieme.

"Perfetto," ansimò John. "Dio, sei perfetto."

Non avrebbe dovuto farlo arrossire, quel complimento. Era ben consapevole del proprio aspetto, sapeva che la gente lo trovava stranamente attraente. Ma ascoltarlo da John era diverso, più significativo.

Sherlock gemette e lo baciò di nuovo, le mani che viaggiavano lungo i fianchi di John fino alla cintura dei pantaloni del suo pigiama. Quel maledetto motivo mimetico.

"Via," ansimò contro la bocca di John. "Per favore, possono venire via?"

"Dio, sì."

Fu una gara per vedere chi poteva spogliarsi più in fretta e la mano di Sherlock tremò mentre gettava i pantaloni del pigiama di John in un angolo. "Troppo dannatamente sexy," ringhiò. "Maledetto Mycroft e la sua ingerenza. Mi sono quasi avventato su di te nel bel mezzo del laboratorio."

John fece una risata senza fiato che si trasformò in un ansimo quando la mano di Sherlock gli scese lungo l'addome. "È così? Non mi hai nemmeno guardato."

"Oh, ho guardato," lo rassicurò Sherlock. "Per circa un secondo, che è stato sufficiente per cortocircuitare del tutto il mio cervello. Ho dovuto aggrapparmi a un tavolo da laboratorio per impedirmi di saltarti addosso in quel momento."

John gemette mentre dita intelligenti passavano oltre la cintura dei suoi boxer. "A me non sarebbe dispiaciuto, ma penso che agli scienziati potrebbe potuto. Per non parlare di tuo fratello."

"Sarebbe stata colpa sua,” disse Sherlock, spostando con impazienza i fianchi per ottenere un po’ di attrito.

Entrambi imprecarono mentre i loro uccelli scivolavano l'uno contro l'altro.

"Ugh, togliti le mutande," gemette John, tirando giù le proprie. "E per favore, dimmi che hai roba qui."

"Roba?,” chiese Sherlock,

"Lubrificante," ansimò John. "Preservativi."

"Comodino, primo cassetto," mormorò Sherlock, la bocca attaccata alla pelle calda della spalla di John.

John allungò un braccio e riuscì ad aprire il cassetto, frugandovi alla cieca finché le sue mani non entrarono in contatto con un flacone e un piccolo pacchetto. Aprì gli occhi per confermare di avere in mano gli oggetti corretti. Sherlock approvò, sapendo che poteva esserci dio-sa-cosa in quel cassetto, inclusa una bottiglia di salsa al peperoncino o qualcosa di simile che nessuno dei due avrebbe voluto sui loro uccelli. Probabilmente avrebbe dovuto rimuovere tutti gli oggetti pericolosi da lì per evitare incidenti in futuro.

"Sbrigati,” chiese Sherlock, afferrandogli il lobo dell'orecchio tra i denti. "Oppure potrei iniziare senza di te."

Mosse i fianchi per enfatizzare e imprecò mentre il desiderio gli si sparava come un fulmine lungo la spina dorsale.

John bestemmiò. "Gesù."

Sherlock gli fece un sorrisetto. "Ti sbrighi adess... oh."

Il suo discorso s’interruppe quando una mano scivolosa si intrufolò tra le sue gambe e lui permise che si aprissero di più ancora, rabbrividendo sotto l'assalto della sensazione. "Di più, John, per favore."

"Tutto quello che vuoi," promise John, torcendo le dita in un modo che fece arricciare le dita dei piedi di Sherlock.

"Tutto," ansimò lui. "Voglio tutto."


*****


John si bloccò, sicuro di aver capito male. "Che cosa?"

"Voglio tutto," ripeté Sherlock, sostenendo il suo sguardo perfino mentre i suoi fianchi continuavano il loro irrequieto movimento. "Lo stiamo facendo, sì? Una volta non sarà abbastanza, John. Non sarà mai abbastanza per me."

John lo guardò a bocca aperta, incapace di formare parole o persino pensieri in risposta a quella dichiarazione. Ci provò, però. "Tu..."

"Sì." E Sherlock sembrava così sicuro mentre lo diceva, come se non gli fosse mai venuta in mente alcuna alternativa, come se fosse evidente. Forse per lui lo era.

