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Autore: Chiara PuroLuce    07/09/2021    3 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Steff? Steff ci sei?»

Miki era spiazzata. Felice e spiazzata. Dopo una settimana di assenza sia fisica che vocale, Steff era tornato e le aveva mandato un messaggio alquanto ambiguo.
 
«Ti voglio. Qui. Sopra di me. Subito!»

E lei era arrossita fino alla radice dei capelli. Che coooosa? Si era detta in preda alla tachicardia. E quelle parole non volevano togliersi dalla sua mente da circa dieci minuti, il tempo che aveva impiegato a darsi una sistemata veloce e a salire.
Sopra di me, sopra di me, sopra di me! Miki, ripigliati dai, datti un contegno e va da lui!, continuava a pensare da allora. Così era uscita di casa e ora… e ora eccola lì davanti alla sua porta.

 
«Che bel tipo che sei» disse al battente ostinatamente chiuso «prima mi inviti a salire e poi non ti fai trovare. Ah, ma se pensi che io stia qui ad aspettare i tuoi comodi ancora per mol…»

Fece per andare via – a dirla tutta era già con un piede sul gradino – quando una mano le si chiuse sul braccio e fu strattonata all’indietro. Non riuscì neanche a gridare perché venne sbattuta contro una porta chiusa e baciata con passione sempre più crescente.
 
«Oh, sì, sono morbidissime. Proprio come mi ero immaginato» disse la voce che ora riconobbe essere quella di Steff.

«Steff, ma… ma che…»

Istintivamente gli fissò le labbra e si leccò le sue improvvisamente arse. Vide Steff seguire quel movimento con occhi fiammeggianti di… desiderio? Impossibile. Serrò la presa delle sue mani contro i possenti bicipiti di lui e… mise a fuoco. Steff era a petto nudo, oddio che visione. Come avrebbe fatto a scordarsela. Per cercare di distrarsi, distolse lo sguardo e…
 
«Oh, mio, Dio… ma tu sei tutto nudo!» Esclamò mentre si sentiva le gote andare a fuoco.

Lo specchio a figura intera posto proprio davanti a lei, infatti, glielo mostrava in tutta la sua maschia perfezione di un dio nordico. Che belle chiappe alte e sode. E la schiena, così muscolosa e… un momento, era un tatuaggio quello che svettava a mezzaluna sotto il collo? E… e perchè riusciva a vederglielo? Ah, già, aveva legato quei suoi meravigliosi ricci biondi in una codina.
 
«Sì, mi capita a volte. Mi piace mettermi comodo in casa mia» le rispose lui senza un minimo di vergogna.

«Anche se aspetti ospiti?» Gli domandò sbarrando gli occhi.

«Dipende da che ospiti sono» disse lui «se sono sexy, con labbra spettacolari e un corpo fatto per il peccato… perché no.»

«Da… davvero mi vedi così?» Balbettò lei ricevendo in cambio un nuovo bacio infuocato.

«Ho risposto alla tua domanda?» Le chiese una volta terminato.

Oh, sì che l’aveva fatto, eccome. Anche se…
 
«Come mai questo tuo improvviso cambio di rotta? Ti senti solo, ora che Patty ti ha preferito il suo calciatore sexy?» Gli chiese.

«Sia chiaro, Hutton non è sexy» le disse con voce dura e sguardo serio «io lo sono, e ti voglio. Mi piaci un sacco Miki e non voglio più che tu pensi di essere una seconda scelta per me. Tu sei mia.»

Wow. Doveva calmarsi e ragionare. Miki si staccò da lui e si diresse al centro della sala fingendo di guardarsi in giro e poi, preso coraggio, si girò di scatto verso Steff e lo fissò a lungo, tutto quanto. Lo fissò così minuziosamente che anche se lontana, poteva notare un intenso rossore impossessarsi del volto di Steff e una parte ben precisa del suo corpo, risvegliarsi, suo malgrado.
 
«Em, hai fame?» Le chiese.

Cosa? Fame? Oh, sì che ne aveva… ma di lui.
 
«Ho preparato qualcosa di fresco, inclusa della granita alla fragola che so che adori.»

«L’hai… l’hai fatta per me?»

«Piace anche a me, quindi diciamo che l’ho preparata per entrambi» le rispose strizzandole l’occhio «ne vuoi un bicchiere?»

Eh? Quella situazione era assurda.
 
«Volentieri, ma… prima devi rispondere a una domanda.»

«Tu chiedi e, se posso, lo faccio.»

«Ok… em, Steff, mi sembra di essere finita in un mondo parallelo dove parlare del più e del meno con le persone nude è assolutamente normale. Il problema, semmai, è che… qui, nel mondo reale, non lo è. E invece tu… lo fai e… e senza problemi. Sei sempre stato così?»

E lui scoppiò a ridere con sommo suo sconcerto.
 
«Ho sempre amato la nudità in sé» le disse una volta che si fu ripreso «sono stato anche su parecchie spiagge nudiste e lì mi sono sentito totalmente me stesso. Un giorno potrei portarti, che dici?»

Miki arrossì a più non posso e – stupendo se stessa per prima – annuì lentamente.   
 
«Magnifico» disse lui avviandosi alla cucina «e ora… granita!»

E la preparò davvero, in un bicchiere enorme con due cucchiaini a manici lunghi. Ne prese uno e – dopo averlo riempito – glielo portò alla bocca che lei aprì di riflesso.
 
«Mh, Steff, è deliziosa. Ti adoro» confessò di getto per poi abbassare lo sguardo imbarazzata.

Ma così facendo si ritrovò a fissare le gambe accavallate mollemente di quell’adone nordico e arrossì ancora di più; per lo meno la sua virilità era celata e lei poteva tirare un sospiro di sollievo.
 
«E io ti amo» rilanciò lui

E adesso? Cosa devo rispondere? Mi ama, lui… mi ama! Sto sognando, forse? Oddio, sono zitta da troppo tempo e forse penserà di non essere ricambiato. Dì qualcosa Miki, parla. Parla ora, subito.
 
«Ti prego, dimmi che non hai cambiato idea e che mi vuoi ancora sopra di te» si lasciò sfuggire lei e lo vide sbarrare gli occhi dalla sorpresa, ma che caz… «non, non dovevo dirlo, vero? Troppo sfacciata?»

Eh, troppo sfacciata sì. Cavoli, Miki, con tutto quello che potevi dirgli, proprio questo doveva uscirti? Oddio, che imbarazzo! Sei sempre la solita imbranata!, pensò.
 
«Quando ti avrei fatto una richiesta del genere?» Le domandò Steff a mezza voce.

«Nel tuo messaggio di poco fa. “Ti voglio. Qui. Sopra di me. Subito!” hai scritto. Non… non era vero?»

«Oddio… che caz… em, sinceramente non vedo l’ora Miki. Sì, ti voglio sopra, sotto, di lato… in ogni posizione possibile a dire il vero, ma… quel maledetto t9 ha storpiato una parola per me» e quando la vide serrare gli occhi, specificò «veramente la frase doveva essere… “Sopra da me!” Nel senso che volevo che salissi in casa mia, non su di me. Almeno non subito, ecco. Prima ti avrei sedotto con il mio fascino, i miei baci, le mie carezze, le mie parole, il mio cibo e poi sarei passato oltre, se tu me l’avessi permesso.»

Oddio, quella frase era così ambigua – a tratti imbarazzante visto che aveva frainteso il senso del messaggio – e piena di passione, l’aveva davvero sedotta e ora non le restava che fargli capire che era sua, se la voleva ancora. Solo che lei… lei non era il tipo da mangiauomini e non era neanche una seduttrice nata e quindi era tutto molto strano e nuovo. Ma non poteva più rimandare. Forse non le sarebbe più capitata un’occasione del genere e non poteva permettersi di perderla così, per la sua imbranataggine e inesperienza.
 