John pensò, piuttosto istericamente, di non aver mai avuto un amante che volesse avere questa conversazione con due delle sue dita su per il culo. Ma questo era Sherlock, che non aveva mai fatto nulla nel modo convenzionale.

Sherlock, che lo stava ancora guardando e il cui viso diventava sempre più serio ad ogni secondo in cui John non rispondeva. Serio e poi triste.

John non poteva sopportare di guardarlo.

"Davvero?” chiese speranzoso, perché lui doveva essere sicuro e Sherlock doveva esserlo.

Questa volta, Sherlock distolse lo sguardo. "Non sono né disposto né in grado di fare sesso con te e poi tornare allo status quo, John."

John rilasciò un respiro tremante. "Neanch’io."

Lo sguardo di Sherlock tornò di scatto al suo, così continuò a parlare. "Ti ho voluto nel momento in cui ti ho visto. Ma non eri interessato, l'hai detto tu stesso, quindi mi sono detto che non potevo averti e che quello era tutto."

"Ho cambiato idea," gli disse Sherlock, in modo del tutto superfluo considerando la loro posizione attuale. "Ho cambiato idea nel momento in cui mi sono reso conto che avevi sparato al tassista."

John scoppiò in una risata strozzata. "Immagino che siamo entrambi idioti, allora. Avremmo potuto averlo secoli fa."

"Mmmh, non credo che allora l'avremmo apprezzato così tanto,” disse Sherlock. "Ora vuoi continuare quello che stavi facendo?"

John sogghignò. "Impaziente, vero?"

Ma torse le dita e guardò gli occhi di Sherlock chiudersi tremando. Dio, stava succedendo davvero.

"In questo modo?" Avrebbe potuto guardare Sherlock muoversi per secoli, avrebbe potuto trascorrere un'eternità godendosi lo sfregare scivoloso delle sue dita e il modo in cui Sherlock rabbrividiva sotto di lui.

"John?"

"Sì?"

"Sta’ zitto e scopami."

Chi era John per discutere?


*****


Si svegliarono qualche tempo dopo e fecero una doccia dove Sherlock dimostrò che un intero pacchetto di sigarette non era l'unica cosa che gli entrava in bocca e che sì, per lui era possibile dedurre con precisione quando John sarebbe venuto.

"Ti rendi conto che non dobbiamo recuperare il tempo perso tutto in un giorno, sì?,” chiese John una volta che ebbe ripreso fiato.

Sherlock sbuffò. "Possiamo provare, però. Potrei mandare un messaggio a Lestrade, dirgli che siamo impegnati a lavorare su un caso che coinvolge alcune transazioni ambigue."

"Transazioni?” fece eco John.

"Uh-huh. Tassi di interesse molto alti," gli disse Sherlock seriamente. "Posso già dire che occuperà tutta la mia attenzione almeno per un altro giorno."

John gemette. "Oh Dio."

Sherlock sorrise. "Quindi suggerisco di asciugarci e mangiare qualcosa. Ho la sensazione che potremmo aver bisogno di energia.”

"È così?" Ma John stava già prendendo un asciugamano. "Be’, chi sono io per fermarti quando per una volta vuoi davvero mangiare?"


*****


Alla fine riuscirono a migrare sul divano, sazi sotto ogni aspetto e pronti a rilassarsi per un po’.

"Non me l'hai ancora detto,” disse Sherlock dolcemente. Era avvolto intorno a John, la testa appoggiata sul petto, una delle mani di John annodata nei suoi capelli.

"Detto cosa?"

"Com'era essere un cane. Sono curioso."

John sentì un sorriso affettuoso stirargli le labbra. "Certo che lo sei."

Sherlock alzò un po’ la testa per guardarlo. "Me lo racconti?"

Leccandosi le labbra, John pensò a come iniziare al meglio.

"Era... disorientante, all'inizio. Era tutto stridente... troppo rumoroso, odore troppo forte, la prospettiva sbagliata. L'unica cosa che aveva senso eri tu. Odoravi di casa. Era l'unica cosa che mi ha impedito di perdere la testa a Baskerville e durante il viaggio di ritorno. Non ricordo niente di tutto ciò in modo molto chiaro, ero troppo preso dal panico. Ma ricordo di aver premuto il naso sul tuo cappotto e di averti respirato."