«Ti amo anch’io» gli confessò, guadagnandosi un bel sorriso sincero e quando lui fece per baciarla lo bloccò mettendogli una mano sulla bocca «e vorrei tanto baciarti anch’io, ma prima vorrei sapere un’ultima cosa da te. Cosa significa quella scritta che hai dietro il collo? È sexy.»

«Kjaerlighet og Familie. Amore e famiglia. Le due cose in cui credo di più in assoluto.»

«Immagino sia scritto in norvegese» disse e lui annuì «e io che pensavo ci fosse scritto qualcosa tipo “il nudismo è bello”» lo prese in giro poi.

A quella frase, Steff scoppiò a ridere e lei non poté resistere più, gli prese il viso tra le mani e si avvicinò per dargli un lieve bacio.
 
«Steff, prometti di essere gentile con me? Io non… oh, bè, non so proprio cosa fare per… ti desidero moltissimo anch’io, però non ho mai… e quindi sicuramente sarò una delusione lo so, ma…»

In pochi secondi si ritrovò avvolta nello stretto abbraccio di Steff e il suo cuore prese a fare le capriole. Poi lui la fissò intensamente e la baciò con dolcezza.
 
«Lascia fare a me. Non potresti mai essere una delusione. Dio mio, Miki, è bastato il tuo sguardo di poco fa su di me per farmi quasi perdere il controllo come un adolescente davanti al suo primo porno» le disse prendendole la mano e guidandola verso la prova evidente del suo stato. «Però ora basta parlare. Lascia che ti insegni un paio di cosette, ma prima...»

E quando Steff iniziò a spogliarla lentamente e a seguire con le labbra e con i denti le zone del suo corpo che andavano via via scoprendosi, lei seppe che avrebbe mantenuto la parola data.
E lo fece. Più volte.
 
 


 
Patty era da Vanesia da circa un’ora e non si stava rilassando affatto. Al contrario, il massaggio si stava rivelando tremendo e doloroso.
Quando aveva suonato alla sua porta, Vanesia era stata entusiasta di rivederla e avevano chiacchierato del più e del meno per un po’ e quando Patty le aveva chiesto un aiuto per rilassarsi, lei ne era stata entusiasta. Doveva immaginarlo che quel bel sorriso smagliante e perfettamente bianco a trentadue denti – che contrastava perfettamente con la sua pelle scura come il cioccolato fondente – era portatore di guai. Per lei, ovviamente.

 
«Procede tutto a meraviglia qui dentro, Patty, non preoccuparti. Nessun problema degno di nota. Io capisco che… oh, cavoli, come sei contratta qui» le disse massaggiandole le spalle più a fondo e facendole uscire un gemito di dolore «che sei in ansia, ma non devi. Ci sono io a prendermi cura della tua Palazzina Fiorita fino a che sei – cazzo, si direbbe che qualcuno ama i posti scomodi e duri per darci dentro col sesso – lontana.»

Ahiahiahia. Ammazza che dolore. Quando aveva deciso di approfittare della professionalità di Vanesia, non avrebbe mai immaginato un tale stritolamento di arti e muscoli. E oltre a quello era anche terribilmente imbarazzata. Come diamine aveva fatto a scoprirlo con solo un massaggio?
 
«Bè, diciamo che non possiaaaaaamo fare tanto i diffiiiiicili nella scelta del luogo, se non vogliamo essssere scopertiii. Cazzo, Vanesia, hai intenzione di ammazzarmi?»

«Io? Se tu e il tuo bel fusto giapponese la smetteste di darvi alla pazza gioia sul pavimento o in piedi appoggiati a qualcosa di duro – ok, questa è ambigua anche per me – sarebbe tutto più semplice e non ti sentiresti come sotto un rullo compressore.»

«Ok, capito, la prossima gli dirò che voglio un materasso ultra morbido o un futon particolarmente imbottito o non se ne fa nulla, se non vuole vedermi piena di lividi. Ma tu sei una massaggiatrice o un’osteopata?»

«Entrambe le cose a dire il vero. Quando ho deciso di cambiare carriera, ho optato per qualcosa che mi aveva sempre attratta immensamente, i massaggi. Ma più imparavo a farli, più vedevo gente che aveva bisogno di – lascia morbida la gamba tesoro e fa finta di essere altrove per un momento – di altro e così ho seguito un corso per diventare Osteopata. Ora l’altra gamba, tesoro. Ci sei ancora? Tutto bene?» Le chiese.

«Ma che ne so dove sono, di certo non in una specie di Spa come credevo. Tu, donna sadica dalle mani enormi, stai tentando di staccarmi qualche arto? Aaahia, oooh, ma ti diverti?»

In effetti aveva sentito un tac clac provenire dalla sua schiena e… oh, mio Dio, ora sì che si ragionava.
 
«Bello vero?» Le disse Vanesia mentre lei rilasciava un sospiro estasiato. «Era un pochino contratta la zona lombare e te l’ho sistemata. Sopporta ancora dieci minuti e poi abbiamo finito. Girati supina, cara.»

«Che altro vuoi faaaarmi. Non dirmelo, ho capito da sola» disse poi vedendosi sollevare una gamba a novanta gradi e sentendola poi premere contro la sua pancia.

«Legamenti rigidi, rilassati. E comunque complimenti, sei elastica.»

«Tu pensa se non lo ero» le rispose con sarcasmo facendola ridere «per tornare a noi, come va la contabilità della Palazzina? Devo preoccuparmi? Non vedo l’ora di iniziare quel benedetto corso per seguire tutto di persona e al meglio. Voglio davvero diventare amministratrice di condominio e se non fosse stato per la sgangherata nuova squadra…»

«L’hai solo rimandato, no? Ma se proprio sei così impaziente, tesoro, ci penso io a te. Una o due volte a settimana, alla sera, verrò a trovarti e ti insegnerò le basi, così – quando inizierai il vero corso – avrai già un’infarinatura non indifferente e non farai troppa fatica. Ti va l’idea?»

Se le andava? Cazzo, sì. A detta di nonna Nozomi, Vanesia era un genio nel suo precedente lavoro. Patty annuì con vigore.
 
«Così ne approfitto anche per rivedere quel bel fusto di allenatore con la barba. Come si chiama?»

«Che… chi… parli di Mister Gamo? Gabriel? Oh, santi numi… no, no, no, dimmi che stai scherzando per favore» saltò su lei.

«Tu non preoccuparti, tesoro» liquidò la questione l’amica «Ok, rivestiti, abbiamo finito, per oggi. A proposito, dove hai lasciato la rossa e il fusto nordico? Sei arrivata con loro, giusto?»

«Giusto. Il bel Steff è alle prese con Miki, aveva intenzione di sedurla» le confidò facendole uscire un “Alleluia” «e la cara Amy, ultimamente non è molto in forma e aveva appuntamento dal medico. Volevo andare con lei, ma alla fine ha preferito che l’aspettassi qua. Stasera ripartiamo per il ritiro.»

«Non sta bene, dici? Sintomi?» E dopo che lei glieli ebbe riferiti esclamò «Eureka! Sta benissimo in realtà, niente di grave. Ho avuto un’esperienza quasi diretta di tale problematica e quindi mi sento di tranquillizzarti.»

«Ah, sì? E ha un nome? No, così so già cosa aspettarmi.»

«Io te lo dico, ma devi promettermi di lasciare che sia lei a parlartene e di fare la finta tonta fino ad allora. È importante o non te lo chiederei questo piccolo sacrificio. Ok?»