"Stavi tremando," mormorò Sherlock. "Tremando per tutta la strada verso casa. Volevo uccidere tutti in quel laboratorio per quello che ti avevano fatto."

John sorrise. "Sono contento che tu non l'abbia fatto. Sono riusciti a trasformarmi di nuovo, dopotutto. Mi sono calmato quando siamo tornati a casa. Avevo una migliore percezione del mio corpo e la reazione tranquilla della signora Hudson mi ha fatto sentire come se forse non fosse una tale catastrofe, dopotutto."

"È brava in questo," confermò Sherlock. "Testa molto lucida nelle crisi. Avresti dovuto vederla in Florida quando ho fatto arrestare suo marito. La sua prima domanda è stata quanto in fretta avrebbe potuto divorziare e tornare in Inghilterra."

John annuì. "Odiavo l’idea di un collare,” disse. "Pensavo che sarebbe stato difficile respirare, che mi avrebbe soffocato se l’avessi indossato, ma invece mi faceva sentire come se appartenessi a qualcuno. Come se fossi tuo. Era un promemoria che non ero solo. Quando me l’hai tolto al laboratorio, ero quasi triste di vederlo sparire."

"Ce l'ho ancora,” disse Sherlock a bassa voce. "Potresti ancora indossarlo."

"Penso che potrebbe non essere l’idea migliore,” disse John. "E dubito che adesso mi andrebbe bene."

Sherlock si strinse nelle spalle. "Lo terrò comunque.”

Ricadde nel silenzio, aspettando altro.

John pensò a cosa dire dopo. "I miei sensi erano molto meglio di quanto tu possa immaginare,” disse alla fine. "Sentivo i treni che entravano e uscivano dalla stazione di Baker Street, sferragliando sotto la città. Sentivo gli annunci ‘Attenti allo scalino’. Sentivo il tuo battito cardiaco dall'alto nella mia stanza di notte, quando tutto il resto era più silenzioso. Potevo sentire ogni respiro che facevi e la signora Hudson che russava e i vicini in strada che litigavano. E il mio naso... dio, gli odori. I livelli d’inquinamento sono terribili, ma il disinfettante a Baskerville e alla Bart era peggio. Ero così felice quando hai chiesto a Donovan di portarmi a fare una passeggiata piuttosto che costringermi a restare lì.”

"Immaginavo che l'odore potesse essere un po’ eccessivo," gli disse Sherlock. "Ho notato che mi premevi il naso contro il cappotto, quindi ho pensato che stavi cercando di soffocare un profumo con un altro."

John annuì. "È stato un sollievo uscire di nuovo, ma odiavo starti lontano. Sally era una buona compagnia, ma avrei preferito di gran lunga restare con te."

"Lestrade mi ha tenuto una ramanzina quando te ne sei andato," gli ricordò Sherlock. "Voleva assicurarsi che tu stessi bene. Aveva detto che entrambi avevamo bisogno che ti coccolassi."

"Sono contento che tu l'abbia ascoltato," mormorò John, accarezzandogli i riccioli. "Ne avevamo bisogno entrambi."

"Penso di aver ottenuto tutto ciò di cui avevo bisogno questa mattina, in realtà,” disse Sherlock. "Ma accarezzarti è stato sicuramente un buon inizio."

John sorrise. "Nessuno può resistere a un cane adorabile. Dovremo stampare le foto che ha scattato la signora Hudson, metterle sulla mensola del camino."

"Finché non insiste per prenderne una di noi in questo modo," mormorò Sherlock, stringendo il braccio intorno alla vita di John.

"Ti dispiacerebbe?"

"No, ma se Lestrade ci mettesse le mani sopra, finirebbe su ogni bacheca di Scotland Yard."

Si scambiarono uno sguardo e scoppiarono a ridere.

"Forse non sarebbe una cattiva idea," ansimò John.

Sherlock ridacchiò. "Forse più tardi."

Rimasero in silenzio per un po’ prima che Sherlock gli desse una colpetto con i gomito. "Dimmi di più."

John gli raccontò tutto.

 




NdT: E finalmente ci siamo arrivati! Non è una lemon molto descrittiva (arancione, anyone 😉), ma non è comunque un capitolo fantastico? 🥰
   
 
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