Lei guardò Vanesia, era così misteriosa e così determinata… che alla fine, lei le promise assoluto silenzio. E Vanesia parlò. Patty prima sbiancò, poi iniziò a ridere a crepapelle e ci vollero due tazze di tisana rilassante – non puzzolenti come quelle di Amy e quindi più appetibili – per farla calmare sul serio.
 
 


 
E adesso? Oddio, che notizia. Non che non ne sia felice, anzi, ma… doveva accadere proprio ora?

 
«Amy, tutto ok? Sei un po’ pallida, cosa ti ha detto il medico?»

«Sì, sono curioso anch’io. Non ti ha dato nessun… ricostituente? Non ti ha prescritto qualche… vitamina speciale? Qualche esame del sangue… particolare?» Rincarò la dose Steff.

Erano sul taxi che stava per raggiungere Nankatzu e sinceramente, non vedeva l’ora di arrivare per distendersi un po’. Quella giornata era stata allucinante, nel vero senso della parola.
Primo passo: l’arrivo alla Palazzina Fiorita dove aveva lasciato i suoi due amici, per affrontare da sola il medico. Non sapeva bene il perché, ma doveva farlo. Patty non ne era stata molto felice, ma avendola vista determinata, si era fatta da parte e Steff… bè, lui era troppo preso dal suo piano di seduzione verso Miki che le aveva salutate sul pianerottolo ed era entrato in casa di corsa, neanche fosse inseguito da un branco di iene affamate.
Secondo passo: la scoperta che il suo medico era andato in pensione e al suo posto aveva trovato una dottoressa poco più grande di lei in età. Bravissima, scrupolosa per carità, ma era stato così imbarazzante farsi visitare da una sconosciuta. Inoltre, sorpresa!, era anche una ginecologa e – non appena le aveva descritto i suoi sintomi – si era subito attivata per una visita più approfondita sul posto. Ecografia. E niente… era uscita dallo studio medico in preda allo shock più puro. In seconda battuta si era recata nella farmacia più vicina e aveva acquistato due scatoline specifiche. E lì si era detta, che fare?
Terzo passo: era stato andare a trovare i suoi genitori, parlarci a cuore aperto e… usare una di quelle benedette scatoline che pesavano terribilmente nella borsa. La famiglia Aoba aveva accolto la confermata novità con entusiasmo e l’aveva esortata a tornare presto da loro accompagnata dal suo bel fidanzato storico.
Quarto passo: il dubbio, dirlo agli amici o meno? No. Aveva deciso che non era una priorità informarli, per quanto le dispiacesse.

 
«Saprete tutto a tempo debito, ma prima preferisco parlarne con Julian» rispose loro guadagnandosi occhiate strane e sguardi ammiccanti.

Era meglio cambiare argomento o quei due l’avrebbero fatta cadere in trappola.
 
«E così, Steff, ce l’hai fatta. Sei felice?»

«Come non lo sono stato mai» le rispose lui sospirando «e il modo in cui lei ha risposto al mio tocco, mi ha fatto capire che ho trovato la donna della mia vita. I miei nonni ne saranno felici e io anche, ovvio. Miki è perfetta per me, mi spiace solo di avere sprecato tanti mesi» poi guardò Patty. «Tesoro, non sto denigrando il breve periodo che ti ho corteggiata, non offenderti. Sto solo dicendo che avevi ragione e zia Miho ti aveva mitizzata ai miei occhi. Per fortuna li ho riaperti in tempo o non avrei conosciuto il vero amore.»

«Oh, non preoccuparti per me» gli rispose lei «zia Miho sapeva essere molto convincente quando voleva e, per quanto bene le volessi, non sopportavo questo suo sapere manipolare le menti altrui senza pentirsene mai» rivelò poi.

«Bene, Patty, segna che da oggi anche Miki entra a fare parte delle Fan Club del Vichingo Nudista» intervenne lei facendoli ridere entrambi.

«Oh, sì, potete dire lo giuro. Nonostante lo shock di avermi trovato nudo in casa appena è entrata – vi ricorda niente? – si è dimostrata prima coraggiosa e poi audace con un pizzico di follia che non guasta mai.»

Amy poteva capire bene la povera Miki di fronte a uno Steffen decisamente nudo e magnifico, ci era passata prima di lei.
 
«Eccoci arrivati, finalmente. Vi dirò, non vedo l’ora di rilassarmi un po’» disse Patty, sospirando.

«Ma come, non eri andata da Vanesia apposta?» Le ricordò lei.

«Quella ha della mani che sono delle armi, ve lo dico io. Altro che rilassamento e, per la cronaca, non mi ha fatto un massaggio speciale dei suoi, no. Vanesia mi ha massacrata e domani mi ha già avvisata che compariranno dei bei lividi. Lo sapete che è anche un osteopata? E anche dannatamente brava» disse Patty stiracchiandosi ed emettendo un gemito di dolore allo stesso tempo. «Devo dire che Holly mi è mancato immensamente e anche Mister Wow, chissà come se l’è cavata senza di me. Ma, dopotutto, non potevo sottoporlo allo stress di un breve viaggio ed è stato meglio così. Per fortuna Jenny si è offerta di badare a lui, aiutata da Eno. Dovrò fare un bel regalo a entrambi.»

«Mh, io invece sarei rimasto volentieri a Tokyo» confessò Steffen scendendo dal taxi e aiutando le due amiche. «Mai avuto una giornata più sensuale e peccaminosa di questa. Quella Miki è formidabile e impara in fretta, oh, sì. Se solo ci fosse il modo per portarla qua…»

«Bè, per iniziare potrei suggerire a Vanesia di portarla con sé con una scusa, quando la settimana prossima passerà per la mia prima lezione serale. Mi immagino già la faccia di Mister Gamo quando la vedrà tornare… ahahah» scoppiò a ridere Patty seguita a ruota da Steff.

Amy era felice per gli amici che, finalmente, avevano trovato un nuovo equilibrio. Si unì all’ilarità generale. Subito dopo si fece seria, non poteva più rimandare, c’era auna cosa che doveva assolutamente fare prima di tutte le altre.
 
 


 
Julian stava aspettando il ritorno del trio appoggiato al finestrone della sala comune e con lui c’era anche Holly, un altro che quel giorno aveva particolarmente sofferto l’assenza della sua lei.
Avrebbe volentieri strozzato Mister Gamo e il suo avere dato il permesso alle manager di allontanarsi per una giornata, come ringraziamento per avere anteposto la squadra alle loro vite e senza troppo preavviso. Si stava per l’ennesima volta tormentando le mani quando li vide comparire all’ingresso, ciarlieri e felici. Tutti. No, non tutti. A ben guardare Amy era stranamente silenziosa e aveva il passo lento. Sembrava pensierosa. Subito uscì per andare incontro alla sua fidanzata.

 
«Amy, cara, eccoti qui. Mi sembrava di impazzire senza te nei paraggi.»

La chiuse in un abbraccio e la baciò a lungo, incurante dei fischi dei due amici lì vicino che gli consigliavano di prendere una camera in un Motel.
 
«Ehi, che c’è?» Le domandò poi vedendo che non reagiva come aveva sperato e la fissò. «Dio mio come sei pallida. Non stai ancora bene, vero? Ecco perché stamattina non volevo che andassi.»

«Io… hai ragione, caro. Avrei dovuto darti retta, ma… io dovevo andare e sapere» gli disse con un filo di voce. «Non mi sento molto… bene, Julian.»

E poi, senza dire una sola parola in più, Amy lo guardò e gli svenne tra le braccia.
 
«Amy» urlò lui «amore mio che succede? Amy!»

Impotente, non poté fare altro che sollevarla tra le braccia e trasportarla in infermeria di corsa.
   
 
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